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Autore: Ashbear    17/06/2013    1 recensioni
Rinoa e Squall. Una storia per tutti coloro che non avrebbero mai voluto che la storia d'amore finisse. Nella buona e nella cattiva sorte, questa storia segue i primi quattro mesi della loro relazione. È il viaggio della scoperta, il viaggio che insegna.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DANCING IN TIME
scritto da Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly e Shu
~ Capitolo XXIX: Un Tempo per Ballare ~

Marmo e oro. Lucido ed elegante.
Tacchi sul pavimento. Musica nell'aria
Rappresentava tutto; non rappresentava niente.

Era l'inizio per alcuni; era la fine per altri.
Era una stella cadente. Era un semplice sorriso.
Era non detto, non scritto, non definito.

Era il destino.

4 luglio - sera

C'erano state solo poche volte nella sua vita in cui Rinoa Heartilly ricordava di essersi sentita come una principessa. Non solo di nome, ma il momento in cui qualcuno credeva in lei. Ricordava un tè con sua madre dove lei era l'ospite d'onore. Ricordava una recita scolastica; dopo che era calato il sipario, aveva ricevuto fiori e complimenti da tutti, incluso suo padre. E poi c'era quel momento, quando entrò sottobraccio a Squall Leonhart: Comandante del Garden di Balamb, SeeD, e Cavaliere della Strega. Il suo Cavaliere.

Se la sua vita fosse stata una favola, lì sarebbe apparsa sulla pagina la scritta 'Fine'. La sua vita non era mai semplice come il bianco e il nero, e nessuno sapeva cosa sarebbe successo una volta che si fosse smesso di scrivere sul libro. Rinoa Heartilly aveva imparato molto tempo prima di non essere l'autrice della sua stessa storia.

Ma mentre si avvicinava al salone, tutto sembrava perfetto. Ogni tanto guardava Squall, con la convinzione che se lo avesse guardato troppo a lungo lui sarebbe scomparso. C'era una sensazione che le correva nel corpo che lei non aveva mai conosciuto. Sembrava più profonda e spaventosa di qualcosa cosa avesse mai provato.

Ma perché?

Quella era una notte importante. Ad ogni modo, non era uno di quelli eventi che cambia la vita. Non si era mai sentita così in ansia per qualcosa di sociale. Certo, veniva scortata con valore dal suo Cavaliere. Ma alcuni giorni prima era disposta a perdersi questa festa per pura testardaggine. Ora sembrava che il suo futuro e la sua vita dipendessero da quest'unica serata.

Questi sentimenti iniziavano a percorrerla come una malattia mortale. Presto sarebbero stati il suo unico pensiero. Era tutto ciò che riusciva a fare per continuare a camminare lungo il corridoio.

Di nuovo, perché?

Era come se una mano fantasma si allungasse ad afferrarla a metà di un passo. Qualunque fosse la causa di quella sensazione spettrale, si fermò immediatamente. Squall dovette momentaneamente recuperare l'equilibrio, dato che il suo braccio era legato a quello di lei. Quel fermarsi improvviso lo aveva colto di sorpresa. Notò un'espressione vacua sul viso di Rinoa, un'espressione che non sapeva decifrare. Aveva visto così tante sue emozioni, ma questa era qualcosa di cui non aveva esperienza.

"Rinoa?"

Pronunciò dolcemente il suo nome mentre la studiava con attenzione. Non poté evitare di sentirsi a disagio.

"Rinoa, stai bene?"

La Strega sorrise, mentre la sensazione passava tanto velocemente quanto era arrivata. Si rese conto di quanto fosse sembrato strano il suo comportamento dalla prospettiva di Squall. All'improvviso, si sentì piuttosto sciocca, lì in piedi in mezzo a un corridoio. Di nuovo, non poteva dare un motivo logico alle sue paure a parte i nervi, o al suo essere semplicemente 'Rinoa'.

"Sì, sto bene," sorrise, arrotolandosi la catenina intorno al dito. Anche vestita in modo formale, non poteva non indossare gli anelli che considerava così preziosi. "Era solo... sai... proprio non lo so."

Guardandolo negli occhi, la ragazza sperò di non sembrare sciocca come si sentiva. "Non sono sicura, forse sono nervosa? Perché parte di me vuole che questa notte sia perfetta? Voglio dire, in pratica è più o meno l'anniversario del nostro primo incontro. Forse sarò delusa. Io... io davvero non so perché."

Onestamente non poteva dare una risposta definitiva. Ma quello era stato il primo pensiero che aveva avuto. A rigor di logica, credeva che avesse un suo senso - anche se a un livello pazzo e oscuro a cui solo lei poteva arrivare. Quindi inconsciamente sperava che fosse quello il problema. Il fatto era che in quel momento non poteva davvero essere sicura di niente.

