Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Coglilarosa    18/06/2013    11 recensioni
Alessandro Bianchi.
Un nome, una garanzia.
Cosa succede se la garanzia però non è valida per le persone come Sofia?
Dal prologo:
"Un completo ed inguaribile coglione.
La mia testa non riusciva ad elaborare altro mentre con gli occhi tracciavo la figura di Alessandro Bianchi."
...
Cosa succede se Sofia di Martino vuole sciogliere quel sottile filo invisibile che la tiene ancorata ad Alessandro, e nello stesso tempo vorrebbe crearne uno con il ragazzo di cui è irrimediabilmente infatuata?
Dal primo capitolo:
"...Aspettai con pazienza l’arrivo dell’autobus, che come al solito era in ritardo.
Dopo circa sei minuti fece la sua comparsa e finalmente riuscii a salire al suo interno, evitando di guardare più del dovuto visi antipatici.
Diedi un’occhiata in fondo e lo vidi.
Solito paio di occhiali, cuffie prontamente calcate sulle orecchie e sguardo intenso.
Emanuele Montebello."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                                           CAPITOLO 1

                                                    

                                      

La crudeltà è la virtù per eccellenza dei mediocri, hanno bisogno di esercitare la crudeltà, esercizio per cui non è necessaria la minima intelligenza.

