Anime & Manga > Shaman King
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Autore: _Sihaya    30/12/2007    2 recensioni
Immaginate che Hiroyuki Takei non abbia mai disegnato “Funbari no Uta”…
Immaginate che Yoh e gli altri non siano riusciti a sconfiggere Hao nel continente di Mu…
Immaginate che durante gli scontri nei Plant non solo Faust, ma anche Lyserg, Chocolove e Iron Maiden Jeanne abbiano perso la vita…
Ora fate trascorrere cinque anni di tregua in cui ci si prepara per un nuovo scontro e…
Beh, non vi resta che cominciare a leggere!!
“Shaman King”: il mio finale.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Kyoyama, Hao Asakura, Horo Horo, Nuovo personaggio, Yoh Asakura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16

Il burattinaio

Di Sihaya10



* * *



Ecco la frase che ha ispirato tutto. Può sembrare assurdo che da così poche parole sia nata una fic di 17 capitoli, ma è proprio così. Ho iniziato a rimuginare sui burattini e sui fili, poi ho unito mille altre idee … e pian piano ho scritto tutto. Spero che ne sia valsa la pena!



Ah, se questo capitolo vi sembra filosoficamente delirante … non è apparenza. ^^”



* * *



Non si può manovrare una marionetta con un solo filo.

F. Herbert, La rifondazione di Dune



* * *



Capitolo 16



Io sono il burattinaio.



Le parole di Hao mostravano, in tutta la sua immensità, l’abisso che lo separava da ogni altro sciamano: egli era un onmyōji, vedeva il futuro, intrecciava i fili del destino e ne tesseva la trama, muovendo ogni forma di vita a suo piacimento, come una pedina su di una scacchiera; ma era anche un fratello, pensò Yoh, un amico che aveva sperato di poter aiutare creando un equilibrio instabile, venuto a mancare nel momento in cui aveva superato il limite, appropriandosi del Grande Spirito senza averne il diritto.



Yoh Asakura studiò il fratello e poi guardò i propri compagni: Ryu stava esaurendo le proprie forze per salvare la vita di Horohoro e Ren, al suo fianco, fremeva di rabbia.

Un nodo gli bloccò il respiro e deglutì, colpevole.

Si erano conosciuti essendo tutti guidati dal sogno di diventare Shaman King, ed erano diventati amici, uniti per salvare l’umanità dal terribile progetto di Hao; ma ora, di fronte al nemico, la determinazione che scorreva nel sangue del ragazzo - che non aveva dimenticato l’obiettivo ultimo di quello scontro – era alimentata da un bisogno diverso che, da sempre residente nel suo cuore, era cresciuto in lui fino a diventare principale obiettivo.

Inevitabile era il senso di colpa, per aver contato sul sostegno degli amici nell’affrontare una battaglia di cui - forse Hao aveva ragione - non conoscevano la vera causa.



Eppure sapeva, sentiva, che l’avrebbero seguito in ogni caso.



Perciò decise che era il momento d’essere sincero, con loro e con se stesso, dato che non era un vigliacco.



«Io sono uno sciamano e per questo devo sconfiggerti, Hao, e privarti del Grande Spirito; ma in realtà, ciò che muove i miei passi ora, è soltanto quello che provo per Anna. Voglio portarla via da te.»



Hao rise forte: «Corretto come sempre, Yoh! Rivela la verità e ti mostrerò il destino che la segue!» Schernì, la sua esaltazione era al culmine: «Ma non ti sarà possibile togliermi ciò che possiedo senza pagare il suo valore!»

Pagherò qualsiasi prezzo, pensò Yoh, ma non trovò la voce per dirlo. Fino a quel momento, erano stati i suoi amici ad aver rischiato la vita per lui, che avrebbe pagato qualsiasi prezzo ma, in realtà, non possedeva nulla.

Hao tese il braccio destro e lasciò che Spirit of Fire s’avvolgesse intorno ad esso prendendo la forma di un’immensa spada infuocata.

Yoh trasferì l’Oversoul di Spirit of Earth nell’Harusame e Amidamaru si affiancò allo spirito della Terra consentendogli di sfruttare la potenza di entrambi.



Se Hao poteva leggere nel pensiero di suo fratello, anche Anna poteva farlo.

Le parole e i pensieri del ragazzo, che rivelavano una verità forse più ovvia di quanto egli credesse, le avevano trasmesso una strana inquietudine. Come se lui avesse altro da dire, che lei ancora non aveva capito.

Anna si chiese di nuovo perché, dopo ben cinque anni, era ancora legato a lei in quel modo. Perché non la odiava o, semplicemente, non l’aveva dimenticata?

