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Autore: Cherrie_2709    17/06/2013    1 recensioni
-Madre...Padre...ho una richiesta da fare-
"Oddio no" pensò Flora
Federico si inchinò ai suoi piedi -Flora, amore mio...-
La tensione nella stanza era palpabile.
-...vuoi sposarmi?-
Silenzio. Silenzio totale. La ragazza stava ascoltando il suo cuore. Sapeva cosa le stava dicendo, ma aveva paura di dar voce ai suoi sentimenti. Prese un bel respiro e si preparò a rispondere. Ma qualcun'altro lo fece per lei.
-NO!- gridò Ezio, senza pensarci due volte.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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 Eeeeeeecco questo nuovo capitolo tanto sudato! Mamma mia, gli esami mi stanno uccidendo -.- Sono continuamente al lavoro, tra tesina e appunti ç.ç Il capitolo non è particolarmente lungo, ma lo è un po' più del solito. Vi ho inoltre lasciato un bel finale di quelli shock, così quando tornerò vi divorerete il capitolo ^^ Ci rivediamo verso luglio ragazzi e ragazze, cercherò di non marcire in questo mesetto :)

Continuava ad asciugarsi gli occhi dalle lacrime con la manica. Cercava di farlo senza sbavare il trucco, di cui, però, doveva rimanere ormai ben poco. Raramente nella sua vita aveva pianto tanto da non vederci più. Ma, anche se davanti ad Ezio era stata fredda e dura, ciò che aveva fatto la stava distruggendo. Lo amava, sapeva di amarlo davvero, ma non poteva promettergli una cosa profonda e importante come il matrimonio se lui non era certo di amarla allo stesso modo.
Sembrava quasi che il mondo avesse iniziato a piangere con lei: prima il cielo si era oscurato, poi una forte pioggia aveva iniziato a cadere sul terreno, rendendolo in poco tempo fangoso e scivoloso. Era già caduta più di una volta e ormai era sudicia dalla testa ai piedi. Eppure non si fermava, non cercava alcun riparo, continuava a camminare verso Napoli, nonostante la debolezza, le lacrime e la pioggia.
Il suo corpo, però, non era forte come il suo spirito. Dopo poche ore iniziò a sentire le ossa doloranti. Cadde di nuovo, per l'ennesima volta, ma non riuscì più ad alzarsi. Le si annebbiò la vista, non per le lacrime quella volta. Non era mai svenuta, ma era certa che la sensazione che si provava fosse quella. La testa iniziò a girare e il buio la avvolse in pochi secondi. Sentì solo un cavallo nitrire e qualcuno che, scendendo, atterrava esattamente in una pozza di fango.
 
-Pensavo non la conosceste-
-Infatti, ma l'uomo che me l'ha affidata si è raccomandato tanto-
-Molto bene. Potete stare certo che...-
La donna che parlava fu distratta. Un lieve mugugno richiamò la sua attenzione.
-Andate Gennaro, si sta svegliando-
-Certo, Madonna-
La ragazza era stata spogliata e lavata. Giaceva in un morbido letto, coperta, ma certa di non essere stava rivestita. Provò a parlare, ma dalla sua bocca uscirono solo versi e parole incomprensibili.
-Shh, shh, giovane Flora. Dovete riposare-
La donna al suo capezzale sapeva il suo nome, ma lei era certa di non poter associare quella voce ad alcun volto conosciuto.
-Dovete essere proprio pazza per passare ore sotto la pioggia e non provare nemmeno a fermarvi e riposare-
No, era certa di non essere pazza. Era solo dannatamente innamorata. Non fece in tempo a replicare che cadde nuovamente nell'oblio.
 