Alessandro Baricco, City, 1999





Un fastidio indesiderato fu la prima cosa che provai quel mattino di metà Maggio. Una carezza delicata mi attraversava il viso con un ritmo regolare mentre con la mente ero ancora in un altro mondo.
Grugnii per scacciare quel leggero tocco e aprii un occhio, intravedendo la figura di mia sorella, ora sorridente. “ Svegliati  acidona”
La apostrofai con epiteti poco carini e scostai le coperte –faceva ancora freddo in quel periodo dell’anno, roba da pazzi!- .
Mi alzai controvoglia, giusto per iniziare al meglio quella giornata.
Intanto il mio adorabile quanto vivacissimo cane prese a giocare con le mie ciabatte, facendomi  irritare ulteriormente.
“Annie ridammele! Annie no! Non correre che tanto ti prendo! Tanto non mi scap..”
Non feci in tempo a finire che era già corsa verso la cucina, sfrecciando come una saetta e regalandomi un piccolo sorriso.
Camminai a passo di  bradipo  verso di lei e dopo mille minacce e sguardi intimidatori riuscii a riprendere le mie adorate ciabatte fluo.
Nel contempo mia sorella continuava a rendermi parte attiva del mondo ricordandomi l’orario ora più che mai ostile, facendo sì che la mia colazione fosse una totale disfatta.
Presi coraggio e affrontai  i pochi metri che mi separavano dal bagno e con un abile movimento di gambe riuscii a schivare la coda, ora scodinzolante, del mio –sempre adorabile- cane.
Impiegai circa dieci minuti per dare una sistemata al mio poco gioioso viso, specchiandomi più volte e ammirando il mio sorriso (aaah la modestia!), uscendo soddisfatta e incamminandomi verso l’armadio.
Scelsi con cura i vestiti da mettere, dopodiché  cominciai la mia attività fisica quotidiana cercando di tirare più su che potevo i jeans.
Reduce da una battaglia faticosa, finii di prepararmi e armata di cuffie e caramellina zuccherata, seguii mia sorella lungo la strada che mi divideva dalla fermata dell’autobus.
Salutai chi di dovere e aspettai con pazienza l’arrivo del pullman, che come al solito era in ritardo.
Dopo circa sei minuti fece la sua comparsa e finalmente riuscii a salire al suo interno, evitando di guardare più del dovuto visi antipatici.
Diedi un’occhiata in fondo e lo vidi.
Solito paio di occhiali, cuffie prontamente calcate sulle orecchie e sguardo intenso.
Emanuele Montebello.
Ci guardammo, e comportandomi come nulla fosse girai lo sguardo, puntandolo sul paesaggio fuori dal finestrino.
Pensai, pensai a come era strano e per questo affascinante quel ragazzo, di cui avevo appreso il carattere tramite una stupida chat di Facebook, in un tempo nel quale ancora soffrivo per un rosso imbecille e senza cuore, in un momento nel quale cercavo qualcuno che non si presentasse come il solito stronzo di turno, ma che sapesse attrarmi per il carattere profondo e mai critico.
Ma come ogni sfiga che si rispetti era fidanzato, spezzando quel poco di speranza che riponevo nei tempi in cui parlavamo e  nei quali lui era ancora single.
Nonostante tutto però, mi resi conto che anche se le poche speranze che avevo erano state spazzate via dal vento della delusione, persistevo nel renderlo parte integrante del mio stupido cervellino, fatto di illusioni e desideri poco reali.
Lo guardai ancora, ammirandone i tratti del viso e i capelli  sempre spettinati, non riuscendo a distogliere lo sguardo.
Fui costretta ad abbassarlo solo quando venni colta in fallo, incontrando immediatamente la punta delle mie converse bianche.
Per il resto del viaggio osservai con estremo interesse i contorni un po’ sbiaditi delle mie scarpe, ascoltando di tanto in tanto i discorsi del gruppo di ragazze davanti a me.
“Non sapete! Mi sono fatta il piercing all’ombelico da sola!” squittiva una.
“E come hai fatto?” chiedeva stupita un’altra.
“ Mia sorella mi reggeva il margine di pelle e io ho infilato l’ago” affermò la prima ridendosela come se fosse già brilla di prima mattina.
“E quindi?”avrei voluto risponderle, giusto per farle notare che la gente intorno non poteva fregarsene di meno del suo diamine di piercing alla lingua, alla schiena o dovunque fosse.
Il fatto che continuasse ad elogiarsi per essersi ubriacata poi non migliorò la sua condizione di perfetta imbecille, rendendosi  sciocca e frivola –o almeno si sperava- agli occhi   dei ragazzi  di quell’autobus.
Stavo per sbottare in turco quando un movimento alquanto brusco mi ricordò che l’autobus si era fermato.
A quel punto  mi voltai verso di lui  e lo vidi affrettarsi per scendere appena dietro di me.
Come ogni giorno mi ripromisi di salutarlo appena scesa, e come ogni giorno puntualmente non lo feci.
“Sono una perfetta idiota!” mi rimproverai mentalmente, mentre con mia sorella e una mia amica mi avviavo verso il carcere minorile, meglio definito come Liceo Classico C.Beccaria.
Superai a passo spedito  alcune compagne di classe di Alessandro, o per meglio dire,  superai il loro sguardo torvo a cui ormai non davo più peso, e mi diressi verso l’atrio, poco popolato a quell’ora mattutina.
Osservai svogliatamente le facce semi-addormentate dei poveri studenti che come me si avviavano verso l’Inferno, e  stetti per un paio di minuti ad osservare in trance il vuoto, fino a quando non mi decisi ad entrare.
