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Autore: TeenSpiritWho_    14/06/2013    3 recensioni
Il futuro può essere cambiato anche solo dal più piccolo errore, e Duncan lo scoprirà presto. Verrà trascinato in un luogo sconosciuto e dovrà lottare contro chi amava per salvare chi ama. Perché non sempre le persone di cui ti fidi si conoscono del tutto...
Genere: Azione, Guerra, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Geoff, Gwen, Un po' tutti | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Tutti mi guardavano, e stavolta facevano bene. Perché sotto sotto avevo una gran voglia di scappare urlando.

Non è reale,non è reale,continuavo a ripetere a me stesso. Ma per qualche strano motivo sentivo che quella era la realtà e il panico mi attanagliò.

-M-mi dispiace...- continuò DJ.

Io non risposi, continuai a fissare il vuoto.

-Ecco... dopo che è stata abbandonata da te in quel modo ha cominciato a provare un odio incondizionato verso tutto e tutti, così ha deciso di buttarsi totalmente sul lavoro. Ha continuato a comportarsi come una buona cittadina, ma da quando ha vinto le elezioni non ha fatto altro che usare il suo potere per ottenere altro potere e fare soffrire gli altri quanto lei aveva sofferto.- i loro sguardi si incontrarono -Duncan, quella donna è impazzita.-

-NO!- urlai, alzandomi in piedi talmente velocemente che la sedia cadde all'indietro. Le mie gambe protestarono con una fitta di dolore ma ero talmente arrabbiato che non le sentii nemmeno. -Voi non avete il diritto di parlare così di lei! Voi non la conoscete!-

-E' un dato di fatto, mi dispiace ma è così...-

-ZITTO!- gridai, guardandolo dritto negli occhi. Dovevo essere terribilmente arrabbiato perché lui aveva uno sguardo spaventato.

-Non so che scherzo sia questo, ma è veramente di pessimo gusto.- posai lo sguardo su tutti i presenti e lo fermai sulla ragazza coi capelli blu. Lei era l'unica a non smebrare spaventata. Anzi, sembrava arrabbiata quanto me, ma con me.

-Andatevene tutti a fare in culo.- ruggii,e me ne andai via zoppicando sulle mie stampelle.

Percorsi tutto il corridoio, fumante di rabbia e consapevole che tutti, infermiere e pazienti, mi stessero osservando in silenzio. Dovevano avermi sentito urlare. Non mi importava, volevo solo uscire di lì.

-TU.- puntai il dito contro una giovane infermiera dai capelli rossi -Dov'è l'uscita?!-

-I-io... non posso lasciare che lei esca, non...-

-DOV'E'?-

Lei lanciò un urletto terrorizzato e mi indicò una scalinata in fondo al salone, coprendosi la testa con l'altro braccio.

Senza aggiungere altro la raggiunsi e presi faticosamente a salirla. Aprii una botola e fui fuori. Ma ciò che vidi mi lasciò senza fiato.

La città che mi ricordavo, con i lunghi viali alberati, i prati verdi e i palazzi colorati, non esisteva più. Al suo posto c'era un paesaggio post apocalittico. I palazzi un tempo così pieni di vita apparivano vuoti e spenti, e la maggior parte di essi era stata bombardata o cadeva a pezzi. L'asfalto delle strade vuote era crepato e quasi impraticabile. La natura aveva avuto la meglio sui rottami e gli edifici, ma anch'essa ora stava morendo. Notai infatti che il terreno era grigio e smunto, come se non piovesse da molto tempo. Il cielo era ricoperto di nuvoloni grigi e minacciosi e l'aria puzzava di fumo e bruciato. Iniziai a camminare lentamente, senza smettere di guardarmi intorno. L'unico rumore che riuscivo a sentire era quello delle mie stampelle. Mi dirigevo verso il centro della città, magari lì sarei riuscito a trovare qualcuno. Ormai le mie speranze che quello fosse tutto uno scherzo erano quasi zero, ma continuavo a pensare che quei cosiddetti “ribelli” stessero mentendo.

