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Autore: Fanelia    14/06/2013    1 recensioni
Questa storia parte dalla fine del manga/anime che dir si voglia e sviluppa una what if, anche su alcune informazioni lette in rete sul Final Story. E' una what if in cui uno dei protagonisti soffre di amnesia a causa di un incidente e solo grazie al ritorno nella sua vita del suo grande amore, ricomincerà a riappropriarsi di frammenti del proprio passato.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo IX
Nubi all'orizzonte

colonna sonora - without you, Blue

“I can’t tell you what it really is
I can only tell you what it feels like,
and right now its a steel knife in my windpipe
I can’t breath when I still fight well I can fight

But when it's bad It's awful
I feel so ashamed
I snap
Who's that dude
I don't even know his name

High off of love, Drunk from my hate
I suffocate and right before I drown
She resuscitates me”
-Eminem the way you lie-





Terence varcò la soglia di casa Griffiths assalito da un certo senso di inquietudine, il timore che Kathrine avrebbe cercato di monopolizzare la sua attenzione, rovinandogli la serata, non lo aveva abbandonato per un solo istante e, quando entrando in casa vide la ragazza corrergli incontro, ogni sua paura si materializzò.
“Terence, sono davvero felice di rivederti, non vedevo l’ora che arrivassi!” lo salutò lei porgendogli con prepotenza e sfacciataggine la mano, e pretendendo che lui la baciasse.
“Signorina Griffiths.” la salutò lui a sua volta cercando di mantenere le distanze.
Nonostante gli avesse concesso di rivolgersi a lei con il tu, si era sempre rifiutato, sperando che il suo tentativo di porre dei confini fra di loro potesse essere un chiaro segnale per Kathrine che invece aveva sempre finto di non coglierlo.
Mentre la giovane Griffiths tempestava Terence di domande, Karen non riuscì a trattenere uno sbuffo. Quella viziatella l’annoiava e lei non vedeva l’ora di poter raggiungere Albert ma, allo stesso tempo, non voleva lasciare il collega fra le grinfie di quell’arpia.
Karen non poté evitare di chiedersi come mai Terence attirasse quel tipo di ragazze, viziate e con un’ossessione nei suoi confronti.
“Buonasera Kathrine, perdonatemi se mi intrometto nella vostra amabile conversazione, ma io e Terence dovremmo raggiungere i nostri amici, per cui immagino che vorrai scusarci?!”
Irritata a causa dell’intromissione dell’attrice, Kathrine non poté fare altro che lasciarli andare ma non senza essersi prima assicurata un ballo con il bel giovane.
“Certo Karen, non è mia intenzione trattenerti o sottrarti ai tuoi amici, se vuoi va pure, perché non ho intenzione di lasciare andare Terence fino a quando non mi prometterà di aprire le danze con me!” disse lei con una certa arroganza e pienezza di sé.
Il tono della ragazza indispettì Karen a tal punto che non riuscì a mordersi la lingua.
“Mi spiace Kathrine ma Terence ha già promesso per lo meno tre balli, a me, e alle nostre due amiche, per cui, se ci tieni tanto, ti toccherà metterti in fila cara.
Ammesso che poi abbia ancora voglia di ballare, sai meglio di me che non è una cosa che ama particolarmente!” disse rincarando la dose.
Terence dovette trattenere una risata: Karen sapeva essere un osso duro e non conosceva certo mezze misure quando provava antipatia per qualcuno.
Con lo sguardo cercò Candy, ma non riuscì ad incrociare i suoi occhi perché lei guardava altrove e la cosa lo lasciò perplesso.
“A dopo allora.” la salutò secco Terence che non voleva assolutamente fornirle il benché minimo appiglio a cui aggrapparsi per cominciare a fare capricci come era solita fare.
“Ma Terence io …”
“Scusami, ma non sarebbe educato da parte mia non dedicare del tempo ad amici che io stesso ho invitato.” rincarò lui perentorio, e così dicendo le voltò le spalle e si recò verso di loro.
Mentre si avvicinava a Candy lei non lo degnò del minimo sguardo e lui si domandò perché.
Infastidita dall’intera scena e dalla confidenza che Kathrine pareva avere con Terence, Candy aveva distolto lo sguardo e aveva intavolato una conversazione con Archie, per concentrarsi su altro, anche se in realtà le riusciva difficile mentire a sé stessa e fare sì che il suo orecchio non cercasse di carpire cosa stesse accadendo.
Si chiese se fosse normale sentirsi così.
Se avesse avuto il coraggio di guardarsi dentro probabilmente si sarebbe resa conto che quella coltre nera che le stava oscurando il cuore facendola sentire insicura, nervosa, irrequieta e spazientita, altro non era che gelosia.
“Buonasera a tutti, Archibald è un piacere rivederti dopo tanto tempo!” mentì Terence.
“Buonasera!” sorrise loro Karen.
“Terence, è un piacere. Signorina Klays, Archibald Cornwell, Archie per gli amici.” si presentò Cornwell.
“Chiamami pure Karen, Archie!” rispose lei affascinata da quel bel giovane.
Albert salutò Karen che lo guardava raggiante, il sorriso dipinto sul suo volto avrebbe rischiarato anche il cielo più nero.
Candy non aveva ancora guardato Terence negli occhi, evitava il suo sguardo per timore che potesse leggervi ciò che lei non aveva il coraggio di ammettere a sé stessa.
“Ciao Candice.” la salutò costringendola a guardarlo, del resto non poteva certo ignorarlo. Lui fece per prenderle la mano delicatamente e baciargliela ma lei, prevedendo il suo gesto, nascose le mani nella borsetta fingendo di cercare qualcosa.
Si sentì stupida ma non voleva che lui la sfiorasse, stava faticando a reprimere quel tremore che voleva impossessarsi così prepotentemente delle sue gambe, e che aveva già assalito lei sue mani.
Un semplice “Ciao Terence.” fu l’unica risposta che ottenne.
“Scusate se vi abbiamo fatto aspettare ma quella Kathrine Griffiths, beh non ha ancora capito che Terence non ha alcun interesse in lei e persiste con le sue sciocche avances; mi chiedo come faccia a non vergognarsi, si rende proprio ridicola. Pretendeva che le dedicasse tutta la serata e addirittura voleva aprire le danze con lui.” disse Karen ridendo come se la cosa dovesse essere divertente.
“ Immaginavo che un attore famoso come te fosse un latin lover, peraltro quella ragazza è molto carina!” lo stuzzicò Archibald.
Albert ed Annie lo incenerirono con lo sguardo, e così pure fece Terence.
“Cornwell non tutti gli attori sono interessati alle donne che li circondano, per quanto belle possano essere!” replicò Terence e, mentre proferiva tali parole, i suoi occhi cercarono quelli di Candy e li incontrarono qualche istante.
La piega che aveva preso la situazione non gli piaceva per nulla: lei era sfuggente e la serata era cominciata nel peggiore dei modi.
“Che ne dite di prendere da bere e poi spostarci nella sala accanto, lì si balla!” propose Karen rivolgendosi loro.
“Un drink è proprio quello che ci vuole!” le sorrise Albert.
La tensione che si era venuta a creare fra Candy e Terence rischiava di rovinare tutto ciò per cui tutti loro stavano lavorando: farli ritrovare.
“Archie andiamo anche noi!” disse Annie al suo fidanzato.
