Considerate questo capitolo come una sorta di finale/prologo.
Finale per My Personal Hero " un resoconto di
quello che è accaduto nell'ultimo episodio della serie, non ho cambiato nulla "e il prologo per My personal Hero 2. Si,sono
stata gentilmente invitata a continuare" a dire la verità
ho rischiato di morire sotto tortura X°°°D..."
...Spero che vi piaccia e buon anno.
PS: Occhio ci sono diversi spoiler della
stagione 2 di Heroes.
Capitolo 20: To be continued...?
La vita non può essere una sequela di fatti scollegati,
un'accozzaglia di momenti scissi fra di loro, che non portano a nulla, tranne
che ad una morte in solitudine dopo una vita di stenti.
Da qualche parte, scritto nella pietra,
c'è una traccia di ciò che è il sentiero della nostra vita, qualcosa di
ineliminabile, odiato dall'uomo perchè privo di scappatoglie.
Libero arbitrio?Non esiste il libero arbitrio.
Qualunque cosa accada non puoi sfuggire al destino.
Quattro mesi erano trascorsi da quel 8 novembre 2008, Claire aveva perduto chi
più aveva amato al mondo nella stessa esplosione che aveva cercato con tutte le
sue forze di scongiurare. Peter se ne era andato, esploso in aria insieme a
Nathan, senza sapere quanto lei lo amasse, di quanto avesse benedetto il cielo
per averlo incontrato.
...La sciandola sola...Preda della disperazione più nera...
Tutto quello che avevano fatto
era stato inutile, la bomba era sempre stato lui e non Sylar " eccolo qua il destino infame... " e lei lo aveva deluso , tirandosi indietro nel
momento più importante , rifiutandosi di sparargli quando lui glie lo aveva
chiesto.
Certo...Sapeva che sparandogli non l'avrebbe ucciso, ma il solo gesto, il solo pensiero di fargli del male, l'aveva mandata via di testa.
L’amore rende irrazionali " scemi per la precisione" e per la miseria, lei non faceva eccezione.
-Dimmi che c'è un altro modo...-
-Sparami , un'altro modo non c'è...-
Present Time.
Dov'era
finita la favola della buona notte?
Quella
storiella piena di buoni sentimenti, dolce da cariare i denti e far venire il
diabete che però faceva tanto bene al cuore.
Dov'era finito
quel libro pieno di polvere?
E
sopratutto pieno di figure fantastiche, che aveva imparato a conoscere prima di
tutto, persino di se stessa, prima del mondo crudele che la circondava a sua
insaputa.
Dov'era
finita quella voce che parlava di storie infinite? Tutte partorite da quella
mente che dall'esterno pareva solo buona a seguire ragionamenti a far di conto.
Quei
racconti privi di una vera conclusione, come quelli di Sherazad delle Mille e
una Notte, che si interrompevano sempre sul più bello, non tanto per un'
improvviso attacco di sadismo del narratore, ma per il sonno che correva ad
abbracciarla e a trascinarla di peso in quel mondo fantastico di cui lui le
aveva aperto le porte.
Dov'era la
sua felicità di bambina "innamorata" del suo papà?
Dov'era quella serena consapevolezza che lui ci sarebbe stato per sempre? A proteggerla anche quando lei gli urlava di andarsene, che lo odiava, che non era lui che avrebbe dovuto chiamare padre.
Dov'era?
Impacchettando
la sua vita, Claire non poteva non chiederselo.
Non poteva
non pensare a quel corpo che cadeva a perso morto, senza un grido a coprire il
rumore dello sparo.
A quegli occhiali rotti, ai pezzi di vetro che le avevano ferito le mani quando
si era avvicinata. A quel calore che il viso ancora emanava quando lei si era
avvicinata e glie lo aveva stretto fra
le mani.
Non poteva
non pensarci.
Nonostante
si fosse lanciata in quell'assurdo trasloco, proprio per snebbiare le meningi
da quelle continue immagini,che sicuramente l'avrebbero condotta alle porte
della follia, con tanto di camicia di forza e camera con le pareti imbottite.