"Rinoa, non posso prometterti che non sarai delusa. Io non ti farò questo."

Squall si passò una mano tra i capelli. Non era sicuro di cosa lei volesse da lui. Non c'era molto altro che le potesse offrire, in quel momento. All'ultima festa non c'era assolutamente modo di pensare che avrebbe mai portato qualcuno, figurarsi sentirsi come si sentiva. La sua giornata era già stata riempita di drammi e incertezza. Ora era lì, fuori dal salone, insicuro com'era stato quella mattina, appoggiato a una macchina del Garden.

"No," rispose lei scuotendo la testa. "Non voglio che tu mi prometta niente. Solo..." Sorrise, rendendosi conto di quanto le sue sciocchezze dovessero sembrare senza senso al suo Cavaliere. Una risatina le si strozzò in gola mentre si muoveva appena davanti a lui. "Squall, mi dispiace. Direi che è stata una lunga giornata, ma paragonata alla tua sembra una cosa piuttosto stupida."

Grazie ai tacchi alti, non dovette alzarsi sulle punte per baciarlo, e lo fece veloce, sulla guancia. Sapeva che se avesse provato qualcosa di più audace lui si sarebbe ritratto.

"Andiamo," disse, prendendolo ancora sottobraccio e andando verso il salone. "Qualcuno qui mi deve un ballo."

Lui si schiarì la gola e rispose in tono piatto. "Quando lo trovi, dimmelo... io non so ballare, sai." Squall poi le rivolse un veloce sorriso, mentre finalmente superavano l'ingresso.

*~*~*~*~*

Le coppie danzanti si muovevano sinuose sul pavimento di marmo. Le riportava dei ricordi, sia belli che brutti. Ricordava di essere stata tra la folla, l'anno prima, senza volere nulla più che unirsi alla celebrazione. Si era presa un momento di possibilità, trascinando un giovane SeeD sventurato a soddisfare i suoi desideri. Era una notte che non avrebbe dimenticato, anche se il suo significato non le sarebbe stato chiaro fino a mesi più tardi. Certo, aveva trovato un compagno affascinante con cui ballare, ma se non si fossero mai più visti dopo quella notte, il ballo sarebbe stato solo un ricordo distante tra migliaia di altri. Non c'era modo allora di conoscere il significato di quell'evento. Era impossibile.

L'anno prima desiderava attenzione, parte di lei cercava di trovare qualcosa che aveva perso molto tempo prima. Quell'anno, quando entrò con Squall, sapeva che la maggior parte degli occhi erano su di loro. La metteva a disagio essere scrutata così tanto. Nella folla c'erano coloro che credevano che lei era ancora solo un ostacolo e una distrazione per il Comandante.

Per quanto riguardava la posizione di Squall, c'erano ancora studenti che credevano che fosse troppo giovane e non avesse dimostrato di poter guidare il Garden. Era solo una persona che c'era stata al momento giusto e al posto, e tutto gli era stato consegnato su un piatto d'argento. Avrebbe potuto essere chiunque altro a guidarli contro Artemisia. Certo, quasi tutti lo rispettavano come soldato, ma a livello personale, semplicemente, era un'altra cosa. Gli erano concesse libertà che altri non potevano avere. Alcuni non vedevano di buon occhio la semplice presenza di Rinoa al Garden, perché regole stabilite da molto tempo sembravano essere piegate e deformate per lei. Il fatto che la ragazza vivesse e lavorasse lì veniva vista come una presa in giro per quegli studenti - e persino per alcuni insegnanti.

Molto pochi sapevano il perché Cid le permetteva di rimanere. Se avessero saputo la verità, avrebbe anche potuto essere peggio. Il fatto che fosse una Strega era noto solo a poche persone scelte. Era in momenti come quello che Rinoa era grata che non fosse di pubblico dominio. Se a molti non piaceva così, la loro reazione a quella notizia le sarebbe costata cara.

Certo, la loro percezione di lei di solito non si basava sull'esperienza personale; in molti non si erano mai nemmeno presi il tempo di parlarle. Quelli che lo facevano scoprivano la persona vera, non lo stereotipo semplificato dai pettegolezzi. Anche se, nonostante tutto, davanti a lei erano sempre tutti educati. Era parte della natura umana, dopo tutto, provare risentimento per alcuni cambiamenti. Per loro, lei e Squall ne erano la perfetta incarnazione. I ricordi della battaglia e le sue cicatrici erano ancora troppo fresche.