“Eh va bene, del resto sono un provetto ballerino, facciamo vedere a questi newyorkesi come si danza!” disse lui ridendo.
“Candy, Terence venite anche voi vero?” chiese Annie voltandosi verso di loro.
“Sì.” rispose Terence, mentre Candice si limitò ad annuire.
Mentre gli altri quattro sorseggiavano un drink e chiacchieravano amabilmente, Terence cercava di comprendere il comportamento di Candy e di capire perché avesse ritratto la mano quando aveva cercato di salutarla.
Candy non aveva il coraggio di guardare Terence, se lui si fosse accorto che lei lo stava fissando, si sarebbe sentita terribilmente in imbarazzo. Si sentiva ancora infastidita dalla scena chele era accaduta poco prima proprio sotto gli occhi, ed era certa che lui avesse notato la sua inquietudine.
Si spostarono nella sala accanto, un’orchestra stava suonando e l’aria veniva riempita dalle note di un’allegra melodia.
Archie invitò Annie a ballare, Candy si frappose fra Karen ed Albert, obbligando quest’ultimo ad invitarla.
“Cosa c’è che non va?” le chiese Albert mentre volteggiavano.
“Oh niente Albert … anzi scusami immagino che volessi ballare con Karen, ma …”
“Sarebbe rimasto solo Terence con cui avresti potuto ballare, giusto?”
Lei rimase in silenzio a chiedersi come Albert potesse leggere così facilmente nel profondo del suo cuore.
“Un ballo non ha mai ucciso nessuno e poi avreste potuto approfittarne per parlare.”
“Oh ma non abbiamo nulla di cui parlare” mentì lei.
Albert preferì non insistere e terminarono il ballo in silenzio, poi Karen gli si avvicinò e lo reclamò per sé.
Candy si fece strada fra le coppie danzanti e raggiunse il giardino poichè aveva decisamente bisogno di una boccata d’aria.
Terence la seguì prima con lo sguardo, poi decise di raggiungerla.
“Candice, va tutto bene?” le chiese lui.
Lei lo guardò negli occhi per la prima volta dall’inizio della serata.
“Solo un po’di stanchezza.” gli mentì.
“La ragazza che mi è corsa incontro prima è una mia ammiratrice.
Sfrutta spesso il fatto che suo padre sia tra i maggiori sovvenzionatori della nostra compagnia per intrufolarsi ad ogni evento a cui partecipiamo.”
“ E’ interessata a te.” affermò lei abbassando lo sguardo.
“Non le ho mai dato un solo motivo per pensare che io la potrei mai contraccambiare.
Le ho detto chiaramente svariate volte di non essere interessato a lei, ma Karen ha decisamente ragione nel dire che Kathrine è viziata e non sa accettare un no come risposta.” le spiegò lui accennando ad un mezzo sorriso e cercando di convincerla, non voleva assolutamente che pensasse che lui potesse provare il ben che minimo interesse per un’altra donna.
“Non deve essere divertente vedersela sbucare ovunque!” disse lei ricambiando il mezzo sorriso.
Cominciava a sentirsi più tranquilla, le aveva appena confermato di non nutrire alcun sentimento nei confronti di quella giovane. Il suo cuore le diceva che poteva fidarsi di Terence e delle sue parole.
Nonostante ciò lei si sentiva confusa dalla propria reazione, quasi stordita, non riusciva a reprimere quel sentimento atavico che era la gelosia, nei confronti di una donna che desiderava quel ragazzo a lei così caro. Ma come poteva essere così speciale per lei qualcuno appena conosciuto?
Mentre i dubbi la attanagliavano Terence le pose una domanda che la riportò alla realtà.
“Ti sei ripresa dal malore di prima?”
Lei lo fissò intensamente, poi decise di raccontargli cosa le era successo realmente, del resto voleva condividerlo con qualcuno e chi meglio di lui.
Si guardò intorno per accertarsi che Albert e gli altri non fossero nei paraggi.
“In realtà mi sono sentita strana sin da quando ho messo piede a New York. Arrivata in stazione, non so, ho provato un dolore indescrivibile come se mi stessero strappando l’anima. E poi quando ti ho rivisto ho ricordato nuovamente qualcosa.” ammise nervosamente.
“Mi spiace sapere che tu ti sia sentita male.” disse lui felice ed addolorato allo stesso.
Stava ricordando di loro, della loro separazione e del loro amore, come dubitarne? Un altro ricordo legato a lui, a loro.
“ Sì, anche se non è un gran ricordo, non ne capisco il senso.”
“Cosa hai visto?”
“Mi trovavo su di una collina, molto simile a quella di Pony, l’orfanotrofio dove sono cresciuta, e qualcuno fumava una sigaretta, io gliela strappavo dalle mani e la buttavo in terra per poi spegnerla con il piede …”
Mentre la sentiva raccontare uno dei primi loro incontri alla St. Paul School di Londra, si sentì traboccante di felicità, il cuore di lei le stava restituendo piccoli pezzi di quel puzzle che era stato il nascere del loro amore.
“ E chi era questa persona?”
“Purtroppo non l’ho visto o vista, chissà, però … “- si fermò perché si vergognava ad ammetterlo , e poi riprese -“Ho provato una bella sensazione, come se io e questa persona avessimo un bel rapporto, un legame forte …”
“Hai chiesto ad Annie o Albert?”
“Oh no Terence, per favore!” disse lei rabbuiandosi improvvisamente ” non voglio che lo sappiano, non ancora!”
Lui si sentì onorato, era l’unico depositario dei suoi segreti e dei suoi ricordi, il che gli fece capire che lei si fidava di lui.
“Da me non sapranno nulla, ma non credi che forse loro potrebbero sciogliere alcuni dei tuoi dubbi?”
“Oh sì Terence, lo so, ma se glielo dicessi adesso questa vacanza non sarebbe più tale per me, e nemmeno per Albert, sicuramente premerebbe per tornare a casa e farmi visitare dal dottor Price, o comunque mi trascinerebbe in qualche clinica per effettuare visite su visite. E’ più di un anno che vivo così, vorrei solo godermi questa vacanza, una volta tornati a Chicago, gli racconterò tutto e vedremo!”
“Scuami, non ci avevo pensato.” disse lui serio, poi proseguì ” potrei invitarti a ballare adesso?” nel tentativo di stemperare la tensione che aveva caratterizzato il loro incontro fino a quel momento.
“Certamente” rispose lei.
Lui le porse il braccio, lei vi si appoggiò e raggiunsero il quartetto che era intento a consumare la pista da ballo.
Albert li vide rientrare, notò le loro espressioni rilassate e capì che non avrebbe dovuto preoccuparsi oltre.
Mentre danzava con Karen ebbe l’impressione che il tempo si fosse fermato e che tutti gli ospiti della festa fossero spariti, per permettere loro godere della reciproca compagnia.
Karen dal suo canto era molto contenta di essere nuovamente fra le braccia di Albert, aveva atteso tanto quel momento e non avrebbe permesso a nessuno di rovinare quella serata.
Fu sollevata di vedere Candy e Terence rientrare insieme, la situazione sembrava essersi appianata e, quando li vide danzare, fu felice di constatare che dovevano aver chiarito. Non le era passato inosservato l’irrigidimento di Candy e la tensione che si era creata fra loro ad inizio serata, si chiese se fosse possibile che Candice fosse gelosa, del resto lei e Terence si erano amati da sempre, e Karen era sicura che non sarebbe bastata un’amnesia ad impedire ai due ragazzi di riprendere da dove non avrebbero mai dovuto interrompere.