Strappò una
pagina dal giornale e l'avvolse attorno al terzo vaso falso cinese della
giornata, poggiandolo sul fondo dello scatolone, dedicandosi poi al posa-cenere
in vetro di murano, preso dai suoi genitori durante il viaggio di nozze a
Venezia e alla fine l'ovetto Faberge di
cartapesta fatto dalla piccola Molly
Walker,per il compleanno di Noah.
Dovevano
andarsene al più presto possibile, non sapevano quando la Compagnia sarebbe
tornata a bussare alla loro porta a prendere lei dopo la vita di suo padre.
Sandra
aveva organizzato la cosa in fretta e furia,
ma il terrore l'aveva più svampita del solito e si aggirava per la casa
badando più ai cappottini e agli oggetti di toletta di Mr. Muggles che ai suoi
due figli che ormai potevano contare solo l'uno sull'altro per un po' di
conforto.
Claire la
guardava trotterellare per la casa con il cagnolino che le zampettava accanto,
mentre Lyle, fra un singhiozzo e l'altro riponeva gli album fotografici nella
scatola fra i suoi piedi.
-Lyle.-
mormorò dolcemente, tendendosi un po' verso di lui, portando il viso al suo
stesso piano, battendo una mano sulla spalliera del divano per attirare la sua
attenzione- Lyle...Dai...-
-Mi spiace
Claire...- singhiozzò il ragazzino, lasciandosi cadere seduto fra le scatole a terra, il mento incollato sul
petto e gli occhi fissi ai buchi della moquette -...Lo so che non devo
piangere...Però...-
Che poteva
dirgli? Come poteva biasimarlo? Era ancora un bambino infondo e anche lui era
"innamorato" del suo papà e stava soffrendo come
un cane, almeno quanto lei.
-Va fuori...-
disse chinandosi su di lui, sedendosi sui calcagni- Riprendi il controllo e
torna...- Gli prese il viso fra le mani, asciugandogli le guance con i pollici-
E sopratutto, non farti vedere da mamma.-
In
quell'ultimo anno la sua vita era stata una sequela di dolori e lutti, dopo la
perdità della sua normale esistenza di cheerleader spocchiosa e stronza " come l'aveva chiamata Zack" che però lei doveva ammetterlo
piaceva tanto, aveva perduto l'amore della sua vita e alla fine suo padre,
ucciso da chi, fin dal primo incontro, nonostante le battute cattive e i
dispetti, aveva sempre considerato una specie di fratello maggiore.
MOHINDER
SURESH...Ora il suo odio aveva un nome.
Rimasta sola, Claire riprese il trasloco, senza fretta, infilando tavolette di polistirolo e carta da imballaggio per proteggere i vasi , brontolando sotto voce una canzone italiana che da un paio di giorni sentiva spesso alla radio, quasi una persecuzione.
-Anche
a me piace quella canzone...-
Claire
si girò di scatto, laciando cadere lo scatolone in uno scroscio di cocci rotti.
Sandra, che si trovava nella stanza accanto a riporre le cose di Mr Muggles in
una borsa, arrivò di corsa, allarmata dall'improvviso frastuono, trovando sua
figlia fra le braccia di quello che pareva proprio...
8 novembre 2008.
Quel giorno aveva davvero
sfidato la fortuna. Affrontare Sylar con una semplice pistola, doveva essersi
bevuto il cervello... Quel tipo non l'avrebbe fermato nemmeno un caccia
bombardiere,
come gli era venuto in mente di
sparargli? ... Quelle cinque pallottole in petto se le era cercate!
Per favore Agente Parkman non morire ...Tu sei il mio grande eroe.-
Molly...
