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Autore: Panny_    17/06/2013    2 recensioni
«MORINAGA! COSA CAZZO MI SUCCEDE?!» urlò Souichi, mostrandogli la pancia. «sto male da quando l’abbiamo fatto l’ultima volta! Mi hai drogato neh? Tipico di te, dato che la prima volta l’ho fatto con te sotto effetto di un eccitante!»
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«COME SONO FINITI I MANDARINI?» urlò Souichi, attirando il pubblico.
«Mi dispiace signore, li abbiamo finiti ieri e il nuovo carico deve ancora arrivare»
«MA IO VOGLIO DEI MANDARINI!» sbraitò lui, da risposta.
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«No... no tu non sei un mostro... Tu sei una persone incredibile.... un uomo che aspetta un bambino... è qualcosa di... di... »
«Orribile...» concluse il biondo, dandosi un pugno sulla pancia.
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I caratteri dei personaggi potrebbero cambiare nel corso della storia, negli avvertimenti aggiungerò anche l' OOC quindi vi pregherei di non scrivere nelle recensioni "Morinaga/Souichi è troppo OOC" o roba simile.
Grazie dell'attenzione. I capitoli nuovi verranno pubblicati ogni lunedì.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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Nient'altro che noi-Capitolo 11

Una violenta botta e il parabrezza in frantumi. Morinaga si era parato davanti al senpai di scatto, mentre, fortunatamente, l’airbag di Kanako si era gonfiato giusto in tempo per salvarla. Fortunatamente aveva anche la cintura o su novantanove casi su cento si sarebbe spaccata la testa. Il senpai rimase imbambolato e spaventato, non tanto per quello che era successo quanto per i piccoli. Accarezzò la testa di Morinaga, il quale non si toglieva da lui. Notò la maglia sporca di sangue. Lì per lì non ci diede retta, ma poi vide la mano sporca di sangue. Era quella che aveva passato sulla testa di Tetsuhiro come per ringraziarlo di averlo protetto. Si fece un po’ più indietro e il corpo svenuto del moro ricadde sulle sue gambe. Come percepito, dalla sua testa colava sangue.
Subito dopo una puzza tremenda di gas si fece sentire vivida nell’automobile. Kanako scese e si allontanò, vedendo uscire del fumo dalla parte anteriore dell’auto. Non vedendo suo fratello e il suo futuro cognato si precipitò a soccorrerli.
«Morinaga! Cazzo, svegliati! Siamo in pericolo!» urlava il senpai, cercando di spostarlo per liberarsi dalla cintura di sicurezza.
Finalmente Kanako-chan venne loro in soccorso, riuscendo a far scivolare via il corpo inerme del moro, giusto un secondo prima che il motore prendesse fuoco. Il senpai con estrema calma e rapidità fuggì dal mezzo in fiamme, spaventato a morte.
Si fece aiutare dalla sorella a prendere Morinaga in spalla e scappare via prima che esplodesse tutto.
La fortuna fu con loro: due minuti dopo, quando ormai erano abbastanza lontani, si sentì un forte rumore, quello dell’auto esplosa.
Subito cercò di rianimare il suo fidato kohai, il quale riprese conoscenza dopo qualche minuto.
«Sen...pai... i... piccoli... stanno... bene...?» chiese con poche forze.
«Credo... di sì... » il biondo si massaggiò la pancia preoccupato per i bambini. Non sentiva alcun rumore. Gli si gelò il sangue nelle vene.
«Non... Non si muovono... i bambini... non si muovono!» gridò disperato e tremante.
Kanako voleva morire: e se i bambini fossero morti? Si sarebbe portata due piccole vite sulla coscienza per l’eternità e un fratello che probabilmente l’avrebbe odiata per sempre.
La ragazza abbassò lo sguardo e cercò di avvicinarsi e poggiare una mano, tremolante, sul ventre del fratello.
Il senpai la scocciò via in malo modo, accucciandosi su se stesso e continuando a passare la mano sul ventre, sperando in un miracolo.
Kanako si morse un labbro, lasciando che un pianto muto prendesse il sopravvento e sprigionasse, in tutto il loro splendore, i forti sentimenti di preoccupazione e rabbia che provava contro se stessa per aver ferito profondamente il fratello e aver rubato quasi certamente la vita alle piccole creaturine che crescevano nel suo ventre.
