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Autore: icantwritebutitry    18/06/2013    1 recensioni
La storia di un ragazzo sfigato. Potrei dire di non immedesimarmi in lui, ma mentirei spudoratamente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È sabato sera e non so come passarlo: ho finito tutta la serie di Doctor Who due settimane fa, non ho più nessun libro da leggere, stessa cosa per i manga. Ho iniziato e finito tutti i miei videogiochi almeno due volte e la connessione Internet è saltata, quindi non posso connettermi e perdere le ore gironzolando sui siti, come sono solito fare. Guardo l'orologio: le 20.37. Ho un'idea folle. Senza pensarci neanche un minuto, mi rivesto e prendo ombrello e portafogli. Mi dirigo a passo svelto in salotto, dove mia nonna sta guardando un programma diretto da Carlo Conti. -Nonna, esco!- annuncio sorridente. -COSA?- urla saltando giù dalla poltrona. -E dove vai? Guarda fuori dalla finestra: piove a dirotto!- -Me ne vado in libreria, nonna- annuncio mentre mi lego le scarpe. -Torno prima delle dieci, tranquilla- cerco di rassicurarla. Mia nonna si avvicina a me. -E come mai esci, signorino?- mi guarda accigliata, con le mani sulla vita e uno sguardo a metà fra il sinceramente curioso e l'arrabbiato. -Ho finito i libri da leggere e non so cosa fare. Dai, nonna, lasciami andare, non esco mai!- per un attimo temo non mi lascerà. Poi sbuffa, maledicendosi per essere stata troppo buona. -Torna prima delle dieci o non vedrai mai più la luce del sole!-. La ringrazio e mi chino a darle un bacio sulla guancia. Prendo le chiavi di casa e me le ficco in tasca, scendendo velocemente le scale. Prima di aprire il portone, guardo fuori. Sta ancora piovendo, ma più debolmente. Mi guardo le scarpe. Mi sa che ho fatto male a mettermi le Converse. Inizio a camminare velocemente per la strada semi deserta, con l'ombrello aperto e la mano destra in tasca. Mi sto dirigendo verso il cinema della mia città. Sì, il cinema: è lì che voglio andare. Dentro quella struttura c'è la libreria più bella di tutta la città (e, a quest'ora, l'unica ancora aperta). Cammino per altri dieci minuti, preparando una lista dei libri e dei fumetti che devo comprare. La lista include tre libri di George R. R. Martin e due di C. S. Lewis, più il penultimo fumetto di Scott Pilgrim. Arrivo davanti al cinema, pregando di avere abbastanza soldi, ed entro. Sono subito travolto da un'orda di voci di persone di tutte le età, che discutono sul film da guardare e sull'orario, su quanto si farà più tardi e addirittura sui pop corn e le bibite da prendere. La facilità con cui certe persone riescono a crearsi problemi inutili spesso mi sorprende. Ignoro come posso tutte le persone in coda e mi dirigo verso la libreria. Entro e mi sento come a casa. La libreria è molto più calma rispetto al cinema: c'è poca gente gente e si respira un'aria decisamente più tranquilla. Stimo una quindicina di persone, lì dentro, non di più. Saluto con un timido sorriso il cassiere e mi dirigo verso il cosiddetto reparto fantasy, che consiste in mezzo metro di “scaffale” e in un sacco di libri accatastati, ammucchiati l'uno sull'altro. Prima di mettermi alla ricerca dei fantasy, decido di prendere il fumetto. Eccolo, il penultimo fumetto di Scott Pilgrim, a colori. Mi guarda e sembra quasi chiamarmi. Allungo la mano e sto per prenderlo quando... -Oddio, scusami!- mi giro verso la voce. Una ragazza di una decina di centimetri più bassa di me, occhi verdi e naso piccolo mi osserva, incuriosita ed impaurita allo stesso tempo. -Stavi... ecco stavi... per prenderlo?- mi domanda balbettando, indicando il volume. -Be', sì... ma sono sicuro ce ne sia un altro!- le rispondo imbarazzato. Mi metto a cercare velocemente fra gli altri volumi, ed intanto riesco a farne cadere rovinosamente almeno cinque. La ragazza soffoca una risata e mi aiuta a raccogliere i fumetti, che continuano a cadere. Alla fine, le porgo il volume tanto atteso. -Grazie- mi dice. Mi tende la mano. -Mi chiamo Ilaria, amante di Scott Pilgrim! Tu?