-Lei non farebbe mai una cosa del genere, lei non è cattiva.- cominciai a ripetere, come un mantra. Ma non riuscivo a calmarmi e scacciare quella sensazione. La sensazione che avessero ragione.

Mentre attraversavo la strada sentii un rumore di passi. Qualcuno stava correndo nella mia direzione. Per un momento fui tentato di urlargli qualcosa, chiedere aiuto, ma poi sentii la sirena dell'auto che lo stava seguendo. La macchina lo raggiunse, lo superò e si fermò davanti a lui. L'uomo continuò a correre, cercando di aggirare l'auto, ma da essa scesero quattro figure grigie munite di manganelli. Quell'uomo non era affatto giovane, doveva essere sulla sessantina, ma cercò comunque di lottare. I Grigi ebbero comunque la meglio e presero a pestarlo con quei manganelli. Io rimasi bloccato dalle grida di dolore dell'uomo, mentre dalla sua sagoma accasciata a terra si estendeva una grande macchia rossa. Poi tacque. Mi accorsi di essere ancora impalato in mezzo alla strada e corsi, più che altro mi lanciai, dietro ad un cespuglio. I Grigi stavano trascinando l'uomo dentro al furgone. Fu in quel momento che me ne accorsi. I Grigi erano sì umani, ma non del tutto. Braccia, gambe e gran parte del viso erano stati sostituiti da parti robotiche. I loro movimenti erano rigidi e i loro sguardi fissi, privi di calore, le bocche tese in nessuna espressione.

Il furgone ripartì e io rimasi di nuovo solo. E ora avevo paura.

E' un sogno, Duncan, solo un sogno. Smettila di fare lo sciocco.

Ripresi a camminare. Ora che non avevo più l'adrenalina provocata dalla rabbia in circolo, il corpo mi doleva più che mai. Avevo fatto troppi sforzi, dovevo riposare, ma non potevo. Ormai la posta in gioco era troppo alta. Dovevo scoprire la verità.

Raggiunsi la piazza principale e mi guardai intorno. Vuota, non c'era neanche un cane in giro. Andai al centro della piazza e alzai lo sguardo sui palazzi intorno. Qualcuno mi spiava da dietro una tapparella.

-Ehi,tu! Aiutami!- urlai, sbracciandomi.

-Sei pazzo? Vattene, così ci farai ammazzare tutti!- fu la risposta del ragazzo, prima che richiudesse le tapparelle.

Abbandonai le braccia lungo i fianchi con un sospiro. Mi voltai nuovamente e guardai la fontana a pochi metri da me. Avevo sempre amato quella fontana. Da bambino d'estate andavo a rinfrescarmici e da ragazzo seduto sul suo bordo avevo dato il mio primo bacio. Ora era stata svuotata dall'acqua, non ne rimaneva una goccia. Ma non era quello che mi spaventava tanto. Erano i corpi. Al posto dell'acqua erano stati ammassate decine di cadaveri, impilati l'uno sull'altro in un'inquietante piramide.

Mi portai una mano alla bocca, ma vomitai lo stesso, a lungo. E ogni volta che credevo di aver finito, lo sguardo mi tornava sulla fontana e ricominciavo. Solo il rumore della sirena riuscì a farmi riprendere dallo shock. Allarmato, ripresi le mie stampelle e cercai un nascondiglio.

Bussai a qualche porta ma, come immaginavo, nessuno mi fece entrare. Mi guardai intorno, sempre più in panico. Non avevo più tempo. Raggiunsi un muretto e mi ci nascosi dietro, accucciato. Rimasi in attesa. Il furgone si fermò nella piazza e due Grigi scesero. Cercai di non tremare ma fallii miseramente. Chiusi gli occhi. Il rumore di passi era cessato. Forse se n'erano andati?

Ma il colpo di manganello sulla mia testa dimostrò il contrario.

 

Mi risvegliai qualche secondo dopo, mentre mi trascinavano sull'asfalto ruvido. Un po' di sangue mi era sceso dalla tempia e potevo sentire il suo sapore in bocca. Avevo un terribile mal di testa, cercai di trovare una via d'uscita ma questo non fece che peggiorare il dolore.

