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Autore: _Char    17/06/2013    1 recensioni
Non avevo mai visto un ragazzo dai suoi stessi tratti. Erano ben delineati, che richiamavano quasi i tratti stranieri, come quelli degli spagnoli. Seducenti, ammalianti. Era uno di quelli per cui saresti uscita dalla classe fino al corridoio per vederlo. Uno di quelli che ti calamitano con lo sguardo. Con cui avresti voluto fare l’amore subito. No. Non amore. Sesso. Focoso, caldo, passionale, in cui s’intrecciavano gemiti e sospiri.
Sesso. Sesso puro.
Rimasi senza parole, sentendomi morire. Cosa stavo facendo?? Andavo a sbavare dietro a un tizio che non avevo mai visto in vita mia?
Ero confusa, troppo. Non ero abituata ad emozioni così forti. Nessun ragazzo fino ad allora era riuscito a risvegliarmi tutti gli ormoni in una sola volta, con un solo sguardo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                                     CAPITOLO 17

 

Il mattino dopo mi svegliai con Margherita che mi urlava nell'orecchio.
-Alzati Bianca!!- urlava tutta raggiante, -Firenze ci aspetta!!-
Per poco non la maledii con tutte le mie intenzioni. Mi girai dall'altra parte nel letto borbottando qualcosa.
La delicatezza e la dolcezza di Margherita trovarono modo di esprimersi quando mi tirò le coperte da dosso fino ai piedi, scoprendomi tutta al freddo mattutino della stanza.
-Cazzo, ma sei matta??- inveii riacciuffando le coperte da terra, con uno sguardo contrariato.
-Eddai Bianca- mi canzonò, senza darsi per vinta, -non essere sempre così pigra. O forse ti serve Francesco per svegliarti per bene la mattin...-
Le gettai il cuscino addosso, accattivandomi una sua risata divertita.
Mi misi a sedere ancora contrariata in viso.
-Sembra sia l'unica cosa per farti alzare- civettò provocatoria.
Non mutai espressione.
Era già vestita, e di certo aspettava solo che imitassi le sue azioni.
Diedi un'occhiata al suo orologio ancora sul comodino.
-Sono solo le nove- bofonchiai assonnata, -non potevi dormire almeno un'altra mezz'ora prima di assalirmi come un carro armato?-
-Il sole di prima mattina è sicuramente migliore di quello di mezzogiorno- rispose mestamente, -poi non venire a lamentarti se hai caldo-
-D'accordo, andiamo cucciolo da scampagnata- borbottai arrendendomi.
Ma fu quando incominciai a vestirmi che mi accorsi di un particolare inaspettato.
-Cazzo- imprecai, sentendo un senso di vuoto assalirmi.
-Ho lasciato il telefono a casa di Francesco- mormorai allibita.
-Va a riprenderlo!- m'incito febbrilmente, -di corsa!-
Non c'era certo bisogno di un altro incoraggiamento; dire che mi precipitai per strada con la stessa rapidità di una gazzella era il minimo, preoccupata più che mai a recuperare il prezioso apparecchio.
Quando arrivai finalmente sotto l'appartamento di Federico dovetti fermarmi un minuto buono a riprendere fiato; e realizzai la situazione che mi era precedentemente sfuggita. L'appartamento era di suo fratello.
E non avevo nemmeno il telefono, per l'appunto, per avvertirlo che ero sotto casa sua.
-Cazzo- imprecai preoccupata.
Mi decisi a citofonare, sperando con tutta l'anima che non rispondesse Federico.
Ci volle un bel po', ma alla fine una voce rispose.
-Sì?-
Francesco. Dio, ti ringrazio.
-Francesco?- mormorai titubante, ancora ansante per la corsa -scusami se disturbo, ma... ieri sera... ho lasciato il telefono qui da te...-
Gli scappò una risatina.
-Sali-
-Sicuro?- feci ancora restia, -non vorrei disturbare...-
-Piccola, Federico non c'è. E tranquilla, che anche se ci fosse non si stupirebbe tanto a vedere suo fratello portarsi una ragazza in casa- mi rassicurò.