Le nubi attendevano minacciose all’orizzonte e il cielo di Candy stava per rabbuiarsi nuovamente.
“Mi pareva che tu mi avessi promesso un ballo?” disse Kathrine avvicinandosi a Terence innervosita.
Guardò quella bionda che osava ballare con il suo Terence con tutto l’odio ed il disprezzo di cui era capace e la incenerì con lo sguardo.
Candy non si fece scalfire da quello sguardo carico di invidia riservatole dalla giovane e la stretta della mano di Terence sulla schiena, che si era fatta più salda, le fece intuire che non aveva nulla di cui temere.
“Come vedi sono già in compagnia! Come ti ho detto prima, i miei amici sono venuti appositamente per me, non posso e non voglio certo trascurarli?!”
“Oh certo che puoi, se dedicassi un po’ di tempo a me penso che capirebbero, del resto è una questione di priorità, e sono certa che anche tu sappia che io vengo prima di tutto!” disse lei sfacciatamente.
I modi di quella giovane la stavano infastidendo in maniera indescrivibile, come si permetteva di rivolgersi a lui così? Chi credeva di essere?
Sentire le parole con cui Kathrine cercava di mettere in difficoltà Terence fece scattare qualcosa in lei e non riuscì a tenere a freno la lingua, l’impulso di soccorrerlo fu più forte del buon senso.
“Mi pare che Terence le abbia detto di volere passare il tempo con noi, i suoi amici … forse le è sfuggito?” si intromise Candy.
Kathrine la guardò appena prima di aggiungere, con un tono seccato, che avrebbe fatto meglio a farsi gli affari suoi.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
“Non rivolgerti così a lei, non te lo permetto! E ora chiedile scusa e poi lasciaci godere di questa serata in santa pace!” disse Terence perentorio.
“Questa me la pagherete!” disse lei guardandoli in cagnesco e battendo in ritirata. Aveva perso una battaglia, ma non la guerra: Terence sarebbe stato suo.
Terence guardò Candy e rise, lei lo guardò perplesso.
“Perché ridi?”
“Perché è venuto fuori il tuo animo da crocerossina e non hai resistito alla tentazione di venire in mio soccorso!” disse lui.
Lei credette che lui stesse facendo riferimento al suo lavoro da infermiera, non sapendo cosa in realtà intendesse lui.
“Quindi io ti aiuto e tu ridi di me?” gli chiese fingendo un broncio.
“Oh no, non mi permetterei mai!” le rispose cercando di reprimere quella ilarità che aveva invaso il suo cuore e si rifletteva inevitabilmente in un sorriso dipinto sulle labbra.
“Chissà perché, avevo l’impressione che mi stessi prendendo in giro!”
“ Oh no Candice, io!? Non potrei mai!” disse assumendo un tono serio, quelle parole cariche di un significato che andava oltre il riferimento a quanto appena successo.


