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Autore: nabhe    14/06/2013    18 recensioni
Una videocassetta, con dentro la morte di una bambina, potrà veramente cambiare la vita di quei ragazzi?
«Sette giorni, sette giorni per fuggire dalla morte, dopodiché morirai, il tuo destino è già segnato, come quello di tuo nipote, e delle tue fottute amiche…non sfidare la morte.»
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Zayn, sei qui?» Entrai senza bussare nella camera di Zayn, e trovai un Harry Styles senza maglietta, e i ricci bagnati che gli ricadevano sulla fronte. Mi guardò e poi mi sorrise. Successivamente indossò la maglia, e io lo guardavo ancora con la bocca aperta, incredula. 
«Levati la maglietta, cazzo, è come se tu fossi photoshoppato.» Sbottai e lui scoppiò a ridere avvicinandosi e scompigliandomi i capelli. 
«Anche Louis lo dice.» Mi fece l’occhiolino e poi andò in bagno per asciugarsi i capelli, e io lo seguii a ruota.
«Senti, sai dov’è Zayn?» Lui alzò un sopracciglio e continuò a fare facce buffe allo specchio, poi mi rispose.
«A lavoro tesoro» 
«Lavoro? Non sapevo che lavorava…che lavoro fa?» 
«L’insegnante. Lavora alla Bradford University, è il professore di storia» Mi rispose e io ancora non potevo crederci. Insomma chi l’avrebbe mai detto che quel ragazzo lavorava? Soprattutto come insegnate. Io pensavo che fosse un meccanico ignorante, e invece era un’insegnante di storia, non ci potevo credere. 
«Gli dovevo parlare, grazie lo stesso» 
«Dallas!» Mi chiamò Harry ed io tornai indietro, aspettando che parlasse.
«Quel bambino è il figlio di tua sorella Alexis non è così?» Mi irrigidii sentendo pronunciare il nome di mia sorella, e poi lentamente annuii.
«Mi ricordo benissimo quella sera Dallas, avevo promesso che non mi sarei ubriacato e così fu, io vidi tutto, non puoi continuare a tenerglielo nascosto, lui deve saperlo» Mi disse con tono severo, cercai di liberarmi dalla sua presa ferrigna, non sapevo nemmeno come ci fosse riuscito a prendere il mio polso.
«Lui non deve sapere niente, e fatti i cazzi tuoi!»
 
 
Summer
 
«Andiamo non ti facevo una bad girl, che faceva graffiti sui muri, ma forse mi sbagliavo» Sobbalzai e feci cadere la bomboletta a terra, quando sentii la voce roca del riccio alle mie spalle. Mi voltai e lo guardai con crescente odio, e lui ghignò.
«Cos’è quel coso?» Mi chiese ancora, indicando il disegno che avevo da poco finito. 
«Non sono affari tuoi» Gli risposi, afferrando le varie bombolette e posandole nella borsa, lui rise e si avvicinò di più a me.
«Perché sei così cattiva con me? Non ti ho mica chiesto se hai scopato con la regina Elisabetta» Sbuffai esaurita al massimo, e poi gli diedi le spalle ancora una volta.
«E’ un sette capovolto, circondato da un triangolo e un cerchio. Dallas lo definisce il volto a metà. Vedi questa spaccatura?» Lui annuì concentrato. «Divide il cerchio dalla metà cattiva a quella buona. Zakai lo disegna sempre, e ne sono rimasta colpita, così ho deciso di disegnarlo anche io» Gli spiegai e lui annuì senza dire niente. Sbuffai, e vedendo che non parlava feci per andarmene, ma lui mi fermò ancora una volta.
«Quello è il simbolo di Luxith» Finalmente parlò. Alzai un sopracciglio confusa e lui si affrettò a spiegare «Il sette è il numero di Luxith, il cerchio sono le persone che moriranno, e il triangolo sta a d’indicare un amore…un amore a triangolo» 
«Dobbiamo dirlo ai ragazzi, sbrighiamoci!» 
 
 
 
 
 
Dallas.
 
