Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Another_Life    16/06/2013    25 recensioni
È giusto cambiare?
Mutare il proprio modo di pensare, le cose in cui si crede, rivoluzionare il proprio carattere?
È giusto imporsi di diventare un’altra persona, abbondando così tutte le minime particolarità che ci distinguono dagli altri?
È giusto lasciare il sorriso, la timidezza, la semplicità che ci differenziava per evitare di essere presi in giro un’altra maledetta volta?
Is it right to change your mind?
Sentimenti non confessati, paura mascherata come odio, un segreto che tiene tutti ancora troppo legati al passato.
Un passato dove la felicità era la parola chiave.
Un passato dove le cose erano più semplici.
Un passato dove ognuno era chi mostrava di essere.
 
IN FASE DI REVISIONE.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'When The Past Come Back'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
89

Change My Mind
	
Capitolo 20

Mantieni la calma.
Mantieni la calma Nicole.
Non serve a nulla arrabbiarsi tanto.
Non serve a nulla prendersela in quel modo.
Non ha senso perché tu non hai colpe.
Ha deciso di non venire?
Ha deciso di mancare all'appuntamento con i suoi compagni?
Ha deciso di farti indispettire?
Bene, questi non sono problemi tuoi.
Lui non è problema tuo.
La bionda stava camminando lungo il perimetro del campo da calcio da ormai dieci minuti, ma la rabbia che quell'idiota le aveva provocato non accentuava ad andarsene; ancora con gli occhi colmi d'odio, ancora con quelle sfere scure che emanavano saette infuocate e traboccanti di rancore, ancora con quelle iridi intraducibili e inquietanti che non avevano la minima voglia di calmarsi, continuava a misurare quel terreno con passi pesanti e decisamente incazzati.
La macchina fotografica ancora appesa al collo, le labbra serrate e la giacca leggera le tenevano compagnia, mentre dei suoi amici non c'era più traccia.
O meglio, i tre erano ancora lì, seduti sulla stessa panchina di quel pomeriggio, che osservavano lievemente preoccupati la loro fotografa.
Le loro facce erano davvero epiche.
Mentre Niall sgranocchiava l'ennesimo sacchetto di patatine, Harry spostava il suo sguardo da lei, al cellulare, alla folla poco lontana – dalla quale da un momento all'altro sarebbe dovuto arrivare il suo coinquilino – e Liam cercava con tutto se stesso di capire quali fossero i reali sentimenti di quella ragazza che stava cercando di conoscere da lontano.
Un quadretto che avrebbe potuto risultare anche divertente, se non fosse che – in quel momento – lei stava maledettamente male.
Lei stava morendo dentro, ma ancora confondeva quel dolore che lentamente le stava penetrando in ogni tessuto del corpo con della semplice e molto più controllabile rabbia.
L'ultima cosa di cui voleva rendersi conto era che, quel poco galante invito che le aveva riservato lui, in realtà l'aveva ferita a morte.
Quei termini, che magari detti da qualcun altro non l'avrebbero toccata nemmeno di striscio, dette da quella persona che aveva cercato in tutti i modi di dimenticare l'avevano colpita in pieno petto.
Non era l'offesa in sé che le faceva trattenere i gemiti, ma tutto quello che aveva provocato.
La sua voce incrinata e gelida, quel tono freddo e distaccato l'avevano resa in una frazione di secondo debole.
Debole come non lo era mai stata.
Debole come mai avrebbe pensato.
Debole come se l'avessero appena messa al rogo, debole come se una decina di camion le fossero appena passati sopra.
Debole come solo il dolore psicologico poteva rendere.
Il suo cuore era a pezzi, per l'ennesima volta; distrutto ancora una volta dallo stesso ragazzo, frantumato con lo stesso menefreghismo e la stessa noncuranza che lo avevano contraddistinto da subito.
