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Autore: Felem    17/06/2013    5 recensioni
Londra, 1807 (Preso dal secondo capitolo).
Elizabeth accennò un lieve inchino, mantenendo gli occhi scuri puntati su di lui, in segno di sfida. David le cinse le spalle con il braccio destro e disse fiero al cugino.
- Lei è Liza, ha diciott'anni, ne dimostra appena quindici?
Elizabeth rimase seria, mentre l'ufficiale avanzò sorridendole.
- Suppongo Liza, sia l'abbreviazione di Elizabeth, lo preferisco per intero - disse per poi aggiungere con tono suadente - Ritengo non andiate fiera del fatto che sembriate più giovane. Fidatevi di me, è la cosa che più mi affascina in una donna.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Image and video hosting by TinyPic                                                               Capitolo V "Danzate con me"


- Vi prego, Elizabeth, danzate con me.- Disse Adam posandole la mano calda sulla spalla nuda.

Elizabeth perse un battito e smise di respirare per qualche secondo, in quell'istante le pareva di non udire più alcuna musica. Con le mani fredde ed affusolate percorse le proprie clavicole, scorrendo lungo i lacci color avorio che contornavano la scollatura dell'abito, fino a toccare la punta dell'indice dell'ufficiale. Accarezzò quelle mani, così forti, appartenenti ad un uomo così rude. L'ufficiale continuava a tenere la mano sinistra posata proprio lì, nell'incavo tra il collo e le spalle ed Elizabeth percorse lentamente, in un tragitto arduo e straziante, le dita di lui, fino ad intrecciare le dita della mano destra con quelle dell'ufficiale. Così si voltò istintivamente, tenendo la mano incrociata con quella di lui, che la guardava con le pupille dilatate, come un drogato che ha appena ricevuto la sua dose.

- Sapete che non amo danzare.- Gli soffiò Elizabeth a pochi centimetri dalle sue labbra carnose, voleva acquisire una sicurezza che le mancava.

Adam la fece appoggiare contro l'arcata, mantenendo le loro mani intrecciate in una morsa, che faceva pulsare sempre più forte il sangue di entrambi. Si portò l'intreccio di dita vicino al mento, sfiorando le nocche di Liza con le morbide labbra.

- Concedetemi un ballo, vi prometto che non vi importunerò più, a meno che non siate voi a desiderarlo.

- Vi reputo un essere talmente spregevole, che farei di tutto pur di non sentir più parlare di voi.- Disse Elizabeth, tremando come una foglia.

L'ufficiale, si spinse contro di lei, con dei movimenti capaci che la fecero rabbrividire mentre il suo profumo, si insinuava prepotentemente nel naso di Liza.

- Allora, danziamo.- Non vi fu alcun tono interrogativo in quell'affermazione, era un ordine. Elizabeth era una ragazza diligente, non avrebbe mai osato disobbedirgli.

Cingendole i fianchi con la mano libera dalla presa di Elizabeth, l'ufficiale portò la ragazza nel bel mezzo della sala. Non ci fu imbarazzo, nè insicurezza nei loro movimenti, solo una coordinazione, che stupì entrambi. Elizabeth lo detestava, ora lo sapeva. Eppure non aveva mai desiderato ballare con un uomo prima d'ora, voleva danzare con lui per tutta la sera. Adam la stringeva sempre più forte, adesso risalendole con entrambe le mani lungo la schiena, Elizabeth teneva le sue sulle spalle di lui, respingendo pudicamente il tocco dell'ufficiale. 


Concedetemi un ballo, vi prometto che non vi importunerò più, a meno che non siate voi a desiderarlo

Ancora risuonavano quelle parole nella testa di Liza. Stava concedendo un ballo ad un uomo dannatamente arrogante, impudico e rude; dopodiché sperava non l'avrebbe più tormentata con il suo odore, la sua voce, le sue provocazioni, semplicemente non l'avrebbe più attratta in quel modo. L'ultimo punto della frase, lasciava Elizabeth perplessa.

A meno che non siate voi a desiderarlo; a meno che non fosse stata lei a desiderarlo.

