Serie TV > Torchwood
Segui la storia  |       
Autore: millyray    16/06/2013    2 recensioni
Per chi odia le morti ingiuste anche se eroiche dove a sopravvivere sono i malvagi, perché le eccezioni esistono, esistono sempre. Per chi ama il trionfo degli amori, gli amori veri, quelli un po' platonici e un po' terreni, a volte anche scontati. Per chi odia i misteri e i segreti che si celano dietro gli occhi di qualcuno, ma ama l'aria tormentata che essi hanno.
Be', credo che siate nel posto giusto.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO CINQUE- FUNERALI, SCARROL E JACK HARKNESS

Fammi illudere, fammi credere
ancora un po’ a un ideale d’amore che ho.
(Bucaneve, E.Ramazzotti)

“Per quanto ancora dovremmo sorbirci questa lagna?” chiese Ianto sussurrando all’orecchio della donna che gli stava seduta accanto.

“Ehi, è morta una persona. Abbi un minimo di rispetto”, gli rispose Rhiannon con tono di rimprovero.

Ianto sbuffò e allungò le gambe, appoggiandosi allo schienale della panca su cui sedeva. Voltò il capo verso il fondo della chiesa, incrociando lo sguardo di Jack che se ne stava appoggiato al muro, con le braccia incrociate, ben avvolto nel suo cappotto da seconda guerra mondiale. Il Capitano, non appena lo vide, gli strizzò l’occhio e gli mostrò quel sorriso sghembo che gli piaceva tanto.
Ianto non poté far altro che ricambiare, ma quando girò di nuovo la testa per rivolgere l’attenzione alla messa, vide una vecchia signora raggrinzita che lo guardava piuttosto male. Il ragazzo si strinse in sé e fece finta di niente.

Finalmente, dopo quella che gli parve un’eternità, la messa si concluse e i partecipanti furono liberi di andarsene per accompagnare la bara al cimitero, dove sarebbe stata seppellita.
Rhiannon si fermò dentro per scambiare qualche parola con i parenti, mentre Ianto scappava immediatamente fuori, altrimenti ci sarebbe finito anche lui in una bara, per mancanza di ossigeno. Detestava i posti angusti e pieni di gente, specialmente il tipo di gente che era presente quel giorno alla messa.
Raggiunse Jack, che se ne stava poco fuori dalla chiesa, appoggiato al tronco di un grande salice.

“Vivere e morire. Le sole e uniche certezze che abbiamo”, sospirò non appena lo vide arrivare.

“Non direi che lo stesso valga per te”.

“Ovviamente esistono sempre le eccezioni”.

Ridacchiarono entrambi, mentre accanto a loro passavano delle persone in lutto con fazzoletti in mano e visi rigati di lacrime.

“Ti prego, fai che al mio funerale non ci sia tutto questo dramma. E soprattutto non voglio tutte queste persone”, disse Ianto, appoggiandosi anche lui all’albero.

Jack si voltò a guardarlo con una strana espressione. “Io spero piuttosto che il tuo funerale avvenga tra molto, molto tempo”.

Ianto ricambiò lo sguardo rimanendo immobile, anche se tutto il suo corpo fremeva per saltare su quelle sue labbra morbide e farsi avvolgere nel suo caldo abbraccio.

“Non capisco una cosa”, si limitò a dire, infine. “Perché hai insistito così tanto perché andassi a questo funerale? E soprattutto, perché hai insistito per venire?”

Il Capitano parve riflettere un po’ prima di rispondere. “Te l’ho detto, per conoscere tua sorella”.

“Sì, ma non serviva un funerale”.

Jack stava per aggiungere qualcos’altro, quando venne bloccato dall’arrivo di Rhiannon e di suo marito.

“Ianto! Ecco dove ti eri cacciato! Ma ti sembra il modo di sparire?” la donna rimproverò il fratello, dandogli una leggera sberla dietro la nuca.

“Stavo soffocando là dentro”, si lamentò lui.

“Ma da quanto tempo è che non metti piede in una chiesa?”

Ianto ci pensò un attimo, poi rispose. “Credo dalla mia prima comunione”.

Rhiannon sospirò rassegnata, abbassando le braccia. Solo in quel momento parve accorgersi della presenza di Jack.

“E lui chi è?” chiese al fratello.

“Ehm… lui è… il mio… capo”, biascicò il ragazzo, piuttosto imbarazzato.

“E perché mai ti porti il tuo capo al funerale di…”.