La calma e la sicurezza che provavo mi abbandonarono completamente quando mi ritrovai Francesco completamente bagnato, coperto dai fianchi in giù da un asciugamano largo.
Mi sentii stranamente imbarazzata.
Gli sfuggì una risata.
-Sei abituata a vedermi soltanto a letto?- ridacchiò senza perdere il suo tono sensuale.
-Non mi aspettavo che stavi facendo la doccia- mi schermii.
Sorrise affabilmente.
-Allora, l'hai visto?- cambiai argomento, ancora paralizzata a trovarmelo mezzo svestito davanti agli occhi di punto in bianco.
-Credo sia in camera mia- rispose con tono ovvio, ridacchiando sarcasticamente.
Lo seguii nella camera già familiare, un po' imbarazzata.
Non ci volle troppo che individuò il telefono, adagiato sul comodino, e tornò a girarsi verso di me con il cellulare in mano e un'espressione ironica in volto come se gli avessi lanciato una sfida a ritrovarlo.
-Okay- ridacchiai nervosamente mentre glielo sfilavo dalla mano, sfiorando le sue dita per un momento.
Sentii palpitarmi il cuore.
-Okay- disse lentamente, guardandomi negli occhi. Sembrava voler dire “allora la chiudiamo qui?”.
Non potei fare a meno di sorridere.
-Sai che sei ancora più attraente, con i capelli bagnati?- gli sfiorai dolcemente i capelli accanto alla nuca, scostandoglieli con le dita.
Mi diede un lieve sorriso.
-Oggi hai in programma di startene in giro a scorrazzare ovunque per il centro storico o posso sperare di farti da albergo, stavolta per tutta la notte?- sussurrò accostandosi con il viso.
-Dipende cosa combina Federico, non voglio che ci senta stanotte- mi feci più maliziosa e autoritaria allo stesso tempo.
-Mh, sembra allettante...- sussurrò interessato con un sorrisetto, -se riesco a mandarlo via?-
-E se non ci riuscissi?- continuai a mostrarmi diffidente.
-Tu vieni lo stesso... e in quanto a Federico lascia fare a me- rispose dandomi un caldo bacio sul collo.
Sorrisi ammiccante.
Alzò lo sguardo sul mio viso, tornando a guardarmi in maniera accattivante.
-Io torno sotto la doccia, hai bisogno di qualcos'altro o posso restarmene sotto l'acqua senza interruzioni?- bisbigliò con voce calda, tentandomi a capire cosa volesse dire.
Gli diedi un sorrisetto furbetto ma malizioso.
-Non penso di volermi fare un'altra doccia- dissi facendomi indifferente, -e comunque puoi restartene quanto tempo vuoi, ora devo andarmene-
-Come vuoi- disse, -in ogni caso la porta non è chiusa a chiave...- mormorò sul mio collo, tornando poi a chiudersi nel bagno.
Non ci volle molto che sentii lo scroscio leggero dell'acqua rimbombare nella doccia; lo stomaco quasi mi vibrava dall'emozione, al solo pensare al suo corpo bagnato dalle gocce d'acqua che gli scivolavano addosso in una maniera tremendamente sensuale. A pochi metri da me.
Guardai l'orologio, stavolta leggermente allarmata: si stava facendo tardi.
Feci mente locale per ricordarmi qualche altra cosa che avevo potuto ipoteticamente lasciare in camera sua, e mentre stavo per andarmene notai all'improvviso sul display l'avviso di un nuovo messaggio.
Aggrottai lo sguardo, sorpresa.
Non poteva essere.
Carlotta.
Allora, vieni o no?”
Ma che cosa voleva dire?
Si può sapere che stai dicendo?” le inviai una risposta, già mezza nervosa che mi avesse contattata.
Dopo la sua apparizione a Piazza della Signoria del giorno precedente ci mancava solo che mi venisse a cercare.