All’improvviso il Signor Griffiths reclamò l’attenzione degli ospiti, pareva essere in procinto di lanciarsi in uno dei suoi famosi e noiosi discorsi: aveva infatti tutte le intenzioni di permettere alla figlia di ottenere il suo giocattolo, tutto ciò a scapito di Terence.
“Gentili ospiti, amici cari …” iniziò col suo fare borioso “come sapete siamo qui riuniti per celebrare la Compagnia Stratford e il grandioso successo della stagione teatrale appena conclusasi.
Vorrei ringraziare il Signor Hathaway per il suo meraviglioso lavoro e tutti gli attori, uno su tutti, che prego di raggiungermi, il signor Graham”.
Terence guardò perplesso quell’opulento essere chiedendosi cosa avrebbe dovuto aspettarsi da quella pagliacciata. Odiava quelle situazioni, non gli piaceva stare fra la gente, o meglio fra quella gente.
Guardò Candice che gli restituì uno sguardo interrogativo, poi sollecitato dalla voce del Signor Griffiths, che nuovamente lo invitava a raggiungerlo, gli si avvicinò.
“Oh Terence eccola qui, finalmente, si è fatto attendere, come tutte le star!” disse il padrone di casa in un goffo tentativo di risultare simpatico.
Il giovane non rispose e si limitò a guardarlo sconcertato, non poteva non chiedersi dove si celasse l’inganno, inoltre stava cercando di tenere a bada l’irrefrenabile impulso di rispondergli come meritava.
“Sicuramente vedrai se quel vecchiaccio non trova una scusa per fare avvicinare sua figlia a Terence, sono proprio perfidi e viscidi, tale padre tale figlia!” disse Karen in un motto d’ira.
“Lo pensi davvero?” le chiese Albert, mentre Candy con l’orecchio teso attendeva la sua risposta.
“Purtroppo. In questi ultimi anni non sai quante volte hanno cercato di incastrarlo, ma Terence non si è mai fatto mettere all’angolo, anche se in situazioni come questa non è facile districarsi specie quando si corre il rischio di offendere chi sovvenziona i nostri spettacoli, con una semplice risposta sbagliata …”
“Vedrai, se la caverà anche questa volta, diamogli credito!” disse Albert nel tentativo di tranquillizzarla.
Lo stesso Albert era infastidito da tutta quella situazione, non aveva mai sopportato le persone che si approfittavano della propria posizione sociale e del proprio potere per mettere gli altri alle strette.
“Brindiamo allora alla compagnia Stratford e al suo più grande interprete Shakespeariano, Terence Graham!” disse lui portando in alto il proprio calice e bevendo lo champagne pregiato.
“Bene, mi è giunta voce che non solo lei è un ottimo attore ma che suoni il pianoforte in maniera sublime, sono sicuro che la mia Kathrine apprezzerebbe molto se potesse suonare qualcosa per lei!” disse infine Griffiths.
“Non ci penso proprio.” pensò Terence fra sé e sé, mentre stringeva i pungi per la rabbia. Quell’uomo stava cercando di stringerlo all’angolo.
“Allora che ne dice, le farebbe questo regalo? O potrebbe farlo a me, visto che ho intenzione di sovvenzionare anche la prossima vostra stagione!” aggiunse poi cercando di corrompere la sua titubanza con quella rivelazione.
Karen notò la scintilla che per un attimo comparve negli occhi di Terence e non ci pensò due volte ad intervenire.
“Buonasera Signor Griffiths e mi scusi se mi intrometto.” disse lei sfoderando tutto il suo fascino, a cui l’uomo non era certo indifferente.
“Buonasera Signorina Klays” disse lui.
“Terence proprio dopo lo spettacolo di questa sera si è ferito ad un mano, non penso che sia in grado di suonare. Sono sicura che pur di non dispiacere Kathrine avrebbe suonato comunque, ma mi sento in dovere di informarla di quanto avvenuto.Vorrà sicuramente preservare la salute del nostro migliore attore!” disse lei costringendo Griffiths alla resa.
“Oh certamente, anzi mi spiace sapere che si sia ferito!” disse lui accusando lo smacco, la Klays era riuscita a salvare Graham dal quel primo tentativo di farlo avvicinare a sua figlia, ma non avrebbe certo desistito. “Allora direi di riprendere le danze cari ospiti, che ne pensate?” propose lui scrutando la folla e cercando sua figlia con lo sguardo, sotto il suo occhio attento Terence non avrebbe potuto rifiutarsi di danzare con lei.
Proprio mentre era intento a cercare Kathrine, una giovane bionda si avvicinò all’attore che la condusse al centro della sala per riprendere a ballare.
“Chi è quella ragazza?” chiese Griffiths a uno dei suoi affiliati.
“ Credo che sia la futura ereditiera degli Andrew, la figlia adottiva di William Andrew.”
“Vuoi dire quegli Andrew?”
“Certo Signore, quella famiglia Andrew.”
“Bene, tienili sott’occhio e accertati che Kathrine riesca a passare del tempo con quell’attoruncolo.”
“Padre non chiamarlo così!” lo rimproverò lei che lo aveva appena raggiunto.
“Kathrine, pensi che tuo padre gliela possa fargliela passare liscia? Non mi importa nulla, né di lui, né della compagnia ridicola per cui recita, sovvenziono lo spettacolo solo per te, perché so che sei interessata a quel ragazzo. Un uomo d’affari come me ha ben altro da fare. E ora cerca di impegnarti a conquistarlo. Se vuoi il tuo giocattolo devi imparare a lottare!” le disse cercando di spronarla.
“Oh papà, non ho mica intenzione di lasciarlo alle grinfie di quella insulsa bionda, Terence sarà mio, vedrai!” gli disse prima di allontanarsi. Quella sera non aveva intenzione alcuna di arrendersi e avrebbe ottenuto il suo scopo. Decise di rimanere in disparte per un po’, le acque si sarebbero tranquillizzate e lei sarebbe ripartita all’attacco quando meno se lo sarebbero aspettato.
“ Dovrò ringraziare anche Karen per essere intervenuta!” le disse guardandola intensamente nei suoi bellissimi smeraldi.
“Anche Karen?”
“Beh sei venuta in mio soccorso anche tu! Non voglio indagare sul perché, forse non mi ritenete all’altezza di sbrigarmela da solo?” chiese lui con un mezzo sorriso sulle labbra.
“ La prossima volta ti lascerò alle grinfie delle tue corteggiatrici!” rispose lei leggermente risentita.
“Candice stavo solo scherzando, te ne sono grato, davvero. Quando ho visto che ti avvicinavi ho pensato che avessero mandato un angelo a salvarmi dalla punizione che Griffiths voleva infliggermi!” le disse lui paragonandola intenzionalmente ad un angelo e sperando che se ne accorgesse “Angelo?” pensò fra sé e sé. L’aveva appena definita un angelo. Un lieve rossore pervase le sue guancie e il suo cuore si scaldò all’improvviso.
“Beh, ero decisamente in debito con te” cominciò lei “ e non avevo intenzione di lasciarti fra le braccia di quella vipera” pensò; un pensiero che non osò esternare, una verità così forte che le rimbalzò fra le pareti della mente lasciandola frastornata:i sentimenti che quel ragazzo e ciò che lo riguardava riuscivano a suscitarle, la spaventavano e la sbalordivano ogni volta.
Mentre ballavano le braccia di lui le cingevano la vita, gli occhi di lui persi nei suoi, il suo sorriso solo per lei.
Lui si sentiva come ubriaco, ebro di amore, sorrideva come un ebete e si sentiva leggero.
Danzò con lei un paio di canzoni fino a quando sciolse l’abbraccio che li teneva uniti.
Lei lo guardò perplessa: che fosse stanco oppure stufo di danzare con lei?
Una giovane dai capelli rossi si avvicinò a Terence e lo invitò a ballare. Lui non rifiutò e la cosa la sorprese: le aveva detto svariate volte di essere poco socievole ma non ci aveva pensato su due volte prima di accettare quell’invito.
Candy guardò la coppia che si accingeva a ballare, le braccia di Terence, che fino a qualche istante prima avevano cinto la sua vita, avvolgevano ora quella della ragazza rossa.
Lei gli sorrideva con fare civettuolo, lui sorrideva, e Candy si chiese se si conoscessero. Aveva l’impressione che non fossero due prefetti sconosciuti dal modo in cui parlavano e si guardavano.
“Hai già conosciuto Leslie, la rossa che balla con Terence? E’ una nostra collega, ha raggiunto da poco la compagnia, è innocua non ti preoccupare.” cercò di rassicurarla Karen che le si era avvicinata alle spalle.
La giovane aveva preso decisamente a cuore la situazione di Candy e Terence, in particolare, come aveva spiegato ad Albert durante la serata, si sentiva in debito con Candy per quanto successo tanti anni prima. Voleva aiutarla e voleva restituirle un po’ della pace e serenità che l’amica le aveva ridato ai tempi.
“No veramente non me l’ha presentata e comunque è libero di ballare con chi crede.” le rispose Candy sulla difensiva. Eh sì, si difendeva da quell’accusa velata, mossale da Karen, di provare qualche interesse nei confronti di Terence.

