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Autore: SusieAndIris_21    15/06/2013    2 recensioni
Dio Infatti
non risparmiò gli angeli
che avevano peccato,
ma li precipitò
negli abissi tenebrosi
dell'inferno,
serbandoli per il giudizio..
______________
Angel!Blaine and Nephilim!Kurt
______________
Fantasy/Dark
Kurt, non perchè nella sua città non ci siano molti come lui, ma non ha mai messo l'amore in cima alle sue priorità. Almeno finché a scuola non arriva Blaine. Lui ha un sorriso irresistibile e un inspiegabile talento per leggere ogni suo pensiero. E, malgrado gli sforzi per evitarlo, Kurt sente che l'attrazione che prova verso il suo nuovo compagno è destinata a crescere..
_______
Racconto, interamente basato sul romanzo di Becca Fitzpatrick (Il bacio dell'angelo caduto/Hush Hush), ma con personaggi differenti, qui non troviamo Nora e Patch, ma Kurt e Blaine (che non appartengono a me in quanto personaggi inventati di una serie televisiva, Glee).
..... Iris ♥
Genere: Angst, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Mercedes Jones, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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4 -Maglione Verde.

       Non siamo... compatibili.

 

 

 

 

 

Sfrecciai dritto senza vedere davvero dove andavo, superai casa mia, quindi feci inversione e tornai indietro verso il centro. Chiamai Mercedes.

- E’ successa una cosa... io... lui... non c'era... la Neon...

- Stai dando i numeri. Che c'è?

Mi asciugai il naso con il dorso della mano.

Tremavo.

 -È sbucato dal nulla.

-Chi?

Cercai di raccogliere i pensieri e incanalarli in un flusso di parole. - Mi è comparso davanti!

- Cavoli. Cavoli, cavoli, cavoli. Hai investito un cervo? Ti sei fatto male? Bambi come sta? -. Poi emise un suono a metà tra un ululato e un gemito. - La Neon?

Aprii la bocca, ma Mercedes mi interruppe.

- Non pensarci, sono assicurata. Dimmi solo che la mia bimba non è tutta coperta di brandelli di cervo. Niente brandelli di cervo, vero?

Qualsiasi risposta stessi per dare a Mercedes svanì.

La mente galoppava veloce.

Un cervo.

Forse avrei potuto raccontare che avevo investito un cervo.

Volevo confidarmi con Mercedes, ma allo stesso tempo non volevo passare per pazzo. Come spiegarle di aver visto il tipo che avevo appena investito alzarsi in piedi e iniziate a strappare la portiera dell'auto?

Abbassai il colletto fino alla spalla e controllai: non si vedevano segni rossi nel punto in cui mi aveva afferrato.

Tornai in me con un sussulto.

Davvero stavo prendendo in considerazione l'idea di negare l'accaduto?

Io ero sicuro di quello che avevo visto, non l'avevo immaginato.

- Oh, cavolo - disse Mercedes. - Non hai risposto. È incastrato tra i fanali, vero? Te ne vai in giro con un cervo incastrato nel cofano a mo' di spazzaneve.

- Posso dormire da te? - Volevo solo togliermi dalla strada, dal buio. Improvvisamente, mi resi conto che per arrivare da Mercedes dovevo ripassare da quell'incrocio, e mi mancò l'aria.

- Vieni pure, ti aspetto - disse Mercedes. - Sono in camera mia.

Con le mani salde sul volante, avanzai nella pioggia pregando di trovare verde all'incrocio.

Fui esaudito e passai a tavoletta, lo sguardo fisso davanti a me, se si escludono le continue occhiate ai lati della strada.

Del tizio con il passa-montagna nessuna traccia.

 

Dieci minuti dopo parcheggiavo davanti a casa di Mercedes. Il danno alla portiera era notevole, tanto che per uscire dovetti prenderla a calci. Poi corsi fino alla porta d'ingresso, mi rifugiai dentro e scesi in fretta le scale che portavano al seminterrato.

