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Autore: scrittrice in canna    18/06/2013    4 recensioni
Questa storia fa parte della serie: I’m your life and you is my.
Leggere il grande passo. Minimo ultimo capitolo.
Jibbs,Tiva,Mcabby.
Jennifer e Gibbs si riavvicinano in modo particolare al matrimonio di Tony e Ziva.
Purtroppo Jenny sta molto male e urge una donazione di midollo per farla continuare a vivere. Gibbs è compatibile ma l'operazione non va secondo i piani...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Prime cose'
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Mentre Ziva piangeva silenziosa seduta accanto a lui sull’auto il resto del mondo correva veloce contro la loro folle corsa verso l’ospedale, contro la pioggia che batteva forte e produceva un rumore orribile contro i vetri che separavano loro due dal resto, l’acqua continuava a sbattere forte come le lacrime di lei che colpivano a forza il cuore di lui.
Arrivati in ospedale i distintivi lasciarono loro la possibilità di entrare e il dottor Harrison li aspettava in piedi nel suo studio, quando li vide prese gli occhiali, li tolse, li pulì nel camice e li rimise, come era solito fare quando doveva dare una brutta notizia. Tony non aspettò nemmeno un secondo, diede i soldi al dottore e esordì: “Faccia tutto quello che può.” L’uomo non parlò, prese il denaro ed entrò in sala operatoria.

 

Abby era comodamente seduta in salotto intenta ad ammirare la figlia giocare per terra quando il telefono di casa cominciò a suonare: “Ziva, ciao! Devi vedere Giselle sta…” fu bruscamente interrotta dalla voce rotta dell’amica
“Gibbs… lui sta molto male e servono… dodici mila dollari per curarlo…lui sta… sta morendo Abby.” dall’altro lato un pianto sommesso aveva sovrastato il rumore del gioco della piccola, un bip sonoro fece capire che la conversazione era volta la termine.

 

Jennifer si era lentamente ristabilita e riusciva a camminare anche se molto lentamente. Quel giorno decise di prendere tutta la sua forza di volontà e il suo coraggio e dirigersi da Gibbs e dai ragazzi, arrivata alla soglia della camera dove lui era ricoverato incontrò i ragazzi che piangevano abbracciati, sorrise ma solo Tony ricambiò, entrò e lo vide, disteso sul letto, fragile.
“Ciao… come stai?” aveva detto piano avvicinandosi, nessuna risposta. Dormiva calmo e non aveva intenzione di svegliarsi, non riusciva più a muovere la mano destra e camminare gli era impossibile, mangiava attraverso le flebo e apriva gli occhi a stento, fortunatamente riusciva a parlare ma gli organi funzionavano pochissimo. Andava avanti a trasfusioni ma non sarebbe bastato ancora per molto. McGee aveva portato sette mila dollari dalla pubblicazione del suo romanzo, Tony e Ziva altri tre mila dal matrimonio ma mancavano ancora molti soldi e le operazioni da fare erano davvero tante. C’era chi, come Vance, aveva perso la speranza e chi, come Jenny e gli altri, sperava ancora in un miracolo o in qualche sorpresa di Gibbs.

 

 

Nell’altra stanza la squadra al completo aspettava… non si sa di preciso cosa ma aspettava…
Per cambiare discorso e non pensare Tony disse: “Il cagnolino lo andiamo a cercare domani?” Abby capendo ciò che stava per succedere sussurrò al ragazzo che stava giocando con la figlia: “Andiamo, veloce.” Ziva si alzò, guardò il coniuge negli occhi e, con i suoi ancora gonfi di lacrime, cominciò a parlare adirata: “Ancora non l’hai capito?” lui si alzò, le andò vicino, sfoderò il suo sorriso più dolce e la guardò attendendo che continuasse, non continuò, lui si girò, si allontanò, lei riprese a piangere e gridò per farsi sentire: “Non voglio un cane!” Tony si fermò e tornò a guardarla negli occhi, non voleva discutere, non in quel momento, era distrutto, stavano lì da due giorni, doveva trovare tre mila dollari entro il giorno seguente, le banche gli avevano negato tutti i prestiti, Jennifer avrebbe potuto ma sarebbe stato da infami chiedere a una persona sull’orlo della morte dei soldi, non era in condizioni, non voleva, lei era la sua unica boa e la stava vedendo affondare. Ziva si calmò, asciugò le lacrime e si avvicinò di qualche passo