Il Comandante si sentiva a disagio. Poteva essere colpa di un miscuglio di formalità, dell'uniforme rigida, o degli occhi che si sentiva addosso e che lo giudicavano. Ecco perché aveva detestato a lungo gli eventi sociali; era anche peggio quando si sentiva il riluttante centro dell'attenzione. Quella notte non avrebbe dovuto avere niente a che fare per lui; era per gli studenti che avevano superato l'esame SeeD quel giorno. Eppure, questo status di 'eroe' che gli era stato cucito addosso non sembrava prossimo a morire. Sperava solo che prima o poi sarebbe successo; non poteva sopportare una vita di questo.

Insieme a studenti e insegnanti, notava la presenza di molte personalità importanti. Sapeva che quella sera si sarebbe ridotta a poco più che una sede politica. Cercò di riportare velocemente lo sguardo su Rinoa, dopo aver guardato la stanza; forse gli avrebbero lasciato un altro momento di pace.

"Comandante Leonhart!"

Forse no.

Si voltò immediatamente in direzione della voce di Shu, che avanzò da una gruppo lì accanto. Togliendo il braccio dal fianco di Rinoa, Squall ricambiò il saluto ufficiale della ragazza.

"In molti hanno chiesto dove si trovasse. So che il rappresentante della Repubblica di Dollet è ansioso di discutere dell'incontro che ci sarà a breve. Un Anziano degli Shumi vuole discutere la sua proposta di commercio di pietre. E il nuovo Comandante del Garden di Galbadia voleva esaminare alcune idee. Ce ne sono altri, ma mi sfuggono, al momento."

Poteva sentire che il mal di testa si stava rapidamente avvicinando. Che ne sapeva lui di tutto questo? Tutto quello che era addestrato era letteralmente sparare, puntare e poi massacrare il nemico. A dire la verità, gli mancano quei giorni in cui andava semplicemente a lezione, faceva i compiti, e sopportava il comportamento lunatico di Seifer. In quel momento, anche sedersi in ufficio e occuparsi di scartoffie sembrava piuttosto allettante.

"C'è Cid nei paraggi?" riuscì a dire, strofinandosi le tempie con le dita.

"No, è successo un imprevisto piuttosto all'improvviso. Credo che lui e altri SeeD siano in una stanza qui accanto. Dovrebbero essere qui a minuti."

"C'è il Colonnello Caraway?" chiese Rinoa, portandosi al fianco di Squall La ragazza sapeva che probabilmente non avrebbe dovuto interrompere così, ma percepiva che al Comandante serviva una piccola pausa.

"No, non c'è. Ha mandato un'assistente."

"Figurarsi," rispose lei sottovoce. La Strega non sapeva decidere se era sollevata o delusa. Una cosa era sicura: non era sorpresa.

La notizia portò un breve sollievo alla mente di Squall. Non che non rispettasse il Colonnello Caraway, anzi, tutt'altro. Aveva sempre avuto grandissima stima per quell'uomo. Era solo che, sopra tutto, il leader di Galbadia era il padre della sua ragazza. Quello era il lato di Caraway con cui non voleva confrontarsi. Poteva a malapena spiegare la loro relazione a se stesso; non aveva bisogno di spiegarla a una figura genitoriale dominante. Sfortunatamente, quello gli ricordò - non che considerasse Laguna Loire una figura genitoriale - un'altra persona che avrebbe preferito non affrontare per alcuni decenni.

"Shu, c'è qui qualcuno di Esthar?"

Rinoa lanciò un'occhiata veloce a Squall. Sapeva della tensione che lui doveva affrontare solo per superare quella serata. Sembrava che non finisse mai, per lui. Se non erano abbastanza le situazioni complicate con la ragazza, i disastri precedenti dell'esame pratico, e i giochi di destrezza politici, doveva aggiungere la sua relazione con Laguna Loire. Di nuovo, il fatto che suo padre fosse il Presidente di una delle nazioni del mondo non era di pubblico dominio.

Squall lo guardò curiosa per un momento, dato che l'aveva colta di sorpresa, ma rispose in fretta, "sì, l'assistente presidenziale Kiros Seagull."

Voleva gridare 'grazie a Dio' negli amplificatori, ma sarebbe stato estremamente inappropriato. Comunque, era stata la sua prima e principale reazione alla notizia. Almeno una cosa andava per il vesto giusto, quella sera.

"Capisco. Grazie." Sperava che la sua risposta fosse di basso profilo.

"Dirò agli altri che è arrivato. Sono sicura che ne saranno molto felici."

Shu fece un cenno rispettoso, che Squall ricambiò. Quello era l'incubo che aveva temuto. Quella sera non era un appuntamento con la sua ragazza, riguardava piuttosto il futuro della SeeD e le entrate in grado di sostenerla. Sapeva che il Garden aveva bisogno di fondi, ma comunque non voleva essere lui a fare pressione per averli.