Mercedes era seduta sul letto a gambe incrociate, con il portatile sulle ginocchia e gli auricolari collegati all'iPod. -Che faccio, vado a vederli subito i danni o è meglio rimandare a dopo una buona notte di sonno? - gridò, perché ascoltava musica a tutto volume.

- Forse e meglio rimandare.

Mercedes chiuse di scatto il portatile e si tolse gli auricolari. -No, togliamoci il pensiero.-

 

Una volta fuori casa, restai imbambolato a fissare la Neon. La serata non era calda, ma nemmeno tanto fredda da giustificare la pelle d'oca.

 

Niente finestrino frantumato.

Niente portiera scardinata.

 

- C'è qualcosa che non va... - dissi, ma Mercedes non stava ascoltando, troppo impegnata a esaminare ogni centimetro della sua auto.

Feci qualche passo avanti e toccai il finestrino.

Il vetro era intatto.

Chiusi gli occhi e, quando li riaprii, il finestrino era ancora senza un graffio.

Feci il giro dell'auto. Avevo quasi terminato quando, all'improvviso, mi fermai.

Il parabrezza era scheggiato proprio nel centro.

- Sei sicura che non fosse uno scoiattolo? - disse Mercedes.

Ripensai agli occhi dietro il passamontagna.

Erano incolore, non riuscivo bene a distinguerne il colore, ma potrei giurare di aver visto qualcosa simile al miele..

Miele.

Ambra come... quelli di Blaine.

- Guardami, sto piangendo di gioia- Sdraiata sul cofano, le braccia aperte come ad abbracciarlo, strillava: - Solo una minuscola incrinatura!

Sfoderai un bel sorriso, anche se avevo lo stomaco sottosopra. Solo cinque minuti prima il finestrino era in frantumi e la portiera divelta. In quel momento, invece, sembrava impossibile.

Anzi no, sembrava folle.

Io però avevo visto il pugno sfondare il finestrino, avevo sentito le sue dita affondarmi nella spalla.

O no?

 

Più cercavo di rievocare l'incidente, meno riuscivo a ricordare. Frammenti di informazioni mancanti ostacolavano il flusso della memoria.

I dettagli svanivano.

Era alto o basso?

Magro o robusto?

Aveva detto qualcosa?

Non riuscivo a ricordare. Era quella la cosa più spaventosa.

 

 

 

La mattina seguente, Mercedes e io uscimmo di casa alle sette e un quarto. A bordo della Neon praticamente perfetta, raggiungemmo il Lima Bean per una colazione a base di cappuccino.

Le mani strette intorno alla tazza bollente, cercavo di sciogliere il gelo che sentivo dentro. Sapevo di aver fatto la doccia, di aver indossato una camicia e un cardigan che avevo rimasto da Mercedes per i nostri pigiama party e di essermi anche passato un po' di crema idratante, ma mi ricordavo a malapena di averlo fatto.

- Non voltarti – disse Mercedes - ma maglione verde continua a guardare da questa parte e sembra apprezzare le gambe che nascondi dentro i jeans... Oh! Mi ha appena salutata. Non sto scherzando. Un breve saluto militare, con due dita. Che carino!-

Non stavo ascoltando.

Per tutta la notte, avevo rivisto nella testa l'incidente della sera prima, mandando in fumo ogni tentativo di dormire. Avevo le idee confuse, gli occhi secchi, le palpebre pesanti e non riuscivo a concentrarmi.

- Il tipo con i capelli corti sembra un tipo normale, mentre il suo amico ha l'aria dell'incorreggibile cattivo ragazzo - continuò Mercedes. - Sembra voler dire: "Statemi alla larga". Dimmi che non somiglia al figlio di Dracula. Dimmi che mi sto facendo prendere dall'immaginazione.-

Alzai gli occhi quel tanto che bastava per guardare il tizio senza che se ne accorgesse. Viso bello e delicato.