“Sono Jack Harkness”, la interruppe il Capitano, porgendole la mano. “E sì, sono il capo di Ianto, ma sono anche il suo compagno”, aggiunse poi con disinvoltura e un sorrisetto beffardo.

“Piacere, Rhiannon Davies e lui è mio marito John”, ricambiò lei guardando l’uomo affascinata. Solo in un secondo momento, però, si accorse di quello che le aveva detto. “Un momento! Hai detto compagno?”

“Sì”.

“Ma compagno… in che senso?” questa volta il suo sguardo si spostò su Ianto.

Il fratello, per tutta risposta, si strinse nelle spalle e corrucciò le labbra. Ma a Rhiannon bastò quello per capire.

“Noooo!! Mi prendi in giro?!” esclamò lei con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

Ianto scosse il capo in un segno di diniego.

“Ma perché non me l’hai detto? Sei proprio un cretino!”

“Ouch!” esclamò il ragazzo al pugno neanche troppo leggero che la sorella gli aveva mollato sulla spalla. La donna aveva aperto di nuovo la bocca per aggiungere qualcosa, quando vennero interrotti da una ragazza bionda, in equilibrio su dei tacchi alti quanto un grattacielo.

“Oh mio Dio! Ianto!” esclamò questa. 

Ianto la squadrò dall’alto in basso con sguardo confuso. “Ci conosciamo?”

“Non ti ricordi? Sono Christa. Ci siamo visti un paio di volte un bel po’ di anni fa. Avevamo sedici anni, più o meno”.

La ragazza, Christa, sembrava parecchio emozionata di averlo incontrato, come se avesse davanti il suo cantante preferito. E Ianto non volle deluderla, dicendole che non la ricordava affatto. Così assunse la sua espressione più simpatica e sorpresa e disse:

“Ah, Christa, sì certo che mi ricordo. Ne è passato di tempo”.

“Sì e tu sei cambiato parecchio. È un peccato che ci incontriamo in un momento così triste”.

“Christa!” si sentì qualcuno urlare da dietro.
La ragazza si voltò e fece un gesto con la mano a un uomo che la stava chiamando. “Devo andare adesso. Spero di rivederti di nuovo”.

“Certo”, sorrise Ianto e la guardò allontanarsi. Poi si voltò verso sua sorella. “Chi cazzo era quella?”

“E’ la nipote della prozia Ursula”.

“E’ chi è Ursula”.

Rhiannon lo guardò di sbieco e infine sospirò. “Lasciamo perdere”.
Intanto, dietro di loro, Johnny e Jack se la ridevano sotto i baffi.

“Comunque, voi due…”, continuò la donna, puntando un dito sia sul Capitano che sul fratello. “Venite a pranzo da noi. Dovete raccontarmi questa cosa”.

 

Ianto, Jack, Rhiannon e John erano seduti attorno al tavolo della sala da pranzo, gli avanzi del cibo e i piatti sporchi ancora davanti a loro, in attesa di essere lavati. Ma nessuno dei commensali aveva voglia di alzarsi per farlo.
David e Misha, i figli di John e Rhiannon, erano in salotto a giocare.

“Allora, vi siete conosciuti al lavoro?” chiese la padrona di casa, fissando il fratello che incrociò le braccia e si mise a guardare ovunque tranne lei. Durante il pranzo avevano parlato del più e del meno, o meglio, John aveva raccontato tutti gli aneddoti che lo riguardavano, da quando era piccolo fino ad adesso, così Ianto aveva sperato che la questione lui e Jack fosse stata dimenticata. E invece no, quella malefica di sua sorella stava solo aspettando il momento propizio, ovvero quando tutti erano sazi, assonnati e un po’ ubriachi.

“Sì, più o meno”, rispose Jack. “Ianto ha cominciato a venirmi dietro fin dal primo giorno”. E ammiccò in direzione del ragazzo che si voltò a guardarlo scioccato. “Questo non è vero!” esclamò. “Sei tu che mi hai sbattuto sulla tua…”. Si bloccò prima di concludere la frase. Forse non era il caso di dire che cosa gli aveva fatto Jack poche settimane dopo il suo arrivo a Torchwood davanti a sua sorella e a suo marito, con il rischio che potessero sentire anche i bambini.

“Ma tu mi hai supplicato di assumerti”, gli ricordò Jack senza togliersi il sorrisetto bastardo dalla faccia.

“Non di certo perché c’eri tu”.

“No, infatti, per il mio cappotto”.

“Che c’entra il tuo cappotto?”

“Il mio cappotto c’entra sempre”.

“Ma guardali, sembrano già marito e moglie”, li prese in giro John, divertendosi nell’ascoltare i loro battibecchi.