Il telefono vibrò non molto dopo, con la sua risposta.
“Francesco smettila di fare l'idiota, stavamo parlando di questo meno di venti secondi fa. Allora, vieni o no?”
Mi sentii gelare.
Francesco? Stava messaggiando con il mio telefono? Con Carlotta?
Ehi non so se ti è sfuggito qualcosa, ma questo è il mio telefono Carlotta. Si può sapere che vuoi??” risposi sentendo la stizza sorgere insieme ad una vaga inquietudine.
Stavolta ci volle un po' perché lei rispondesse.
Ah, sei tu Bianca? Non avevo idea che stavi leggendo... credo che avrai capito con chi stavo parlando, potresti lasciarci parlare per un momento da soli?”
Le sue parole altezzose mandarono la mia perplessità a farsi fottere.
E tu speri che gli dia anche il telefono?! Ma dico, sei pazza o cosa?? Di che cosa stavi parlando? E perché stavi messaggiando con il mio telefono??”
Mi morsi il labbro dalla rabbia e aspettai.
Ma non ci fu nessuna risposta.
Qualcuno mi raggiunse nella stanza:
-Perché ci metti tanto? Hai scordato qualche altra cosa?- sentii chiedermi da Francesco, riapparso nella stanza appena uscito dalla doccia.
Stavolta il tono suadente della sua voce mi fece innervosire come non mai.
-Ti diverti anche a prendermi per il culo?- scattai, girandomi verso di lui con un'espressione contrariata in volto, -in effetti ho dimenticato anche un'altra cosa, ho scordato di chiederti perché stavi parlando per telefono con Carlotta!- continuai veementemente.
-Che cosa?- scattò lui, perplesso ma anche incisivo nel tono di voce. Una provocazione era più che necessaria per aizzarlo ad andare in escandescenza.
-Stavolta non puoi fingere, ho le conversazioni salvate nel telefono. E non dirmi che stavi liquidando anche lei, ormai è vecchia questa storia- dissi decisa più che mai.
-Di che cosa stavate parlando?-
-Ma che cazzo stai...-
-Dimmelo- gli intimai senza diminuire l'intensità della voce.
-Dirti cosa?- chiese seccato, diventando anche lui più audace nei toni, -Che c'entro io con le tue conversazioni a telefono! Stai andando fuori di testa?-
-Fai anche il finto tonto adesso?? Neghi l'evidenza?- lo istigai con voce tagliente.
-Ma che cazzo dici, io avrei preso il tuo telefono per avere il numero di Carlotta e inviarle messaggi per parlarle??- esclamò allibito.
-Allora lo ammetti- colsi la palla al balzo senza fermarmi un attimo, -hai detto “per avere il numero di Carlotta”, e io non ho nemmeno accennato a questo prima. Ti sei rivelato da solo-
Rimase in silenzio, come se stesse riflettendo.
-Senti- iniziò a dire con tono risoluto, -è inutile farsi questi film mentali...-
-Film mentali un cazzo!- esclamai interrompendolo, portandomi più indietro rispetto a lui nella stanza, -Carlotta è qui a Firenze, e questi messaggi ne sono la conferma! E qualcosa mi dice che sei stato anche tu a farla venire qui- continuai con veemenza.
-Che cosa?- ripeté apparentemente stranito, e ciò non fece altro che farmi innervosire ancora di più davanti alla sua messa in scena che ormai si arrampicava sugli specchi, -che motivo avrei per farla venire qui?!- s'irritò anche lui.
-Lo stesso per cui stavi parlando con lei cinque minuti fa!- esclamai irritata.
Più ce l'avevo davanti agli occhi più mi saliva la voglia di prenderlo a schiaffi: mi credeva così stupida?? Era anche abile a progettare ogni cosa per non farsi scoprire, ma quel messaggio aveva detto fine alla sua recita.
Infilai il cellulare nella tasca dei jeans e me ne andai furiosa, seguita dal suo sguardo infuocato di rabbia.