Capelli biondo che gli ricadevano sulle spalle. Occhi color cromo. Non aveva un filo di barba e indossava una giacca impeccabile sopra il maglione e un paio di jeans scuri firmati. Dissi: - Ti stai facendo prendere dall'immaginazione.-

- Ma non hai visto gli occhi infossati, l'attaccatura dei capelli a punta, il fisico alto e allampanato? Potrebbe addirittura essere abbastanza alto per me.-

Mercedes e alta quasi un metro e ottanta, ma ha la fissa dei tacchi alti. E ha anche la fissa di non voler uscire con ragazzi più bassi di lei.

- Okay, cosa c'è che non va? - chiese Mercedes. - Hai chiuso le comunicazioni. Non è per il parabrezza scheggiato, giusto? È perché hai investito un animale? Ma può capitare a tutti. Certo, se tuo padre traslocasse dalla landa desolata, le possibilità si ridurrebbero di molto.-

Avrei raccontato a Mercedes quello che era davvero successo. Presto. Avevo solo bisogno di riordinare i dettagli. Il problema era che non riuscivo a capire come.

I miei ricordi erano sfocati, come se una gomma avesse cancellato la mia memoria lasciando un vuoto.

Ripensandoci, ricordavo solo la pioggia che veniva giù a cascata sui finestrini, rendendo tutto confuso.

Avevo davvero investito un cervo?

- Mmm, vediamo un po' - disse Mercedes. - Maglione verde si sta alzando. Quello si che è un corpo che conosce bene la palestra. E sta decisamente venendo verso di noi, con gli occhi puntati sulla preda: tu.

In un batter d'occhio fummo raggiunti da una voce profonda e cortese: - Ciao.

Mercedes e io alzammo lo sguardo nello stesso momento.

Maglione verde era proprio dietro il nostro tavolo, i pollici nelle tasche dei jeans. Aveva gli occhi castani. I capelli corti, biondi erano spettinati ad arte.

- Ciao a te - disse la mia amica. - Io sono Mercedes e lui è Kurt Hummel.

Le rivolsi un'occhiataccia. Non avevo gradito il fatto che avesse aggiunto il mio cognome: sentivo che aveva violato un tacito contratto tra amici, per non dire tra migliori amici, riguardo alla conoscenza di ragazzi nuovi. Feci un tiepido cenno di saluto e portai la tazza alle labbra, scottandomi la lingua.

Lui trascinò una sedia dal tavolo accanto e si sedette a cavalcioni, le braccia appoggiate alla spalliera. Poi mi porse la mano e disse: - Sono Jeff Sterling-.

La strinsi sentendomi un po' troppo formale. - Lui è Jules - aggiunse, indicando con il mento il suo amico.

La definizione di Mercedes era notevolmente sottostimata.

Dall'alto della sua più che considerevole statura, il ragazzo prese posto accanto a lei, facendo sembrare minuscola la sedia.

- Credo che potresti essere il ragazzo più alto che abbia mai visto - stava dicendo Mercedes.

- Sono un metro e ottantacinque.

Jeff si schiarì la voce. – Gradite qualcosa da mangiare?

- Io sono a posto - dissi, mostrando la tazza. - Ho già ordinato.

Mercedes mi diede un calcio sotto il tavolo. - Lui prende una ciambella con la crema. Facciamo due.

- Addio dieta? - chiesi alla mia amica.

- Guarda che il baccello di vaniglia è un frutto. Un frutto marrone.

- È un legume.

- Sicura? No.

Jules chiuse gli occhi e si massaggiò con due dita la base del naso. Sembrava entusiasta di sedere insieme a noi quasi quanto lo ero io di stare con loro.

Jeff si alzò per andare al bancone e io lo seguii con lo sguardo. Frequentava sicuramente la scuola superiore, ma non l'avevo mai visto.

Me lo sarei ricordato. Aveva un carattere affascinante, estroverso, che non passava inosservato. Se non fossi stato così sottosopra per l'incidente, avrei potuto davvero provare interesse per lui. Come amico... magari qualcosa di più.

- Vivi da queste parti? - chiese Mercedes a Jules.

- Mmm.

- A che scuola vai?

- Dalton Accademy.- Lo disse con una punta di superiorità.

- Mai sentita.

