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Autore: Super Husbands    15/06/2013    3 recensioni
Il Mandarino è finalmente sconfitto, ma gli incubi di Tony Stark non sono certo finiti e tanto meno gli attacchi di panico. E allora, cosa c'è di meglio dell'affrontare i propri demoni a testa alta e con coraggio? D'altronde non è quello che fanno tutti i supereroi? Anche loro però - a volte - hanno bisogno di un aiuto. Che sia del tutto inaspettato be', questa è un'altra storia.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Oooopssss... forse dovrei scusarmi per l'immenso ritardo, ma invece credo che vi lascerò alla gioiosa lettura di questo capitolo che ho scritto piuttosto velocemente per i miei standard, peccato che abbia messo il turbo con un giorno di troppo. c:
Il titolo è abbastanza significato ed è tratto da questa splendida canzone qua che dovete assolutamente ascoltare. *u*

Cosa dire. Sembrano tutti un po' pazzi in questo capitolo, ma spero di non aver descritto un manicomio anzichè una storia più o meno verosimile.
E anche se siete stati cattivi e non ci avete recensito il quinto capitolo :c ci auguriamo come sempre che vi piaccia e, perchè no, che questo sesto Cap (tee-hee) vi ispiri a farci sapere cosa ne pensate. ♥
Un bacio, Iron Heart, half of the SuperHusbands

 



Capitolo 6 - Last Hope.

 

– Nonono- NON CI PENSARE NEANCHE! – 

L’intera sala si girò, sentendosi chiamata in causa, verso la figura di Tony, non molto imponente a dire il vero, ma piuttosto autoritaria con quel dito puntato teatralmente a fendere l’aria verso un invisibile colpevole dall’alto della scalinata a chiocciola, punto distintivo fra il quarantaseiesimo e il quarantacinquesimo piano della Stark Tower, adibito a  luogo da party per l’occasione.

C’era molto da festeggiare infatti, soprattutto per Nick Fury, finalmente libero di ciò che poteva ritenere in parte una sua creazione. Tony Stark era stato giudicato pronto per andare, guarito, sistemato, aggiustato, e, nonostante qualche segno di nervosismo occasionale, attribuito perlopiù al repentino cambio di ambiente e compagnia, il suo periodo di reclusione era finito.

Lo SHIELD gli aveva dato il via libera... e, ovviamente, senza un party in piena regola lui non si sarebbe schiodato da quella che un tempo era casa sua.

– Non pensare neanche di sistemare i cocktail lì! C’è un... – una pausa gli fu necessaria per scendere gli scalini ed avvicinarsi all’oggetto da indicare con aria ovvia. – ...tavolo qui, fatto apposta! – 

Il povero sventurato agente, probabilmente piuttosto confuso nel vedersi costretto a fare da servizio catering dopo tutti i sacrifici e gli addestramenti durissimi a cui si era sottoposto per entrare nello SHIELD, si mosse in silenzio con un’espressione di puro terrore dipinta sul volto, appoggiando sul suddetto tavolo il vassoio con delicatissimi, cristallini bicchieri riempiti di una miscela creata personalmente dalle papille gustative di Tony Stark, fra le altre cose anche ex-alcolista.

Ad ordine compiuto, quest’ultimo assunse un’espressione persino fin troppo soddisfatta: magari l’organizzazione che tanto stressava Pepper era un suo talento e piacere nascosto... nah, lo era soltanto per quel che riguardava feste, party e ricevimenti dove c’era tanto da bere e altrettanto da divertirsi.

Quel che Tony aveva infatti tralasciato nei suoi pazzi e furiosi preparativi era che gli agenti di una divisione segreta dello stato non erano esattamente fra i volti che si potevano trovare ad una festa una sera sì e l’altra pure... perciò l’intero programma ‘party’ li aveva lasciati abbastanza perplessi. Le donne erano state le prime ad adeguarsi, e già si vedevano fluttuare vestiti eleganti e strascichi colorati. 

Anche qualche giacca maschile formale faceva capolino: erano agenti dello SHIELD, dannazione, non potevano farsi trovare impreparati di fronte ad una festa improvvisata!

Altrimenti cosa avrebbero fatto di fronte ad un improvviso attacco nucleare?

Tony sbuffò, avvicinandosi con poca grazia alla vetrata che dava su New York e a Nick Fury, che osservava bonario l’andirivieni dei “suoi ragazzi”.

– Li renderà più elastici mentalmente, non preoccuparti. – 

– E chi si preoccupa, Tony. Se non si scandalizzano per un attacco terroristico nucleare... –

– Beh, eppure non mi sembra siano molto svegli. Forse dovresti rendere le selezioni più severe. Prima potrei giurare di aver visto un uomo tentare il suicidio e stavo già cominciando a sentirmi in colpa per averlo messo così in difficoltà... poi mi sono reso conto che stava semplicemente cercando di mettersi il papillon e non di impiccarsi con un nodo giapponese. – un lampo di teatrale pietà attraversò gli occhi di Tony, nascondendo un pizzico di soddisfazione per essere riuscito a strappare un sorriso all’imperturbabile Fury.