Trascorsi le prime due ore nella noia più totale, e stavo cedendo al richiamo di Morfeo, quando fui bruscamente riportata alla realtà dal suono impazzito della campanella, che emise i soliti tre suoni di allarme per avvisarci della prova di evacuazione.
Inutile dire che mi risvegliai in un battito di ciglia, costringendo la mia vicina di banco, Alice , ad alzarsi in fretta e furia.
“Ma tutto questo entusiasmo?” mi riprese quest’ultima “Chi devi vedere?”
Borbottai qualcosa di incomprensibile che assomigliava tanto a un “Sempre a pensar male, ma tu guarda questa”.
Cercai con lo sguardo l’altra idiota della mia migliore amica, Sara, che mi rivolse un sorrisetto per niente rassicurante.
Finsi di non aver visto niente e procedetti sulle scale anti-incendio che ci avrebbero portate in cortile.
Fu allora che lo vidi.
Sorriso irriverente  e sguardo  malizioso,  Alessandro  si stagliava in tutta la sua –testata di persona- stupidità.
Gli rivolsi uno sguardo carico d’odio e superiorità, ma non sembrò scalfirlo più di tanto, piuttosto mi rivolse di rimando uno sguardo derisorio, che mi fece  irritare non  poco.
Decisa a non dargli troppa attenzione, continuai a camminare, ma lui non parve dello stesso avviso, e mi bloccò mentre ero intenta a scendere l’ultimo scalino.
“Ehi nanetta, ti è andato di traverso lo yogurt scaduto stamattina?”
Mi girai,  intimandogli con lo sguardo di non proseguire.
“ O forse la mia presenza ti mette in soggezione?” continuò invece, questa volta con un tono ironico che non prometteva nulla di buono.
Stupido babbuino. Te lo faccio vedere io quanto mi metti in soggezione.
“Oh ma guarda, credevo che la fase del  sono-un-idiota-egocentrico fosse passata, invece mi sbagliavo. Evidentemente  la voglia di renderti ridicolo  non ti passa mai.”
Ecco fatto, egocentrico patentato.
Mantenne la faccia da schiaffi, ma intravidi  qualcosa nel suo sguardo che mi fece capire che lo avevo colpito.
1 a 0 per me ah!
A quel punto  incrociai le braccia sul petto, tanto per  rendere più chiaro il mio messaggio, ma non ebbi il tempo di godere di quella piccola vittoria che dal suo gruppo di amici/scimpanzè con il moccio sotto al naso  -e non scherzavo sul moccio-  comparve la persona più stupida che si potesse incontrare sulla faccia della terra , meglio noto come Luca Gervasi,  alias migliore amico di Alessandro.
“Perché non vieni con me al piano di sopra? Ti faccio passare io  tutta l’incazzatura” rise senza ritegno dopo quella squallida battuta, prontamente  fermato dal cipiglio  infastidito di Alessandro.
“ Piuttosto cambio sponda” risposi a tono, sorridendo malignamente.
Alice e Sara sorrisero fiere  guardandolo con aria di malcelato  disgusto.
Vidi la sua faccia cambiare leggermente tonalità, che improvvisamente si fece di un colore più intenso.
Non provare a sfidarmi, Luca caro.
Questa volta gustai  a pieno la vittoria e gongolando non troppo discretamente  me ne andai più felice che mai.
Avrei passato  i minuti di quella prova con un’estrema pace dei sensi, se solo le mie fantasie  riguardante la mia nomina a presidentessa degli Stati Uniti non fossero state interrotte da una voce petulante quanto falsa.
“Ma tu guarda un po’,  nonostante sia brutta continua a passeggiare tranquillamente per i corridoi della scuola. Fossi stata in lei mi sarei già chiusa in un convento per non sopportare  l’umiliazione continua di essere guardata con disgusto” disse  Eleonora De Fio alle sue amiche, rivolgendomi un’occhiata gelida e sprezzante.
Ok, risolviamo questo fatto una volta per tutte. Non sono la tipica ragazza da copertina, contornata da  efelidi  sparse dolcemente sul viso con due occhi grandi e chiarissimi  e con  capelli lisci e perfetti come le modelle della Garnier, ma non sono nemmeno un ratto della peggior specie.
 Mi definisco più che altro carina.
Le uniche cose che non mi rendono anonima sono il sorriso –che amo curare!-  e i tratti del viso, che mi donano un’aria da indiana d.o.c  e  che i miei amici  spesso  elogiano.
Per il resto, potrei anche buttarmi da un ponte.
Sì certo come no, e poi chi risponde a tono a quella vipera?
La voce della mia coscienza mi riportò alla realtà,  una realtà di cui avrei preferito fare a meno per i venti minuti successivi.
“Preferisco essere giudicata per l’aspetto esteriore piuttosto che avere la nomea  da ragazza come dire….” feci finta di pensarci per aumentare la suspense  “…facile” finii lentamente  giusto per assaporare  più a lungo  la soddisfazione  di vedere quella splendida ragazza tentennare per un millesimo di secondo, che io ovviamente non mi feci scappare.
Dopo un’occhiata particolarmente omicida, Eleonora si limitò ad offendermi con stupidi epiteti e  sculettare in direzione del campo da calcio.
Sbuffai rumorosamente e  Sara mi sorrise incoraggiante.
Tutti quei botta e risposta mi avevano sfinita, che diamine!
Sperai con tutto il cuore che per quel giorno gli scontri con persone indesiderate fossero giunti al termine, e con un ritrovato sorriso  iniziai un entusiasmante discorso sui vestiti  freschi d’acquisto  con Sara ed Alice.
                     