"Mi dispiace davvero," si scusò, voltandosi così da poterla guardare direttamente. "Vorrei che non fosse così."

"Lo so," disse lei strizzando gli occhi, cosa che le fece arricciare il naso. Il suo tono e le sue azioni sembravano comunque piuttosto positivi, viste le circostanze. "Ma sai una cosa? Intendo avere quel ballo adesso."

"Cosa?" chiese lei, posandole una mano sulla schiena. La tolse immediatamente quando entrò in contatto direttamente con la pelle nuda. In qualche modo non se lo aspettava; non era la barriera di tessuto che era abituato ad avere tra loro. Aveva evitato di mettersi i guanti per quella sera, anche se non riusciva a capire perché. Cercò di scuotersi di dosso la sensazione di toccare la pelle nuda. Sembrava così estraneo... eppure così gradito.

"Rinoa, in teoria dovrei-"

"Shhh," lo interruppe lei, posandosi un dito sulle labbra. "So esattamente cosa dovresti fare in teoria adesso: ballare con me." Piegandosi, prese la gonna lunga fino ai piedi, tenendola in mano per facilitare i movimenti. Con l'altra mano, strinse dolcemente l'uniforme di lui sull'avambraccio.

"Se finirò per perderti per la SeeD, stasera, farò meglio ad essere dannatamente sicura che facciamo il nostro ballo. Quindi se questa è la mia unica possibilità, non sono così stupida da lasciarmela scappare. Ora, sono io quella che ha la tua attenzione. Quindi andiamo."

Si sentì a disagio nell'avvicinarsi alla pista da ballo. Non fu fatto con la facilità che aveva sperato. Comunque lei non ebbe bisogno di trascinarlo, solo di incoraggiarlo. La canzone era cominciata solo poco prima, quindi molte coppie stavano entrando o lasciavano la pista. Si misero non al centro, ma più vicini alle porte che davano sul balcone.

Se era possibile, lui era più nervoso e insicuro stavolta. L'anno prima non aveva nulla da provare, mentre quest'anno non voleva deluderla con la sua inettitudine. Si calmò, appoggiandosi di nuovo sull'addestramento che conosceva come una seconda natura. Voleva che andasse bene, ne aveva bisogno.

Probabilmente lei non lo fece intenzionalmente, ma gli si avvicinò. Il profumo gli avvolse i sensi, la vicinanza del suo corpo, tutto nel suo odore, nel suo aspetto, e che il cielo lo aiutasse, la sensazione che gli dava toccarla.

Era naturale e allettante; era qualcosa in cui aveva trovato un brivido sconosciuto. Dovette ancora una volta concentrarsi sul ballo, non sulla sua compagna. Dolcemente, le mise la mano destra sul fianco. Le dita iniziarono a metà torso, ma poi seguirono delicatamente la curva del suo corpo e infine si fermarono sul fianco. L'anno prima non aveva osato scendere così in basso. Quest'anno sentiva il desiderio impellente di stringerla vicino, ma lottò contro quell'istinto. Si raddrizzò il braccio e le prese la mano, tenendola lontana dai corpi, con le dita intrecciate strette. Poteva sentire la sua mano sulla spalla; notò che sembrava stringerla più forte dell'anno prima. La sua mano non era rilassata, si aggrappava quasi al tessuto dell'uniforme. Forse aveva paura che lui se ne andasse, come aveva fatto prima.

I piedi iniziarono a muoversi, secondo il ritmo di lui. Cercò di non pensare ai passi, di lasciare che il movimento venisse con naturalezza. Non era senza difetti, non era perfetto. Il Comandante non inciampò come allora, ma c'erano esitazioni che li misero fuori tempo. Poteva non essere ovvio all'osservatore casuale, mentre la guidava lungo la pista, accelerando o rallentando a seconda della musica.

Continuarono per quelli che parvero svariati minuti. Ballarono nel tempo mentre la realtà sembrava sospesa solo per loro. Nessuno dei due ricordava l'atto vero e proprio del ballare, era più come un ricordo nelle loro menti.

Poi la musica finì.

Il viso di Squall era rilassato e l'inizio felice di un sorriso gli accarezzava le labbra. I loro corpi erano vicini, potevano sentire il calore l'uno dell'altra. Era appassionato e innocente, e allo stesso tempo c'era un significato dietro ogni movimento che li faceva sentire deboli. Non ci furono fuochi d'artificio quella notte, perlomeno non del tipo che esplode in cielo, ma c'erano migliaia di scintille che elettrizzavano i loro nervi.