– A proposito, come mai non ti sei ancora fatto bello? – 

Senti chi parla. Era pur vero che Tony non era ancora in giacca e cravatta, ma almeno partiva con una ‘materia prima’ migliore di quella del comandante dello SHIELD. 

– Lo sono sempre. – lo informò, fingendo che il commento non lo avesse punto sul vivo.

– E... giusto per sapere, perchè dovrei? C’è qualcosa di speciale? –

Non appena Tony vide che Fury cominciava a dileguarsi fra la folla, ebbe un gran brutto presentimento.

– Pepper è sul prossimo volo in arrivo al JFK! – fu infatti l’ultima cosa che il capo dello SHIELD urlò prima di scomparire dietro l’angolo per chissà quale incombenza.

 

Perfetto.

Ci mancava solo quello, dopo una riappacificazione forzata e quasi doverosa, che era stata, come dire, messa in dubbio, dopo quello che era successo un paio di sere prima sulla spiaggia con Steve. 

A Tony sembrava che la cosa fosse scivolata addosso come acqua, o almeno, lui sperava che apparisse così, nonostante in realtà ci si stesse rompendo la testa.

Il pensiero lo martellava costantemente, e probabilmente sarebbe anche riuscito ad aprire un varco non soltanto metaforico fra i due emisferi del suo cervello, se lui non avesse continuato a seppellirlo con milioni di altre inezie, piccole preoccupazioni e minuscoli piaceri, che, ammassati l’uno sull’altro, gli impedivano di pensare al fattaccio.

Un bacio.

Aveva visto Steve di sfuggita qualche volta, mentre passava per andare non voleva sapere dove, nè come, nè quando, anzi, non voleva proprio sentirlo nominare.

Si erano evitati accuratamente, senza condividere pasti, stanze o aria neanche per un secondo. 

Tony aveva colto al volo l’occasione di una festa d’addio, prima di tutto perchè anche solo nel nome c’era la promessa di non dover pensare più a Steve, poi perchè l’impegno dei preparativi avrebbe messo al lavoro il suo cervello impedendogli di pensare a cose meno importanti, come, ad esempio, il fatto che aveva baciato Capitan America.

E gli era piaciuto!

Si infilò le mani nei capelli, come a strapparseli dallo scalpo.

In più, stava arrivando anche Pepper!

Dio, piuttosto avrebbe preferito morire, ma il suo immenso orgoglio e la sensazione che la sua scomparsa sarebbe stata una perdita troppo grande per il mondo gli impedivano di attuare qualsiasi piano suicida potesse congegnare chiuso nel bagno di quello che era il suo appartamento da una settimana.

Guardò l’orologio che gli ticchettava beffardo sul polso, ricordandogli di un problema che teoricamente non esisteva, siccome nessuno - o almeno sperava! - era a conoscenza di quello che era successo qualche notte prima.

– Tony? –

La voce di Fury tuonò attraverso la porta che si era premurato di chiudere a chiave, assentandosi con la legittima scusa di rendersi ancora più presentabile per la sua bella, cosa che non aveva fatto, neanche un po’.

– Che c’è? –

Si alzò dal bordo della vasca su cui si era seduto, dandosi una rapida occhiata allo specchio e piegando la bocca in una smorfia disperata nel vedere cosa esattamente aveva combinato ai suoi capelli.

Maledetti loro, la loro tendenza a volare sparati in ogni direzione e le sue mani che non sapevano star ferme.

Li aggiustò alla bell’e meglio, ricordandosi anche del meraviglioso fiore nel taschino della giacca, ormai un po’ triste.

– E’ arrivata Pepper! –

– Oh! –

Stavolta il tono sorpreso non gli era uscito troppo bene, eh?

– Arrivo subito! –

Già meglio.

 

– Tony! –

Un urlo nell’inconfondibile timbro di una voce di donna, e che donna.

Pepper Potts, amministratore delegato delle Stark Industries, nonchè nella posizione piuttosto precaria di sua compagna per la vita, si stava letteralmente catapultando giù dalle scale, gli occhi pieni di quei sentimenti contrastanti e incomprensibili tipici del genere femminile che Tony non avrebbe mai capito.

Un secondo gli sembrava di vedere nient’altro che un’immensa rabbia, il momento dopo, invece, scorgeva una timida preoccupazione, e infine un flebile senso di colpa, seguito da una punta di disperazione.

Era avvolta nel suo solito tailleur bianco, che Tony detestava, siccome gli sembrava, in qualche modo infantile, la cosa più pura, immacolata e lontana da se stesso che avesse vicino.

Eppure, in quel momento, nessuno dei due esitò nell’abbracciare l’altro in una stretta densa di significato e piena di profumi riscoperti. 

– Ehi, Pep. –

– Tony... – 

– Ciao. – 

La sala intorno a loro riprese a muoversi lentamente, con qualche discreto colpo di tosse e qualche parlottare a volume più alto del normale. 

Beh, in effetti erano proprio uno spettacolo.