“Signorina potrei avere l’onore?” un giovane di bell’aspetto, si inchinò davanti a lei e la invitò a ballare.
“Ti spiace?” chiese lei rivolgendosi a Karen.
“Oh no figurati, fai pure!” le rispose l’amica.
Candy raggiunse il centro della sala insieme al giovane.
“Mi chiamo Robert de Lavoisier” si presentò il ragazzo con un leggero accento francese.
“Candice White Andrew.” si presentò lei a sua volta.
Il ragazzo si dimostrò di buona compagnia, educato e cortese, ed era anche un bel vedere, biondo, occhi neri, capelli ricci che le ricordavano la propria chioma leggermente ribelle e che gli conferivano un certo fascino.
Ad un certo punto il suo cavaliere la salutò e lei si fermò qualche istante per riposarsi, la serata si stava rivelando impegnativa e il non avere avuto tempo e modo di riposarsi cominciava a farsi sentire.
Terence stava ballando con un’altra ragazza e Candy si chiese quanto tempo sarebbe passato prima che Kathrine fosse partita nuovamente all’attacco.
Le dispiaceva che si fosse allontanato da lei così, senza dire nulla: l’aveva semplicemente lasciata come la sciocca che lei in quel momento si sentiva, lì immobile a guardarlo mentre si accingeva a danzare con quella Leslie.
“E’ passato un po’ dall’ultima volta!” la voce alle sue spalle le fece trasalire.
“Patrick.” pensò fra sé e sé, ma com’era possibile?
Si voltò e si trovò faccia a faccia con il suo amico.
Non poté reprimere un sorriso e istintivamente gli saltò al collo per abbracciarlo, era passato circa un mese dall’ultima volta che si erano visti e le era mancato.
“Ehy quanta foga!” disse lui ridendo.
“Scusami Patrick è che sono contenta di vederti!” ammise lei arrossendo.
“Sono felice anche io, mi sei mancata!” disse lui poggiandole un lieve bacio sulla guancia.
Il gesto non passò certo inosservato agli occhi di Terence il quale, nonostante stesse ballando con diverse altre ragazze, non aveva mai smesso di guardare Candy furtivamente e controllare cosa stesse facendo.
Purtroppo la propria condizione di “finto vedovo inconsolabile” comportava che non potesse dimostrare interesse alcuno per nessuna donna in particolare; festeggiare era poco decoroso e ancor più lo sarebbe stato corteggiare una donna.
Odiava quella situazione: Susanna lo aveva liberato dalle sue catene eppure quelle stesse catene erano ancora così irrimediabilmente pesanti ed onnipresenti.
Dovette reprimere un gesto di stizza e l’urgenza di recarsi da Candy e spaccare la faccia di quel damerino che si permetteva tanta confidenza.
Ripensandoci bene si ricordò che anche lei gli era saltata al collo, che lo conoscesse? Ma chi avrebbe potuto essere? Candy conosceva qualcuno di New York?
Quando il ballo terminò, tenne gli occhi fissi sulla coppia, cercò di scrutare da lontano cosa stesse accadendo, quando un’altra giovane dama gli chiese di ballare. Lui era troppo distratto per notare che la richiesta proveniva proprio da colei che aveva evitato per buona parte della serata.
Malauguratamente si ritrovò avvinghiato a Kathrine, la quale cercava di ridurre al minimo la distanza fra di loro, rendendo davvero spiacevole oltre modo quel ballo, peraltro forzato.
“Se solo non mi fossi distratto, mi sarei accorto che era lei a chiedermi di danzare! Dannazione!” si disse innervosito.
“Pensavi forse di potermi sfuggire?” chiese lei ridendo, una risata isterica, la voce stridula, lo infastidivano in maniera indescrivibile.