«Shh, piccoli miei... dai, la vostra mamma è qui, fatevi sentire... anche un piccolo calcetto... sentite come batte forte il mio cuore? La mamma è preoccupata... dai, fatele calmare e il suo cuore batterà più lentamente... la mamma è spaventata...» ripeteva il senpai, parlando ai piccoli che erano nella sua pancia, isolandosi dal resto del mondo. Morinaga, dopo aver visto ciò che aveva fatto con kazako fu molto attento ad avvicinarsi. Allungò una mano verso il senpai, il quale per poco non lo uccideva con lo sguardo. Si era ben capito che voleva stare solo fin quando non avrebbe sentito i picconi nuovamente muoversi dentro il suo corpo.
«Souichi... chiamo un taxi e torniamo a casa... » propose il moro, porgendo un fazzoletto alla ragazza, vedendola piangere amaramente.
«Io... non mi muovo... fin quando non si muovono... dai piccoli, fatelo per la mamma... sferrate un bel calcio dai...» li spronò il biondo, lasciando che una veloce lacrima scendesse fin sotto il suo mento, per poi andare ad infrangersi sul pancione che, or come ora, sembrava vuoto.
Morinaga si fece forza per non piangere. Se sarebbe crollato, avrebbe solo mandato in depressione il senpai.
«Si muoveranno... i piccoli sono vivi... » sussurrò avvicinandosi, sconfiggendo le difese che aveva assunto il senpai con un abbraccio forte.
«Morinaga... prima li volevo far morire e poi, ora che probabilmente lo sono, sono triste e impaurito... » sussurrò il senpai, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio molto rumoroso.
Le grida di disperazione echeggiavano nell’aria che sembrava essersi appesantita, mentre quelle di Kanako-chan sembravano solo inutili. Era stata lei che aveva provocato tutto questo facendo finire l’automobile nel muro e facendo morire i piccoli.
Poco dopo un forte vento fece presagire una tempesta che non tardò ad aprire le danze e far scaraventare sulla terraferma un violento temporale.
«Che divertente... anche il cielo piange insieme con me... sembra quasi una barzelletta...» sussurrò il senpai, dopo aver calmato un po’ la sua frustrazione.
«Ora, magari qualche angioletto sta venendo a prendere le anime dei bam-» disse il senpai, per poi venir zittito da un bacio di Morinaga.
«Senpai, i nostri bimbi non sono morti... io credo questo...» sussurrò il moro, accarezzandogli il volto e facendo scendere la mano al pancione coperto dalla felpa ormai completamente zuppa.
Poco dopo la pioggia cessò di bagnare la terra e un arcobaleno multicolore si mostrò, in tutto il suo meraviglioso fascino, nel cielo.
«Morinaga... i piccoli non accennano a muoversi... è ovvio che siano morti...» disse serio il senpai, cercando di rialzarsi da terra.
«Aspettiamo. Magari sono solo dei furbacchioni che vogliono far spaventare noi due...» proferì il moro, aiutandolo ad alzarsi, cercando di essere positivo.
Kanako si alzò insieme a loro, rimanendo in disparte.
«Nii-chan... mi dispiace... da morire... dovevo crepare io, non loro... » disse la giovane, cercando di non interrompere la frase con i singhiozzi.
In mente sua, il senpai pensò che aveva ragione, nonostante fosse sua sorella. Nonostante tutto le andò contro e l’abbracciò.
«È stato indolore...» fu l’unica cosa che proferì il senpai, prima di stringere forte la felpa che indossava la ragazza e accasciarsi per terra, rannicchiandosi su se stesso e gemendo di dolore atrocemente.
«Senpai! SENPAI!» lo accorse immediatamente il moro, accarezzandolo.
Quest’ultimò cercava di aprire la bocca per parlare, ma non uscivano altro che gemiti di sofferenza.
Un colpo di tosse e poi del sangue.
Kanako, dopo essersi impietrita dinanzi quella scena compose il numero dell’ospedale e, con voce roca e soffocata dal pianto, diede le coordinate per far giungere lì una volante dell’autoambulanza; quello fu il minimo che potesse fare... si sentiva un’omicida sanguinaria e allo stesso tempo un’inetta.
Vedeva il fratello soffrire sull’asfalto mentre una coppia di giovani ragazzi si avvicinava per prestare soccorso.
E lei rimaneva lì impalata e continuava a fissare la scena, sperando in cuor suo di trovarsi in un incubo.
Ma quella non era surreale, bensì la realtà amara.
A distoglierla dai suoi pensieri fu la sirena della volante che giungeva in lontananza.
La ragazza che era accorsa insieme al fidanzato cercò in tutti i modi possibili di essere il più utile possibile, strappandosi perfino la manica della camicia che indossava sotto il pullover e impregnandola con dell’acqua contenuta in una bottiglina nella sua borsa per pulire il sangue sulla faccia di Souichi, per poi porgergli la bottiglina per farlo bere un po’.