Sembrava quasi un film: una colossale litigata, poi una mite, tranquilla e soprattutto falsa riappacificazione.

O almeno, Tony aveva sentito per certo le corde di violino tese sulla schiena di Pepper mentre l’abbracciava, così come era sicuro che lei avesse notato le sue spalle contratte in un vano tentativo di rilassarle.

Lei era lì, splendente, splendida e, come al solito, tremendamente cortese e affabile con tutti. L’aveva preso, appeso al suo braccio come uno strano koala e aveva cominciato a fare un giro di saluti assolutamente necessario probabilmente per evitare di rimanere sola con lui. Ormai poteva anche vantarsi di conoscerla un po’, e sapeva che stava cercando di rimandare qualcosa.

– Pep, tesoro... –

– Sì? Dimmi tutto! –

Il modo in cui si era girata di scatto, con una voce talmente tagliente e una sorta di panico negli occhi, era stata la scintilla finale.

Tony l’aveva afferrata con una forza piuttosto sorprendente e forse anche maleducata, ma non gliene importava un accidenti. 

– Scusate, gentile folla, ma dobbiamo parlare! –

Nick Fury sospirò in un angolo.

Le sue uscite di scena devono essere sempre teatrali, eh?

 

– Dimmi cosa succede e... –

– E ti dirò chi sei? No, Tony, non ho bisogno che tu mi faccia da psicologo, grazie. –

La voce di lei, che tremava quasi incontrollata mente si sforzava di guardare da un’altra parte, lo fece rimanere a bocca aperta.

Ma cos- la situazione si era trasformata da un felice incontro ad un dramma in appena poco più di mezz’ora?!
Tony si era sempre riconosciuto un tipo elastico e pronto ai cambiamenti, ma non pensava che la cosa fosse così drastica e grave.

– Pepper... – fu l’unica cosa che riuscì ad uscire dalla sua bocca dopo qualche secondo di silenzio pieno di panico.

– Sì? – l’isteria nella sua voce sembrava sul punto di esplodere da un momento all’altro in una distruttiva cascata. 

...E infatti non aspettò molto.

– Tony... Tony- ascolta... – la prima lacrima cadde sul tappeto, accompagnata da un nervoso gesto col pugno.

Non doveva proprio farsi vedere in quel gesto di debolezza, eh? 

Ormai però il danno era fatto, e la sua voce si incrinò sempre di più mentre gli singhiozzava addosso un fiume di parole confuse che Tony, col senno di poi, avrebbe tanto voluto registrare.

– Io ci ho provato, te lo giuro, ci ho provato a farcela da sola, ad aiutarti, a cercare di gestire tutto per conto mio... –

Un sopracciglio alzato sul volto di Tony, ancora indeciso se esprimere preoccupazione o scetticismo, non ebbe il tempo di trovare una posizione prima che Pepper lo interpretasse a suo modo.

– Lo so che non sei stato via tanto e infatti... – un singhiozzo che le fece tremare le ossa. – ...non si tratta di questo... E’ una cosa che va avanti da molto più tempo, tu che... io che mi prendo ogni responsabilità, ogni dovere a cui tu non hai voglia di adempiere e ogni compito di cui non capisci l’importanza... –

Ogni parola era uno spillo conficcato nell’avambraccio di Tony, con la stessa forza delle unghie di Pepper, ancora ancorata a lui.

– Per te la vita non è stata facile, certo, sei Iron Man!, ma chi ha pensato a tutto ciò che non volevi o non riuscivi a fare, volente o nolente? L’ho fatto perchè ti amo, Tony, perchè ero convinta che così riuscissi ad essere una donna che meritava di starti accanto e non solo l’ennesimo sgabuzzino in cui gettare ogni cosa che non vuoi più vedere, lasciandomi a prendermene cura da sola... –

Pepper aveva riguadagnato un po’ del suo caratteristico contegno, che Tony invidiava in una strana maniera, siccome lui ne aveva forse anche più di lei.

La sua collana di perle era bagnata di lacrime, che Tony cercò di asciugare con il pollice, rendendosi presto conto che sarebbe stato come cercare di dare lo straccio con un fazzolettino. 

Avrebbe avuto milioni di controargomentazioni pronte, ma non avrebbero fatto altro che peggiorare le cose. Pepper veva bisogno di comprensione... e Tony quasi si picchiò quando la parte narcisista del suo cervello lo avvertì cordialmente che anche lui stava attraversando un difficile momento psicologico, sicuramente più impossibile di quello di lei, che andava anteposto alle necessità degli altri.

Fottiti.

Non era facile cercare di far pace col proprio cervello mentre la tua donna ti singhiozza sulla spalla, cullandosi avanti e indietro con un dondolìo ritmico sulle punte dei piedi, cercando di rassicurarsi... di nuovo da sola. 

Il turbinio dei suoi pensieri stava per depositarsi e cominciare a sbrogliarsi con calma, quando parole fatali uscirono dalla bocca di Pepper.

– Sei un irresponsabile, Tony Stark, e io... credo di non farcela più a starti dietro. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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