Conoscendolo, probabilmente non si era mai rassegnato alla sua scelta di abbandonarlo per Hao.

O forse, non credeva che fosse una scelta.



All’improvviso, ricordò le sue parole: “Non sei libera di lasciarlo.”

Il cuore le balzò in gola e intuì ciò che Yoh aveva tentato di dirle dal primo momento in cui l’aveva rivista. Si guardò i polsi e sbarrò gli occhi: attorno alla sua pelle chiara era avvolto un sigillo dorato, come quello che legava Shaeera.



Non l’aveva mai notato!



Quel sigillo era di fattura identica, ma non poteva avere lo stesso effetto, pensò l’Itako, perché lei, a differenza di Shaeera, non aveva bisogno di Hao per sopravvivere. Quindi non si trattava dello stesso sigillo, si trattava semplicemente di catene. Catene invisibili e senza fine, indolori, che le lasciavano la libertà di essere in ogni luogo, ma che sempre avrebbero ricondotto Hao da lei.



Come aveva fatto Yoh a vederlo?

E soprattutto, quando aveva perso la libertà?



Di certo in un momento in cui Hao aveva dubitato della sua fedeltà, pensò, quella scelta era il riflesso della paura d’essere lasciato o tradito.

Poi si ricordò. Era accaduto quella sera, quando lo aveva redarguito per la sua stupidità, quando le mani di Hao si erano strette intorno ai suoi polsi procurandole quell’insolito pizzicore, … quando lei aveva notato che il profumo della sua pelle era identico quello di Yoh.

Era stato allora che lui aveva deciso di incatenarla a sé con qualcosa di più vincolante di un semplice patto, perché probabilmente in quel momento, per la prima volta, aveva avuto paura di perderla, così come lei aveva temuto di perdere se stessa.



Come aveva potuto, Hao, giocarle un simile inganno?!



Era meschino e vile.



Era imperdonabile.



«Non dimenticare che io sono lo Shaman king!» La voce di Hao tuonò mentre si avventava sul fratello. Yoh rispose all’attacco parando il suo colpo con pari forza, ma maggiore fatica.

Per qualche istante i visi dei due fratelli furono così vicini che poterono sentire l’uno l’ansimare affaticato dell’altro. Poi Hao balzò indietro e scoppiò a ridere, consapevole dell’insormontabile dislivello che li separava: Yoh avrebbe resistito ancora per poco, mentre lui poteva permettersi di giocare.

Attaccò fendendo l’aria in diagonale. «Non hai speranze di battermi, posso prevedere ogni tua mossa!» Minacciò.

Le spade dei due fratelli si scontrarono. Yoh arrancò e dovette aiutarsi con entrambe le mani per arrestare la violenza del colpo, ma nessuno sembrava disposto a cedere il passo.

Nessuno, forse, era deciso a fare sul serio.



Gli occhi di Anna guizzavano nervosi da uno sciamano all’altro mentre le sue mani scivolavano frenetiche lungo la collana di perle, arrotolandola, tirandola, forzandola nervosamente, facendo digrignare le perline l’una contro l’altra, in un crescere di collera inarrestabile. Esigeva una spiegazione per ciò che le era stato fatto, ma non intendeva interferire nella battaglia per il titolo di Shaman King.

I due Asakura stavano combattendo l’uno contro l’altro per il potere.



… O per lei?



Fu la considerazione di un istante.

Il tempo sufficiente per indurre le mani della ragazza a tendere con troppa forza il filo della collana dalle milleottanta perle; un sibilo sottile ne precedette la rottura. Senza che ella se n’accorgesse, una perlina ribelle scivolò dalla guida e rimbalzò in terra e, rotolando placida, si fermò proprio accanto alla piccola Opacho.



Nello stesso momento, Spirit of Fire riprese la propria forma e, issandosi Hao sulle spalle, si erse fra i presenti in tutta la sua divinità; il Grande Spirito pulsava al suo interno come un'inesauribile fonte d’energia. Lo Shaman King assaporò il piacere di osservare dall’alto il campo di battaglia. «Divorerò i tuoi spiriti prima che tu te n'accorga, e poi toccherà a te!» Annunciò a Yoh con un ghigno vendicativo. In risposta il terreno tremò: Spirit of Earth si liberò della forma che il suo maestro gli aveva dato e riprese la propria essenza, torreggiando alla pari con lo spirito del fuoco.

Spirit of Fire allora s’ingigantì, raddoppiando la propria figura fino a danneggiare il soffitto.

Pietre e calcinacci franarono in terra.



Si sentì il grido spaventato di Shaeera. La ragazza aveva gli occhi gonfi, arrossati dal pianto e il suo unico pensiero era la crudeltà con cui Horohoro era stato colpito.