In fondo, era solo un ballo, nulla di più. Elizabeth si abbandonò ai piaceri che quel tocco le provocava e, in una mossa sfacciata, strinse le spalle dell'ufficiale, facendo aderire ulteriormente il suo petto contro quello di lui.

La danza frenetica continuava.

- Dite qualcosa.- Le disse Adam, facendola volteggiare su se stessa e portandosela davanti, facendo aderire la schiena di lei, contro il suo petto.

- Preferirei non parlare.- Rispose Elizabeth infastidita.

- Non siate sciocca.

L'ufficiale le teneva entrambe le mani sui fianchi, delicatamente risalì con destra lungo il ventre di Elizabeth, fino a giungere al petto, dove si soffermò. Infine le sfiorò il mento, portandole due dita al di sotto di esso e voltandole il capo nella sua direzione. Voleva una risposta.

- Non lo sono mai stata- eppure stava danzando con lui, eppure fremeva quando le sue mani le sfioravano il collo - incosciente non è sinonimo di sciocca.

Adam, con uno scatto rapido, che non diede il tempo ad Elizabeth di respirare, riportò la ragazza nella posizione originale, accorciando ulteriormente le distanze.

- Nel vostro caso, i due aggettivi sono sinonimi, siete una bambina.- Le rispose lui, beffardo, colpendo Elizabeth là dove era più vulnerabile.

Non era una bambina, era una donna;

Inesperta.

Liza, si strinse ulteriormente al busto dell'ufficiale, sfiorando le labbra di quest'ultimo.

- Non sono io la bambina.

- Dimostratemelo.

Elizabeth si staccò immediatamente da Adam, riprendendo a danzare, rispettando le dovute distanze. I due si guardavano, con aria di sfida. L'ufficiale tremava, come trattenuto, strepitava in attesa di qualcosa. Fissava morbosamente l'orchestra, per poi posare nuovamente il suo sguardo su Elizabeth. La voleva, prima che le danze fossero terminate.

Liza si accorse di tale desiderio e decise di accontentarlo, sfiorandogli la barba rasata con le dita affusolate e percorrendogli la mascella con movimenti delicati, sentiva un senso di onnipotenza pervaderla e, spinta da tale sensazione si avvicinò al viso di Adam.

- Siete voi il bambino, non riuscite a stare pochi secondi in assenza di una donna che vi curi.- Soffiò.

Continuarono a danzare, continuando a guardarsi, senza dire nulla. Sembrava una battaglia, ciascuno dei due cercava di dimostrare all'altro chi fosse il più forte. Elizabeth stava vincendo.

Aveva vinto.

Lei lo costringeva ad attendere impaziente la sua prossima mossa, mentre le mani di lui, le stringevano i polsi ed a tratti i fianchi, implorandole di avvicinarsi.

Aveva vinto.

Se ne accorse, Elizabeth, e glielo fece notare. L'ufficiale, cogliendola di sorpresa, le strinse la carne dei fianchi, infrangendo qualsiasi regola. La sollevò in aria, con le braccia forti, mentre Liza non opponeva resistenza e lentamente la riportò verso il basso.

Elizabeth avvertiva il naso dell'ufficiale correrle delicatamente lungo il corsetto, mentre ancora i suoi piedi non toccavano terra, discendeva dal paradiso.
Avvertì le labbra di Adam che le carezzavano il collo e Liza con le punte delle scarpe, sentiva la presenza del pavimento sotto di lei.
Infine quelle labbra e la punta del naso affilato le percorsero il mento, risalendo lungo le labbra ed il naso di lei, prima che Elizabeth potesse nuovamente tornare con i piedi per terra. In tutti i sensi.

Aveva perso.

Entrambi si guardarono, ansimando. La sala pareva esser vuota e poco a poco, la musica venne sostituita da un brusio di sotto fondo. Elizabeth ruotò lentamente il volto, rendendosi conto che la sala si era fermata: i danzatori, l'orchestra, Mary, Anne, David. Tutti li fissavano, sguardi indiscreti scrutavano lei e dame insaziabili smaniavano lui. Liza si staccò immediatamente da quel corpo, divenuto bollente e se ne andò, con gli occhi lucidi, dalla sala, uscendo in giardino.