La piccola glie lo aveva
soffiato nell'orecchio varie volete,
menre Mohinder cercava di
rianimarlo, durante quei brevi sprazzi
di lucidità in cui aveva capito che dal destino non si scappa anche se hai dei
super poteri e mentre i paramedici lo portavano via, aveva chiaramente sentito le sue manine
stringere forte la sua, mentre faceva leva per portare il viso vicino al suo.
In quel pandemonio... Fra le
grida e il pianto di Claire, i gemiti
di dolore di Bennet, le esortazioni di Mohinder a rimanere sveglio e l'eco di
quel botto in cielo che si era portato via
due delle persone migliori che avesse mai conosciuto...L'implorazione di
quella bambina a rimanere in vita, era stata l'unica cosa che era riuscito
veramente a raggiungerlo in tutto quel
casino e a riscaldargli il cuore.
-Non morirò...- aveva sussurrato da qualche parte nella sua
testa - Non ti lascerò sola promesso...-
E così era stato. Un Dio
misericordioso aveva impedito che la piccolina perdesse anche lui per mano di
Sylar, regalando entrambi quella
stramba famiglia formata da loro due, un papà e una figlia che si erano scelti
dal primo momento che si erano visti e
un indiano confusionario e
decisamente paranoico, ma a cui
entrambi volevano un mondo di bene....
Present Time.
Quanto
può essere cieco l'animo umano.
Quanto
può essere irrazionale, servo dell'affetto
e privo di razionalità.
Matt
aveva avvertito il cambiamento di Mohinder...
L'aveva
visto crescere ed evolvere ogni giorno, ma aveva chiuso gli occhi e girato la
testa dall'altra parte, sperando di
essere in fallo, di stare prendendo la cantonata più grande di tutta la sua
vita...
Aveva
chiuso gli occhi per non vedere, ma i guai
non spariscono se ti giri
dall'altra parte...Anzi ti saltano meglio addosso...
Sapeva
che cosa aveva fatto e anche perchè, ma non riusciva a credere di non aver
fatto nulla per evitarlo, di essere
rimasto fermo a guardare la castastrofe compiersi...Di non aver capito in
tempo.
Di
essersi affezionato ad un assassino.
-Matt,
mi stai facendo paura!- esclamò Molly divinconlando la mano da quella di Matt,
guardandolo spaventata- Perchè non possiamo farci trovare a casa da Mohinder?-
Che
doveva dirgli?
Matt
si morse il labbro a sangue, mentre quegli innocenti occhi blue lo fissavano in
cerca di risposta... Che chi amava come un padre non era la persona che
credeva? Che molto probabilmente stava venendo lì per uccidere anche lui e
ricondurla alla Compagnia? ... Che avevano voluto bene ad un demonio
volta-faccia?
No...Santo Dio non poteva farlo... Non poteva togliergli quell'affetto - Ti
fidi di me?- le chiese poggiando un ginocchio a terra, portando il viso al suo
stesso piano.
-Si...-
rispose la bambina accompagnando le parole con un cenno della testolina-
...Certo che mi fido di te...-
Le
sorrise poggiandole una carezza veloce- Allora fidati tesoro mio ...Fidati.-
prese la sacca da terra e le chiavi dell'auto, pronto a sparire nel nulla come
gli aveva consigliato Claire a telefono qualche ora prima.
Molly
strinse sotto il braccio i suoi due orsacchiotti, l'orso dottore e l'orso poliziotto
, tendendo poi la manina libera verso Matt -Mohinder si preoccuperà...- disse
in un sospiro contrito-...Dovremo scrivergli un'appunto, qualcosa.-
Ancora quell'espressione da...Adesso che faccio? ...o meglio...Adesso che le dico? ...
Matt fece per parlare quando venne interrotto da una voce che roca, che gli lambi l'orecchio facendogli lettaralmente accapponare la pelle, abbassò le palpebre, mentre Molly lasciava cadere i peluches a terra per la sorpresa.
-Dove
stai andando Matt?- chiese Mohinder Suresh, mano alla stessa pistola che aveva
usato per uccidere Bennet.