«Voi mi state dicendo che Luxith ucciderà più persone per chiudere il cerchio?» Sbottai con voce stridula, e Summer annuì. Vidi Zayn portarsi le mani nei capelli, e poi imprecò.
«Dobbiamo evitarlo» Disse quest’ultimo.
«Non puoi evitarlo, è già segnato, lei ha fatto la sua scelta, non si fermerà per nessuna ragione» Sobbalzai sentendo la voce di Zakai alle nostre spalle. Il bambino se ne stava sulla soglia della parta, a fissarci con attenzione, il viso pallido e gli occhi chiari. 
«Zakai, stai bene?» Andai vicino a lui, accarezzandogli la testa e notai che scottava parecchio.
«Cavolo, tesoro tu hai la febbre, vieni andiamo a letto» Lo presi in braccio e lo sentì respirare con fatica, come se avesse corso. Quando finalmente lo posai nel letto e feci per andarmene la sua voce mi bloccò.
«Vedo la gente morta…ma loro non sanno di esserlo.» 
 
 
 
La bambina se ne stava seduta, con un gattino in mano e lo accarezzava come se fosse l’unica cosa rimasta. Aveva il viso pallido, le trecce, e il volto sfigurato. 
Dallas incuriosita le si avvicinò, le posò una mano sulla spalla, e subito dopo si sentì un urlo, la bambina alzò la testa e la guardò negli occhi, i suoi erano bianchi e grigi con delle sfumature di rosso, tutto nel giro di due secondi, la bambina le poggiò una mano, in modo violento, sul suo braccio. Varie scene le scorrevano davanti in modo veloce. Una casa, un incendio, una stalla, un gatto, due signori che ridevano, due bambini che giocavano allegre mentre una se ne stava in disparte, un bambino piccolo, dei morti, dei simboli e robe varie.  Dallas lo ritirò subito impaurita, cadendo a terra come un sacco di patate.
«Ti ho trovata»  
«Dallas!» Aprì di scatto gli occhi e mi misi a sedere sul letto, sentivo la fronte sudata, i battiti del mio cuore accelerati, gli occhi sbarrati dalla paura, e il viso pallido. Due forti braccia mi circondarono, e quando capii che Zayn mi aveva abbracciato mi rilassai.
«Era solo un incubo, tranquilla» Mi rassicurò e io feci un respiro profondo, cercando di calmarmi. Alzai subito la manica del pigiama, e vidi che sul braccio c’era una mano grande, era come un marchio, scottava e allo stesso tempo luccicava. 
«Oddio, Zayn lo vedi anche tu?» Gli mostrai il braccio e lui alzò un sopracciglio, scuotendo la testa. 
«Zayn, Luxith mi ha marchiata, guarda, guarda!» Non riuscivo a crederci, com’era possibile che Zayn non riusciva a vedere quel marchio così grande? 
«Non c’è niente Dallas, forse te lo sei solo immaginato, ti sei appena svegliata da un incubo, è normale che tu immagini le cose» 
«Io non sono pazza Zayn, come fai a non vederlo?» Alcune lacrime mi rigarono le guance e subito dopo i singhiozzi. Avevo troppa paura, per me, per loro, per mio nipote, tutto era così strano. Perché tutto questo doveva capitare a me? Cosa avevo fatto di male? 
«Shhh, si risolverà tutto, non piangere per favore»
 
