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Autore: Kristal Siderglace    17/06/2013    4 recensioni
2012-09-12 OlympiaStadion, Munich, Germany.
E' raro vedere Chris triste durante un live ma quel giorno appariva così nonostante fosse il giorno dopo il compleanno del suo migliore amico e chitarrista Jonny Buckland.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8

Tutto si era fermato, anche il tempo, attorno a Chris.

Avrebbe voluto alzarsi, rincorrere Jonny e pregarlo di cambiare idea ma qualcosa lo aveva trattenuto. La verità è che per quanto gli facesse male, sapeva che Jonny aveva ragione, non potevano continuare ad andare avanti facendo finta di nulla, nascondendosi dietro delle scuse, nessuno si sarebbe mai accorto di nulla ma i loro sentimenti non sarebbero mai cambiati, li avrebbero consumati, poco a poco, fino a distruggere tutto quello che c’era di bello tra di loro.

Era già iniziata. Quella discussione ne era la prova.

Sapeva che la mattina sarebbe arrivata presto o tardi e sapeva di dover prendere una decisione, di dover dire qualcosa a Jonny. Per la seconda volta in quella notte sentì il desiderio di rimanere steso su quel pavimento per sempre.

Mille cose affollavano la sua testa, perfino il pensiero che se fosse morto lì sarebbe stato meglio per tutti, lui non avrebbe dovuto scegliere e far soffrire nessuno e le persone che amava, dopo un po’, sarebbero tornate alla loro vita felice, anche senza di lui.

Ma probabilmente anche questi pensieri, come molti altri quella notte, non erano altro che frutto dell’alcol che ancora sentiva in circolo e della disperazione, soprattutto di quella. Come poteva decidere della sua intera vita in una notte? Si sentiva bloccato, terrorizzato dal futuro e dalla luce del mattino che di lì a poco avrebbe tramutato quell’incubo in realtà.

Mentre fissava il buio con il cuore in gola, all’improvviso, era mattina.

Paradossalmente, si era addormentato. Lui che era famoso per passare intere notti insonni, in una notte così piena di pensieri e decisioni da prendere, era crollato, probabilmente sotto il peso di quegli stessi pensieri.

Aprì gli occhi e sentì un conato di vomito salirgli su per la gola. Corse in bagno e sprofondò la testa nel water, si sentiva uno straccio, la nausea era fortissima e un mal di testa ancora peggiore di quello del giorno precedente gli stava perforando le tempie. Era così che Guy si sentiva ogni volta dopo aver bevuto? Non c’era da sorprendersi se era sempre un tale stronzo di prima mattina.

Poi un flash, tutte le immagini e le sensazioni della notte prima gli tornarono in mente, non era stato un incubo, era la fottuta realtà. Desiderò intensamente di poter riaddormentarsi e dimenticare tutto nuovamente ma in quel momento un frastuono proveniente dalla camera gli provocò delle fortissime fitte alla testa. Era la porta, qualcuno, stava bussando energicamente ed insistentemente.

«CHRIS! APRI IMMEDIATAMENTE QUESTA PORTA, LO SO CHE SEI SVEGLIO!»

Era Will. Non riusciva a decifrare il suo tono di voce ma di certo non era quello di un cordiale buongiorno.

Si trascinò fino all’uscio della porta cercando di ignorare altri conati.

Jonny gli aveva già parlato? Sapeva già tutto della sua decisione? …sapeva solo quello?

«Will…?» disse abbastanza forte da farsi sentire senza aprire la porta. Aveva la fronte poggiata alla porta, completamente privo di ogni energia.

«Chris! Aprimi! Dobbiamo parlare!»

«Will…ti prego...» sentiva la voce già tremare, le lacrime bruciargli gli occhi, i singhiozzi che gli mozzavano il fiato.

«Christopher ti ho detto di aprirmi questa cazzo di porta»

Chris aprì lentamente la porta, non riusciva nemmeno a guardare l’amico negli occhi.

Quello che Will si trovò davanti non era Chris Martin, l’energico ed iperattivo cantante dei Coldplay, era il suo fantasma. Chris era pallido come non mai, con delle profonde occhiaie livide e gli occhi rossi che fissavano il pavimento. L’aggressività del batterista di colpo scomparve, prese sotto braccio l’amico e lo accompagnò fino al letto dove lo fece sedere.