“E sei sempre tu quello che è salito sulla ringhiera di un ponte per costringermi a dirti che ti amo”, rincarò la dose il Capitano.

“Lo sai, Jack, sei proprio un bastardo”.

“Ma è per questo che mi ami”.

Ianto non trovò niente con cui controbattere. Era vero, lo amava anche per quella sua bastardaggine e la faccia tosta. Senza quelle, dopotutto, non sarebbe stato Jack.

Rhiannon si mise a raccogliere i piatti sporchi, ridendo ancora sotto i baffi. “Dai, fratellino, aiutami a sparecchiare”. Il ragazzo fece come la sorella gli aveva chiesto e poi la seguì in cucina con le braccia cariche.
Appoggiarono tutto nel lavello e la donna aprì il rubinetto per lavare. Il fratello rimase accanto a lei, appoggiato alla maniglia del forno.

“Ma dove l’hai trovato un tipo del genere?” gli chiese la sorella in tono scherzoso, passando la spugna sulla lama di un coltello.

“Oh be’, viene da un altro pianeta”, le rispose Ianto facendola ridacchiare. Ma lei non aveva idea quanto quella risposta fosse vera.

“Ma perché non me l’hai mai detto che… sì, insomma… che sei gay?”

Ianto parve rifletterci un attimo. “Perché… non lo so. In realtà non credo di esserlo. Jack è il primo”.

“E come mai proprio lui?”

“Mi… mi fa sentire bene. E poi almeno sono sicuro che lui non se ne andrà mai”. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, fisso in un punto non ben definito. Ma gli occhi gli brillavano, si accorse Rhiannon, che non poté non commentare. “Allora deve amarti proprio tanto”.

“Oh be’… lo spero”. In realtà non intendeva proprio quello quando aveva detto che Jack non se ne sarebbe andato. Certo, lui non se ne sarebbe andato, non come aveva fatto Lisa. Di questo era sicuro. Tutto il resto, chissà. Ma non voleva pensarci ora. Era una filosofia che aveva adottato quando aveva iniziato a lavorare per Torchwood: non pensare troppo al futuro, non sai mai cosa ti potrebbe riservare.

“Però mi fa piacere”. La voce di sua sorella lo fece ritornare alla realtà. “Mi sembri più felice”.

“Davvero?”

“Sì e non dirmi che non è vero”.

Ianto sospirò ma non disse niente, così Rhiannon aggiunse: “Dai, prepara un po’ di caffè”.

Lei nel frattempo aveva finito di lavare i piatti e aveva richiuso il rubinetto. Ma uno strano rumore scoppiettante la fece sbuffare. “Accidenti! Si è otturato di nuovo. Johnny l’aveva sistemato la settimana scorsa”.
Ianto lanciò un’occhiata sospettosa all’oggetto incriminato. “Fammi vedere”, disse, avvicinandosi. La sorella si spostò per fargli spazio e lui guardò con un occhio dentro al tubo di scarico. Di nuovo si sentì un rumore provenire proprio da lì dentro, come di qualcosa che scoppia.

“Rhian, va’ a chiamare Jack”, ordinò a Rhiannon, senza spostare lo sguardo dal lavello.

“Ma no, ci penserà John”.

“Non si tratta di otturazione. Va’ a chiamare Jack”.

La donna non capiva che cosa il fratello volesse, ma non fece altre domande e obbedì, andando in sala da pranzo.

 

“Passami il cacciavite grosso”.

Ianto prese l’oggetto e lo passò a Jack, sdraiato di schiena sul pavimento della cucina, con la testa sotto al lavello, ad armeggiare col tubo che faceva scorrere l’acqua.
John e Rhiannon erano fermi lì accanto a chiedersi che cosa i due stessero facendo.

“Forse ci sono!” esclamò Jack, infilando tre dita dentro al tubo. “Accidenti, è stretto”.

“Vuoi provare a prenderlo con delle pinze?” gli chiese Ianto, inginocchiandosi accanto a lui.

I padroni di casa, intanto, si guardarono straniti.

“No, no, lo sento. L’ho quasi preso. Eccolo!” Il Capitano, con l’indice e il pollice, aveva estratto qualcosa fuori dal tubo, qualcosa di lungo, viscido, marrone e puzzolente. “Datemi una bacinella, veloce!”

Rhiannon, colta alla sprovvista, fece un balzo sul posto ma riuscì ad afferrare una bacinella blu sulla mensola dietro di lei e a passarla a Ianto che la porse a Jack perché ci mettesse quella strana cosa che aveva estratto dal lavello.