E dire che quando lo aveva conosciuto le era sembrato il tanto atteso principe azzurro.
Cazzate.
Solamente cazzate.
Non esisteva alcun principe, non esisteva alcun amore positivo, non esisteva alcun “e vissero per sempre felici e contenti”.
Erano tutte cazzate, e le persone che si divertivano a riempire la mente della gente di queste stronzate erano solamente delle false ipocrite, il cui unico scopo era quello di raccontare menzogne a tutto spiano.
Un sorriso amaro le si dipinse sul volto al pensare a quanto triste fosse il mondo.
Così sporco, così rozzo, così dannatamente infelice.
E la domanda allora sorgeva spontanea: perché si viveva a quel punto?
Perché si era costretti ad un'esistenza talmente negativa?
Perché si era costretti ad un'esistenza talmente insensata?
Perché si era costretti ad un'esistenza talmente piena di dolore?
Se l'amore non era altro che una credenza, un sentimento inventato e inesistente, una cosa astratta che non aveva fondamenta, perché si continuava ancora a dire che si viveva per amare?
Era così complicato vedere la realtà dal suo vero punto di vista?
Era così complicato rendersi conto che niente aveva un senso concreto?
Era così complicato smettere di vivere in un mondo tutto rose e fiori?
Non riusciva a comprendere il vero motivo di tanta ipocrisia, non riusciva proprio ad afferrare il concetto che molte, moltissime persone davano per scontato – quelle più vicine a lei per prime. Quel sentimento chiamato amore, agognato da miliardi di donne, temuto da altrettanti uomini, sconosciuto da tutti i bambini, portava solamente alla tristezza.
La ricerca dell'amore era vana e senza alcun risultato apparente.
La ricerca dell'amore era il primo passo verso la delusione.
«Nicole!»
La voce del suo migliore amico la fece voltare, con uno sguardo assente e completamente assorto nei suoi pensieri; senza nemmeno essersene resa conto aveva continuato a vagare per il campo, questa volta però con un passo più lento e strascicato, con la rabbia che pian piano era sfumata via dai suoi occhi e da ogni suo tessuto e lo sguardo dei suoi amici che aveva continuato a seguirla in ogni movimento. Osservò il cielo cupo che stava tramontando, le stelle che cominciavano già ad intravedersi e lo stadio, ormai completamente deserto rispetto a poche ore prima. Harry le sorrise da lontano prima di girarsi e tornare a chiacchierare con alcune bodyguard, mentre Liam la fissava in una maniera quasi preoccupata. Sembrava che la stesse davvero studiando in ogni particolare.
Spostò la traiettoria e vide un Louis sorridente e ancora in versione calciatore venirle incontro, mano per mano con una ragazza che avrà avuto pressapoco la sua età.
«Finalmente!», esultò di nuovo mentre la stringeva in un caloroso abbraccio da orso.
Il contatto con la sua pelle calda la fece rabbrividire e ancor prima che potesse rendersene conto lui aveva sciolto il saluto ed era tornato accanto a quella giovane.
La squadrò per bene, cominciando da quel sorriso contagioso e puramente genuino, passando per quegli occhi color nocciola, così luminosi ed espressivi che vi si poteva benissimo capire il suo stato d'animo; le osservò i capelli, lunghi, mossi e castani, le poche ciocche più chiare e quel fisico da modella. Non poteva non ammettere che era davvero molto bella.
E qualcosa dentro di lei le aveva già rivelato la sua identità.
«Nicole, ti presento Eleanor, la mia fidanzata. Eleanor, lei è Nicole»
Le due si avvicinarono per stringersi la mano e curvare rispettivamente le labbra verso l'alto: se la smorfia della mora era stata decisamente spontanea e naturale, quella della bionda era sembrata un velo più trattenuta. La discussione con il signorino le vorticava ancora per la testa, e da quel che ne sapeva non aveva la minima intenzione di lasciarla in pace.