«Chris…» chiamò l’amico che quasi sembrava essere in uno stato di trance «…che hai?»

Chris alzò lo sguardo verso Will, gli occhi lucidi e labbra cianotiche serrate a trattenere i singhiozzi.

«Will…mi dispiace…» disse in un soffio

Will si stava iniziando ad allarmare, mi dispiace per cosa? Iniziava a temere che l’amico avesse fatto qualche sciocchezza, assunto qualcosa che non doveva, cosa era potuto succedere nelle ultime cinque o sei ore?

«Ti dispiace per cosa? Chris cosa è successo?» stava fissando intensamente gli occhi dell’amico per cercare di carpire qualcosa e prima che Chris potesse rispondere aggiunse «Ero venuto a parlarti perché stanotte Jonny è venuto a bussare alla mia porta chiedendomi se poteva dormire con me, sembrava abbastanza scosso, ho cercato di farmi dire perché non era con te ma non ha voluto dirmi nulla»

Non glielo aveva detto! Will non sapeva nulla, Jonny non lo aveva ancora detto a nessuno, forse aveva qualche possibilità di rimettere a posto le cose. Si sentì in qualche modo, anche se minimamente, sollevato.

«E’ successo qualcosa tra te e lui? Credo di sapere più che bene che razza di idiota diventi quando bevi. Cosa gli hai detto? Avete litigato? Chris, ti prego, dimmi qualcosa…»

Il ragazzo biondo cercò dentro di se la forza per raccogliere tutti i pezzi in cui si sentiva in quel momento e fece un respiro profondo a sopprimere le lacrime.

«Non è niente amico mio» riuscì addirittura ad abbozzare un sorriso, davvero poco convincente in realtà «E’ solo l’effetto dell’ hangover, credo di aver davvero bevuto troppo ieri sera, mi dispiace per questo, per lo stato in cui sono proprio oggi che abbiamo un concerto, so quanto ci tieni alla professionalità»

Abbassò lo sguardo, sapeva che se avesse guardato Will negli occhi mentre lo diceva sarebbe stato chiaro che stava mentendo. A quanto pare, però, l’amico non ne aveva bisogno per capire quale fosse la verità.

«Chris, guardami negli occhi, sono 15 anni che bado a Guy, so quali sono i postumi di una sbornia e non è questo il caso. Perché stai evitando l’argomento Jonny? Cosa può essere successo di tanto grave da non potermelo dire?»

«Nulla, davvero, ho solo fatto qualche battuta di troppo sul motivo per cui porta sempre il cappello, dopo mi andrò a scusare con lui e tornerà tutto normale, te lo prometto» sorrise e Will capì che non c’era nulla che poteva dire o fare per far parlare di Chris di qualunque cosa fosse successa la notte prima.

Che non era una sciocchezza ne era certo, aveva visto con che occhi Jonny aveva bussato alla sua porta qualche ora prima e stava vedendo lo stesso dolore negli occhi azzurri dell’uomo di fronte a lui. Battute sui capelli, Chris era davvero il peggior bugiardo che conoscesse, quando Jonny aveva iniziato a indossare regolarmente il cappello aveva smesso perfino di parlare della sua paura per la perdita dei capelli che fino ad allora era stata un pallino fisso nella testa del cantante. Non avrebbe mai potuto crederci. Qualcosa in cuor suo gli diceva che era meglio non fare pressioni, una piccola parte di lui aveva sempre creduto che prima o poi quei due si sarebbero accorti che quella che provavano l’uno per l’altro non era semplice amicizia, lui lo sapeva, Guy lo sapeva ed era certo che in fondo lo sapessero anche le loro mogli. Chiunque dopo poco riusciva a vederlo chiaramente, quello che c’era tra loro era qualcosa di così reale da sembrare tangibile alle volte. Loro due sembravano gli unici a non capirlo, o almeno così davano a vedere, si erano sposati, avevano messo al mondo dei bellissimi bambini e nulla di tutto questo sembrava aver intaccato minimamente quello che c’era tra di loro ma non era difficile leggere tra le parole dei testi scritti da Chris quanto dolore nascondevano.