“Sono stati Misha e David. Hanno sicuramente buttato della roba dentro”, concluse Johnny, guardando l’oggetto contenuto nella bacinella.

“No, non sono stati i bambini”, lo contraddisse Ianto.

“Vi presento uno Scarrol!” Jack ammiccò in direzione dei presenti, allungando poi la bacinella verso Rhiannon, che buttò un’occhiata incuriosita. “Cristo santo! Ma che puzza! Che diamine è?”

“Uno Scarrol”, ripeté il Capitano come se stesse semplicemente parlando del tempo. “E’ una creatura che vive nelle tubature e ogni tanto si incastra da qualche parte. Non mordono”. Con un dito andò ad accarezzare quello che sembrava il naso dello Scarrol. Questi aprì gli occhi e gli azzannò un dito. Jack lo ritrasse con un ghigno di dolore. “Be’, non sempre almeno”. Poi si voltò a guardare gli altri. “Scusate, amici, ma è il momento che io e Ianto leviamo le tende. Dobbiamo portare questo coso al sicuro”.

“Ehi, ma dove credete di andare? Ci dovete spiegare che cos’è quella cosa?” gridò Johnny dalla cucina, quando Ianto e Jack furono già alla porta d’ingresso, intenti a indossare le giacche.

“Ve l’abbiamo detto, è uno Scarrol”.

“Sì, ma da dove viene?”

“E’ una storia lunga, Rhian, ma prometto che un giorno te la spiego”.

Misha e David, seduti sui gradini, osservavano la scena con aria stupita e confusa.

“Vedi di non sparire come fai sempre o la prossima volta manderò la polizia a casa tua!” gridò Rhiannon dietro al fratello.

“Cercherò di non farlo!” fece il fratello in risposta quando lui e Jack erano già fuori dalla porta.

 

“Rhys, ne avremo di bambini! Abbi un po’ di pazienza!”

“Sì, ma quanta pazienza? Quel tuo lavoro…”.

Gwen sbuffò per l’ennesima volta quel giorno. Rhys ci andava veramente pesante, quando voleva, e in quel momento ne aveva veramente le scatole piene, di lui e del suo desiderio di avere figli. Avevano affrontato quell’argomento almeno un centinaio di volte, ma lui pareva non ascoltarla. Anche lei voleva dei bambini, assolutamente, però quello non era il periodo giusto per averne, sia per il suo lavoro sia perché ancora non si sentiva pronta. Credeva di esserlo, ma in realtà si sbagliava e Torchwood, in un certo senso, l’aveva salvata dal fare quel passo.

“Ascolta, Rhys”, iniziò, con tono più calmo possibile e lo sguardo più sincero che le riuscì di fare. Gli prese le mani tra le sue. “Io…”.

“Ehi, piccioncini!”

Gwen urlò e  Rhys si versò addosso la lattina di birra che teneva in mano.

“Oh, scusate, non volevo spaventarvi”.

“Be’, ci sei riuscito lo stesso!” ringhiò la ragazza in direzione dell’uomo che era spuntato da dietro la panchina su cui era seduta con suo marito. “Comunque, che diamine ci fai qui, Jack?” Era convinta, ormai, che l’uomo fosse venuto per dirle che avevano una missione importantissima e segretissima da compiere. Almeno quello l’avrebbe salvata da quello zuccone di Rhys. Invece, la risposta del Capitano la deluse. “Ah niente, vi ho visti e sono venuto a salutarvi”.

“E guarda che mi hai fatto fare!” si lamentò Rhys, asciugandosi la camicia con un fazzoletto di carta.

“Mi dispiace”.

“Sì, certo”.

“Veniamo da un funerale”, disse la voce di Ianto che li aveva raggiunti in quel momento. “Anche se dopo siamo stati a pranzo da mia sorella”.

“Funerale? Oh Dio! Chi è morto?” esclamò Gwen, allarmata.

“Nessuno di importante. La mia vecchia bisnonna. Aveva più di cento anni”.

“Oh, mi dispiace. Condoglianze”.

“Grazie. Non la conoscevo. Forse l’ho vista una volta in tutta la mia vita”. Stava guardando in direzione del cielo, con aria pensierosa.

Jack, allora, si raddrizzò con un scatto e mise le mani sui fianchi. “Comunque, io e Ianto andiamo a caccia di Weevil. Ti va di venire Gwen?”

La ragazza guardò prima i due colleghi dietro di lei e poi il marito seduto accanto. Aveva solo due scelte da fare: andare in un’emozionante avventura correndo rischi che l’avrebbero caricata di adrenalina, oppure restare lì con un marito un po’ noioso a parlare di figli e di futuro. La scelta era piuttosto semplice.