Mentre chiacchierava e danzava con Patrick, Candynon mancò di guardare Terence e di controllare con chi stesse danzando. Quando si accorse che era Kathrine la ragazza che stava stringendo a sé, si innervosì ed indispettì a tal punto da interrompere il ballo con il suo cavaliere.
“C’è qualcosa che non va?”
“Oh no Patrick, gradirei solo prendere da bere, ti spiace?”
“No andiamo pure.”
Si avvicinarono al bancone, lei ordinò un drink analcolico alla frutta, lui un bicchiere di champagne.
“… e quindi mio padre ha intrapreso diversi affari con il Signor Griffiths. Come ti dicevo visto che mi trovavoin città Kathrine ha pensato di invitarmi a questa festa, non avrei mai e poi mai pensato di trovarti qui!”
“Se è per questo nemmeno io!” rispose lei mentre con la coda dell’occhio guardava Terence e Kathrine che si avvicinavano a loro volta al bancone.
Ordinarono entrambi da bere, poi Terence si avvicinò a Candy e al ragazzo biondo con cui stava chiacchierando.
“Vedo che hai preso una pausa, questa serate possono essere stancanti” disse intromettendosi nella conversazione che i due stavano intessendo.
“Sì, io e Patrick abbiamo preferito riposarci un momento e dissetarci con un drink, noto che anche tu e la tua dama avete fatto lo stesso.” la punta di fastidio con cui aveva pronunciato quel “la tua dama” non gli era certo passata inosservata.
“Perdonatemi, non vi ho ancora presentati, Terence Graham ti presento Patrick Mc Namara” disse lei procedendo con le presentazioni.
I due ragazzi si squadrarono prima di stringersi la mano.
Terence si sentì come se fosse stato colpito in pieno viso da due potenti ceffoni quando sentì Candy pronunciare il nome di Patrick.
Era quel Patrick, ebbene sì.
“Mi perdonerete se vi lascio allora, immagino che abbiate molto da dirvi. Candice per favore mi saluteresti gli altri? Non li vedo in giro e vorrei rincasare. Sono certo che ad Albert non dispiacerà dare un passaggio a Karen.
Se vuole salutarmi prima che ripartiate per Chicago, sa dove trovarmi.”
Detto questo le voltò le spalle senza neanche lasciarle il tempo di rispondergli.
Non avrebbe sopportato ancora per un solo istante la vista di Candy e Patrick che si sorridevano complici e chiacchieravano come se si conoscessero da sempre.
Gli faceva male vedere che lei si comportava con quel Mc Namara così come anni prima si era comportata con lui, con quella familiarità e quella intimità che era loro non troppo tempo addietro.
Come mai Patrick era a quella festa? Chi lo aveva invitato? Che glielo avesse detto Candy?
Con questi pensieri che gli affollavano la mente, offuscandola, saltò in auto e si diresse verso casa a tutta birra. Voleva solo chiudersi nel suo mondo e cercare di dormire, forse così avrebbe scacciato quella immagine dalla sua mente.