Intanto il ragazzo aveva preso dallo zaino dell’allenamento un asciugamano che piegò per farci mettere la testa del senpai sopra. Intanto anche il sangue dalla botta di Morinaga continuava a scendere impetuoso, per poi coagularsi sul viso dopo un po’.
Finalmente la volante, dopo neanche due o tre minuti, li raggiunse dopo aver sentito la sirena in lontananza.
Un equipe caricò il senpai che fu immediatamente soccorso. Insieme a lui, senza rifletterci, ci andò il futuro papà. Kanako venne lasciata sola.
«Grazie mille...» fu l’unica cosa che disse per ringraziare i due ragazzi.
«Sei loro parente?»
«La... sorella... dell’uomo svenuto...»
Dopo aver ascoltato quelle parole, i due se ne andarono un po’ straniti, parlottando tra loro.
Poteva ben immaginare cosa si stavano dicendo: sicuramente parlavano della sua inutilità pur vedendo il proprio fratello maggiore per terra sofferente.
S’incamminò verso l’automobile che, grazie alla tempesta, era diventata solo un ammasso di rottami bruciati con gente attorno, pompieri e quant’altro ancora.
Se ne stava in disparte, come se si sentisse un’ombra, camminando a passo lento verso l’ospedale dove ora era, probabilmente, ricoverato il suo nii-chan.
«Sono immensamente dispiaciuta, nii-chan... mi perdonerai mai un giorno? Mi perdonerai mai per aver ammazzato i tuoi figli? Eppure quelle creaturine ancora dovevano imparare tanto da questo mondo...» sussurrò senza farsi sentire dalla gente, indifferente, che le stava intorno.
Intanto all’ospedale avevano posto in senpai sott’osservazione.
«Vi prego, fate venire qui il dottor Kisame... è lui a seguire il mio ragazzo...» propose agli infermieri il povero e disperato Morinaga.
Questi lo guardarono un po’ straniti e uno anche schifato... anche se erano passati tanti anni, l’omofobia, purtroppo, ancora era forte in ogni angolo della città.
Una fanciulla vestita con un camice bianco, probabilmente un’infermiera nuova, fece una sorta d’inchino e si allontanò per poi dirigersi in segreteria.
Pochi minuti dopo, il ginecologo, che seguiva sin dal primo giorno che avevano scoperto la notizia, accorse in sala. Al moro non era stato permesso entrare.
Le veneziane della finestra che permetteva di vedere oltre quello spesso vetro che separava i due genitori, vennero chiuse, non permettendo più di vedere oltre.
La ragazza di poco prima raggiunse nuovamente il gruppo di infermieri che avevano soccorso il senpai, i quali, però, erano già pronti per una nuova emergenza.
La ragazza però rimase lì, anzi si avvicinò al moro.
«S...Stia... tranquillo.... a-andrà... tutto bene... il dottor Kisame... è il miglior ginecologo che io conosca... e... comunque... non so come voi abbiate fatto... ma auguri... e spero che tutto vada bene...» disse la ragazza, per poi scappare via rossa in volto, chiamata da uno dei ragazzi che erano partiti per l’emergenza.
«Lo spero... lo spero davvero tanto, ragazza mia...» biascicò Morinaga, sedendosi su una sedia nella sala d’aspetto poco distante.
Passarono diversi minuti: ogni cinque di essi sembravano formare una giornata intera.
Poco dopo vide Kanako entrare dalla porta scorrevole dell’imponente edificio bianco e rosso.
«Come va, Morinaga-kun...?» chiese la giovane, senza ricevere alcuna risposta. Morinaga sembrava essere in un altro mondo.
La ragazza non poté fare altro che starsene zitta pensando fermamente che ormai quel legame che si era venuto a formare tra loro due si fosse completamente sbriciolato.
Ma aveva ragione: gli aveva portato via la sua famiglia tanto agognata...
Si alzò e si diresse verso l’uscita, oltrepassando nuovamente la porta scorrevole. Pensò che del caffè avrebbe fatto bene sia a lei sia a lui e quindi si diresse verso la caffetteria più vicina.
Continuò senza sosta a pensare a quello che aveva fatto: aveva appena compiuto una strage.
Avevo reso vittime, di quella sua strana eccitazione, due poveri innocenti... sperando che suo fratello non fosse in pericolo... o addirittura tre.
Si sentiva un mostro non degno di felicità.
Stava seriamente pensare al suicidio, ma un colpo in testa o qualsiasi altro mezzo avrebbe reso le cose troppo facili.
