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Autore: Ffransis    16/06/2013    1 recensioni
Quinto Severino è un membro dell'aristocrazia romana. Vive a Vienne, una provincia della Gallia Narbonense, al di là delle alpi, dove oggi sorge la provenza. Dovrà combattere contro la Fortuna, il destino, e la forzata condizione di povertà a cui la guerra contro i Galli lo condurrà. Ma non sarà solo, perchè la vita del giovane romano si incrocerà con quella di una comunità di guerriere galliche, in particolare con una di cui si innamorerà perdutamente. La guerra li dividerà e li costringerà su fronti opposti, chissà se davvero amor vincit omnia oppure se saranno destinati a perire in battaglia.
La mia prima fic storica originale. Spero vi piaccia :3
I capitoli sono corti e la lettura scorrevole, mi raccomando recensite altrimenti non ha senso per me continuare la fic. Grazie mille a tutti in anticipo, mwah!
Genere: Avventura, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: Antichità greco/romana
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II

La loro superiora, Ide, fu molto contenta di vederle tornare. Da quando i romani avevano iniziato a invadere le terre della Gallia transalpina, procacciarsi il cibo diventava sempre più difficile. La comunità di Lutnag era piccola e pacifica, e soprattutto era considerata una vera e propria tribù di amazzoni. I pochi maschi presenti erano adibiti a compiti preclusi alle donne, come costruire edifici, fabbricare armi, lavorare nelle segherie e nelle miniere. L'uomo era al servizio delle donne a Lutnag, le quali avevano una loro guida, una condottiera in grado di eccellere sia in quanto a coraggio sia in quanto a forza fisica. Il suo nome era Teleri. Non arrivava alle spalle del più basso degli uomini, tuttavia quando passava tra le persone molti si chinavano di fronte a lei. Keitha e Shawnae l'avevano vista solo un paio di volte, scortata dalle sue due ancelle predilette; la folta chioma rossa, i deliziosi boccoli pendenti e l'enorme treccia fluttuavano con grazia nel vento mentre questa proseguiva.

«Oh come vorrei diventare un giorno come lei» sospirò Keitha.

L'amica la lasciò sognare per qualche secondo prima di riportarla alla dura realtà della vita «Si Kei, un giorno forse... ma per ora siamo semplici allieve»

Keitha se ne risentì un po' ma qualcosa dentro di lei le fece accettare la situazione.

Le due amiche fecero colazione appena rientrate, erano le sette e mezza esatte, e si chinarono sul fuoco appena acceso, mettendoci sopra una larga marmitta di metallo. Fecero bollire l'acqua e versarono del grano all'interno, mescolandolo con un po' di latte cagliato del giorno prima. Eliminata l'acqua rimaneva solo il latte e il grano bollito. La miscela non sembrava avere un bell'aspetto, in compenso il sapore era soddisfacente. Dopo aver finito la zuppa d'avena le ragazze gettarono di lato la marmitta sporca e uscirono dalla loro modesta capanna. I fili di paglia si legavano armoniosamente con le fasce di legno che la mantenevano stabile. Lo strato di paglia e di legname utilizzato si intensificava via via che le piogge rendevano friabile l'intero edificio, aggiungendo nuove assi di rinforzo e nuova paglia per il tetto. Queste operazioni valevano per tutte le abitazioni del villaggio, che differivano solo per grandezza e non per tipo di costruzione.

Finalmente uscite, Keitha e Shawnae s'incamminarono verso l'area est del villaggio, la cui costruzione più imponente spiccava per grandezza e altezza. Era una versione in miniatura di ciò che i romani chiamavano Colosseo, ma invece di essere adibita a giochi e intrattenimento questo edificio racchiudeva l'area in cui le guerriere amazzoni erano solite allenarsi. Ide era già lì, aspettava che tutte le sue allieve arrivassero. Quando anche l'ultima ebbe raggiunto il campo vennero tutte spedite dal fabbro, di modo che le ragazze si armassero di archi, frecce e lance mentre Ide avrebbe disposto una serie di bersagli rudimentali con fisionomia umana.

Ronan, il fabbro, fu molto contento di incontrare le ragazze. I suoi occhi lampeggiarono di gioia specie quando salutò Keitha e Shawnae.

«Buongiorno mie nobili signorine. Come posso esservi utile?»

«E dai Ronan... lo sai che non sei obbligato a usare questi toni salamelecchi con noi» disse Keitha, cercando di nascondere l'imbarazzo.

«Nessun obbligo, lo faccio volentieri e poi lo sapete che vi voglio un gran bene. A tutte le donne di questo villaggio» concluse Ronan, seriamente contento, scacciando via l'amaro ricordo di essere stato uno schiavo romano trattato come merda da chiunque. «Dunque, archi e frecce o lance questa volta?»

«Arco e frecce per me» rispose Keitha gentilmente, mentre l'amica stava già arraffando una lancia bella appuntita. Ronan le porse l'arco e la faretra da venti frecce, impennaggio di piuma d'oca con cuspidi metalliche aguzze incastonate in punta.

Si salutarono, e una volta raggiunto il campo di addestramento Ide le ordinò per gruppi. Avrebbero fatto a turni, arcieri prima, lancieri dopo. Keitha osservò il corpo robusto della superiora, pur sempre molto avvenente, e poi il proprio. Non c'erano paragoni, non c'erano muscoli su quel tenero petto colmo di sensibilità. Solo qualche vaga venatura nelle braccia e nelle gambe. Si mise una mano sul petto e si tastò, cercando una vaga forma di pettorali ma l'unica cosa che strinse a sé fu un morbido seno. Guardò Shawnae e vide invece che la sua amica già iniziava ad avere un fisico più tonico, ampie spalle e braccia muscolose, come le gambe stesse. Si sentiva sminuita e provò invidia, non che potesse farci niente dopotutto. Non poteva fare altro che dare il massimo e migliorarsi. Un'altra giornata era appena iniziata e lei non si sarebbe di certo arresa lì.

 

   
 
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