Magari i suoi timori della notte prima si erano avverati, si erano detti l’un l’altro cosa provavano e qualcosa era andato male? Poteva essere un problema per il gruppo?

I suoi pensieri furono interrotti dalla mano di Chris che aveva afferrato la manica della sua t-shirt.

«Will» lo vide che sudava freddo e fissava con occhi sbarrati il pavimento «Non mi sento bene»

In un secondo il batterista lo stava sorreggendo cingendogli le spalle con un braccio. Era bianco in volto, un bagno di sudore, le labbra stavano diventando viola scuro e sentiva che non aveva nemmeno la forza per star dritto. Gli poggiò una mano sulla fronte sudata, era talmente tanto bollente che la preoccupazione lo assalì.

«Dio mio Chris, sei bollente. Stenditi, io vado subito a chiamare qualcuno»

Lo fece stendere, prese del ghiaccio dal minibar della suite, lo avvolse in un asciugamano del bagno e glielo poggiò in testa.

«Non ti muovere.»

Se anche avesse voluto non ci sarebbe mai riuscito, all’improvviso aveva iniziato a vedere mille colori davanti gli occhi e poi bianco, aveva sentito il sudore freddo sgorgargli da ogni poro, come se fosse lì lì per svenire ma il fatto che era seduto glielo impedisse. Era lucido ma il suo intero corpo gli sembrava una gelatina, la testa gli faceva malissimo, l’unica cosa positiva era che stava lentamente ricominciando a distinguere i contorni delle cose attorno a lui.

Will nel frattempo stava correndo giù per le scale dell’ albergo alla ricerca dello staff medico che viaggiava con il gruppo. Nella hall c’era Guy, con degli occhiali da sole scuri, che si teneva la testa seduto su di una poltrona.

«Guy!»

«Sono qui, non c’è bisogno che urli» disse e la mano stretta sulla tempie rese chiaro che anche lui era alquanto ko dalla notte prima.

«Chris non sta bene, ha la febbre alta, vai da lui mentre trovo qualcuno che lo possa visitare» si diede una veloce occhiata attorno «Dov’è Jonny?»

«Ha accompagnato Chloe e i bambini in aeroporto» Guy era ancora al suo posto sulla poltrona.

«Guy hai capito cosa ti ho detto? Chris sta male! Scolla il tuo culo scozzese da quella poltrona!»

Sbuffando, Guy si alzò e si diresse verso l’ascensore.

Nel frattempo Chris sentiva che il ghiaccio gli stava facendo abbassare la temperatura, il senso di svenimento era passato ma ancora non riusciva a muoversi.

Ci mancava solo la febbre. Sicuramente Will avrebbe avvertito anche Jonny, cosa avrebbe dovuto dire o fare trovandoselo davanti con gli altri presenti?

In quel momento si aprì la porta e Chris sussultò, quasi pensando di veder comparire sull’uscio l’amico dagli occhi verdi, invece, con suo sollievo, era solo Guy.

«Will dice che stai morendo» il tono era quello di un Guy Berryman in pieno hangover totalmente insofferente a chiunque sul pianeta terra.

«Oh non essere così affranto, in realtà credo sopravvivrò» rise debolmente Chris.

«Quindi? Cos’hai?»

«Una semplice febbre suppongo, già ieri non mi sentivo molto in forma, insomma nulla che un paio di pillole non possano risolvere in tempo per stasera»

«Vedremo» la porta si era aperta nuovamente, questa volta per mano di alcuni paramedici, Will e Phil, quest’ultimo continuò «se la febbre non ti scende lo show è annullato, meglio annullarne uno stasera che rischiare di doverne annullare di più nei giorni a venire»

«Ma non è nulla sto, benissimo!» a supporto della sua affermazione fece per mettersi seduto sul letto ma fallì.

«Amico, hai l’aspetto di un fottuto zombie!» commentò finemente Guy.

«Chris non è poi un dramma annullare un concerto, lo riprogrammeremo» disse Will.

«Vuoi prendermi in giro? Lo sai meglio di me che a quest’ora ci saranno già miglia di persone in fila! Non voglio deludere i nostri fan!» si stava agitando e sentiva la temperatura salire di nuovo.

