II
La loro superiora, Ide, fu molto contenta
di vederle tornare. Da quando i romani avevano iniziato a invadere le terre
della Gallia transalpina, procacciarsi il cibo diventava sempre più difficile.
La comunità di Lutnag era piccola e pacifica, e soprattutto era considerata una
vera e propria tribù di amazzoni. I pochi maschi presenti erano adibiti a
compiti preclusi alle donne, come costruire edifici, fabbricare armi, lavorare
nelle segherie e nelle miniere. L'uomo era al servizio delle donne a Lutnag, le
quali avevano una loro guida, una condottiera in grado di eccellere sia in
quanto a coraggio sia in quanto a forza fisica. Il suo nome era Teleri. Non
arrivava alle spalle del più basso degli uomini, tuttavia quando passava tra le
persone molti si chinavano di fronte a lei. Keitha e Shawnae l'avevano vista
solo un paio di volte, scortata dalle sue due ancelle predilette; la folta
chioma rossa, i deliziosi boccoli pendenti e l'enorme treccia fluttuavano con
grazia nel vento mentre questa proseguiva.
«Oh come vorrei diventare un giorno come
lei» sospirò Keitha.
L'amica la lasciò sognare per qualche
secondo prima di riportarla alla dura realtà della vita «Si Kei, un giorno
forse... ma per ora siamo semplici allieve»
Keitha se ne risentì un po' ma qualcosa
dentro di lei le fece accettare la situazione.
Le due amiche fecero colazione appena
rientrate, erano le sette e mezza esatte, e si chinarono sul fuoco appena
acceso, mettendoci sopra una larga marmitta di metallo. Fecero bollire l'acqua
e versarono del grano all'interno, mescolandolo con un po' di latte cagliato
del giorno prima. Eliminata l'acqua rimaneva solo il latte e il grano bollito.
La miscela non sembrava avere un bell'aspetto, in compenso il sapore era
soddisfacente. Dopo aver finito la zuppa d'avena le ragazze gettarono di lato
la marmitta sporca e uscirono dalla loro modesta capanna. I fili di paglia si
legavano armoniosamente con le fasce di legno che la mantenevano stabile. Lo
strato di paglia e di legname utilizzato si intensificava via via che le piogge
rendevano friabile l'intero edificio, aggiungendo nuove assi di rinforzo e
nuova paglia per il tetto. Queste operazioni valevano per tutte le abitazioni
del villaggio, che differivano solo per grandezza e non per tipo di
costruzione.
Finalmente uscite, Keitha e Shawnae
s'incamminarono verso l'area est del villaggio, la cui costruzione più
imponente spiccava per grandezza e altezza. Era una versione in miniatura di
ciò che i romani chiamavano Colosseo, ma invece di essere adibita a giochi e intrattenimento
questo edificio racchiudeva l'area in cui le guerriere amazzoni erano solite
allenarsi. Ide era già lì, aspettava che tutte le sue allieve arrivassero.
Quando anche l'ultima ebbe raggiunto il campo vennero tutte spedite dal fabbro,
di modo che le ragazze si armassero di archi, frecce e lance mentre Ide avrebbe
disposto una serie di bersagli rudimentali con fisionomia umana.
Ronan, il fabbro, fu molto contento di
incontrare le ragazze. I suoi occhi lampeggiarono di gioia specie quando salutò
Keitha e Shawnae.
«Buongiorno
mie nobili signorine. Come posso esservi utile?»
«E dai Ronan... lo sai che non sei
obbligato a usare questi toni salamelecchi con noi» disse Keitha, cercando di
nascondere l'imbarazzo.
«Nessun obbligo, lo faccio volentieri e poi
lo sapete che vi voglio un gran bene. A tutte le donne di questo villaggio»
concluse Ronan, seriamente contento, scacciando via l'amaro ricordo di essere
stato uno schiavo romano trattato come merda da chiunque. «Dunque, archi e
frecce o lance questa volta?»
«Arco e frecce per me» rispose Keitha
gentilmente, mentre l'amica stava già arraffando una lancia bella appuntita. Ronan
le porse l'arco e la faretra da venti frecce, impennaggio di piuma d'oca con
cuspidi metalliche aguzze incastonate in punta.
Si salutarono, e una volta raggiunto il
campo di addestramento Ide le ordinò per gruppi. Avrebbero fatto a turni,
arcieri prima, lancieri dopo. Keitha osservò il corpo robusto della superiora,
pur sempre molto avvenente, e poi il proprio. Non c'erano paragoni, non c'erano
muscoli su quel tenero petto colmo di sensibilità. Solo qualche vaga venatura
nelle braccia e nelle gambe. Si mise una mano sul petto e si tastò, cercando
una vaga forma di pettorali ma l'unica cosa che strinse a sé fu un morbido
seno. Guardò Shawnae e vide invece che la sua amica già iniziava ad avere un
fisico più tonico, ampie spalle e braccia muscolose, come le gambe stesse. Si
sentiva sminuita e provò invidia, non che potesse farci niente dopotutto. Non
poteva fare altro che dare il massimo e migliorarsi. Un'altra giornata era
appena iniziata e lei non si sarebbe di certo arresa lì.