Hao la guardò stizzito.



Inutili lacrime per un insignificante sciamano!



Ella aveva intuito che Ryu, chino sul ragazzo da un tempo interminabile, gli avrebbe ridato la vita, eppure frignava senza sosta, lacrime miste di impotenza e colpevolezza. Desiderava la fine di ogni sua sofferenza e nello stesso tempo si riparava dal crollo innocuo di qualche ciottolo.

Hao trovò quel comportamento grottesco, esplicativo della natura umana che preferisce il calore del bacio di un uomo, piuttosto che il potere di un dio.



Che cosa vedi in lui, che sia migliore del mio regno?



La rabbia di Hao crebbe alimentando le fiamme del Grande Spirito, affinché esse sciogliessero anche l’ultima porzione di ghiaccio che imprigionava Shaeera.



Hai deciso di lasciarmi, ma non avevi il permesso di farlo.

Hai tradito il Re, per questo hai perso.



Shaeera non perse un istante, si rialzò e corse verso Horohoro senza chiedersi il perché di quell'improvvisa libertà, ma non fece che pochi passi. Spirit of Fire la strinse nel proprio pugno sollevandola da terra.



Lei gridò per la stretta dolorosa che le toglieva il respiro. Senza speranza, cercò di liberarsi.

«Lasciala andare!» La minaccia di Yoh giunse ad Hao flebile come l’eco di un grido lontano.



Tu scrivi la trama, fratello.



Lo spirito del fuoco aprì la mano con cui stringeva la ragazza facendola precipitare.

Lei piangeva ancora, sembrava che non riuscisse a smettere di farlo, osservò Hao affondando il viso nell’ampio risvolto del mantello e chiudendo gli occhi, come se in quel modo fosse possibile placare il bruciore che accompagnava quello stupido senso di solitudine.



«E’ questo che volevi, no? Morire…» mormorò e, congiungendo le mani, recitò l’incantesimo che necessario per sciogliere il sigillo.

In quel momento Spirit of Earth s’avventò contro con Spirit of Fire.

«Combatti contro di me! Maledizione!» Gridò rabbioso Yoh.

Fra le fiamme che si spandevano per la sala generando un calore quasi insopportabile, Yoh si scontrò con Hao, riportando la sua attenzione sulla vera battaglia.



Lo Shaman King sentì istintivamente di voler motivare quell’improvvisa tregua: «più saranno le mie vittime, maggiore sarà il mio potere!» affermò «Divorerò tutte le marionette che hai condotto con te e infine, quando avrò la tua anima, sarò perfetto.»

Un potente assalto di Spirit of Fire seguì le sue parole, questa volta non diretto contro lo spirito della terra, ma contro Yoh. Lo sciamano fu sbalzato lontano dalla sola onda d’urto di quella forza; con fatica si rialzò per evitare la violenza del colpo, ma non fu raggiunto dall’attacco.

A bloccare il nemico si ergeva, accompagnato dal crepitio di una scarica elettrica, Spirit of Thunder, con Ren alla sua guida. «Io non sono una marionetta!» Esclamò il discendente dei Tao, «ma tu sei un bastardo! Combatto con Yoh perché io ho scelto di farlo, perché noi … Noi condividiamo qualcosa … che tu non puoi capire!»



Quelle parole, colme d’orgoglio e allo stesso tempo d’emozione, diedero a Yoh una nuova energia.

Non ammetterà mai più d’averle dette, pensò il giapponese e affiancando l’amico gli sorrise candido: «grazie», mormorò.

«A quanto pare, hai sempre bisogno di me.» Sbuffò Ren.



In quella sala Opacho era l’unica a non preoccuparsi per l’incontro, e fu la sola anche a notare la perlina lucida e brillante che era rotolata ai sui piedi. Si allungò per raccoglierla e rimase affascinata dalla sua lucentezza; percepì che racchiudeva un immenso potere, ma che non valeva nulla senza le sue compagne. Così alzò lo sguardo per verificarne la provenienza e vide Anna, traboccante d’inquietudine e di rabbia.

La piccola si chiese se Hao, tanto preso da quella battaglia così lunga, si fosse accorto di ciò che realmente si stava sgretolando in quella stanza.



Il Re degli Sciamani non nascose la propria sorpresa per l’inaspettato risvolto dello scontro: sapeva che Yoh, essendo suo fratello gemello, era in grado di controllare uno degli spiriti elementali, ma non immaginava che anche Ren Tao potesse raggiungere quel livello.

Doveva essere accaduto dopo gli scontri nei Plant, quando l’avevano attaccato come impavidi novellini senza la minima idea di cosa significasse sfidare lo Shaman King. Dopo la cocente sconfitta, probabilmente li aveva radunati Saty, la principessa infernale, con l’obiettivo di addestrare nuovi guerrieri votati ad impedire che lo Shaman King regnasse indiscusso.