I loro occhi si incontrarono e Rinoa non riusciva a credere alle emozioni che si leggevano. Era troppo. Sentì il suo corpo vicino a lei e aspettò che lui annullasse la distanza. Forse avrebbe dovuto saperlo, ma il suo pensiero logico sembrava sospeso.

In una stanza di Trabia avevano terminato quel primo ballo con un bacio. Quella sera lui voleva ripetere quel momento, ma non poteva. Dopo tutto era un leader militare. Persino la sua vicinanza a lei in quel momento sembrava inappropriata secondo i suoi standard.

La sua espressione dolce cambiò con l'intensità di un tuono. Velocemente la lasciò andare e fece un passo indietro.

"Non posso. Mi dispiace." La sua voce suonava distante. "Devo lavorare."

Come se fosse un segnale, una voce sconosciuta si levò sopra la folla. "Eccola Comandante. L'ho cercata per tutta la sera. Ho bisogno di dirle una parola, adesso."

Indietreggiando, si avvicinò all'uomo e non si guardò mai indietro. Rinoa sentì Squall rivolgersi formalmente all'ospite, come se fosse fatto per questa vita. "Sindaco Perrette, è un onore averla qui con noi. Mi farebbe piacere discutere di quello che vuole. Qual è il problema?"

L'uomo si tenne stretto il suo bicchiere di vino rosso. Squall fece un cenno a una cameriera e si prese un bicchiere di whisky. Rinoa rimase confusa e sola sulla pista da ballo. Non era arrabbiata con Squall; lui stava solo interpretando il ruolo di cui il Garden aveva bisogno. Si chiedeva semplicemente se a volte lui interpretava un ruolo con lei. Riusciva a cambiare ruoli con così tanta facilità. Nessun saluto, nessuno sguardo indietro. Qualunque cosa avessero appena condiviso sembrava un frammento della sua immaginazione. Forse lui non aveva sentito la stessa elettricità.

Si sentì di nuovo scintille in tutto il corpo, anche se stavolta era un'ondata di emozione sgradita. Voci e immagini le riempirono i sensi; desiderò che quelle immagini fossero rimaste sepolte. Era una realtà che non era davvero reale. Non era stato quindici mesi prima che era stata in quel salone con Squall. In un modo contorto, era stato solo pochi mesi prima - almeno nelle visioni che Edea e Cid l'avevano costretta a rivivere. Era stato lì che Artemisia aveva distorto le parole, e aveva iniziato a distruggere lentamente la sua volontà. Erano visioni del ballo dell'anno prima; erano i pensieri nella testa di Squall.

Era l'immagine di lui che ballava con un'altra - e che recitava la parte dell'adolescente serio. La persona che aveva cercato di essere quella sera. Erano le parole di Artemisia che le riecheggiavano profondamente nell'anima.

Le prime parole per te che sono uscite dalle sue labbra erano una menzogna. Questo non dice qualcosa sul suo modo di essere?

Scosse la testa. Perché stava pensando a tutto quello? Era stata arrabbiata con lui, ma l'avevano superato mesi prima. No? Lui era partito per Trabia poco dopo la scoperta da Cid ed Edea - quella sera in cui tutti i suoi ricordi erano tornati da lei sotto forma di un uragano di emozioni represse. Poco dopo, lei aveva finito per unirsi a lui a Trabia. Gli aveva detto che lo amava. Lo amava davvero. Più di quanto lui potesse capire.

Questo era il presente e Squall era il suo futuro. Qualunque visione Artemisia le avesse mostrato era distorta e perversa, fatta solo per la disperazione della pazzia di una donna malvagia.

Permettere a se stessa di rimuginare su quella situazione era inutile.

Tra la folla di ballerini, vide i suoi amici intorno a un tavolo. Sembrava che Irvine si stesse scusando con Selphie; il cowboy era piegato su un ginocchio proprio di fronte alla sua ragazza, ora irritata. O quello o le stava chiedendo di sposarlo... e Rinoa ne dubitava seriamente, soprattutto vista l'espressione piuttosto agitata di Selphie. Dall'altra parte del tavolo c'erano Quistis e Kiros, mentre Zell era in piedi davanti a loro. Sembrava che lui stesse recitando in maniera piuttosto enfatica una drammatica rappresentazione della battaglia finale contro Artemisia, o il suo nuovo passo di ballo; Rinoa non riusciva a decidersi. Ma almeno andare là a sedersi con i suoi amici avrebbe reso la serata tutto tranne che smorta - Squall non poteva dire la stessa cosa.