- Scuola privata. Westerville. Le lezioni iniziano alle nove.

Sollevò la manica e diede un'occhiata all'orologio.

Mercedes tuffò la punta del dito nella schiuma del latte e poi lo leccò via. - É costosa?

Jules la guardò in faccia per la prima volta e spalancò gli occhi.

- Sei ricco? Scommetto di si - insistè Mercedes.

Jules guardò la mia amica come se lei gli avesse appena schiacciato una mosca in fronte e spostò indietro la sedia per allontanarsi da noi.

Nel frattempo, Jeff era tornato con una scatola che conteneva sei ciambelle.

- Due con la crema per voi - disse, spingendo la scatola verso di me - e quattro con la glassa per me. Ho pensato di fare il pieno adesso, perché non so se ci sono caffetterie più vicine al Mckinley.

Per poco Mercedes non sputò tutto il latte. - Tu vai al MKS?

-Da oggi. Mi sono appena trasferito dalla Dalton.

-Kurt e io andiamo al MKS - disse Mercedes. - Spero ti renderai conto della fortuna che hai avuto. Qualsiasi cosa volessi sapere, tipo chi invitare alla Festa di Primavera, chiedi pure. Kurt e io non abbiamo ricevuto nessun invito... finora.

 Decisi che era arrivato il momento di lasciarsi. Jules era visibilmente annoiato e infastidito, e stare in sua compagnia non migliorava il mio stato d'animo, già abbastanza inquieto.

Guardai in modo plateale l'orologio del cellulare e dissi:

- Siamo in ritardo, Mercedes. Dobbiamo studiare per il compito in classe di biologia. Jeff e Jules, è stato un piacere conoscervi.

- Ma biologia è venerdì - disse Mercedes.

Riuscii a nascondere l'imbarazzo e feci un bel sorriso. -Giusto. Volevo dire che io ho il compito in classe d'inglese. Sull'opera di... Geoffrey Chaucer -. Stavo mentendo, lo sapevano tutti.

A una piccola parte di me dispiacque essere stato cosi scortese, soprattutto perché Jeff non aveva fatto niente per meritarselo. Io però non volevo restare un minuto di più. Volevo andare avanti e lasciarmi alle spalle la notte precedente. Forse l'amnesia non era un male, dopotutto.

Prima dimenticavo l'incidente, prima sarei tornato alla mia vita di sempre.

- Auguri per il tuo primo giorno di scuola, magari ci vediamo a pranzo - dissi a Jeff. Quindi afferrai Mercedes per un braccio e la trascinai fuori.

 

 

 

Le lezioni erano quasi finite, restava solo l'ora di biologia e, dopo una breve sosta all'armadietto per prendere i libri che mi servivano e lasciare gli altri, mi diressi in classe. Mercedes e io arrivammo prima di Blaine, così lei prese possesso della sua sedia vuota, dopodiché frugò nello zaino e tirò fuori una confezione di caramelle gommose.

- Un frutto rosso in arrivo - disse porgendomi il pacchetto.

- Fammi indovinare... la cannella è un frutto?

- Non hai neanche pranzato - insistè Mercedes, accigliata.

- Non ho fame.

- Bugiardo, tu hai sempre fame. E’ per Blaine? Non sei davvero preoccupato che ti stia perseguitando, vero? Guarda che in biblioteca scherzavo.-

Mi massaggiai le tempie. Bastava sentire il suo nome, e il dolore sordo annidato dietro gli occhi aumentava. – Blaine e l'ultimo dei miei pensieri - risposi, anche se non era del tutto vero.

- Il mio posto, se non ti dispiace.- Mercedes e io alzammo lo sguardo.

Nonostante il tono piuttosto gentile. Blaine non staccò gli occhi dalla mia amica, mentre lei si alzava buttandosi lo zaino in spalla. Evidentemente per lui non stava facendo abbastanza in fretta, perché le indicò l'uscita con un ampio gesto della mano.

-Bello come sempre - mi disse mentre si sedeva. Si appoggiò allo schienale e allungò le gambe davanti a sé.