«È un piacere conoscerti, Lou mi ha parlato molto di te», aggiunse poco dopo quella ragazza dall'atteggiamento cordiale e simpatico.
Non seppe se fu quello a farle nascondere immediatamente tutte quelle supposizioni negative che stavano per farsi strada, quei pregiudizi che aveva sempre avuto per le persone dello spettacolo, quei giudizi inopportuni che era solita imprimersi nella mente, o semplicemente la fiducia che riponeva nel suo migliore amico, la consapevolezza che lui non si circondava delle classiche ochette arrampicatrici sociali, la strana tranquillità che l'aveva avvolta da quando se l'era ritrovata davanti.
Dovette ricredersi ancor prima di rendersene conto.
Le due cominciarono a scambiarsi qualche domanda di circostanza mentre il castano si guardava attorno alla ricerca dei suoi compagni di band: intravide poco lontano Harry, Liam e Niall, ma del moro non c'era alcuna traccia; spostò quindi lo sguardo sulla sua amica e capì immediatamente da dove provenisse quello strano screzio di turbamento nei suoi occhi, quella strana sensazione di rigidità che la sovrastava, quel suo essere non del tutto libera.
Aggrottò le sopracciglia e cercò di capire cosa potesse essere successo, visualizzando nella sua mente tutte le immagini di quel pomeriggio; non gli ci volle molto per collegare quella strana scena alla quale aveva parzialmente assistito, quella foto sfuocata che pian piano si fece spazio nella sua testa.
Lei vicino a Liam, con un telefono all'orecchio, le parole che escono svelte, lo sbigottimento nel suo viso, quelle sfere dilatate, la sfuriata silenziosa.
«È tutto okay?», le chiese semplicemente dopo un momento.
In contemporanea le due ragazze si voltarono verso di lui, mostrando la loro più totale confusione.
Nicole si tuffò in quelle perle azzurre come l'oceano, vi annegò dentro e senza il minimo gesto, senza la minima sillaba, senza la minima parola capì il mondo che si nascondeva dietro quel semplice quesito.
Abbassò quindi lo sguardo e prese un respiro prima di rispondergli.
«Vuole mettermi in difficoltà, sta cercando in tutti i modi di farmi perdere la pazienza, vuole vedermi esasperata, vuole che me ne vada», marcò quest'ultimo periodo con rilevanza, prima di prendere un respiro e tornare a fissarlo con noncuranza. «Ma sa che non gliela darà vinta tanto facilmente», continuò sorridendo beffarda.
I ragazzi e Jane si erano accordati per cominciare a fare il primo servizio fotografico quel pomeriggio, approfittando dell'occasione e trasformando i componenti della band in calciatori per un giorno, sport amato moltissimo da tutti e cinque; sarebbe stato il primo mattoncino da inserire nei progetti futuri, ma evidentemente il moro aveva tutte le intenzioni di sabotare il progetto, con lo scopo magari di metterla in cattiva luce verso la manager e tutti gli altri.
Eleanor assisteva alla scena lievemente preoccupata, ma non fece domande: non voleva togliere al suo ragazzo la libertà che necessitava ogni essere vivente, non voleva conoscere ogni minima cosa facesse, non voleva mostrarsi possessiva. Si fidava di lui, e questo bastava.
Louis curvò gli angoli della bocca verso l'alto, felice nel sapere che la sua bionda non si sarebbe arresa tanto presto, convinto del fatto che sarebbe stato sempre dalla sua parte, gioioso per il risultato che aveva avuto quella giornata.
«Andiamo dagli altri», esclamò poco dopo appoggiando il suo braccio sulle spalle della fidanzata e rimanendo accanto a Nic.
«Ah, e complimenti per la partita, sei stato bravissimo», si congratulò lei sorridendo spontaneamente.
Louis abbracciò le sue donne e rise assieme a loro, prima di venire travolto dai tre quarti della sua band.