Kathrine aveva assistito alla scena da lontano e non le era sfuggito che fra quei tre dovesse essere successo qualcosa. Aveva notato l’interesse di Terence nei confronti di quella Candice e avrebbe indagato con Patrick per scoprire cosa lo legava a quella ragazza e cosa legava il suo amato attore a quella bionda.

“Ti spiace se cerchiamo Albert e gli altri? Ti va di salutarli?” propose Candy che incredula ed impotente aveva visto Terence allontanarsi senza voltarsi nemmeno una volta e senza darle modo di salutarlo.
“E’ stato davvero indelicato il tuo amico!” le aveva detto Patrick che aveva notato il modo in cui lei guardava Terence e si era domandato se era a causa di quell’attore che lo aveva respinto. Anche lui gli era parso coinvolto a modo suo, aveva avuto modo di osservarli di nascosto per buona parte della serata.
“Certo andiamo pure, mi farà piacere rivederli!”
Si avviarono alla ricerca di Albert e degli altri e, quando li trovarono, Candy procedette alle dovute presentazioni.
“Tu sei il famoso Patrick?” gli aveva chiesto Karen senza giri di parole.
“Addirittura famoso signorina Klays?” aveva risposto lui con un sorriso malizioso.
“Scusami Candy ma Terence dov’è finito?” chiese Annie che non riusciva a vederlo.
“Ecco veramente … se n’è andato. Ha detto che era certo che avremmo potuto riaccompagnare noi Karen e mi ha chiesto di riferirti che se volessi salutarlo prima di ripartire, sai dove trovarlo.” Aggiunse poi rivolgendosi ad Albert.
Karen rise di cuore, era così tipico di Terence. Probabilmente la presenza di Patrick lo aveva innervosito a tal punto che aveva ben pensato di andarsene.
Candy guardò Karen senza capire cosa ci trovasse di tanto divertente da ridere a quella maniera.
Patrick e Candy avevano appena intavolato una conversazione con Archie per cui Albert abbassò la voce e colse l’occasione per rivelare almeno a Karen quanto successo circa un mese prima a Chicago.
“Karen quel ragazzo è sempre così impulsivo! E per altro se mi avesse dato modo di spiegargli …”
“Cosa?” chiese lei.
“Patrick si è dichiarato a Candy ma lei lo ha rifiutato. Io credo che sia interessata a Terence ma che sia spaventata da ciò che prova. Penso di averne avuto l’ennesima conferma questa sera.”
“Sì lo so, l’ho notato anche io.” rispose lei e poi aggiunse “ e quindi perché Terence se n’è andato? No aspetta, non dirmi che non lo sa?”
Albert annuì, Karen aveva indovinato.
“Senti ti spiacerebbe se andassimo? Io inizio ad essere stanco e vorrei poter chiamare Terence prima che si addormenti e, se non mi dovesse rispondere, credo proprio che mi toccherà recarmi a casa sua di persona.”
Karen rise nuovamente.
“Sei un uomo dalle mille risorse signor Andrew, e mi piaci anche per questo.” ammise lei arrossendo.
“La ringrazio mia bella Signorina Klays” rispose lui arrossendo a sua volta.
“Ragazzi mi spiace interrompervi, ma che ne dite di tornare in hotel? Io avrei bisogno di riposare, ormai ho una certa età!” scherzò Albert.
“Per me va benissimo, ad essere sincera inizio ad accusare un po’ di stanchezza.” ammise Candy delusa da come fosse finita quella serata.
“Allora alla prossima Patrick, quando torni a Chicago passa a trovarci, sai che sei sempre il benvenuto!” disse Albert salutando il ragazzo.
“Non potresti venire a colazione con noi domani?” gli chiese Archie.
“Mi farebbe piacere ma devo ripartire presto, gli affari mi aspettano, ma ti prometto che vi verrò a trovare appena di ritorno a Chicago!” disse lui.
Salutò quindi Annie e Karen e quando fu il turno di Candy, non curante si avvicinò, le sfiorò la guancia con un lieve bacio, poi le disse: “Sono stato davvero fortunato ad incontrarti per caso, spero sia un segno del destino! Spero di rivederti presto Candice” disse lui.
“A presto Patrick.” lo salutò lei prima di allontanarsi insieme alla propria famiglia e Karen.