Ovviamente sapevo che era alto, ma non mi ero mai chiesto quanto tosse alto. Adesso, osservando quanto fossero lunghe le sue gambe, pensai che potesse arrivare al metro e ottantadue, forse anche ottantacinque.

- Grazie - risposi senza riflettere. Un istante dopo avrei voluto mordermi la lingua. «Grazie»? Di tutte le cose che avrei potuto dire, quella era la peggiore. Non volevo che Blaine pensasse che mi piacessero i suoi complimenti.

Perché non era cosi... quasi mai, almeno. Non ci voleva un grande intuito per capire che Blaine significava guai, e io ne avevo già fin troppi. Forse, se l'avessi ignorato, alla fine mi avrebbe ignorato anche lui e saremmo rimasti seduti in silenzio come il resto della classe.

- E hai anche un buon profumo - aggiunse.

- Si chiama doccia.-  Avevo lo sguardo fisso davanti a me.

Vedendo che non replicava, mi voltai e dissi: - Sapone. Shampoo. Acqua calda.

- Nudi. Conosco la procedura.

Aprii bocca per cambiare discorso, ma venni messo a tacere dalla campanella.

- Via i libri - disse la coach da dietro la cattedra. - Ora vi distribuirò un questionano di preparazione al compito in classe di venerdì -. Si fermò davanti a me per distribuire i fogli. - Voglio quindici minuti di silenzio mentre rispondete alle domande. Poi parleremo del capitolo sette. Buona fortuna.-

Mi concentrai sulle prime domande, scrivendo meccanicamente perché conoscevo le risposte a memoria. Se non altro, il questionario mi teneva occupata la testa e metteva in attesa l'incidente della notte prima e la vocina che, nel subconscio, dubitava della mia sanità mentale. Mi fermai un attimo per muovere la mano alla quale era venuto un crampo, quando sentii che Blaine si piegava verso di me.

- Sembri stanco. Nottataccia? - sussurrò.

- Ti ho visto in biblioteca.- Tenevo la matita ben salda sul foglio, come se davvero mi interessasse scrivere.

-La parte migliore della serata.

-Mi stavi seguendo?

Rovesciò la testa indietro e rise sommessamente.

Provai un altro approccio. - Cosa ci facevi li?

- Prendevo un libro.

Mi sentii addosso lo sguardo della coach, così mi rimisi al lavoro. Dopo aver risposto a una seconda serie di domande, diedi una rapida occhiata a sinistra. Con mia grande sorpresa, vidi che Blaine mi guardava.

E mi sorrideva.

Il cuore fece una capriola.

Quel sorriso insolitamente attraente mi aveva colto di sorpresa. Con mio grande disappunto, mi cadde la matita dalle mani, rimbalzò sul banco e cadde a terra. Blaine si chinò a raccoglierla e me la porse, tenendola sul palmo della mano. La presi, facendo molta attenzione a non sfiorargli la pelle.

- Dopo la biblioteca - bisbigliai - dove sei stato?

- Perché?

- Mi hai seguito?

- Sembri un po' nervoso, Kurt. Cos'è successo? -.

Aggrottò le sopracciglia, ma io capii che quella preoccupazione era tutta scena, perché nei suoi occhi brillava un luccichio di scherno.

- Mi segui?

- Perché dovrei farlo?

- Rispondi alla domanda.

- Kurt -. Il richiamo della coach tentò di riportarmi al compito, ma io non potevo fare a meno di ipotizzare la risposta di Blaine.

Eppure,una parte di me desiderava solo allontanarsi da lui.

Dall'altra parte dell'aula.

Dall'altra parte dell'universo.

Poi la coach fischiò. - Tempo scaduto, fare passare i compiti. Per venerdì, aspettatevi delle domande simili. Allora... - si sfregò le mani, e quel rumore secco mi diede i brividi - passiamo alla lezione di oggi. Signorina Jones, vuole cimentarsi lei con l'argomento del giorno?

- Sesso! - annunciò Mercedes.

Smisi di ascoltare.