“No, grazie. Resto qui”.  Ma perché la coscienza vinceva sempre sull’istinto? Be’, dopotutto, era giusto; aveva promesso al marito una giornata tutta per loro.

“Come vuoi!” le rispose il Capitano, senza togliersi il sorrisetto beffardo di dosso. In due rapide falcate si allontanò da loro e si piazzò di fronte alla panchina, a un paio di metri di distanza. “Allora, tesoruccio. Andiamo?”

Ianto sospirò, ma raggiunse Jack senza dire niente, cercando di trattenere un sorrisetto sotto i baffi. Il Capitano gli circondò la vita con un braccio e insieme si allontanarono.

“Tesoruccio! Allora quei due stanno veramente insieme?!” esclamò Rhys, incredulo.

“Certo! Sei tu che non mi hai mai creduto”.

“Accidenti! Be’, spero almeno che Ianto faccia ritrovare un po’ di buonsenso a quel pazzo del tuo capo”.

“E’ di Jack Harkness che stiamo parlando”.

“Ah, già. Giusto”. L’uomo si voltò verso Gwen e rimase a fissarla con sguardo serio. “Ma torniamo all’argomento bambini…”.

Ma perché non sono andata con Jack?

 

Ianto si scervellava ormai da due minuti interi cercando di trovare una scusa per mettere giù la cornetta e chiudere quella conversazione. Una bomba esplosa nel suo salotto? No, no, troppo drastico. Magari il microonde. Naah, non ci sarebbe mai cascata. O magari che aveva improvvisamente perso una mano? Ma la prossima volta che l’avesse rivista come avrebbe fatto a spiegare che gli era ricresciuta? Uff…

“Allora, che diamine era quella cosa?” chiese Rhiannon per l’ennesima volta. E Ianto sbuffò per l’ennesima volta.

“Uno Scarrol”. Ormai quella parola era diventata una litania.

“Sì, ma cos’è uno Scarrol?”

“E’ una creatura che vive nelle tubature”.

“Non prendermi in giro”. La voce di sua sorella si era fatta decisamente minacciosa. E quello non era mai un buon segno. “O mi dici che cos’è o vengo là e ti infilzo con la forchetta che sto tenendo in mano”. E conoscendola, Ianto era sicuro che l’avrebbe fatto.

“E’ un alieno, diamine!” esclamò infine.

 

 

MILLY’S SPACE

Ma bene… ma per caso il gatto vi ha mangiato la tastiera del computer?? No, insomma, che fine hanno fatto le recensioni?
Va be’ dai, non importa, ma la prossima volta ne pretendo almeno un po’… è estate, adesso non avete più i libri che vi chiamano per essere studiati, no? U.U

Allora… che dire? Un capitolo moooolto di passaggio. In realtà volevo metterci un po’ di azione anche, ma non mi è venuto in mente niente. Comunque non disperate, che dal prossimo capitolo finalmente inizierà a succedere qualcosa. E rimarrete molto sorpresi ^^

Ah e tanto per farvi sapere,  lo Scarrol è una mia invenzione. Non so esistano alieni che vivono nelle tubature, ma vi consiglio, d’ora in poi, di stare molto attenti u.u

Grazie per la cortese attenzione e non dimenticatevi di fare un salto sulla mia pagina facebook. E, soprattutto, non scordatevi le recensioni.

Baci,

M.

P.S. quasi dimenticavo: recentemente ho pubblicato una Oneshot su Torchwood, se avete voglia di andare a leggerla. Si intitola Stella. Non è niente di che ma è molto dolce.

PUFFOLA_LILY: ehi, carissima. Come ti ho già detto sono rimasta molto sorpresa ma anche molto contenta di leggere le tue recensioni in questa fiction : ) ti ringrazio molto per aver recensito tutti i capitoli, mi fa sempre piacere riceverne e mi fa anche molto piacere vedere che i lettori mi seguono nelle varie storie che scrivo. Purtroppo in questo capitolo non compaiono Tosh e Owen. La mia pecca è quella di concentrarmi di più sulle coppie che mi piacciono. Con questo non voglio dire che la coppia Tosh/Owen non mi piace, però non è quella che preferisco ^^.
Spero di risentirti presto, un grosso bacione.
Milly.
P.S. io la tua scrittrice preferita?? Ma dai… be’, in tal caso tu sei la mia lettrice preferita ^^

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Torchwood / Vai alla pagina dell'autore: millyray