Quando si risvegliò, il sole entrava dalla finestra, finendole esattamente in viso. Sentiva che la debolezza non l'aveva ancora abbandonata, ma era certa di stare meglio. Riuscì a mettersi seduta, allontanando così i forti raggi del sole dagli occhi. Le era stata messa una veste da notte, che però le sembrò un po' corta. Era sicuramente in una stanza mai vista, il cui arredamento e stile, però, le ricordavano qualcosa. Svanì ogni dubbio quando la donna che la accudiva entrò. Era elegantissima, ma le sue vesti color smeraldo trasmettevano poco pudore a chi la osservava. Si trovava in un bordello e quella donna doveva esserne la tenutaria.
-Ah, bene. Siete sveglia, uagliona1. Vi stavo giusto portando la colazione-
In effetti recava un vassoio. Era colmo di cibo: pane, uova, latte, miele, marmellata. Sentì lo stomaco brontolare forte; doveva aver dormito per diversi giorni. Non appena la donna ebbe posato quel ben di dio davanti a lei, si abbuffò.
-Come...come mi avete chiamata?- chiese a bocca piena.
La donna rise leggermente.
-Uagliona. Non vi sarete offesa, ah?-
-Ehm...dovrei?- mandò giù il boccone -Non so che significa, perciò...-
-Ahhh, dunque è vero che non siete di qua. Siete giovane, no? Una ragazza. Perciò siete 'na uagliona-
-Oh. D'accordo. Comunque si, ho diciannove anni-
-Maronna mia, e che facevate immersa nel fango? Alla vostra età, a meno che non facciate il mio lavoro, dovreste starvene a casa ad aspettare il marito-
Flora sentì come un pugno allo stomaco. Per un attimo credette di vomitare tutto, ma subito tornò al presente, scacciando quel pensiero.
-No, Madonna, non sono una cortigiana. Ero diretta a Napoli per una questione importante. Sapete, la mia vita non è proprio...usuale-
-Sicuramente, però, siete fortunata. L'uomo che v'ha accompagnata sapeva proprio dove portarvi-
-Un uomo?- chiese speranzosa -E com'era? Vi ha detto il suo nome?-
-Eh, no. Nu sacc. Però era proprio nu bell uaglione: i capelli biondi, gli occhi blu e misteriosi-
No, non era Ezio.
-Luigi...-
-Quindi è amico vostro?-
-Si. Si, è un conoscente. Ma...avete detto che sapeva dove portarmi? Volete dire che ora sono a Napoli?-
-Eggià. Benvenuta-
Dunque era stato Luigi a raccoglierla da terra. Non aveva idea di come potesse conoscere la sua meta, ma gli era grata. La donna la lasciò nuovamente sola e, mentre scendeva le scale, imprecò qualcosa di incomprensibile. E così, quell'accento così strano ma anche molto allegro era il napoletano. Le piaceva, era particolare.
Dopo aver constatato di potersi reggere in piedi, si tolse la veste da notte per indossare quella da assassina, che era stata cortesemente lavata. Si accorse di non aver chiesto il nome alla donna, così la cercò al piano di sotto.
-Madonna, perdonatemi-
-Ditemi-
-Prima di tutto vorrei, per cortesia, sapere il vostro nome-
-Il mio nome è Giada. Gestisco da molti anni questo luogo, il “Profumo di Rosa”, rinomato bordello di Napoli. Che altro?-
-Mi scuserete, ma ora ho proprio bisogno di muovermi e di vedere questa città. Perciò mi aspetta una lunga passeggiata-
-Siete libera di fare ciò che volete. Ma non vi 'nguaiàte, siete ancora in via di guarigione-
Flora la salutò con un sorriso. Capì che quella città le sarebbe piaciuta non appena mise piede fuori dal portone: un meraviglioso mare azzurro si stagliava contro di lei e, sulla sinistra, c'era un enorme monte scuro2. O forse non era proprio una montagna. Doveva essere un vulcano. Ricordava qualche descrizione fatta da sua madre. I vulcani, ricordava, erano simili alle montagne, ma capaci di sputare fuoco liquido.
Dalla sua posizione, piuttosto soprelevata, poteva vedere molto di quella città. Era meravigliosa e immensa, piena di vita.
Calatasi il cappuccio sulla testa, cominciò a passeggiare. Non aveva ancora fatto nulla per farsi notare, perciò le guardie, che fossero state templari o meno, l'avrebbero lasciata in pace. In giro per la città c'era un forte vociare: non gridavano solo gli uomini e le donne di mercato, bensì anche coloro che volevano comunicare da casa a casa. E ognuno di essi sembrava essere molto allegro. L'ambiente risultava un po' più campagnolo rispetto a quello di Firenze, ma non le dispiaceva affatto. Era così presa da ogni piccolo dettaglio di quella nuova città, che non si accorse di essere seguita da qualcuno. Quel qualcuno la afferrò per un braccio, trascinandola in una viuzza secondaria. Lei prontamente estrasse la lama e, nonostante la debolezza, riuscì a sbattere la figura al muro e a puntarle la lama alla gola.
-Luigi! Ma siete voi!-
Senza pensarci due volte, lo abbracciò forte: le aveva salvato la vita e ora, grazie a lui, non era sola.
-Vi ringrazio, vi ringrazio davvero-
-Ho fatto ciò che avrebbe fatto qualsiasi confratello-
