Videogiochi > Silent Hill
Segui la storia  |       
Autore: clif    14/06/2013    2 recensioni
è un parallelo con la storia "Leon" scritta dall'autore Leonhard. in questa fanfiction assisteremo agli eventi accaduti nella storia precedentemente menzionata, ma dal punto di vista del coprotagonista maschile (Leon).è una storia estratta dal film di Silent hill e ambientata 30 anni prima dei suoi macabri eventi: assisterete alla vita, quasi, normale di un bambino appena trasferitosi nella macabra città.
ne approfitto per salutare tutti e per ringraziare Leonhard che mi ha dato il permesso di scriverla
buona lettura...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alessa Gillespie, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4.
Anche quel secondo giorno, Leon fu gentile e sorridente con lei. Quando vide che sotto il suo banco non vi era altro che cartacce, le prestò il suo quaderno e la sua matita e, quando i suoi compagni le lanciarono una pallina di carta,Alessa poté chiaramente vederlo lanciare ai banchi dietro di loro un’occhiataccia. Ora era sicuro che l’avvenimento del giorno prima non era un caso: gli altri compagni ce l’avevano con lei, ma non riusciva ancora a spiegarsi perchè! Nell’intervallo, i due mangiarono assieme.

“Senti, perché ti prendono tutti in giro?”chiese. Non sapeva in che altro modo chiederglielo, notò subito un cambio d’umore in Alessa. Non riuscì, però, a sentire la risposta in tempo perché i loro compagni li avevano raggiunti

“Leon, possiamo parlarti un istante?” chiese un bambino. Lui li guardò con occhi incuriositi, poi si volse verso Alessa.

“Scusami, arrivo subito” disse. Le sorrise e si avvicinò al gruppetto, guardandola con la coda nell’occhio notò che Alessa non era a suo agio.
“Devi stare attento a lei” disse un bambino, senza preoccuparsi di abbassare la voce. “La mia mamma e il mio papà dicono che è cattiva. Ti farà del male”.

“Perché sarebbe cattiva?” chiese Leon, incuriosito. “Cos’ha fatto?”.

“Lei non ha il papà” disse una bambina. “Potrebbe essere chiunque, anche il demonio. È una strega e le streghe fanno solo del male a noi persone normali. Me lo ha detto la mia mamma”.

“Così Alessa è una strega?” chiese Leon. I bambini annuirono. “È una strega e quindi è cattiva. E tutto questo perché, visto che non si sa chi è suo padre, potrebbe essere anche il demonio”. I bambini annuirono nuovamente.
Il mistero era finalmente svelato, e senza che Loen avesse chiesto nulla ad Alessa: dopo un attimo di distrazione per aver avuto quella notizia, pensò a ciò che avevano detto i suoi compagni. Stupendo tutti, il bambino si mise a ridere. “Quante scemenze!” disse. “Ed io che sono senza mamma cosa dovrei essere, un angelo?”. I bambini lo guardavano a bocca aperta. “A me, mio padre non ha mai detto nulla del genere e quando gli ho detto che avevo conosciuto Alessa Gillespie mi ha chiesto che tipo di bambina era, non mi ha detto di starle lontano.

“Facciamo così: voi fate pure come volete. Trattatela come una strega, evitatela, prendetela in giro, fare cosa volete; io voglio essere suo amico. Punto. Al limite, il dannato sarò io e non voi”. Il padre lo aveva avvertito che la mente degli abitanti di Silent Hill era rimasto all’altica, ma qui non si parlava di qualche decennio bensì di una vera e propria mentalità medievale
“te l’abbiamo detto perché anche noi vogliamo essere tuoi amici” protesto uno di loro. Leon scosse la testa. Essere loro amico e continuare ad ignorare una bambina che viene maltrattata per un motivo idiota? Non avrebbe mai permesso una cosa del genere, soprattutto dopo ciò che gli era successo.

“Se volete essere miei amici nulla in contrario” rispose. “Ma accetterete il fatto che anche lei è mia amica e che non è diversa da me e da voi in nessun modo”.
Il padre gli aveva sempre insegnato a non tenere conto delle apparenze e dei pregiudizi, ma a quanto pare non tutti i genitori erano dello stesso avviso: proprio loro che dovrebbero far desistere quei bambini invece li istigavano a continuare.
In quel momento il bambino tornò a sedersi accanto a lei. Si mise dritto sullo schienale e sospirò.

