Capitolo 8
Tutto
si era fermato, anche il tempo, attorno a Chris.
Avrebbe
voluto alzarsi, rincorrere Jonny e pregarlo di cambiare idea ma qualcosa lo
aveva trattenuto. La verità è che per quanto gli facesse male, sapeva che Jonny
aveva ragione, non potevano continuare ad andare avanti facendo finta di nulla,
nascondendosi dietro delle scuse, nessuno si sarebbe mai accorto di nulla ma i
loro sentimenti non sarebbero mai cambiati, li avrebbero consumati, poco a
poco, fino a distruggere tutto quello che c’era di bello tra di loro.
Era
già iniziata. Quella discussione ne era la prova.
Sapeva
che la mattina sarebbe arrivata presto o tardi e sapeva di dover prendere una
decisione, di dover dire qualcosa a Jonny. Per la seconda volta in quella notte
sentì il desiderio di rimanere steso su quel pavimento per sempre.
Mille cose affollavano la
sua testa, perfino il pensiero che se fosse morto lì sarebbe stato meglio per
tutti, lui non avrebbe dovuto scegliere e far soffrire nessuno e le persone che
amava, dopo un po’, sarebbero tornate alla loro vita felice, anche senza di
lui.
Ma
probabilmente anche questi pensieri, come molti altri quella notte, non erano
altro che frutto dell’alcol che ancora sentiva in circolo e della disperazione,
soprattutto di quella. Come poteva decidere della sua intera vita in una notte?
Si sentiva bloccato, terrorizzato dal futuro e dalla luce del mattino che di lì
a poco avrebbe tramutato quell’incubo in realtà.
Mentre
fissava il buio con il cuore in gola, all’improvviso, era mattina.
Paradossalmente,
si era addormentato. Lui che era famoso per passare intere notti insonni, in
una notte così piena di pensieri e decisioni da prendere, era crollato,
probabilmente sotto il peso di quegli stessi pensieri.
Aprì
gli occhi e sentì un conato di vomito salirgli su per la gola. Corse in bagno e
sprofondò la testa nel water, si sentiva uno straccio, la nausea era fortissima
e un mal di testa ancora peggiore di quello del giorno precedente gli stava
perforando le tempie. Era così che Guy si sentiva ogni volta dopo aver bevuto?
Non c’era da sorprendersi se era sempre un tale stronzo di prima mattina.
Poi
un flash, tutte le immagini e le sensazioni della notte prima gli tornarono in
mente, non era stato un incubo, era la fottuta realtà. Desiderò intensamente di
poter riaddormentarsi e dimenticare tutto nuovamente ma in quel momento un
frastuono proveniente dalla camera gli provocò delle fortissime fitte alla
testa. Era la porta, qualcuno, stava bussando energicamente ed insistentemente.
«CHRIS!
APRI IMMEDIATAMENTE QUESTA PORTA, LO SO CHE SEI SVEGLIO!»
Era
Will. Non riusciva a decifrare il suo tono di voce ma di certo non era quello
di un cordiale buongiorno.
Si
trascinò fino all’uscio della porta cercando di ignorare altri conati.
Jonny
gli aveva già parlato? Sapeva già tutto della sua decisione? …sapeva solo
quello?
«Will…?»
disse abbastanza forte da farsi sentire senza aprire la porta. Aveva la fronte
poggiata alla porta, completamente privo di ogni energia.
«Chris!
Aprimi! Dobbiamo parlare!»
«Will…ti
prego...» sentiva la voce già tremare, le lacrime bruciargli gli occhi, i
singhiozzi che gli mozzavano il fiato.
«Christopher
ti ho detto di aprirmi questa cazzo di porta»
Chris
aprì lentamente la porta, non riusciva nemmeno a guardare l’amico negli occhi.
Quello
che Will si trovò davanti non era Chris Martin, l’energico ed iperattivo
cantante dei Coldplay, era il suo fantasma. Chris era pallido come non mai, con
delle profonde occhiaie livide e gli occhi rossi che fissavano il pavimento.
L’aggressività del batterista di colpo scomparve, prese sotto braccio l’amico e
lo accompagnò fino al letto dove lo fece sedere.
«Chris…»
chiamò l’amico che quasi sembrava essere in uno stato di trance «…che hai?»