* * *

Dopo un mese passato tra le strade brulicanti di gente della grigia e piovosa Londra, tornare a casa sembrava un sogno.
Quel tipo di desideri che ti fanno tornare il sorriso anche se, in sé, non hanno nulla di particolare.
Quel tipo di emozioni che ti rendono confusa e allo stesso tempo felice.
Quel tipo di sensazioni che puoi trovare soltanto dentro quelle quattro mura che ti hanno vista crescere. Anche se, a dir la verità, dentro quelle quattro mura non avrebbe nemmeno avuto il tempo di andare.
Erano passate settimane dalla ricomparsa di Nicole nelle vite di Louis, Liam e Zayn, erano passate settimane da quando i due ex innamorati avevano cominciato quell'assurda guerra che, con il passare dei giorni, stava diventando sempre più snervante per chi era costretto a farne da spettatore, impotente di fronte a quella battaglia che aveva, come unico scopo, ferirsi a vicenda il più possibile.
Le battutine acide e molto spesso taglienti che si riservavano il moro e la bionda oramai erano all'ordine del giorno: gli altri ragazzi avevano smesso di dare importanza a quello strano e immaturo comportamento, concordando sul fatto che non sarebbero stati in grado di risolvere nulla.
La testardaggine era una qualità che avevano in comune entrambi, oltre a quel tremendo e maledetto orgoglio.
La promozione del nuovo disco era iniziata da circa dieci giorni, e da altrettante giornate gli One Direction, la loro fotografa personale e tutto lo staff erano sobbalzati da un lato all'altro dell'Europa, da un'esibizione in un talent o in un programma televisivo all'altro, da un'intervista all'altra, rendendo quasi impossibile la completa sanità mentale di tutti.
Il nervosismo che si sentiva a volte, causato soprattutto dall'irritazione e dalle poche ore passate a riposare, era tangibile e più si andava avanti con quell'andamento, più diventava difficile sopportare il tutto. I ragazzi erano stanchi, e dire che il loro viaggio era appena iniziato.
Anche la bionda, sebbene avesse la metà dei loro impegni, era parecchio spossata e l'unica cosa che desiderava davvero era avere una vacanza, un momento di rilassamento per riprendere fiato.
Ma in quell'industria respirare era considerato superfluo.
Ecco perché i manager continuavano ad inserire impegni in quell'agenda che traboccava, ecco perché i manager continuavano a spronare quella band a dare sempre il massimo, ecco perché quei dannati manager continuavano a sfruttare quei ventenni come se fossero oggetti di loro proprietà.
Un altro punto a favore della sua teoria su quanto schifo facesse la vita.
Nicole non avrebbe dimenticato facilmente quel mese perché, oltre alla ricomparsa nella sua vita di tre individui che - per quanto ne sapeva prima - potevano benissimo essere morti, ora era arrivata un'altra persona che aveva come scopo renderla felice.
Forse era un po' affrettato dire questo, ma assieme a quel ragazzo non poteva che non sentirsi, una volta tanto, leggera. Assieme a quel ragazzo che la faceva ridere e allontanava quei pensieri e quelle maledizioni su quello che lei non aveva nemmeno il coraggio di chiamare ex, si sentiva libera, gentile, buona.
Assieme a quel ragazzo si sentiva bene, e lei non era stata bene per troppo tempo.
Sorridere appena lo vedeva le veniva spontaneo, ridacchiare quando lui le faceva il solletico le veniva spontaneo, prenderlo in giro quando arrossiva le veniva spontaneo.
Perché tutto, di lui, era bello.
Non voleva sembrare una ragazzina alla prima cotta, anche perché lì per lì non provava ancora niente per lui, se non una semplice simpatia. Le piaceva il modo timido e a volte malizioso con cui curvava gli angoli della bocca verso l'altro, le piaceva la sua attenzione e il modo carino con cui la trattava – decisamente differente da come il moro si comportava con lei.
Le piaceva l'idea di sentirsi al sicuro con lui, una sensazione strana, una sensazione di protezione leggermente diversa da quella che provava quando era con Louis; era bizzarro proprio come lo era stato il loro primo incontro, un paio di settimane prima.