Se continua a farmi così male sverrò di nuovo!

Gli occhi mi si stavano chiudendo quando sentii un colpo di pistola. La presa sulle mie gambe si allentò e un Grigio cadde a terra morto. L'altro non fece in tempo a sfoderare la sua arma, perché un altro colpo di pistola lo ghiacciò e anche lui cadde.

-Cosa...- mormorai.

-Duncan, alzati. Dobbiamo muoverci, ne stanno per arrivare altri.-

-Le mie gambe...-

-Alzati, cazzo!-

Vidi una mano bianca come il latte afferrarmi il braccio e cercare di tirarmi su. Alzai gli occhi e, per quanto il colpo di manganello in testa mi avesse rimbambito, la riconobbi subito: era la ragazza dai capelli blu. La darkettona. Miss Sguardo Arrabbiato.

-Tu...-

-Non mi hai sentito? Se non ti muovi arriveranno altri di loro e stavolta ammazzeranno sia me che te!-

Impiegai tutte le forze che mi erano rimaste per alzarmi in piedi e metterle un braccio intorno alle spalle, in modo che mi sorreggesse. Capelli Blu prese a correre riuscendo a trasportare in chissà quale modo il mio peso nonostante il suo fisico gracile. Prendemmo un vicolo buio e stretto. Sentivo i nostri respiri affannosi rimbombare tra le mura piene di umidità dei palazzi malandati che ci circondavano. Le sirene dei Grigi si stavano avvicinando, dovevano essere già quasi nella piazza ormai. Presto avrebbero trovato i corpi dei loro colleghi e si sarebbero messi a cercarci.

In quel momento però vidi un poster sul muro che interruppe i miei pensieri. Mi bloccai e anche Capelli Blu si fermò.

-Che stai facendo?!-

-Voglio scoprire la verità.-

E la verità era che loro avevano ragione. E quella ne era la prova.

Gli occhi di Courtney mi osservavano dal poster incollato sulla parete di fronte a me. Non una ruga sul suo viso. Sotto alla foto c'era scritto “Vota O'Connell alle prossime elezioni! - Sarà meglio per te.” Il solito sorriso radioso della mia quasi-moglie, il sorriso che ricordavo e che avevo imparato ad amare in ogni suo piccolo dettaglio, era stato sostituito da un ghigno degno di Joker. Quell'immagine metteva i brividi. Mi venne di nuovo la nausea.

-Cristo, Court.-

Lo sguardo di Capelli Blu si era addolcito adesso, e mi posò una mano sulla spalla.

-Mi dispiace che tu abbia dovuto rendertene conto così, ma ora dobbiamo veramente andare.-

Le mie emozioni erano completamente sparite. Cominciai a camminare ancora prima di lei, e al doppio della velocità. In poco tempo arrivammo al viale alberato su cui avevo assistito all'omicidio del vecchio. I passi dei Grigi si stavano avvicinando.

-Presto, muoviti!-

Lei aprì la botola e mi fece segno di entrare.

-Prima tu!-

Scesi la scalinata, ignorando le suppliche di pietà delle mie gambe ancora doloranti. Quando arrivai in fondo guardai in alto, aspettando di veder scendere Capelli Blu. Stavo per tornare in superficie per cercarla, preoccupato, quando sentii degli spari.

Oddio oddio fa' che stia bene Dio ti prego fa che stia bene

La botola si richiuse con un tonfo e Capelli Blu corse giù con il fiatone. Si fermò davanti a me, fece un cenno con la testa e disse -Io sono Gwen, comunque- e se ne andò lungo il corridoio,riponendo la pistola nella cintura. Intanto un'infermiera urlò qualcosa e corse a soccorrermi vedendo la mia ferita alla tempia.

-Oh no, non è niente- la liquidai, mentre seguivo con lo sguardo Gwen che camminava dandomi le spalle. Ma appena l'infermiera sfiorò la ferita, il dolore fu talmente forte che gridai a pieni polmoni.


In questo capitolo per la gioia di tutti voi finalmente arriva Gwen! Spero vi piaccia, fatemi sapere ;)

  
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