Dopo aver organizzato la serata d’inaugurazione di Mattew, James si ritrovò tra le mani un nuovo lavoro da portare avanti. Nel settore L doveva essere organizzata una rassegna di pittura incentrata sui colori. Il ragazzo venne preso dallo sconforto mentre leggeva la lettera che aveva davanti. La primavera non dava un attimo di respiro, Neverland era diventata troppo grande e affollata negli ultimi mesi, davanti si prospettavano delle scelte ben precise.
Neverland. Ora di pranzo. Cortile interno.
Su di un muro grigio è appeso un canestro arrugginito con la retina di
metallo, un ragazzo alto e robusto sta palleggiando e tirando sul ferro, indossa
una larga felpa con cappuccio e un cappello celeste con visiera sul quale brillavano
due spille, da dietro una piccola figura slanciata gli si avvicina, gli ruba
la palla e gli domanda con aria di sfida:
“ Uno contro uno?”
“Uno contro uno!” rispose il ragazzo.
Dopo una seria di scambi e ripetuti blocchi, il piccoletto riuscì a mettere dentro un tiro, si girò verso il ragazzo e con un inchino lasciò liberi i suoi lunghi capelli ricci.
“Non starai mica pensando di aver vinto così Andy!” James cominciò a farle il solletico insistentemente.
Andrea tra una risata e l’altra iniziò a correre ma, dopo qualche passo, inciampò su di una lattina vuota e si ritrovò a terra, la scena che Jimmy si fermo ad osservare fu davvero comica, aiutò la ragazza a rialzarsi e, mentre si incamminarono verso l’entrate della galleria, cominciò a dire:
“Sei spacciata signorina, mantenere l’accaduto segreto, le costerà caro…”
“Ah si?! Mi sono appena ricordata di non aver ancora consegnato i turni
disponibili per le esposizione del settore Q, non eri tu ad essere interessato…
non ricordo… ah giusto! Le trenta ore di falsi sorrisi e disquisizioni
sulle nature morte, come ho fatto a dimenticarlo!? Vedrò presto di correggere
l’errore” Andy si girò verso di lui camminando all’indietro
e sfoderò un sorriso a trentasei denti.
James non rispose subito ma alla fine fu costretto ad ammettere di aver perso
su tutta la linea, un’umiliazione totale, l’ennesima inflittagli
dalla ragazza.
Mentre mi dirigevo verso lo studio per l’appuntamento con Andrea, osservai
dalla finestra, che dava sul cortile, un’abituale scena, due amici scaricavano
la tensione in un ritaglio di cemento di dieci metri quadri; con loro c’erano
un cerchio di ferro arrugginito, appeso ad un muro, e una palla arancione.
Nulla di particolare se non per il pezzo finale, la caduta di Andrea riuscì
a strapparmi un sorriso sommesso.