Chris
alzò lo sguardo verso Will, gli occhi lucidi e labbra cianotiche serrate a
trattenere i singhiozzi.
«Will…mi
dispiace…» disse in un soffio
Will
si stava iniziando ad allarmare, mi
dispiace per cosa? Iniziava a temere che l’amico avesse fatto qualche
sciocchezza, assunto qualcosa che non doveva, cosa era potuto succedere nelle
ultime cinque o sei ore?
«Ti
dispiace per cosa? Chris cosa è successo?» stava fissando intensamente gli
occhi dell’amico per cercare di carpire qualcosa e prima che Chris potesse
rispondere aggiunse «Ero venuto a parlarti perché stanotte Jonny è venuto a
bussare alla mia porta chiedendomi se poteva dormire con me, sembrava
abbastanza scosso, ho cercato di farmi dire perché non era con te ma non ha
voluto dirmi nulla»
Non
glielo aveva detto! Will non sapeva nulla, Jonny non lo aveva ancora detto a
nessuno, forse aveva qualche possibilità di rimettere a posto le cose. Si sentì
in qualche modo, anche se minimamente, sollevato.
«E’
successo qualcosa tra te e lui? Credo di sapere più che bene che razza di
idiota diventi quando bevi. Cosa gli hai detto? Avete litigato? Chris, ti
prego, dimmi qualcosa…»
Il
ragazzo biondo cercò dentro di se la forza per raccogliere tutti i pezzi in cui
si sentiva in quel momento e fece un respiro profondo a sopprimere le lacrime.
«Non
è niente amico mio» riuscì addirittura ad abbozzare un sorriso, davvero poco
convincente in realtà «E’ solo l’effetto dell’ hangover, credo di aver davvero
bevuto troppo ieri sera, mi dispiace per questo, per lo stato in cui sono
proprio oggi che abbiamo un concerto, so quanto ci tieni alla professionalità»
Abbassò
lo sguardo, sapeva che se avesse guardato Will negli occhi mentre lo diceva
sarebbe stato chiaro che stava mentendo. A quanto pare, però, l’amico non ne
aveva bisogno per capire quale fosse la verità.
«Chris,
guardami negli occhi, sono 15 anni che bado a Guy, so quali sono i postumi di
una sbornia e non è questo il caso. Perché stai evitando l’argomento Jonny?
Cosa può essere successo di tanto grave da non potermelo dire?»
«Nulla,
davvero, ho solo fatto qualche battuta di troppo sul motivo per cui porta
sempre il cappello, dopo mi andrò a scusare con lui e tornerà tutto normale, te
lo prometto» sorrise e Will capì che non c’era nulla che poteva dire o fare per
far parlare di Chris di qualunque cosa fosse successa la notte prima.
Che
non era una sciocchezza ne era certo, aveva visto con che occhi Jonny aveva
bussato alla sua porta qualche ora prima e stava vedendo lo stesso dolore negli
occhi azzurri dell’uomo di fronte a lui. Battute sui capelli, Chris era davvero
il peggior bugiardo che conoscesse, quando Jonny aveva iniziato a indossare
regolarmente il cappello aveva smesso perfino di parlare della sua paura per la
perdita dei capelli che fino ad allora era stata un pallino fisso nella testa
del cantante. Non avrebbe mai potuto crederci. Qualcosa in cuor suo gli diceva
che era meglio non fare pressioni, una piccola parte di lui aveva sempre
creduto che prima o poi quei due si sarebbero accorti che quella che provavano
l’uno per l’altro non era semplice amicizia, lui lo sapeva, Guy lo sapeva ed
era certo che in fondo lo sapessero anche le loro mogli. Chiunque dopo poco
riusciva a vederlo chiaramente, quello che c’era tra loro era qualcosa di così
reale da sembrare tangibile alle volte. Loro due sembravano gli unici a non capirlo,
o almeno così davano a vedere, si erano sposati, avevano messo al mondo dei
bellissimi bambini e nulla di tutto questo sembrava aver intaccato minimamente
quello che c’era tra di loro ma non era difficile leggere tra le parole dei
testi scritti da Chris quanto dolore nascondevano.