Data questa svolta, era possibile che almeno uno degli altri due sciamani possedesse abbastanza forza spirituale per controllare Spirit of Rain.

In condizioni ottimali, pensò Hao osservando Ryu, sudante ed affannato, che aiutava Horohoro a rialzarsi. In quello stato, forse, non erano in grado di farlo.



Ryu si lasciò andare, sfinito, sul marmo lucido, ansimava forte, come se avesse combattuto fino allo stremo, ma in realtà non aveva fatto nulla. Tutta la sua energia era svanita e sapeva di non poter essere d’aiuto più a nessuno, ma in realtà aveva salvato Horohoro.

L’Ainu si era finalmente ripreso. Era seduto e guardava, ancora un po’ frastornato, i propri abiti sporchi di sangue, finché si accorse dello scontro che imperversava tra Hao e i suoi amici e si passò una mano fra i capelli spettinati, scostandoli dalla fronte. Guardandosi intorno cercò la fascia che si era slacciata, la raccolse e la strinse fra le mani; infine, si volse verso Ryu.

Non ci fu bisogno di alcuna spiegazione.

«Grazie amico», mormorò al motociclista pur sapendo che le parole non sarebbero bastate ad esprimere la sua riconoscenza. Ryu, troppo debole per parlare, fece un cenno col capo.

Horohoro allora si alzò in piedi e si riallacciò la fascia sulla nuca, poi si sbarazzò della giacca insanguinata gettandola a terra.

In quel momento vide Shaeera, distesa a terra, ferita e priva di sensi, provò l’impulso di correre da lei.

«Horohoro… » lo trattenne Ryu, affaticato dallo sforzo di mantenere un voce ferma e severa.

Il ragazzo dai capelli azzurri si voltò verso di lui quasi offeso, mostrando nello sguardo un’immensa determinazione: «so cosa devo fare, Ryu. Non commetterò altri errori.»



Insieme ad Horohoro anche Opacho si alzò in piedi, un po’ annoiata da tutto quel baccano, si mosse lenta, quasi irreale, come se fosse rimasta lì immobile per secoli e quello fosse il momento del suo risveglio, in modo talmente anonimo e silenzioso che nessuno la notò. Nemmeno Anna, che la vide soltanto quando se la ritrovò di fronte.

La piccola le mostrava il palmo della mano destra sul quale brillava la perlina ribelle.

Senza dire una parola, Anna prese la perla fra l’indice e il pollice e la infilò nella collana, che all’improvviso si richiuse, ricostruendo magicamente il filo spezzato.



«E’ una collana piena di poteri» commentò la piccola con un dolce sorriso.



Anna scrutò silenziosa la bambina.

Senza averne motivo pensò una cosa che non aveva mai immaginato. Pensò che Opacho possedesse un potere ben più grande della capacità di leggere la mente, che conoscesse il futuro. Non come chiaroveggente, ma che in qualche modo, fosse in grado di vedere tutte le strade che si snodano davanti ad una scelta.

E lei, confusa com’era, avrebbe voluto chiedere alla bambina di decidere al posto suo, lei che poteva valutare la via più conveniente; ma la piccola era impaziente e voleva tornare ai propri giochi: «Si perde sempre qualcosa…» mormorò volgendole le spalle.



Anna allora osservò Hao, e poi Yoh: mentre il primo si scagliava sul nemico con straordinaria potenza, il secondo, benché travolto in difesa da un vorticare di energie, chissà come, trovò il tempo di guardare verso di lei.



La sensazione improvvisa - sulla pelle - fu come se cinque anni non fossero mai trascorsi.



Quando i loro occhi s’incrociarono l’espressione di Anna era gelida ed impassibile, ma a Yoh bastò perdersi in quegli occhi scuri appena un istante, per sentire il cuore saltargli in gola e per capire che suo fratello, Hao Asakura, aveva dimenticato una cosa importante.
Aveva dimenticato che si possono imprigionare i corpi, si possono controllare le menti e si può sigillare una vita, ma non c’è nulla che possa possedere un cuore.
Specialmente, se è quello di Anna Kyoyama.



Perché se tu sei con me, Anna, io posso vincere.



* * *



Continua…



* * *



Innanzi tutto, auguri di Buon Anno a tutti i lettori!
Mi scuso se non rispondo ai vostri ultimi commenti, ma sono di corsa e vorrei pubblicare il capitolo!! Risponderò a tutti nel prossimo, che poi sarà l'ultimo!! Bye bye, Sihaya

   
 
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