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Autore: TeenSpiritWho_    16/06/2013    5 recensioni
Il futuro può essere cambiato anche solo dal più piccolo errore, e Duncan lo scoprirà presto. Verrà trascinato in un luogo sconosciuto e dovrà lottare contro chi amava per salvare chi ama. Perché non sempre le persone di cui ti fidi si conoscono del tutto...
Genere: Azione, Guerra, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Geoff, Gwen, Un po' tutti | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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-Come va oggi, Duncan?-

-Beh, mi sembra che mi siano passati sulle ossa con un trattore e non mi faccio una doccia da almeno 3 giorni, direi che ho avuto giornate migliori.- sorrisi -Va meglio, Bridgette.-

Anche lei sorrise. Erano passati tra giorni dalla mia avventura in superficie e mi sembrava che ora la dottoressa fosse meno fredda con me. Quasi amichevole. In realtà tutti erano più amichevoli adesso.

-Sono contenta. Prendi queste.- mi appoggiò le pastiglie sul comodino.

Gemetti -Oh, devo proprio? Lo sai che non le sopporto-

-Mi dispiace, ma ti faranno stare meglio-

-E va bene.-

Sorrise di nuovo -Bravo. Ci vediamo tra qualche ora!-

Quando uscì dalla stanza presi le pastiglie e le infilai nel buco che avevo fatto nel materasso con la forchetta qualche sera prima a cena. In tre giorni avevo racimolato una decina di quelle pastiglie. Così restavo lucido e, se un giorno ne avessi avuto urgentemente bisogno per il dolore, sapevo dove trovarle. La ferita alla testa non aveva giovato alla mia salute già scarsa e in più i Grigi (che qui gli altri chiamavano semplicemente “loro”) mi avevano anche quasi rotto una gamba con quel dannato manganello.

In quegli ultimi giorni avevo pensato molto a quello che era successo. Avevo accettato la verità, per quanto potesse essere assurda. Tutte le notti sognavo i corpi nella fontana e il vecchio che veniva pestato a sangue, e la mattina mi svegliavo con le guance bagnate di lacrime. Ma soprattutto in quegli ultimi giorni avevo pensato a Gwen. Mi aveva salvato la vita e non avevo nemmeno avuto la possibilità di dirle grazie. Desideravo con tutto me stesso vederla. In quei tre giorni vidi tutti tranne lei.

Il ragazzo dagli occhi verdi, che scoprii si chiamasse Trent, mi portava tutti i giorni cena e pranzo personalmente, il che era un onore, perché era il “capo chef”. Noah, quello intelligente, era venuto a scusarsi per il malfunzionamento della macchina del tempo che mi aveva provocato nausea e dolori. Si era dilungato in una spiegazione scientifica delle cause, spiegando quanto l'avesse migliorata e lamentandosi del fatto che potesse trasportare solo una persona alla volta, e avevo desiderato allungare una mano sotto al materasso, prendere una delle pastiglie e farmi un trip in santa pace. Sempre meglio di quella noiosissima lezione di scienze. Era venuta persino la ragazza tenebrosa dai lunghi capelli neri a fargli compagnia. E che compagnia. Per fortuna DJ era venuto con lei, se no avrei passato il pomeriggio a guardarle le lunghe gambe, lasciate scoperte dai pantaloncini militari cortissimi. Avevo persino chiesto scusa all'infermiera dai capelli rossi. Un giorno era venuta nella mia stanza a portare via dei piatti e si era tenuta ben lontana da me, ancora spaventata. Ma io mi ero fatto portare dei fiori da DJ e glieli avevo regalati, e, in mezzo ad essi, c'era un cortese biglietto di scuse.

Tutto sommato era una bella routine. Ma sapevo che non sarebbe durata. Lo vedevo dallo sguardo impaziente di DJ ogni volta che mi veniva a trovare.

Un giorno mi raccontò che stavano lavorando ad un piano d'attacco, ma non poteva ancora parlarmene. Lui e chi? Ma lui e Gwen, naturalmente.

-E' la mia vice. Un'apprendista militare, diciamo.-

-Ah si? E' l'unica che non mi è ancora venuta a trovare...-

Nello sguardo di DJ passò un lampo di sospetto.

-... volevo ringraziarla per quello che ha fatto. Non ne ho avuto il tempo.-

Lui fece spallucce -In realtà è un po' che non la vedo in giro. Si è presa qualche giorno di permesso per andare da sua madre e suo fratello fuori città. E' un viaggio pericoloso ma se lo è meritato e l'ho mandata con alcuni dei miei migliori uomini. Lei ci teneva molto.-

In quel momento entrò Bridgette con le pastiglie in mano.

-Oh, allora vado. A presto, Duncan!-

Lo salutai con la mano, presi le pastiglie e, come al solito le nascosi nel materasso una volta che Bridgette fu uscita. E meno male che non le ingoiai, perché se no sarei stato nel mio solito stato di trance quando qualcuno socchiuse la porta, bussando leggermente.

-Ehi, sei sveglio?- la testa di Gwen fece capolino oltre la soglia.

Il cuore prese a battermi più velocemente e le feci un sorriso radioso.

-Ciao, finalmente sei venuta! Volevo ringraziarti per l'altro giorno.-

Lei entrò, ricambiando il sorriso. In mano aveva uno scatolone. Lo posò a terra e si sedette sulla sedia accanto al mio letto.