Magari
i suoi timori della notte prima si erano avverati, si erano detti l’un l’altro
cosa provavano e qualcosa era andato male? Poteva essere un problema per il
gruppo?
I
suoi pensieri furono interrotti dalla mano di Chris che aveva afferrato la
manica della sua t-shirt.
«Will»
lo vide che sudava freddo e fissava con occhi sbarrati il pavimento «Non mi
sento bene»
In
un secondo il batterista lo stava sorreggendo cingendogli le spalle con un
braccio. Era bianco in volto, un bagno di sudore, le labbra stavano diventando
viola scuro e sentiva che non aveva nemmeno la forza per star dritto. Gli
poggiò una mano sulla fronte sudata, era talmente tanto bollente che la
preoccupazione lo assalì.
«Dio
mio Chris, sei bollente. Stenditi, io vado subito a chiamare qualcuno»
Lo
fece stendere, prese del ghiaccio dal minibar della suite, lo avvolse in un
asciugamano del bagno e glielo poggiò in testa.
«Non
ti muovere.»
Se
anche avesse voluto non ci sarebbe mai riuscito, all’improvviso aveva iniziato
a vedere mille colori davanti gli occhi e poi bianco, aveva sentito il sudore
freddo sgorgargli da ogni poro, come se fosse lì lì per svenire ma il fatto che
era seduto glielo impedisse. Era lucido ma il suo intero corpo gli sembrava una
gelatina, la testa gli faceva malissimo, l’unica cosa positiva era che stava
lentamente ricominciando a distinguere i contorni delle cose attorno a lui.
Will
nel frattempo stava correndo giù per le scale dell’ albergo alla ricerca dello
staff medico che viaggiava con il gruppo. Nella hall c’era Guy, con degli
occhiali da sole scuri, che si teneva la testa seduto su di una poltrona.
«Guy!»
«Sono
qui, non c’è bisogno che urli» disse e la mano stretta sulla tempie rese chiaro
che anche lui era alquanto ko dalla notte prima.
«Chris
non sta bene, ha la febbre alta, vai da lui mentre trovo qualcuno che lo possa
visitare» si diede una veloce occhiata attorno «Dov’è Jonny?»
«Ha
accompagnato Chloe e i bambini in aeroporto» Guy era ancora al suo posto sulla
poltrona.
«Guy
hai capito cosa ti ho detto? Chris sta male! Scolla il tuo culo scozzese da quella
poltrona!»
Sbuffando,
Guy si alzò e si diresse verso l’ascensore.
Nel
frattempo Chris sentiva che il ghiaccio gli stava facendo abbassare la
temperatura, il senso di svenimento era passato ma ancora non riusciva a
muoversi.
Ci
mancava solo la febbre. Sicuramente Will avrebbe avvertito anche Jonny, cosa
avrebbe dovuto dire o fare trovandoselo davanti con gli altri presenti?
In
quel momento si aprì la porta e Chris sussultò, quasi pensando di veder
comparire sull’uscio l’amico dagli occhi verdi, invece, con suo sollievo, era
solo Guy.
«Will
dice che stai morendo» il tono era quello di un Guy Berryman in pieno hangover
totalmente insofferente a chiunque sul pianeta terra.
«Oh
non essere così affranto, in realtà credo sopravvivrò» rise debolmente Chris.
«Quindi?
Cos’hai?»
«Una
semplice febbre suppongo, già ieri non mi sentivo molto in forma, insomma nulla
che un paio di pillole non possano risolvere in tempo per stasera»
«Vedremo»
la porta si era aperta nuovamente, questa volta per mano di alcuni paramedici,
Will e Phil, quest’ultimo continuò «se la febbre non ti scende lo show è
annullato, meglio annullarne uno stasera che rischiare di doverne annullare di
più nei giorni a venire»
«Ma
non è nulla sto, benissimo!» a supporto della sua affermazione fece per
mettersi seduto sul letto ma fallì.
«Amico,
hai l’aspetto di un fottuto zombie!» commentò finemente Guy.
«Chris
non è poi un dramma annullare un concerto, lo riprogrammeremo» disse Will.
«Vuoi
prendermi in giro? Lo sai meglio di me che a quest’ora ci saranno già miglia di
persone in fila! Non voglio deludere i nostri fan!» si stava agitando e sentiva
la temperatura salire di nuovo.