- -Alessandro- bisbiglio. Ilaria resta con la mano a mezz'aria e, quando capisce che il saluto non verrà ricambiato, si affretta ad abbassarla. -Oh... bel nome- commenta, in evidente imbarazzo. -Ti ringrazio... anche il tuo non è male- Restiamo qualche secondo così, e comincio a pensare potrei essere incoronato “Re del Disagio”. -Scusa, non sono abituato a parlare con le persone...- inizio io, proprio mentre lei mi chiede qualcosa che non riesco a capire. -Come?- chiediamo all'unisono. Ilaria si mette a ridere. -Ti ho chiesto quali altri passioni avessi all'infuori di Scott Pilgrim- mi sorride. Ha un sorriso contagioso. -Oh, be', solite cose: videogiochi, libri fantasy, manga... tu?- mi guarda rapita. -Dimmi che non stai scherzando- il suo sguardo è fisso su di me. -No, perché dovrei?- le chiedo serio. -Abbiamo esattamente le stesse passioni- credo faccia fatica a crederci. Anche io, del resto. -Davvero? Non mi era mai capitato- le dico. -Neanche a me- -Dovremmo conoscerci- propongo. Ho parlato senza pensare, diamine! Ho paura di quanto dirà. C'è qualche secondo di silenzio. -Sto andando a vedere un film, vuoi accompagnarmi?- mi chiede. -Sì- le rispondo. Ci avviamo alla cassa per pagare lo stesso fumetto. L'immagine di mia nonna di fronte al televisore ed alla carnagione abbronzata di Carlo Conti mi passa per la mente. -A che ora finisce?- chiedo improvvisamente. Ilaria guarda sul biglietto. -Dieci e un quarto!- risponde. Paghiamo ed usciamo. Mi metto in coda alla cassa, pensando a quanto è successo in pochi minuti e a dove sono. Sono in coda nel cinema della mia città, sto per pagare il biglietto per vedere un film di cui non so nulla, con una ragazza incontrata neanche dieci minuti fa, che potrebbe avermi mentito su tutto e che potrebbe essere una spia reclutata da qualcuno, per rapirmi e fare esperimenti umani sul mio corpo in trance. L'idea mi gira in testa per un paio di minuti, finché Ilaria non mi esorta a comprare il biglietto. Un'ora dopo siamo fuori dal cinema. Ha finito di piovere, ed un piacevole odore di asfalto bagnato ci riempie le narici non appena usciamo. -È stata una bella esperienza- mi dice. -Già, anche per me- -Ti va... ecco... ti andrebbe di ripeterla? Magari la prossima volta ci troviamo in un parco, però- mi propone lei. Non ci penso un attimo. -Certo! Quando e dove?- -Lunedì, alle quattro. Possiamo trovarci al parco e poi fare un giro- -Perfetto, ci sto!- annuncio. -Mi dai... ehm... il tuo numero di telefono? Così, sai, nel caso non ti trovassi...- Ci scambiamo i numeri e ci prepariamo per l'arrivederci. -Be', allora... a lunedì- annuncio. -A lunedì!- risponde mettendosi a camminare nella direzione opposta alla mia. Percorro qualche metro, poi non resisto. -Ilaria!- urlo di colpo, girandomi. Si volta subito dalla mia parte e m'incammino verso di lei. -È buio, ecco, mi chiedevo se... non so, non hai paura?- le dico. Ho detto un'altra cavolata. Mi sembra d'aver preso gusto nel dire cose inappropriate al momento sbagliato. Ilaria si mette a ridere. -Effettivamente sì. Mi accompagneresti davvero?- mi chiede. Siamo illuminati solo dalla luce di un lampione, e riesco a vedere i suoi occhi verdi scintillare. -Perché no?- le chiedo. Ride una seconda volta e mi prende la mano, per poi lasciarla imbarazzata qualche secondo dopo. -Scusa. Non volevo- mi dice. -Fa niente- le dico imbarazzato. Iniziamo a camminare verso la strada che porta a casa sua. In quei pochi minuti scopro che la saga preferita di entrambi è quella scritta da George R. R. Martin, che abbiamo letto circa gli stessi libri e che entrambi non eravamo mai riusciti ad odiare Piton, di Harry Potter. Scopro anche l'amore di Ilaria per i Gorillaz, un gruppo di cui praticamente non conoscevo l'esistenza. Arriviamo a casa sua ridendo a causa di una mia pessima battuta. -Grazie- mi dice. -Grazie a te: ho passato una splendida serata- dico io, -ed il merito è solo tuo- -Oh, non dire così!- sorride, imbarazzata. -Ti ringrazio tantissimo. Spero che i tuoi non si arrabbieranno visto che tornerai a casa tardi- -No, figurati, mia nonna sarà ancora lì a guardarsi il programma con Carlo Conti!- rido, e lei fa lo stesso. Mi saluta un'ultima volta e la vedo salire e sparire su per le scale. Mi giro e torno a casa, stranamente di buon umore.
  
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