“Mi hanno detto che tu sei una strega” disse. Lei si volse e rimase sorpresa nel vedere che stava sorridendo. “Assurdo, eh?”. I bambini uscirono dall’aula, borbottando qualcosa di incomprensibile. Non gli importava cosa avevano appena detto di lui (perché era chiaro che parlassero di lui) ne cosa avrebbero pensato di lui, non avrebbe lasciato mai e poi mai una sua amica da sola

“Guarda che è vero” mormorò Alessa. Leon la guardò con occhi sorpresi. “Io sono una strega, sono cattiva: per questo non ho nessun amico, per questo mi fanno tutti quei dispetti…non hai paura che ti lanci il malocchio o che ti faccia fare cose cattive?”.

“Tu non sei una strega” replicò categorico lui. “Non puoi esserlo; le streghe sono persone cattive, ma tu mi sembri solo timida: essere timidi è normale, quasi divertente”. Alessa lo guardava con occhi stupiti. “E poi, non è vero che non hai nessun amico…”.

“Scusami…” mormorò Alessa. Leon sospirò, poi sorrise.

“Non c’è nulla da perdonare” rispose. “Stavo scherzando. Comunque, credo che tu abbia bisogno di distrarti: cosa fai quando vai a casa?” Quando lui passava una mattinata in solitudine durante il pomeriggio si svagava chiacchierando con il padre o facendo una passeggiata nel parco sotto casa. Lei sembrò pensarci un attimo su
“Faccio i compiti…” rispose infine.

“Sì, ok. E quando non ne hai?”Ovviamente non poteva farla svagare in quel modo, serviva qualcosa di più –allegro-
“Faccio i compiti”.

“Come fai i compiti?” rise Leon, non riusciva ad evitarlo, la piccola era troppo divertente anche quando diceva qualcosa di un po’ triste, con quel suo piccolo faccino riusciva a fargli scappare un risolino.
“Cioè, non fai altro?”. Alessa scosse la testa.

“Chiacchiero con mia madre, disegno…”.

“Disegni?!?”. Il volto del bambino s’illuminò. “Davvero? Li hai qui?”. Lei annuì. “Posso vederli?”.

Leon aveva sempre amato i disegni: il padre teneva nel suo ufficio dei quadri molto belli, una volta aveva provato a farne un anche lui, ma non era venuto molto bene; il padre lo aveva appeso dietro la sua scrivania e gli aveva detto che era molto bello, ma leon non era così tonto, aveva capito che lo aveva detto solo per fargli piacere, così dal quel giorno si convinse che disegnare non era per lui. Alessa intanto aveva preso un album dalla cartellina, sembrava titubante: forse si era bloccata un’altra volta per un attacco di timidezza, così pensò ch era meglio prenderlo da solo. Leon le prese l’album e lo aprì. Sfogliò qualche disegno, poi sorrise.
“Alessa, disegni benissimo!” esclamò. “Sei bravissima! Guarda che paesaggio! E questa? Questa sei tu? Ma guarda che carina! Senti, devi assolutamente fare un disegno anche per me!”.

“Non so…” rispose lei, spostandosi imbarazzata una ciocca di capelli dalla fronte. “Cosa vuoi che ti disegni?”. Leon richiuse l’album e glielo porse.

“Quello che vuoi!” rispose. “Tanto non farebbe differenza: sei talmente brava che qualunque tuo disegno, sono sicuro, mi piacerà da matti”.
Non scherzava affatto quando diceva che disegnava benissimo: era molto brava per essere una bambina di 9 anni e gli avrebbe fatto piacere possedere un disegno fatto da lei. Alessa divenne rossa prima di annuire e riprendere l’album
“D’accordo” rispose. Leon le porse il mignolo. Lei sussultò.

“Promesso?” chiese, sorridente. Lei guardò la mano del bambino, poi la sua. Vedendola in difficoltà, Leon acciuffò il mignolo e lo incrociò con il suo. “Si fa così” non avendo mai avuto un amico non era strano che non lo sapesse. Annuì nuovamente.

“Promesso…” sussurrò.

ecco il quarto capitolo. scusate il ritardo: vi assicuro che sarò più puntuale la prossima volta Bye-Bye
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Silent Hill / Vai alla pagina dell'autore: clif