«Nemmeno
io ma la tua salute è più importante»
«Ma
vi sto dicendo ch…»
«SIGNORI!
Siete pregati di uscire dalla camera, non possiamo fare il nostro lavoro se
continuate a discutere e far agitare il paziente» intervenne una donna, ad
occhio e croce la responsabile del team di paramedici.
«Dovete
misurargli la febbre non fargli un intervento a cuore aperto, non vedo perché dovremmo
uscire!» sbottò Will.
«Vi
sto pregando di lasciarci da soli con il paziente» ripeté fermamente la donna e
mettendogli una mano sulla spalla si rivolse a Chris «Signor Martin, le
prometto che farò il possibile per rimetterla in sesto per stasera ma adesso si
deve calmare e permetterci di visitarla»
Chris
si calmò e sprofondò nuovamente nel cuscino, Will si avviò verso la porta
seguito da Guy e Phil.
Fuori
la camera Phil era furioso «Tutto questo per andare a festeggiare un
compleanno! Ora abbiamo il cantante fuori gioco, un bassista che a stento si
tiene sveglio» scoccò uno sguardo a Guy che era in piedi, poggiato al muro ma s’intuiva
avesse gli occhi chiusi sotto gli occhiali da sole «e dove diavolo è finito
Jonny? Sono sempre incollati ed ora che Chris sta male lui è disperso chissà
dove!»
«Eccomi!»
In
quel momento, dalle scale, emerse il chitarrista con gli occhi verdi.
«Ho
letto il messaggio di Will e sono corso qui più veloce che potevo» disse
respirando a fatica a causa della mole di piani saliti a piedi «lui dov’è?»
«In
camera, i paramedici hanno detto di aspettare fuo…»
Troppo
tardi, Jonny aveva spalancato la porta che era socchiusa ed era corso al
capezzale di Chris.
«Signor
Buckland avevo chiesto a lei ed i suoi amici di aspettare fuori» commentò la
donna che stava finendo di visitare Chris ascoltandogli il battito con lo
stetoscopio.
Jonny
la ignorò completamente, era perso nel guardare l’amico negli occhi azzurri che
stavano iniziando a riempirsi di lacrime nuovamente. Non l’aveva mai visto così
male, pallido, le labbra livide e screpolate, profonde borse sotto gli occhi,
sembrava così debole che avrebbe avuto paura di toccarlo e fargli del male.
«Come
ti senti?» disse senza smettere di fissarlo negli occhi.
«Come
se mi fosse passato addosso uno dei camion degli strumenti» disse Chris abbozzando
un sorriso e cercando di non far scendere le lacrime che si erano formate nei
suoi occhi.
Jonny
sapeva che Chris non si riferiva solo alla febbre.
«Chris…io…»
trattenne il respiro, non era sicuro di quello che avrebbe dovuto dire dopo ma
l’amico lo anticipò.
«Dobbiamo
parlare…»
«Non
ora» intervenne il paramedico che aveva appena tolto lo stetoscopio dalle
orecchie «Ora il signor Martin ha bisogno di riposare o non ce la farà mai a
riprendersi per questa sera»
«Ho
il permesso di esibirmi?»
«Sì,
se se la sente, prenda due di queste pillole» gli disse passandogli un flacone «e
si metta a dormire. Voi altri fuori e questa volta dico sul serio» scoccò un’occhiata
di rimprovero a Jonny che aveva ancora gli occhi incollati a quelli di Chris
che lo stava fissando a sua volta.
«E’
l’ ora del soundcheck!» Will mise una mano sulla spalla di Jonny e lo condusse
verso la porta seguito da tutti gli altri «Sempre se Guy ci fa il piacere di tornare
dal mondo dei morti»
«Io
sono più sveglio di tutti voi messi insieme! Deve ancora nascere una birra che
possa mettermi ko!»
«Vado
a prendere le mie cose in camera e vi raggiungo» disse Jonny piano e si
allontanò dal gruppo.
«Will…secondo
te…?» Guy si rivolse con tono serio all’amico non appena Jonny fu abbastanza
lontano.
Will
annuì e continuò a camminare.
«Qualcuno
può dirmi cosa diavolo sta succedendo?!» esclamò Phil.