Voleva soffrire lentamente, agonizzare come fanno le galline quando tagliano loro la testa, per poi sprofondare nel baratro più buio che avrebbe portato con sé l’affascinante morte.
Prese i caffè, pagando quanto dovuto e ritornando in ospedale.
Porse un bicchiere a Morinaga, il quale sembrò ancora immerso nel suo mondo.
All’inizio sembrò rifiutare l’offerta di berlo, ma poi capì che forse era meglio...
Bevve il caffè fino all’ultima goccia, per poi posare la testa sul muro.
«Kanako, non devi sentirti in colpa... tu non hai fatto nulla, è stato il destino a punirci... abbiamo preteso troppo da questa vita... e il troppo storpia... bisogna solo rassegnarsi all’amara realtà...» disse Tetsuhiro, sospirando. Il suo sguardo era fisso sulla porta della stanza laddove si trovava il suo senpai amato.
Passarono ancora lunghi dieci minuti, e poi ancora se ne sommarono.
Passò mezz’ora alla fine e da quella porta finalmente uscì qualcuno: il dottor Kisame. La sua faccia non preannunciava proprio nulla di buono.
Morinaga prese un profondo respiro, pronto a subire qualsiasi verità.
«I bambini sono solo impauriti, per questo hanno smesso di muoversi, ma Souichi ha avuto un forte stress psicologico. È una fortuna che  in quelle condizioni non c’avesse realmente lasciato le penne... lo stress nelle persone gravide si moltiplica rispetto a quello di una persona normale, essendo sempre intimoriti dalla perdita del neonato che si aspetta... figuriamoci che in questo caso si trattava di due creaturine... comunque ora vi prego di tenerlo sotto stretta sorveglianza, non deve assolutamente sforzarsi o subire altri traumi o c’è il rischio che stavolta possa rischiare di brutto... Beh, spero che oggi non vi debba incontrare più in certe circostanze...» il dottore poggiò una mano sulla spalla di Morinaga.
«La fortuna vi assiste, allontanandovi da ogni pericolo...» sussurrò, prima di scomparire.
Kanako si sentiva sollevata, anche se il pensiero di poter aver dovuto dire addio, una volta per tutte, al fratello le tormentava l’anima.
«Scusa Morinaga-kun...»
«Si è risolto tutto... non scusarti.»
La ragazza lo abbracciò e lui, per ricambiare il gesto, le accarezzò la testa.
 
Due ragazzi entrarono con un lettino dentro la stanza e ne uscirono poco dopo con il senpai disteso sopra, addormentato. Lo portarono nella stanza affianco, caricandolo poi su un ennesimo lettino.
«È possibile entrare se qualcuno di voi vuole...» sussurrò un infermiere, uscendo dalla stanza e dirigendosi in una poco distante.
«Va pure tu, Morinaga-kun... io aspetto qui...»
Il suggerimento ebbe come risposta un unico accenno di affermazione. Il moro si alzò in piedi e varcò la soglia di quella porta azzurra che fissò per tre quarti d’ora insistentemente.
Entrando, vide i capelli del senpai racchiusi in una cuffia e un lenzuolo a coprirlo. Addosso aveva solo un camice mentre i vestiti bagnati erano rinchiusi in una busta, lasciata sul comodino.
«Tetsuhiro... i bimbi stanno bene...» sibilò il senpai, aprendo piano gli occhi e regalandogli un sorriso.
«E anche tu stai bene... ma prenderai freddo con solo questo addosso...» fu la risposta del moro, baciandogli piano le labbra «Dai, vado a prendertene di asciutti e mi cambio anche io... e anche Kanako era fradicia... ti raggiungo dopo, tu non muoverti da qui... sei stato troppo sotto stress e hai bisogno di assoluto riposo!» ordinò il kohai, starnutendo.
«va bene, va bene...»
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Dopo quell’episodio andato a finire per il meglio passò un altro lungo mese e mezzo. Arrivò a sfiorare i sette mesi e il pancione ormai era più che evidente.
Dopo aver organizzato tutto erano ormai pronti ad affrontare il lungo viaggio per andare a San Francisco da Tomoe. Lì avrebbero dato inizio ad una nuova vita.


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ciau a tutti! ^-^ 
spero vivamente che questo capitolo vi piaccia anche se temo sia colmo di errori -.-
agiusterò tutto alla fine ^-^
ebbene, tra poco anche questa storia finirà... spero che vi sia piaciuta fino ad ora ^-^
sarà la prima storia che termino LOL
Beh, alla prossima con un nuovo capitolo <3
_Panny
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