Flashback
Il caffè fumante di Starbucks bruciava nella mano sinistra di Nicole mentre quella destra era impegnata a scrivere un veloce messaggio al suo migliore amico e la spalla corrispondente moriva sotto il peso della borsa iper pesante; tutta la concentrazione era centrata su quell'aggeggio che quella mattina ce l'aveva con lei, tanto da non notare nemmeno il componente biondo della band a cui doveva fare da fotografa a pochi passi da lei.
Il tipo sorrise tra sé e appena questa le passò davanti le rubò la bevanda dalle mani e ne bevve un sorso; lei nel frattempo si era fermata, dandogli le spalle, aveva terminato il lavoro con il suo cellulare e lo aveva rigettato nella tasca della giacca, voltandosi per osservare l'amico con un mezzo sorriso.
«Tienitelo pure, ma ricordati che oltre a quello mi devi anche un croissant, due pizze, sette merendine, tre succhi alla pesca e quattro sandwich, Horan», esclamò la bionda abbozzando una risata che contagiò presto anche il tipo chiamato in causa e un altro ragazzo che notò solo in quel momento.
Le sfere scure e impenetrabili della fotografa lo squadrarono dalla testa ai piedi, e appena ritornò ai suoi occhi chiari notò che le stava sorridendo.
Un sorriso sincero e simpatico, quasi timido.
Un sorriso che le fece abbassare inspiegabilmente le barriere.
Un sorriso che catturò subito la sua attenzione.
Assunse così anche lei quella che sembrava più una smorfia che un atto di cortesia e rimase a contemplare dentro di sé quel ragazzo così bello – perché doveva ammettere che era davvero carino – e così apparentemente buono.
Riusciva a leggere in quelle sfere così chiare da rendere impossibile anche la distinzione del colore, un'umiltà e una bontà che difficilmente aveva ritrovato in altri ragazzi.
Una prima impressione davvero ottima, insomma.
«Nicole, lui è Josh, il batterista del gruppo. Josh, lei è Nicole, la nostra fotografa», fece le presentazioni Niall dopo un attimo di esitazione.
I due si avvicinarono e si strinsero la mano, si sorrisero a vicenda e, per la prima volta, si trovarono a proprio agio l'uno con l'altra.