-Mohinder!-
esclamò Molly correndogli incontro, buttandogli le braccia ai fianchi,
sorridendo contro il velluto della sua giacca -Ben tornato!- gli prese le mani,
accigliandosi quando le dita incontrarono il ferrò della pistola- Che ci fai
con questa?-
Il
poliziotto si tirò su lentamente, gli occhi nocciola lucidi per la
consapevolezza di quello che stava per accadere. Si mosse raggiungendo il
centro della stanza, portandosi di fronte all'indiano - Mohinder... - mormorò
lasciando cadere il borsone sul pavimento- Fa che la bambina non assista...-
Un
solo sparo rimbombò nella casa silente, a sovrastare con il suo eco le urla
sorprese della bambina che cercava di tendersi verso il corpo del suo
salvatore, verso il suo viso, coperto di sangue....
8 novembre 2008.
Aveva davvero rischiato di
morire.
Un colpo di katana allo stomaco,
una cazzata rispetto alle botte di Petrelli e ai progliettili di Parkman, ma quel maledetto giapponesino si era rivelato
più furbo del previsto. Cogliendolo
di sprovvista si era
teletrasportato accanto a lui , colpendolo a tradimento, lasciandolo agonizante
sull'asfalto come un cane.
Se non fosse stato per quel
tombino aperto poco lontano da lui, in quel momento si sarebbe trovato nel
braccio della morte con più di sei ergastoli sulle spalle e la prostettiva di
morire prima dei trent'anni.
Fortunatamente il destino gli
aveva riservato un'altra strada, lontana da una morte ingloriosa nelle fogne.
Una donna chiamata Candice, lo aveva tratto in salvo, curato, finchè la bestia
che c'era in lui non era tornata a farsi sentire, a reclamare quel meraviglioso
potere di creare illusioni.
Peccato che in lui non
funzionasse.
Aveva perso tutti i suoi poteri
, non solo quella della donna.
Era come se la sconfitta inflittagli da Hiro, lo aveva trascinato di nuovo nel
piano di normale essere umano. In lui, ormai c'era solo il suo potere
originario, la comprensione di sistemi complessi.
Present time:
Elle
Bishop sorrideva.
Un
sorriso strano e malato.
Orribile
per una ragazza tanto bella.
Eppure
non poteva farne a meno, finalmente un incarico degno di questo nome, qualcosa
che l'avrebbe scossa dal torpore che l'ambiente asettico della Compagnia le
aveva instillato nel corpo giorno dopo giorno, assieme al suo potere, sempre
più potente e incontrollabile.
Accarezzò
i capelli della persona bocconi sul pavimento, seguendone con il dito il
profilo magro, per poi scendere alle labbra piene e al mento, a quella
deliziosa fossetta che quel sonno forzato aveva reso ancora più irrisestibile -
Maya...- lo sentì bisbigliare con gli occhi socchiusi, mentre lentamente
riprendeva conoscenza -Maya...Dove...?- lo sentì dire ancora mentre una mano
bagnata di sangue scattava ad afferrarle la caviglia.
-No...-
respirò la ragazza, chinandosi su di lui, solletticandogli la guancia con i
bellissimi capelli biondo gran- Adesso ci sono io con te...Gabriel...-
Mohinder
e l'Haitiano aprirono la porta del furgoncino, lanciando dentro il cassone un
sacco nero di plastica lucida accanto all'altro chiuso e quello
semi-aperto
di Sylar.
-E'ancora
vivo?- chiese Suresh guardando l'assassino poi la ragazza che ricambiò il suo
sguardo con un sorriso- Cavolo che tempra...- mormorò guardando la bambina
svenuta, poggiata come un sacco sulla spalla dell'immenso uomo di colore dietro
di lui.
-
Non gli hai sparato in viso, ma al torace...E' normale che sia ancora
cosciente.- rispose la ragazza,
avvicinandosi a lui a gattoni,
arrivando ad un soffio del suo viso, facendolo arrossire un pochino per
la vicinanza improvvisa-... Non ti preoccupare. Lo terrò a bada io.-
8 novembre 2008.