                      
 
Il sabato mattina iniziò con un’energia che non credevo di avere.
Mi alzai  con  una gioia di vivere mai provata nelle ore mattutine, ed evitai persino di pensare  quanto il mio già non molto asciutto corpo avesse risentito delle quantità industriali di cibo  ingerite il giorno prima preda di una crisi esistenziale,  conclusasi con un’intensa quanto profonda cucchiaiata di nutella.
Un miracolo insomma.
Sorridente come non mai, impiegai circa dieci minuti a fare le coccole ad Annie, scansando con nonchalance il pensiero dell’orario  che non era propriamente  promettente.
A riscuotermi da quel torpore  fiabesco ci pensò  la mia bellissima, simpaticissima, dolcissima sore..
“TI MUOVI A FARE COLAZIONE RAZZA DI CAPRA CHE NON SEI ALTRO?! OH MA IO NON TI ASPETTO EH! SONO STANCA DI PERDERE L’AUTOBUS A CAUSA TUA!”
Ho già detto che la amo?
Non le risposi, limitandomi a fare un cenno di intesa con Annie, provata anche lei da quelle urla isteriche di prima mattina.
Decisi di assecondare i voleri –e le occhiate furibonde- di mia sorella, mangiando di fretta –tanto per cambiare- e vestendomi velocemente, ricordandomi solo all’ultimo di dover almeno passare un filo di matita sugli occhi, tanto per rendermi meno orribile del solito.
Spazzolai i capelli con una foga  che mi fece mugolare di dolore e  spruzzai un po’ di profumo –diciamo anche più di un po’- sul collo e sui polsi.
Mi rimirai allo specchio giusto quell’attimo per assicurarmi di essere presentabile, e con un bacio volante salutai la mia cagnetta che mi guardava con aria triste dal divano su cui era stesa.
Ma quanto è carina?
Mi ripromisi di riempirla di coccole appena tornata a casa e chiusi la porta di casa, seguendo mia sorella lungo le scale.
“Come mai così allegra Sofia Di Martino ?” pronunciò con fare inquisitorio quest’ultima, arcuando un sopracciglio.
“Non mi è concesso di essere felice senza un motivo preciso, Amanda Di Martino?” ribattei con tono ironico io, sorpassandola con una falcata e avviandomi il più velocemente possibile verso la  fermata.
Come ogni mattina salutai la mia portatrice di sventure, meglio denominata come Greta Mancini, colei che mi aveva fatto conoscere  quello stolto orango tango di Alessandro.
Povera, in realtà lei mi aveva solo aiutata ad avverare un mio desiderio.
Che poi si fosse tramutato in un connubio di sfortunati eventi era tutta un’altra storia.
Le sorrisi apertamente, con la piena consapevolezza che niente quel giorno avrebbe potuto scalfirmi, fino a quando la voce della mia cara amica, mi gelò sul posto.
“ Non vorrei smorzare il tuo entusiasmo, ma a scuola gira voce  che tu ed Alessandro vi siete lasciati perché  tu eri un tantino….come dire….” parlò lentamente scegliendo con cura le parole da dire “….grassa per i suoi standard”
No, quello era troppo. Chi diavolo si era permesso di far circolare un’  offesa del genere?
Dopo la nostra rottura ne erano girate tante di voci, e nessuna di loro,  seppur con un certo fastidio, mi aveva mai colpita tanto.
C’era chi pensava che io fossi troppo acida –come dargli torto?-, chi adduceva la rottura alle corna che mi aveva fatto con la mia migliore amica, chi addirittura pensava fossi troppo frigida,  e chi mi puntava il dito contro dicendo che fossi stata io a tradirlo con uno dei suoi amici.
Insomma, la fantasia di certo non era mancata, ma un’offesa del genere mi aveva stretto lo stomaco in una morsa.
Perché sì, il mio corpo era qualcosa che faticavo ancora ad accettare, nonostante i miei sedici anni di età.
Tutti i corpi belli e perfetti delle mie coetanee mi avevano portata a pensare cheio non fossi abbastanza, alla loro altezza.
Per questo dopo quella notizia tutta la mia felicità scemò in un attimo, e dopo aver preso un respiro profondo, chiesi con cautela “Chi è stato a mettere in giro questa voce?”
Ci mise qualche secondo di troppo a rispondere, ma appena lo fece desiderai che non lo avesse mai fatto.
Alessandro”.
 
 
 
 
 
-Note autrice-
Salve gente! Ecco a voi il primo capitolo……*tadaaaan*
No, a parte gli scherzi, finalmente la trama comincia ad avere un senso e vengono ripresi aspetti della vita della protagonista, Sofia, che attraverso il suo modo di vedere le cose ci mostra la sua immancabile compagna Sfiga  che le sarà fedele fino alla fine.
Spero che questo first chapter  sia stato di vostro gradimento, e se nell’attesa del secondo capitolo avete intenzione di  lasciarmi una recensione  ne sarò immensamente felice! ^^
Le pubblicazioni avverranno ogni settimana, salvo imprevisti ovviamente, e i capitoli diventeranno sempre più interessanti mano a mano che la storia prende forma –eheh-
Detto questo, vi auguro una buona giornata, sperando che questo caldo non uccida anche voi ç.ç
A presto,
Coglilarosa 
  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Coglilarosa