«Nemmeno io ma la tua salute è più importante»

«Ma vi sto dicendo ch…»

«SIGNORI! Siete pregati di uscire dalla camera, non possiamo fare il nostro lavoro se continuate a discutere e far agitare il paziente» intervenne una donna, ad occhio e croce la responsabile del team di paramedici.

«Dovete misurargli la febbre non fargli un intervento a cuore aperto, non vedo perché dovremmo uscire!» sbottò Will.

«Vi sto pregando di lasciarci da soli con il paziente» ripeté fermamente la donna e mettendogli una mano sulla spalla si rivolse a Chris «Signor Martin, le prometto che farò il possibile per rimetterla in sesto per stasera ma adesso si deve calmare e permetterci di visitarla»

Chris si calmò e sprofondò nuovamente nel cuscino, Will si avviò verso la porta seguito da Guy e Phil.

Fuori la camera Phil era furioso «Tutto questo per andare a festeggiare un compleanno! Ora abbiamo il cantante fuori gioco, un bassista che a stento si tiene sveglio» scoccò uno sguardo a Guy che era in piedi, poggiato al muro ma s’intuiva avesse gli occhi chiusi sotto gli occhiali da sole «e dove diavolo è finito Jonny? Sono sempre incollati ed ora che Chris sta male lui è disperso chissà dove!»

«Eccomi!»

In quel momento, dalle scale, emerse il chitarrista con gli occhi verdi.

«Ho letto il messaggio di Will e sono corso qui più veloce che potevo» disse respirando a fatica a causa della mole di piani saliti a piedi «lui dov’è?»

«In camera, i paramedici hanno detto di aspettare fuo…»

Troppo tardi, Jonny aveva spalancato la porta che era socchiusa ed era corso al capezzale di Chris.

«Signor Buckland avevo chiesto a lei ed i suoi amici di aspettare fuori» commentò la donna che stava finendo di visitare Chris ascoltandogli il battito con lo stetoscopio.

Jonny la ignorò completamente, era perso nel guardare l’amico negli occhi azzurri che stavano iniziando a riempirsi di lacrime nuovamente. Non l’aveva mai visto così male, pallido, le labbra livide e screpolate, profonde borse sotto gli occhi, sembrava così debole che avrebbe avuto paura di toccarlo e fargli del male.

«Come ti senti?» disse senza smettere di fissarlo negli occhi.

«Come se mi fosse passato addosso uno dei camion degli strumenti» disse Chris abbozzando un sorriso e cercando di non far scendere le lacrime che si erano formate nei suoi occhi.

Jonny sapeva che Chris non si riferiva solo alla febbre.

«Chris…io…» trattenne il respiro, non era sicuro di quello che avrebbe dovuto dire dopo ma l’amico lo anticipò.

«Dobbiamo parlare…»

«Non ora» intervenne il paramedico che aveva appena tolto lo stetoscopio dalle orecchie «Ora il signor Martin ha bisogno di riposare o non ce la farà mai a riprendersi per questa sera»

«Ho il permesso di esibirmi?»

«Sì, se se la sente, prenda due di queste pillole» gli disse passandogli un flacone «e si metta a dormire. Voi altri fuori e questa volta dico sul serio» scoccò un’occhiata di rimprovero a Jonny che aveva ancora gli occhi incollati a quelli di Chris che lo stava fissando a sua volta.

«E’ l’ ora del soundcheck!» Will mise una mano sulla spalla di Jonny e lo condusse verso la porta seguito da tutti gli altri «Sempre se Guy ci fa il piacere di tornare dal mondo dei morti»

«Io sono più sveglio di tutti voi messi insieme! Deve ancora nascere una birra che possa mettermi ko!»

«Vado a prendere le mie cose in camera e vi raggiungo» disse Jonny piano e si allontanò dal gruppo.

«Will…secondo te…?» Guy si rivolse con tono serio all’amico non appena Jonny fu abbastanza lontano.

Will annuì e continuò a camminare.

«Qualcuno può dirmi cosa diavolo sta succedendo?!» esclamò Phil.

   
 
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