Mentre andava dai suoi amici, un finto albero dorato colse la sua attenzione. Ne erano stati piazzati molti nel salone. Erano addobbati con piccole luci bianche iridescenti e luccicanti. Le foglie sembravano fatte di seta, tenute insieme da rami di tessuto dorato. A distanza sembrava un addobbo festivo, una cascata infinita di oro e luce. Quando la ragazza si avvicinò, notò che le decorazioni sugli alberi erano in realtà le gru a origami che avevano fatto lei e gli altri. Con le dita le accarezzò delicatamente una, prendendosi il tempo di guardare ogni piega della carta. Era bellissimo. Erano appese agli alberi come migliaia di decorazioni di speranza.

"Sono bellissime, vero?" le chiese da dietro una voce maschile che non conosceva.

La ragazza sussultò al suono. Il suo corpo si mosse di scatto per riflesso, e fece cadere accidentalmente una decorazione.

"Sì, sì, è vero," rispose piena di imbarazzo. Rinoa iniziò attentamente a chinarsi per raccogliere la gru caduta. L'aveva davvero colta di sorpresa che qualcuno le si avvicinasse in quel modo. La maggior parte dei ragazzi al Garden la evitavano, sapendo della sua relazione con il Comandante.

"La prendo io," si offrì l'uomo senza esitazione.

Lei fece un passo indietro, leggermente umiliata dalla sua momentanea goffaggine. "Grazie... mi sono solo spaventata un attimo. Scusa se ti ho dato problemi."

"No, è completamente colpa mia. Non hai nulla di cui scusarti. Di certo non era mia intenzione spaventare una ragazza così bella."

Il ragazzo rimise la decorazione sull'albero; lei non aveva ancora avuto la possibilità di guardare bene lo sconosciuto. Una volta Rinoa Heartilly sarebbe stata grata del ricevere attenzione da chiunque del genere maschile. Quella sera, comunque, si sentiva solo estremamente a disagio e lottò contro l'irresistibile tentazione di scappare.

La voce del ragazzo era sicura e accattivante. "Ora che abbiamo condiviso questo momento imbarazzante, vorrei presentarmi: mi chiamo Anthony. Per farla breve, sono stato obbligato a venire qui per una riunione e non voglio stare da solo." Fece una pausa prima di chiedere infine, "mi stavo chiedendo se posso avere l'onore di questo ballo?"

Rinoa sorrise con cortesia. Avrebbe dovuto declinare l'offerta, ovviamente. Ma c'era una sorta di familiare umiliazione nella sua richiesta. Poi si chiese se la sua motivazione era stata così trasparente. Forse Squall aveva avuto i suoi motivi per dirle che non sapeva ballare. Non era stata nemmeno capace di guardarlo direttamente negli occhi, e li aveva tenuti a terra. Eppure non poteva stare lì per sempre a sentirsi così a disagio; prima o poi doveva dirgli la verità. Ora sarebbe stato un buon momento come qualunque altro - almeno non gli avrebbe detto che non sapeva ballare.

Fu allora che notò la sua uniforme e il suo mondo smise letteralmente di esistere. Un SeeD bianco.

"S-sei un... SeeD... b-bianco?" La sua uniforme sembrava spiccare tra la folla; Rinoa non riusciva a credere di non averla notata prima. Aveva il paraocchi quando era con Squall?

"Sì, lo sono. Non veniamo molto a riva, quindi voglio ottenere il massimo dalla serata."

"Voi... ci siete ancora? Pensavo - pensavo che voi?"

Lui le fece un sorriso disinvolto, toccando l'arma allacciata al suo fianco. "Oh, intendi per il cambio di direzione del Garden? Penso che sia un pregiudizio comune. Ci alleiamo ancora tutti i giorni. La nostra missione principale non è mai cambiata."

"Quindi voi... voi vi allenate per combattere...?" Non riuscì a terminare la frase. Non era mai venuto in mente che i SeeD Bianchi esistessero ancora. Forse avrebbe dovuto considerare quella possibilità, ma in quel momento la verità per lei era travolgente.

Vi allenate per combattere me? Era il suo unico pensiero coerente.

"Sì, siamo addestrati in maniera specifica per uccidere le streghe, se è quello che mi chiedi." Le fece l'occhiolino, allungando una mano guantata verso di lei. "Non preoccuparti, stai con me e mi assicurerò che tu sia protetta da quelle ignobili scuse di vita."

"Io... ho un fidanzato - non posso... e io..." riuscì a dire incespicando nella sua stessa scusa.