 
«Ehi, noi usciamo, sei sicura che non vuoi venire?» Mi chiese per la millesima volta Zayn, ed io mi limitai a scuotere la testa, lui mi sorrise e sussurrò qualcosa nell’orecchio di Zakai. Il bambino subito dopo, venne ad abbracciarmi e mi baciò una guancia.
«Fiao Fallas!» Mi salutò e poi tornò da Zayn, la mia risata li fece ridere e poi dopo avermi salutato di nuovo, se ne andarono. 
Sentii il telefono squillare, e sobbalzai. Il cuore batteva forte, mancava poco e poi sarebbe uscito dal petto per la troppa paura. Mi alzai titubante dal divano ed afferrai la cornetta del telefono. 
«P-pronto?»
«Dallas, tesoro! Finalmente mi hai risposto, che diamine stavi facendo?» Sospirai sollevata, quando sentii la voce allegra di mia madre invadermi le orecchie. 
«Ciao mamma, scusa ma ero in bagno» Mentii, e la immaginai mentre stava annuendo. 
«Mmmh, d’accordo. Non ti fai proprio sentire, come sta il piccoletto?» 
«Sono impegnatissima mamma, e comunque Zakai sta bene, si sta divertendo tantissimo» Lei rise, una risata raffinata, tipica di mia madre. Già, mia madre, Katerina Pierce era una donna alquanto sofisticata, odiava le brutte maniere, le parolacce e le donne che vestivano male. Ricordo che urlava sempre Alexis, ogni volta che alzava il volume della musica oppure le scappava una parolaccia. Alexis era intelligente, dolce e raffinata, ma era tutta una maschera di finzione, in realtà era tutto tranne che dolce e raffinata, quando stava a casa vestiva come una principessina, ma nella sua borsa portava sempre i vestiti di ricambio, quelli da punk, e nella tasca nascondeva il piercing che aveva fatto sul naso, per paura che mamma si sarebbe arrabbiata. 
«Tesoro sei in vacanza, goditela e non pensare sempre allo studio» 
‘Oh, te lo posso assicurare che in questo momento lo studio è l’ultimo dei miei problemi mammina’ Pensai.
«Tra due mesi ho l’esame mamma, preferisco studiare piuttosto che non fare nulla»
«Tutta sua sorella! Anche lei si chiudeva in camera e invece di uscire con le amiche, stava sempre sui libri a studiare» Trattenni una risata per la colossale cazzata che aveva appena detto mia madre, e poi scossi la testa.
«Posso sapere perché mi hai telefonato mamma?» Le chiesi gentilmente, e lei sospirò.
«Senti tesoro, mi hanno telefonato dall’ospedale psichiatrico, tua sorella non fa altro che ripetere il tuo nome in continuazione, vuole vederti…» Mi paralizzai all’istante. Non sapevo che fare, che dire, come reagire. Da una parte era un bene che mia aveva cercato, dall’altro no, avevo paura di vederla. 
«D-dove si trova?»
«Oh, non molto lontano da Bradford, quando ci trasferimmo io e tuo padre decidemmo di farla restare lì, lontano da te, così non avresti sofferto» Era una cosa terribile. Nessun genitore l’avrebbe mai fatto. Come si può lasciare una figlia, seppure pazza, lontana chilometri e chilometri da te? Era inammissibile. Decisi di non dire niente, non volevo litigare, non ne avevo le forze e nemmeno la voglia. 
«Dove esattamente?» 
«Wolverhampton» Rispose secca. 
«Okay, appena avrò tempo ci andrò, adesso vado mamma»
«Ti voglio bene tesoro, stai attenta» Sorrisi e staccai senza dire altro. Ero indecisa, dovevo andarci? Dovevo dopo anni e anni rivedere mia sorella? Quella che credevo morta, ma invece era viva e rinchiusa in un ospedale per pazzi, dovevo? 
«Doccia sto arrivando!» Esclamai esasperata. Andai in bagno, con l’urgente bisogno di una doccia rinfrescante, avevo bisogno di pensare e forse una bella doccia mi avrebbe aiutato a schiarirmi le idee. Il getto d’acqua scorreva veloce sulla mia pelle, bagnai i capelli, lunghi e lisci, alzai la testa e l’acqua mi travolse il viso, come un’onda. Mi lavai i capelli con cura, li allisciavo con la mano, li sciacquavo, poi ripassavo di nuovo. Improvvisamente però, alcune ciocche caddero a terra, e l’acqua se le tirò con se, spaventata presi l’asciugamano e mentre chiudevo l’acqua, vidi un’ombra nera che passava accanto alla doccia. Non mi mossi, non osai fare un passo. Restai lì nella doccia per alcuni minuti, e quando realizzai che non c’era nessuno, uscii. 
Ma ciò che mi sconvolse non era il fatto che i vestiti puliti erano a terra, come delle pezze, no affatto, era quell’enorme scritta fatta di sangue ancora fresco che abbelliva lo specchio. 
«TI HO TROVATA» Recitava. 


Hoooooola!
Mi sono ritrovata anche io, ahahahahah. Okay, scusatemi, lo so che ho fatto tardi ad aggiornare, ma ho l'esame, martedì, mercoledì e oggi sono stata impegnatissima, prove scritte, studiare e studiare, e non vedo l'ora che finisca presto, tutto questo. Lunedì ho l'ultimo esame scritto, e poi martedì ho l'orale, diciamo che non sono preoccupata, no no. Ma poco importa, più che altro, voi come state? Spero che il capitolo vi piaccia, e scusatemi se sono sempre breve in questo spazio ma non so veramente che dire. Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, siete gentilissime, e scusatemi se non ho risposto ad alcune, ma sapete, non sono proprio entrata su efp in questi giorni. Passerò appena ho tempo, alle vostre storie promesso, ma ora devo scappare. Un bacio <3
   
 
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