-No, grazie a te. Mi hanno concesso tre giorni con la mia famiglia per aver portato a termine con successo quella missione.- abbassò gli occhi sulle mani che si teneva in grembo -I-io ho un fratellino di 13 anni e... non sai quanto è difficile stargli lontano, anche se so che è per lui che faccio tutto questo...- si passò un dito sotto l'occhio per asciugare una lacrima, attenta a non rovinare il pesante trucco nero -Che stupida, mi viene da piangere!- rise con poca convinzione.

Io le sorrisi solidale -Anch'io ho una sorella,sai? Si chiama Shirley, ha 5 anni. Ma lei si trova nel passato, potrebbe non essere nemmeno più viva adesso.- trattenni a stento un singhiozzo. Non mi mancava quel bastardo di mio padre, e neanche troppo mia madre. Non erano stati esattamente dei genitori modello. Ma, Dio, se mi mancava mia sorella.

-Perfetto, adesso siamo tutti e due depressi!-

Ridemmo entrambi. Gwen si illuminò per un momento e si piegò per raccogliere lo scatolone ai piedi del letto. La maglietta le si sollevò e riuscii a vedere parte di un tatuaggio che correva lungo la schiena. Nascosi un sorrisetto.

Si rialzò e poggiò lo scatolone sul bordo del letto. -Io... non so come si vivesse cinquant'anni fa, l'ho solo letto nei libri, ma mia madre aveva in casa uno di questi, e quindi...- lo spinse verso di me.

Incuriosito, tolsi il nastro adesivo,lo aprii e guardai all'interno. Un giradischi.

Sollevai un sopracciglio -Non vengo mica dal 1960- commentai, però sorridente.

Lei ridacchiò e disse -Accontentati, cazzone ingrato!-

Tirai fuori una pila di dischi e per poco non mi venne un infarto: c'era di tutto, dai Rolling Stones ai Sex Pistols, dai Velvet Underground ai Queen, e persino Elvis.

-Dio, se vendessi questi ai miei tempi faresti una fortuna- mormorai senza parole, con gli occhi scintillanti.

-Ti piacciono?- chiese lei, speranzosa.

-Certo! Non potevi farmi regalo migliore!- ed era vero. Gli era mancato molto la musica nelle ultime settimane. Lì nel 2063 sembravano non sapere neanche cosa fosse. Ma probabilmente con quella guerra non avevano avuto molto tempo per il rock n roll.

Il giradischi era piccolo e impolverato, ma miracolosamente funzionava ancora, sebbene fosse quasi un reperto archeologico.

-Dai, scegli un disco da ascoltare- dissi a Gwen.

Lei rise -Ma non li conosco! Non ascolto musica dall'ultima guerra!-

-Davvero?! Ma allora dobbiamo rimediare- afferrai i primi tre dischi che mi capitarono in mano e, senza guardarli, glieli porsi -Avanti,prendine uno.-

Lei chiuse gli occhi, divertita, e puntò il dito a caso su uno dei tre.

Lo sollevai davanti ai suoi occhi -Abbey Road dei Beatles. Ottima scelta, sei una buongustaia!-

Lei arrossì un po', mentre io mettevo il vinile sul giradischi e ci appoggiavo sopra la puntina. Scelsi una canzone ben precisa.

Something in the way she moves, attracts me like no other lover...

Gwen spalancò la bocca, in un misto di stupore e fascino. Mi chiesi come doveva essere sentire per la prima volta della musica se sei nato in un mondo dove l'unico suono che senti è quello delle bombe che ti cadono sulla testa.

Cominciammo entrambi a muovere la testa a tempo. Chiuse gli occhi, mentre io la guardavo.

Something in the way she woos me... I don't wanna leave her now, you know I believe and how...

Il riff di chitarra le fece aprire gli occhi -Oddio, Duncan, guarda! Ho la pelle d'oca, è normale?-

-Con questa canzone, si.-

You're asking me will my love grow, I don't know, I don't know...

Ascoltammo tutto l'album. E poi un altro. E un altro ancora. Passammo così il pomeriggio, e fui felice di notare che Gwen era entusiasta.

Verso sera qualcuno bussò alla porta. Fermammo immediatamente la musica e Gwen nascose il giradischi sotto alle mie lenzuola.

-Che stai facendo?-

-Non avrei dovuto portarlo qui dentro, in teoria... ho detto che era attrezzatura militare...- mi rivolse uno sguardo colpevole.

-E d'accordo- sorrisi -Sarà il nostro piccolo segreto-

Trent entrò dalla porta, portando un vassoio pieno di cibo. Finalmente mi era tornato l'appetito e lui ne era molto contento.

-Buonasera... oh, ciao Gwen!- esclamò, vedendola seduta lì. Appoggiò distrattamente il vassoio sul mio letto, proprio sopra al giradischi. Fortunatamente era troppo preso da lei e non se ne accorse.

-Trent, che bello rivederti!-

Si abbracciarono forte, poi lui le sussurrò qualcosa all'orecchio e lei sorrise dolcemente.

-Trent,- mormorò -non ora...-

Mi sentii trapassare da una fitta di gelosia che coprì persino il continuo dolore della mia gamba.

Che cosa stupida. Smettila di essere geloso di una ragazza che conosci appena. Sei quasi sposato, porca puttana.

-Noi dobbiamo andare- le parole di Gwen interruppero i miei pensieri.

-Oh, ma certo. Ci vediamo un'altra volta.-

Uscirono dalla camera insieme, mano nella mano. E io rimasi solo con i miei dischi e un grande peso nel cuore.

  
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