Seduta su uno di quei divanetti dell'hotel dove alloggiavano, Nicole era intenta a sfogliare una rivista, non prestando particolare attenzione ai vari articoli e senza prendersi la briga di leggere qualcosa. Era stanca pure per fare quello.
Sorrise quando quel ricordo terminò, lasciando improvvisamente la sua mente libera da quella serie di immagini che erano ancora ben impresse nella sua mente.
Da quando aveva conosciuto Josh, si sentiva più felice e l'odio incessante che provava per quel mondo, che dal suo punto di vista era nato al contrario, era leggermente diminuito; se Zayn riusciva a tirar fuori il suo lato peggiore, quel ragazzo dai capelli castani faceva l'inverso.
Un paio di giorni dopo quell'incontro lui le aveva chiesto di passare la serata assieme e lei, per nulla timorosa, aveva accettato volentieri; più le giornate erano passate, più avevano trascorso tempo assieme, tra risate, scherzi e perché no, anche qualche discorso serio.
Entrambi si piacevano ed entrambi volevano fare le cose con calma, conoscersi, fare amicizia, divertirsi; non potevano litigare su questo fronte, era poco ma sicuro.
Lui era il tipico ragazzo quasi introvabile, uno di quei ragazzi che si sognavano la notte ma che, per quanto si cercavano, non si riuscivano mai a trovare; adorabile era il modo in cui si imbarazzava, adorabile era il modo in cui si concentrava con tutto se stesso per suonare al meglio la batteria, adorabile era il modo con cui la faceva sentire speciale, senza troppe effusioni sdolcinate e fuori luogo.
Era semplicemente fantastico, e più ci stava assieme, più Nicole se ne rendeva conto.
Due possenti braccia la sovrastarono da dietro, abbracciandola per una frazione di secondo per spostarsi subito dopo sul suo viso, a coprirle gli occhi con le mani; il profumo che ormai distingueva nettamente le inebriò le narici, dandole l'ennesima conferma di chi fosse il ragazzo dietro di lei.
Le dita fredde le fecero provare dei brividi che le attraversarono l'intera spina dorsale, il sorriso che immaginava stampato sul suo viso la fece arrossire leggermente e improvvisamente tutta quella stanchezza che l'aveva distrutta sino a pochi secondi prima era sparita, lasciando il posto ad una elettricità unica.
«Chi sono?», le domandò trattenendo a stento le risate.
«Un pazzo che sta avendo una brutta influenza su di me», rispose alzando l'angolo destro della bocca verso l'alto.
Una frazione di secondo, e si ritrovò la faccia del ragazzo alla sua sinistra, con un'espressione più adatta ad un bimbo a cui hanno appena detto che non possono prendergli il gelato piuttosto che ad un ventenne ormai maturo. Nicole scoppiò a ridere nel vedere il piglio che aveva assunto l'altro, senza essere capace di fermarsi.
«E sentiamo, la qui presente Miss sarebbe disposta ad onorarmi del tuo tempo questa sera, per un'uscita assieme?», le chiese lui poco dopo, incrociando le braccia sopra la poltrona e il viso sopra di queste.
Le sue sfere verde chiaro brillavano speranzose, in netto contrasto con quelle scure e impenetrabili di lei.
«È un appuntamento?», lo provocò maliziosa.
«Lo deciderai tu», le rispose facendole un occhiolino che ebbe uno strano effetto su di lei.
La bionda annuì convinta, non sapendo come altro ribattere; come era solito fare, Josh l'aveva sorpresa.
Gli sorrise spontaneamente, ma non fece a tempo a spostare lo sguardo che un peso devastante la investì in pieno.
In poche parole, qualcuno si era buttato a capofitto sopra di lei, senza preoccuparsi minimamente di chi avesse sotto.
La risata contagiosa e conosciuta, quel profumo che la invadeva ogni qual volta gli era vicina, quella sensazione di tranquillità che si era fatta strada dentro di lei, quasi a spazzare via l'imminente ira che si sarebbe fatta strada in ogni tessuto.
«Louis, comodo?», gli domandò retorica ancor prima di aprire gli occhi e constatare che era proprio il suo migliore amico ad essere tranquillamente seduto su di lei.
Non appena le sue sfere infuocate incontrarono quelle gelide del castano, in lei avvenne una reazione chimica che la sorprese: il fuoco che era il lei venne spento da un getto d'acqua fredda emanato da quel ragazzo a cui tanto teneva. Si sorprese perché, più stava con quel gruppo di pazzi, più le regole che si era imposta tanto tempo prima cominciavano a sbriciolarsi.
Proprio come il cuore di Zayn, che assisteva alla scena da lontano.
Con una tristezza negli occhi che superava di gran lunga tutto il suo orgoglio e il suo rancore.
Con una tristezza negli occhi che non si sarebbe mai permesso di mostrare.
Con una tristezza negli occhi che chiedeva solamente di essere notata.


Angolo Autrice:
Scusate :(
Spero possiate perdonare la lunga attesa, non sono proprio riuscita ad aggiornare perché sono stata impegnatissima nelle ultime settimane (vedi impegni estivi a cui le tue amiche ti obbligano a partecipare).
Ma detto questo, passiamo al capitolo: entrano in scena due personaggi importanti, Eleanor e Josh, i quali avranno un ruolo rilevante nel proseguimento della storia. Nicole instaurerà un rapporto di amicizia con la mora, mentre l’altro comincerà a distoglierla dall’odio incessante che prova per Zayn.
Come pensate agirà il nostro batterista? E come si comporterà in futuro?
E soprattutto, cosa farà ora il nostro pakistano?
Lascio a voi i commenti :)
Come sempre ringrazio infinitamente tutte le ragazze che seguono la storia, dalle lettrici silenziose a quelle che recensiscono ogni volta: grazie infinite per tutto <3
Un bacione a tutte <3
Another_Life
xoxoxo
 
P.s. Vi consiglio vivamente di passare dalle storie di NiallsGirl :) Probabilmente lei ora farà un infarto a vedere questa pubblicità, ma non importa. È una ragazza davvero fantastica e le sue fan fiction sono davvero meravigliose: se amate i testi scritti bene e con trame originali e tremendamente belle, lei non vi deluderà :)

       

   
 
Leggi le 25 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Another_Life