-Puoi prendere in giro Federico, tua sorella, chi cazzo vuoi tu, ma non me. Ti conosco bene ormai, e so quando stai macchiando qualcosa; prevedo le tue mosse prima ancora che tu le faccia- dissi stizzita prima di uscire dalla porta, -quindi non credere di potermi ingannare-
-Sai essere una vera puttana lo sai?- sbottò nervosamente.
Non risposi alla sua provocazione e me ne andai, sbattendo la porta con forza dopo avergli dato l'occhiata più malevola che potessi mai fare.
Sentii la sua voce richiamarmi dalla tromba delle scale, rimbombando nelle pareti.
-E piantala di sbattere ogni cosa che trovi, la porta è la mia!!- gridò.

 


Nel pomeriggio..

 

-Perché no?-
-Perché non mi va- risposi, -voglio restare qui-
Margherita fece le spallucce.
-Non sai che ti perdi- commentò.
-Piantala Margherita- le lanciai un'occhiata assassina che andava a sottolineare il tono duro della mia voce.
Non disse altro fino a che non se ne andò, richiudendo la porta dietro di sé.
Incazzata com'ero non ero minimamente in vena di farmi un tour culturale in giro per la città, cosa che Margherita bramava da quella mattina.
Non appena fui certa che si fosse allontanata abbastanza iniziai a fare la valigia; ero andata a Firenze unicamente con lo scopo di tentare di riallacciare i rapporti con Francesco. Ora come ora non aveva senso restare lì.
Mentre già ero a metà dell'opera il cellulare vibrò avvertendomi di un messaggio.
Lo afferrai nervosamente, e lessi senza interesse il messaggio di Margherita:
Mi raggiungi a Ponte Vecchio? Almeno qui, non puoi perderti anche questo. Per favore.”
Pensai che il suo messaggio era solo una scusa per farmi uscire.
Sospirai, più rassegnata che realmente intenzionata a seguirla:
Va bene, arrivo lì tra poco”
Presi gli accorgimenti necessari per la camera e uscii dall'albergo, dirigendomi verso il Ponte.
Non ci misi molto che arrivai già nei pressi; inviai un messaggio a Margherita, chiedendole dove fosse. Tre, cinque, dieci minuti.
Non rispondeva.
Scrissi nervosamente un altro messaggio, intimandola di farsi vedere, quando qualcosa attirò la mia attenzione. O meglio dire, qualcuno.
E non solo uno.
Sbarrai gli occhi, incredula.
Oh mio Dio.
Invece di Margherita mi stava aspettando una sorpresa.
Una sorpresa che non avrei mai immaginato.
Carlotta. Insieme a Francesco. Con le braccia attorno al suo collo. E le labbra incollate alle sue, in un bacio tutt'altro che casto.
Carlotta che stava baciando Francesco. E lui non dava minimamente a vedere l'intenzione di allontanarsi o di reagire al suo abbraccio. Anzi, sembrava assecondarla, con le mani a sostenerle la vita.
Continuai ad osservare la scena, la stessa scena che avevo osservato qualche mese prima.
Come un flashback che ritornava.
Ma se la prima volta avevo sentito cedermi le gambe, la mente e il cuore allo spettacolo, adesso mi sentivo soltanto fredda. Delusa.
Amareggiata come non mai.
Non mi ritenevo più nemmeno essere un' ingenua. Perché avevo ormai capito che l'ingenua non ero io, ma lui. Era lui che credeva potesse prendermi in giro come se nulla fosse.
Un fuoco di collera mi pervase ogni istinto.
Andare a fargli una scenata davanti a Carlotta non ci tenevo proprio.
Stanca.
Mi ero stancata di corrergli dietro, di essere sempre io quella in cerca di spiegazioni.
Aveva ragione Margherita, quando l'aveva visto la prima volta. Era solamente un puttaniere. Nulla di più. E io, che mi ero fidata di lui e mi ero donata al suo cuore con tutta me stessa, non avevo ricevuto in cambio altro che un tradimento. Delusione.