Quel giorno aveva perso tutto...
Tutto quello in cui aveva
creduto...
Tutto quello per cui aveva
lottato...
E soprattutto tutto quello che
aveva amato...
Sua moglie e i suoi figli, la
sua carriera e suo fratello.
Parevano essere scoppiati in
aria assieme all'esplosione che si era portata via il suo adorato fratellino,
lasicandolo come svuotato, privo di quello che era stata la sua personalità di
squalo,
di uomo politico capace di
passare anche sulla pelle di suo fratello e di sua figlia pur di arrivare alla
meta.
Present time
-Ci
hai mai amati?-
Angela
Petrelli non sapeva cosa fare.
Era
la prima volta che la situazione le sfuggiva di mano in quel modo, ma
soprattuto quella era la prima volta che suo figlio le si rivolgeva in quel
modo, con quell'odio malcelato e quell'arroganza nella voce -Nathan sei...-
-Rispondimi
mamma...E' semplice...Hai mai amato i tuoi figli?-
Non
sapeva che dire, si vedeva lontano un miglio, Nathan scosse leggermente il
capo, lasciando cadere le braccia sconfitto.
Aveva
commesso delle vere atrocità nei confronti di suo " fratello" e della
sua stessa figlia. Se li avesse aiutati prima molto probabilmente Peter non
sarebbe mai arrivato a scontrarsi direttamente con Sylar e l'esplosione non si
sarebbe mai avverata-Non ti voglio più vedere...- disse recuperando la solita
bottiglia di alcool che si portava appresso da mesi.
-Nathan...Tesoro...-
-VATTENE
VIA!-
Rimasto
solo, l'ex-avvocato si lasciò cadere seduto , faccia fra le mani.
Avrebbe
dovuto farlo mesi prima, mandare a quel paese quel demonio che si ostinava a
chiamare madre ed aiutare chi gli aveva sempre dimostrato amore.
-Nathan
Petrelli...- disse aprendo il cellulare e poggiandolo all'orecchio.
-Ciao.-
L'uomo
spalancò gli occhi azzurrissimi, saltando in piedi.
Immediatamente
la mano libera andò a colpire la bottiglia di super-alcolici accanto a lui,
mandandola ad infrangersi sul pavimento.
-Sei...Sei
tu?- chiese fissando il liquido ambrato che si spandeva lungo le piastrelle
candide.
-Si...-
rise dolcemente l'altro, poggiando il gomito al materasso accanto a cui era
seduto e su cui la ragazza che per mesi aveva sognato stava riposando per riprendersi
dallo schook subito-Come ti senti? Non ci vediamo dal giorno dei "fuochi
d'artificio"...-
Continua...
Anticipazioni;
Profumo di caffè...Fresco
aleggiava per la stanza, solleticandole dolcemente le narici. Poteva ancora
sentire il ticchettio della pioggia sulle strade, coperto appena del respiro
dell'altra persona presente nella
camera.
Girandosi su un fianco, Claire,
socchiuse gli occhi su una figura seduta accanto al suo letto, intenta a
soffiare sulla tazza di ceramica verde che teneva stretta fra le mani...- Non
può essere...- si disse alzando lentamente la testa le spalle dal cuscino,
puntellandosi al gomito per meglio sostenersi-...Allora non ho sognato.-
Volevo ringraziare tutti coloro che hanno recensito, letto e messo
fra i preferiti questa mia fan fiction. Sono davvero felice che sia tanto
piaciuta e spero che seguirete ancora le mie storie.
Un
ringraziamento particolare a :
Videlbra91
Hiromi
mojojojo:certo che voglio sapere che succede al mio piccolo
Matt! Oddio che ansia, che succede al mio orsacchiottone ciccioso!!?°o°
miss nina
Mala_Tenera
kibachan
PsYcHoGIRL_SYLARtheBEST
la scrittrice.