Una volta riaccompagnata la giovane attrice, Albert guidò in direzione dell’hotel dove avrebbero pernottato.
Giunti alla reception, ciascuno prese la chiave della propria camera dalla reception e si diedero appuntamento per la mattina successiva.
Candy ed Annie entrarono nella stanza che condividevano, ed entrambe esauste, si gettarono ciascuna sul proprio letto.
“E’ stata una bella festa vero? Ho ballato così tanto che mi dolgono i piedi!”
“Oh sì è vero, bella festa tutto sommato!”
“E la sorpresa di Patrick? Che effetto ti ha fatto rivederlo?”
“Sono rimasta sorpresa, decisamente contenta, lo sai che per me è un caro amico e la sua amicizia mi manca molto …”
“Solo amicizia?” chiese Annie per fugare ogni dubbio.
“Decisamente sì, mai come stasera penso di avere avuto la conferma che non ci sia spazio per lui nel mio cuore.” disse senza specificare o aggiungere altro.
Annie non aveva bisogno di ulteriori conferme per capire a cosa si riferisse Candy: mentre danzava con il suo Archie avevano avuto modo entrambi di osservare lei e Terence e, persino Archie aveva dovuto ammettere che la magia che c’era fra i due era lampante.

“Credi che Terence possa essere andato via perché ti ha vista in atteggiamento così amichevole con Patrick?” le chiese Annie a bruciapelo.
“In che senso?”
“Nel senso di fastidio, gelosia …”
“ E perché mai dovrebbe essere infastidito e geloso di me?”
“ Non ti sei accorta di interessargli?”
“Non credo proprio Annie. Sicuramente gli sono simpatica, ma niente di più. E poi … non solo dimentichi il fatto che lui è rimasto vedovo da poco … ma non sai che …”
“Cosa?”la incalzò Annie curiosa.
“Non hai notato che tutte le volte che ha parlato del suo grande amore, ne ha sempre parlato al presente? Io credo che lui sia ancora innamorato di questa ragazza.” le confessò Candy.

Annie si dispiacque enormemente di non poterle dire la verità e di non poter sciogliere quel dubbio che attanagliava la mente della sua amica. Era vero, Terence era ancora innamorato del suo grande amore, ma il suo grande amore era proprio lei. Se solo glielo avesse potuto dire …
“ Non so Candy, però ti posso assicurare, e anche Archie la pensa come me, che non gli sei sicuramente indifferente, quindi fossi in te non getterei la spugna!”
“ Perché parli così? Ti rivolgi a me come se foste sicuri che io provi interesse per quel ragazzo. Mi è simpatico, nulla più, per cui che ne dici se invece di perdere tempo in inutili chiacchiere, riposiamo un po’?” le chiese infine Candice.
Non aveva assolutamente intenzione di rivolgersi in maniera così brusca ad Annie, ma non aveva saputo controllare le proprie emozioni e aveva lasciato che quelle parole le sfuggissero di bocca.

Si misero a letto e spensero la luce.
“Annie .. scusami per prima. Non volevo essere brusca.”
“Non ti preoccupare Candy non fa nulla, è la stanchezza. Ora riposiamo, buona notte!”
“Buona notte a te.” le rispose, sicura che non avrebbe dormito sonni tranquilli.

Terence stava cercando di prendere sonno inutilmente quando sentì il telefono squillare.
Chi poteva essere a tarda notte?
Si preoccupò che potesse essere successo qualcosa a sua madre, e si precipitò a rispondere.
“Pronto, chi è?”
“Sei proprio un sciocco lo sai?” disse la voce di Albert proveniente dall’altro capo dell’apparecchio.
“Albert ma perché mi chiami a quest’ora?”
“Si può sapere cosa ti è passato per la mente? Perché sei fuggito dalla festa?”
“Oh niente, ero stanco … “
“Pensi di potermi prendere in giro? Perché se è così allora dovrai sfoderare le tue doti recitative mio caro! Candy ci è rimasta malissimo, se la conosco abbastanza bene so che si starà chiedendo cosa possa aver fatto per farti scappare a gambe levate e perché tu non abbia intenzione di mantenere il tuo impegno di passare del tempo con noi per i prossimi giorni.”
“Lei era impegnata con quel ragazzo.”
“Sì, Patrick.”
“Ed era quel Patrick vero?” chiese lui con un tono da cane bastonato che, se da una parte causò una grossa risata in Albert, dall’altra gli fece provare tenerezza per quel giovane tormentato ed insicuro. Terence sapeva essere deciso e forte ma quando si trattava di sentimenti, soprattutto nei confronti di Candy, sembrava perdere tutta la spavalderia e la sicurezza di sé che lo caratterizzavano.
“Terence … forse ora mi odierai … e sicuramente maledirai anche te stesso … non avevo ancora trovato il modo di dirtelo ma ormai …”
“Che cosa?” chiese lui impaziente.
“Un mese fa … Patrick si è dichiarato a Candy ma lei lo ha rifiutato!”
“Ma è fantastico!” esordì Terence prima di insultarsi “E sono proprio un idiota! Un perfetto imbecille! Come ho potuto comportarmi così? Ma quando l’ho vista con lui …”
“Lo so, ti conosco bene. Cerca di rimediare domani e mantieni la tua promessa di passare del tempo con noi, con lei. Ti aspettiamo alla Bouchon Bakery per la colazione come pattuito allora?”
“Farò di meglio disse lui.”
“Mi devo preoccupare?”
“Aspetta e vedrai!” rispose lui decisamente sollevato.
“Va bene, buona notte Terence!”
“A te Albert, e grazie!”.
Era felice di aver ricevuto quella telefonata.
Albert gli aveva dato un nuova speranza e lui il giorno successivo avrebbe colto questa nuova occasione e si sarebbe fatto perdonare.
   
 
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