“Io voglio un figlio…” Tony le prese le mani e la guardò, le diede un bacio sulla fronte e posò il mento sui capelli di lei… non ora, pensava lui, non ora.  

 

Mentre Jenny teneva amorevolmente le mani di Gibbs i marchingegni segnarono un blocco respiratorio, all’istante circa dieci infermieri intervenirono, uno di loro ricondusse la donna alla sua stanza e il dottor Harrison si preparò per l’intervento: guanti, mascherina ed era pronto

“Un campione di sangue zero positivo! Chiamate l’equipe! Presto!” gridava il dottore a destra e a manca
“Queste cure private costano più di nove mila dollari! Non possiamo intervenire.” Diceva un giovane infermiere
“Mene fotto delle cure private, prendete dei soldi dal mio stipendio e aiutiamo quest’uomo! Subito!” nessuno aveva sentito il dottor Richard Harrison dire una cosa simile o adirarsi tanto, ci teneva davvero a salvare quell’uomo
“Dottore noi…” continuava il ragazzo
“Non lo lascerò morire! È una delle persone più amate che io abbia mai visto! Deve restare su questa terra!” continuava a gridare Richard entrando in sala operatoria, serviva un intervento rapido e preciso, dovevano stimolare il midollo e inserire una macchina che avrebbe permesso ai polmoni di respirare con il poco sangue che avevano a disposizione, tutto a cuore pompante.
“Dottore l’equipe è qui.” Circa venti persone entrarono in sala operatoria e cominciarono ad armeggiare con la vita di quell’uomo che si trovava sull’orlo del precipizio.
“Abbiamo una sola busta di sangue zero positivo a disposizioni per l’agente Gibbs.” esordì un primario
“Ce la faremo bastare…” disse allora Harrison senza togliere gli occhi dal suo lavoro, aveva poco più di dieci minuti prima che il sangue finisse e i globuli rossi creati dalla trasfusione non avrebbero retto più di mezz’ora senza ossigeno.
A due minuti dalla fine dell’intervento la macchina per il battito cardiaco segnava un bip insistente
“Defibrillatore! Subito! Portatemi un cazzo di defibrillatore all’istante!” ordinò il dottore
“Libera! Libera! Lo stiamo perdendo!” gridava un membro dell’equipe don l’attrezzo in mano. Poco dopo il dottor Harrison uscì dalla sala operatoria con il camice sporco di sangue, si avvicinò ai ragazzi che erano in sala d’aspetto, tolse gli occhiali, li pulì e li rimise, com’era solito fare prima di dare una brutta notizia.

 

I pensieri di una scrittrice in canna

Sono passativtipo... 5 giorni e io sto aggiornando di nuovo xD
no e che avevo il capitolo pronto e non volevo lasciarlo a prendere polvere pixellosa :3
L’ansia D:
Spero di avervene fatta venire molta, se sì sono riuscita nel mio intento.
Riuscirà Gibbs a sopravvivere? Jenny si ristabilirà del tutto? Tony crollerà? E Ziva?
Intanto io soffro T.T finali di stagione del ca... volo, non sono così volgere eh! u.u

Vostra
Scrittrice in canna

P.S.: Sì la frase del capitolo precedente: “non poteva permette che il suo ego firmasse assegni che il suo corpo non poteva pagare” l’ho presa dalla scena in cui Tony perde la voce e Ducky cita Top Gun. xD

P.P.S.: Grazie a Japril lover che si è fatta viva e ha recensito :D. Ovviamente grazie anche a zavarix.

   
 
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