Non sembrava lui. Non si comportava come al solito, non era bramoso di averla. Voleva solo essere certo che stesse bene. La ragazza sciolse l'abbraccio per poterlo guardare negli occhi.
-Come sapevate dov'ero diretta?-
-Sarò sincero. Vi ho seguita a Firenze e, quando vi ho vista fuggire, ho parlato con Ezio. Sono rimasto a distanza finché non vi ho vista crollare a terra per l'ennesima volta-
-Vi devo la vita-
-Siete una sorella di lama. Non mi dovete proprio nulla-
Quando si accorse che, nascosti in quel vicolo e così incappucciati, potevano sembrare malviventi, la ragazza propose all'amico di continuare a passeggiare.
-Dunque, Flora, avete idea di come muovervi?-
-Non ancora. Ho deciso di non fare piani finché non conoscerò a fondo questa città-
-Beh, io so solo che il re è un templare, perciò dovete stare molto attenta. I Medici erano alleati e, pur non stando in prima linea, potevano evitarci gravi conseguenze. Qui, invece, rischiamo severe punizioni, come...-
-...l'impiccagione-
Non riuscì a non pensarci. Era bastato che i Signori di Firenze si allontanassero dalla città per far morire tre innocenti. Quell'immagine le tornò alla mente e la colpì più forte che mai. Ricordò Federico e il modo in cui l'aveva ferito. Ricordò Giovanni e tutto ciò che non aveva potuto dire al figlio. Ricordò Petruccio e il futuro che non avrebbe mai avuto.
-Flora, io non intendevo...-
Luigi, come tutti i fratelli, sapeva.
-No. Non provate pena per me, ve ne prego. E' stata una grave perdita, ma...dobbiamo andare avanti. Parlatemi di questo re, dunque-
Il ragazzo sospirò, ma non volle insistere.
-Discende dal ramo Aragonese. Si chiama Ferdinando I di Napoli, ma è spesso chiamato Ferrante. Ho mandato qualche mio uomo a carpire informazioni, soprattutto sul suo palazzo, la cui locazione mi è ora ignota-
-Un momento...avete degli uomini? Qui?-
-Flora, gli assassini sono ovunque. In alcuni luoghi si notano di più, in altri di meno, ma non c'è luogo che non possano raggiungere. Perché credete che Giada vi abbia presa sotto la sua ala?-
-Anche lei? Non sembra una guerriera...-
-C'è modo e modo di combattere-
A forza di camminare erano arrivati al mare. Flora non l'aveva mai visto se non nei dipinti. Non aveva mai viaggiato molto prima di quel momento. Senza badare alla presenza di Luigi, tolse gli stivali e si arrotolò le braghe. Lentamente iniziò a camminare sulla sabbia. Che strano terreno. Granuloso e fastidioso, secco all'inizio, ma umido là dove stava vicino all'acqua. Un'onda le bagnò i piedi. L'acqua era gelida e rinfrescante. Mise le mani a ciotola per prenderne un po', ma, quando fece per portarla alla bocca, l'amico la fermò.
-Ve lo sconsiglio-
-E perché mai?-
-Non vi hanno mai parlato del mare?-
-Vengo da una famiglia di fiorai, Luigi, nessuno di loro viaggiava particolarmente. Mia madre era la più dotta, ma tendeva a raccontarmi solo delle cose più strane della terra. Come il monte laggiù che sputa fuoco-
Il giovane rise e la lasciò fare. Lei ingurgitò quel poco d'acqua rimasta nei palmi, per poi mostrare una smorfia di disgusto.
-Sale!- gridò.
Luigi scoppiò a ridere fino a piegarsi in due, mentre Flora sputava ripetutamente sul terreno.
-Dannazione, perché mai quest'acqua è salata? A che serve una così grande riserva d'acqua, se tanto è piena di sale?-
-Mia cara, sono quelli che definiamo “misteri della vita”. Tenete, bevete dalla mia borraccia-
Bevve e sputò ripetutamente, riuscendo poi a levarsi quel saporaccio di bocca.
Dopo quello spiacevole episodio, rimasero sulla piccola spiaggia a contemplare il cielo e, più tardi, il tramonto. Era proprio come lo dipingevano. Nuovamente pensò a come avrebbe potuto dipingere lei quella scena, sentendo un po' di malinconia. Ma Luigi la rapì da quel pensiero.
-Questa luce vi rende ancora più bella-
-Oh, Luigi, pensavo aveste rinunciato-
-Mi sono comportato male, lo so. Ma vi giuro che non è puro desiderio il mio, c'è altro, ne sono certo-
Lo guardò negli occhi e ci volle poco per capire che non mentiva. A Monteriggioni aveva uno sguardo bramoso e spocchioso, mentre in quell'istante sembrava solo dolce e innamorato. Non ricambiava, ne era sicura, ma allo stesso modo non era sicura di non provare nulla. Forse fu per quello, forse fu per l'atmosfera del tramonto, forse fu per il cambiamento che quella città le aveva portato nel cuore, forse fu per tutte queste cose che si lasciò baciare, distesa sulla sabbia.

Cherrie's notes 
1. Okei, non ho mai scritto in dialetto, qualsiasi esso fosse. Ma, supponendo che questa simpatica donna non sia delle più colte, soprattutto per il lavoro che fa, ho voluto tentare. Il mio ragazzo e nato e cresciuto per diversi anni a Napoli, spero di non recargli offesa xD
2. E' la visuale che si ha da Posillipo, o almeno così la ricordo io e la ritrae una mia foto u.u
  
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