Ecco qual'era il mio premio.
Essere presa per il culo ancora una volta.
Ma adesso mi ero stancata. Che facesse il puttaniere, che andasse a fare il donnaiolo con chi volesse. Ma non con me.
Abbassai lo sguardo sul display del telefono, ancora attivo.
Si può sapere dove diavolo sei?”
Stavo per rinviare il messaggio. Destinato a Margherita.
Al diavolo dove fosse, non si era fatta nemmeno vedere.
Decisi di aspettare fino a che Francesco non si fosse allontanato da Carlotta, intenzionata più che mai a dare un taglio a quella storia, appostandomi vicino alla Fontana del Nettuno affianco a Palazzo Vecchio.
Non ci volle molto che lo vidi attraversare Piazza della Signoria, diretto probabilmente all'appartamento di Federico.
Affondai le unghie nella carne talmente in profondità che iniziai ad avvertire un dolore sordo nel palmo della mia mano e lo richiamai furiosa:
-Ehi!- gridai con tutta la voce che avevo in corpo, pronta a sputare anche l'anima.
Si voltò di scatto, riconoscendo probabilmente il suono della mia voce.
Mi diressi verso di lui con passo deciso, impaziente di spaccargli letteralmente la faccia con le mie mani.
Caricai il braccio pronta a colpirlo ma mi precedette nelle mosse, afferrandomelo a mezz'aria proprio mentre stavo per andare a segno.
-Sei impazzita??- sbottò spontaneamente, sorprendendosi.
-No non sono impazzita!!- esclamai a voce alta, quasi gridandogli addosso, -ti sto dando quello che ti meriti!!-
-Per aver fatto cosa?- rimase talmente indifferente alla mia rabbia che ebbi uno scatto d'ira e iniziai a picchiargli i pugni sul petto.
-Smettila!! Sai benissimo a cosa mi riferisco!!- gridai quasi isterica.
Mi prese i polsi con forza, trattenendomi dall'assestargli altri colpi.
-Si può sapere che vuoi??- esclamò serio.
-Voglio che tu non ti faccia più vedere- sibilai con voce tagliente, affilata come una lama, -e dì al tuo cazzo che con me ha chiuso ogni porta. Ma non credo che avrai problemi a trovarti una puttana da scopare, dietro l'angolo c'è una certa persona già pronta ad allargare le gambe per te- lo fulminai con lo sguardo.
-Ma di chi cazzo stai parlando?- il tono duro della sua voce m'indurì nei modi alla stessa maniera.
-Di Carlotta!!- gridai esasperata, -non credere che mi sia rimasta indifferente la scena mentre le infilavi la lingua nella sua schifosissima bocca!!-
Sgranò gli occhi, scoperto. “Fai bene a sorprenderti” pensai furiosa, “perché questa è l'ultima sorpresa che tu hai fatto a me”
-Bianca...- iniziò lentamente a parlare, ma mi portai qualche altro passo indietro lontano da lui, liberandomi dalla morsa delle sue mani dai miei polsi.
-Ora basta- mormorai risoluta, capendo in quell'istante di essere arrivata al limite dal tono leggermente incrinato della mia voce, -ti ho visto con i miei occhi. Non hai più scuse per rifilarmi altre bugie, come hai sempre fatto-
Sentii afferrarmi l'avambraccio dalla sua mano ma glielo sfilai di mano con decisione.
-Non pensarci nemmeno- lo ammonii gelidamente.
Rimase in silenzio, senza ribattere altro stavolta.
Mi avvicinai al suo viso, fissandolo con odio.
-Spero che stanotte Federico possa sentirla gemere come una puttana- sibilai provocatoria, -perché così capirebbe come il suo fratellino bastardo si scopa le troie-
I suoi occhi erano freddi.
Mi tirai indietro senza diminuire l'intensità dello sguardo e gli diedi le spalle, andandomene da dove me ne ero venuta.
Tornai in albergo e finii di fare le valigie, decisa più che mai a lasciare Firenze.

  
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