Non doveva dargli una spiegazione, non ne meritava una. Ignobili scuse di vita. Ecco che cos'era lei, ecco cosa era diventata con una decisione fatale. I suoi tacchi alti colpirono il marmo mentre si allontanava veloce dal salone. Non poteva ancora correre, avrebbe attirato troppa attenzione. Ne aveva già avuta abbastanza con gli sguardi casuali e severi degli studenti poco prima. I suoi amici erano impegnati con le loro cose. Selphie e Irvine non sembravano messi meglio di prima; a quanto pareva, Kiros e Quistis erano ancora impegnati a guardare Zell. Nessuno di loro aveva il tempo di notare un'ignobile strega che scappava tra loro. Forse avrebbe dovuto preparare in quel momento il suo piano per avere il controllo del Garden, nessuno se lo sarebbe aspettato - nemmeno lei.

Odio e bugie. Potere e corruzione. Ecco cosa pensavano tutti quanti. Secondo loro non avrebbe dovuto esistere. Avrebbe dovuto essere un cadavere congelato che fluttuava senza meta nello spazio. Quella era la 'vita' che avrebbe dovuto vivere. Non avrebbe dovuto essere lì al Garden, non nel posto che era stato fondato solo per massacrare quelle come lei.

Persa in una nebbia confusa, Rinoa riuscì a trovare un corridoio che portava a un'aula. Non aveva voluto andare in quella direzione, onestamente non aveva direzione. Era solo un modo per scappare. Doveva rimanere sola. Sola. Aveva provato svariate porte delle aule, e ovviamente erano tutte chiuse. Fu solo grazie al destino o alla casualità che ne trovò una non del tutto chiusa. Chiunque l'avesse chiusa probabilmente aveva troppa fretta per la serata e non si era mai guardato indietro. Mai guardarsi indietro - forse era quello che avrebbe dovuto fare lei un anno prima.

Le dita di Rinoa si avvolsero intorno alla maniglia e lei entrò velocemente. Questa volta si assicurò che la porta fosse chiusa per bene. Non c'erano luci all'interno; non c'era una reale illuminazione a parte alcuni puntini lampeggianti verdi dei computer. Andò in fondo alla stanza, per nascondersi dietro i banchi. Poi si lasciò cadere scivolando contro il muro. Era come avere ancora dieci anni, come essere chiusa nella sua stanza. Forse Caraway aveva ragione, forse avrebbe dovuto essere rinchiusa senza mai poter vedere la luce del giorno.

Poi pianse.

Fu in quel momento della sua vita che scoprì che la principessa delle favole di prima era in realtà la strega cattiva sotto mentite spoglie. Quando la scarpetta di cristallo si ruppe e l'unica cosa che le rimase furono frammenti abbastanza affilati da tagliarle la carne in due.

*~*~*~*~*

Il Comandante bevve l'ultimo sorso e posò il bicchiere vuoto su un tavolo. Doveva trovare una cameriera e prenderne un altro. Non beveva spesso, ma in quel momento voleva dimenticare tutto, o tutti, quello che lo circondava. Incrociò le braccia sul petto e finse di ascoltare, anche se l'unica cosa a cui riusciva a pensare era il pezzettino di formaggio incastrato nei baffi del sindaco.

Avrebbe dovuto dirlo al sindaco? Avrebbe dovuto fingere di non vederlo? Insomma, era proprio lì... chi non riusciva a sentire quella cosa appesa alla propria faccia? Che tipo di formaggio era, comunque? Aveva voglia di formaggio? Sembrava abbastanza buona come idea, ma se ne avesse mangiato un po', avrebbe pensato solo al pezzo attaccato alla faccia di questo tipo e sarebbe rimasto disgustato?

"Non è d'accordo?" Il diplomatico di mezza età terminò finalmente qualsiasi discorso stesse facendo e guardò direttamente Squall. Il Comandante doveva dire qualcosa di profondo - che non riguardasse il formaggio.

"Anche se mi piacerebbe concordare, non posso dirlo con sicurezza senza fare alcune ricerche. Qualunque cosa sia la più efficiente in termini di costi e benefici per lei sul lungo periodo."

"Lei è molto intelligente, giovanotto." Il sindaco Perrette diede una pacca sulla schiena di Squall. "Ci farebbe comodo una logica come la sua in municipio."

Il Comandante voleva alzare gli occhi del cielo. Non aveva idea di cosa avesse appena detto o a che cosa avesse risposto. L'unica cosa che aveva imparato in tutta quella faccenda era di non impegnarsi mai direttamente. In più, tirare sempre fuori l'idea di risparmiare soldi. Ai politici piaceva molto.

"Squall, ragazzo mio!" La voce di Cid fu un cambiamento gradito dopo quelli che sembravano minuti infiniti di conversazione a senso unico. "Voglio presentarti una persona."