Aveva perso.

Corse per un po' attraverso il labirinto di aiuole e statue presenti nel giardino della villa, alla ricerca di un po' di tranquillità. Quando la trovò, si lasciò cadere sul manto erboso, levandosi le scarpe e slacciandosi il corsetto, facendolo cadere a terra. Si trascinò vicino ad un salice, poggiando la schiena lungo il tronco e riposando le gambe doloranti. I lunghi rami dell'albero la racchiudevano, proteggendola dagli sguardi indiscreti. Infilò le lunghe dita tra i propri capelli, districando la complessa acconciatura, rimanendo così con i capelli sciolti. I raggi lunari le illuminavano il viso stanco, risaltando la pelle diafana, accaldata per il ballo. E non solo.
Chiuse gli occhi portando il capo all'indietro e posandolo lungo la corteccia ruvida, qualche lacrima le scese lungo le guance, stava avendo una crisi di pianto e la cosa non le piaceva affatto. Si portò il palmo della mano sotto gli occhi, asciugandosi le lacrime, scoprendo di riuscire a sentire ancora l'odore di gelsomini sulla pelle.

"Cosa le stava succedendo? Cosa aveva risvegliato in lei un uomo tanto spregevole?"

Cercava inutilmente di smetterla, ma i singhiozzi non cessavano e la sua mente era offuscata dal pensiero incessante che gli invitati stessero pensando male di lei e della sua famiglia. Si portò le ginocchia sotto il mento, chiudendo gli occhi e rimanendo lì, protetta dai rami del salice e cullata dal silenzio della notte.

- Elizabeth, cosa state facendo?- Una voce maschile la riportò alla realtà e le fece alzare nuovamente lo sguardo.

- Voi...Matthew. Io non stavo facendo nulla.- Disse Liza, sentendosi sollevata vedendo che il ragazzo di fronte a lei non fosse Adam, ma tremendamente oppressa dal pensiero che l'ufficiale in quel momento stesse danzando, incurante di lei.

- Posso tenervi compagnia?

- Certamente.

Matthew si sedette affianco ad Elizabeth, che osservandosi meglio, si sentì terribilmente in imbarazzo, ricordandosi di non aver indosso né le scarpe, né il corsetto. I raggi della luna illuminavano il viso ovale del ragazzo, incorniciato da una folta chioma bruna che risaltava gli occhi verde bosco. Indossava una camicia tendente all'azzurro e delle bretelle mantenevano su i pantaloni di un leggero tessuto. Matthew notando l'imbarazzo di Elizabeth le sorrise.

- State benissimo, non temete - Liza arrossì - piangevate per lui?- Indicò l'entrata della villa.

- Affatto - non voleva ammetterlo - gli sguardi delle persone lì presenti mi hanno turbata.

- Capisco - rise lui, per poi sussurrarle senza alcuna punta di malizia nella sua voce - se vi può far stare meglio, una delle dame che vi osservava, non appena ve ne siete andata è inciampata. Non riusciva più a rialzarsi.

Elizabeth scoppiò in una sonora risata, rallegrandosi per esser riuscita a dimenticare la spiacevole, non del tutto, serata. Matthew era un bravo ragazzo, gradiva parlare con lui e lo stesso valeva per il giovane che l'ascoltava al chiaro di luna. Quando la serata giunse al termine i due si salutarono, ridendo come non mai.

- Avrò occasione di rivedervi?- Disse Matthew accennando un lieve inchino, senza la prepotenza con la quale Adam agiva nei suoi confronti.

Elizabeth ne fu colpita e senza esitazione annuì, vedendolo poi dileguarsi nella notte. 




Dalla scrittrice ai lettori:
Cari lettori, finalmente il quinto capitolo! Spero ne restiate soddisfatti quanto me! 
Per me è importantissimo ricevere molte recensioni, mi aiutano a capire i miei errori e se ciò che scrivo viene o no apprezzato. 
Vi ringrazio. 
Baci, Felem ♥
  
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