Blaine mi stava seguendo?

Era suo il volto che si nascondeva dietro il passamontagna, ammesso che davvero ci fosse un volto dietro a un

passamontagna?

Che cosa voleva?

In preda a un freddo improvviso, mi strinsi le braccia attorno al corpo.

Volevo che la mia vita tornasse com'era prima che Blaine ci piombasse dentro.

Alla fine dell'ora, riuscii a fermarlo prima che uscisse.

- Possiamo parlare?

Era già in piedi, quindi si sedette sul bordo del banco.

- Che cosa c'è?

- So che non vuoi stare seduto accanto a me più di quanto io non voglia stare seduto accanto a te. Forse, se gli parli, la coach potrebbe valutare la possibilità di cambiarci di posto. Basta spiegargli il problema...

- Il problema?

- Che non siamo... compatibili.

Lui si accarezzò la mascella, un gesto calcolato al quale mi ero abituata nonostante lo conoscessi da così poco tempo.

- Davvero?

- Non mi sembra la scoperta del secolo.

- Quando la coach mi ha chiesto ciò che mi attira in un partner, ho parlato di te.

- E tu rimangiati tutto.

- Intelligente. Attraente. Vulnerabile. Non sei d'accordo?

Il suo unico scopo era quello di infastidirmi, e saperlo non faceva che irritarmi di più. - Hai intenzione di chiedere alla coach di cambiarci di posto o no?

- No. Cominci a piacermi.

Cos'avrei dovuto rispondere? Ovviamente stava cercando di provocare una reazione da parte mia. Il che non era difficile, visto che non riuscivo mai a capire quando scherzava e quando era sincero.

Comunque cercai di rispondere con voce calma e composta.

- Credo che ti troveresti molto meglio con qualcun altro. E credo che tu lo sappia -. Sorrisi, teso ma educato.

- Potrei rischiare di finire accanto a Mercedes -. Anche il suo sorriso era educato. - E non ho intenzione di sfidare la sorte.

 

Mercedes scelse proprio quel momento per comparire dietro di noi. Il suo sguardo guizzava dall'uno all'altra. - Interrompo qualcosa?

- No - risposi, tirando con forza la chiusura dello zaino. - Stavo chiedendo a Blaine dei compiti per domani. Non mi ricordo quali pagine ha assegnato la coach.

- I compiti sono scritti sulla lavagna, come sempre - disse Mercedes. - Difficile non vederli.-

Blaine rise come se stesse seguendo un proprio pensiero, molto divertente. Ancora una volta, desiderai poter sapere che cosa gli passasse per la testa, perché ero sicuro che avesse a che fare con me. - Devi dirmi altro, Kurt? - chiese.

- No - risposi. - Ci vediamo domani.

- Non vedo l'ora.-  E mi fece l'occhiolino.

 

Appena Blaine fu fuori portata d'orecchio, Mercedes mi prese per un braccio. - Buone notizie. Anderson. È il suo cognome, l'ho letto sul registro.

- E il motivo per cui stai sorridendo e che...

- Lo sanno tutti che gli studenti sono obbligati a registrare in infermeria i farmaci prescritti dal medico -.

Nel dirlo, toccò la tasca anteriore del mio zaino, dove tenevo le pastiglie di ferro.

- Come tutti sanno che l'infermeria è vantaggiosamente situata all'interno della segreteria, dove, guarda caso, vengono archiviati i fascicoli degli studenti.

Con lo sguardo che brillava, Mercedes mi trascinò verso la porta.

- È ora di mettere in pratica il metodo investigativo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma Cccccciao!

Ditemi che non sono l'unica che ama Mercedes in versione spia.

Ha fatto la sua apparizione Jeff, YAY..

E io AMO Blaine sempre di più....

 

Grazie a tutti quelli che stanno aggiungendo la storia alle 'seguite' e alle 'preferite'.

Aspetto i vostri commenti!

Sto iniziando ad avere dei dubbi, è vero che siamo solo all'inizio, ma la storia vi sta piacendo?

 

-Iris ;D

 

  
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