Il Comandante si voltò, e vide Cid in piedi accanto a svariati SeeD Bianchi. Il Preside aveva un braccio intorno a uno di loro in particolare e lo guidava verso il Comandante. Squall rimase immobile cercando di reprimere la rabbia che gli cresceva dentro.

"Comandante Leonhart, sono così contento di averti trovato. Questo è il Comandante Weatherly della Nave dei SeeD Bianchi. Abbiamo appena avuto una riunione improvvisata e-"

"Ha portato dei SeeD Bianchi qui?" lo interruppe Squall. Non era da lui interrompere un superiore, ma i dettagli stupidi erano irrilevanti al momento. Gli servivano i fatti.

"Sì, Comandante," ribatté Cid, visibilmente scontento per le azioni del suo sottoposto. "Sono stati invitati. Sono ancora una parte importante del sistema del Garden."

Il capo dei SeeD Bianchi salutò Squall, che guardò il gesto senza alcuna intenzione di ricambiarlo.

"E così i SeeD Bianchi si allenano ancora?" disse Squall incrociando le braccia con fare dominante. Il Comandante del Garden era disgustato da tutto quello che questo SeeD rappresentava. Di certo non l'avrebbe guardato come un suo pari. Sarebbe stato dannato se lo avesse fatto.

"Certo che ci alleniamo ora." Il SeeD Bianco percepì l'atteggiamento bellicoso di Squall. Weatherly non sapeva per quale motivo quest'uomo gli volesse così male, ma non era tipo da fare un passo indietro. I SeeD Bianchi si allenavano per un motivo e nessun 'salvatore del mondo' sopravvalutato gli avrebbe detto il contrario.

"Il futuro dell'umanità può non essere più una sua preoccupazione, Comandante Leonhart, ma di certo è la nostra priorità assoluta. Da qualche parte là fuori c'è un'altra strega. Per quanto ne sappiamo, può raggruppare un esercito mentre parliamo. Non sappiamo chi o dove, ma saremmo addestrati per neutralizzare il nemico."

"Neutralizzare, ah!" gridò Squall attirandosi l'attenzione di parecchi partecipanti. "Vuole dire massacrare, vero? Non gliene fregherebbe niente di chi è, la vostra unica missione è uccidere senza pensarci due volte."

"Comandante Leonhart," sbottò furioso Cid per avvertirlo. "Ti suggerisco fortemente di fare un passo indietro. Penso che tu abbia bevuto un po' troppo." Cid sapeva che non era questo il caso, ma doveva dare una copertura al comportamento lunatico e sulla difensiva di Squall.

"Perché, perché la verità fa male?" ruggì quasi Squall al Preside. Poteva sentire l'adrenalina avere la meglio sul suo corpo. Non gli importava se le parole erano davvero sue; in quel momento possedeva i sentimenti che stavano dietro ciascuna di loro. "Questi SeeD Bianchi di certo se ne sbattono di chi uccidono. Perché dovrebbe interessarmi se il mondo intero conosce la verità?" Sputò le ultime parole così ad alta voce e la musica terminò nel salone e tutti gli occhi si spostarono su di lui.

"No, va bene Preside, posso arrangiarmi." Il Comandante Weatherly si avvicinò provocatoriamente di un passo a Squall. Nessuno dei due sarebbe sceso dal suo piedistallo immaginario. "Se vuoi pensare ai SeeD Bianchi come assassini, allora accetterò volentieri quel titolo - soprattutto se significa pace per il mondo intero. Capisco che la persona che si è presa cura di te da piccolo era una strega, quindi la tua idea può essere leggermente deviata. Edea Kramer era un'eccezione. Tutti la rispettiamo; ha dato il via a quello che vedi qui oggi. Lei era buona - ma penso che tu sappia meglio di chiunque altro come è andata a finire. A prescindere da tutto, non si può avere fiducia in una strega. Cambierà. È nella sua natura distruggere."

Squall non aveva mai sentito una tale furia primitiva; doveva andarsene prima di fare qualcosa di cui si sarebbe davvero pentito. "Io me ne vado di qui."

"Comandante, non ti ho dato il permesso di andartene!" Il Preside allungò un braccio cercando di fermare il ragazzo furioso.

"Non osi toccarmi," lo avvertì Squall spingendosi via con forza la mano di Cid di dosso. Il ragazzo si voltò e se ne andò senza mai guardarsi alle spalle.

Fu come se il Preside si rendesse conto della realtà per la prima volta: Squall era, dopo tutto, un Comandante, un Cavaliere...

...E aveva solo diciotto anni.

*****
Nota delle traduttrici: ma quanto è odioso il SeeD Bianco? che poi non per dire ma nel gioco sono utile come la trapunta a ferragosto O_O
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