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Autore: Coglilarosa    16/06/2013    6 recensioni
Alessandro Bianchi.
Un nome, una garanzia.
Cosa succede se la garanzia però non è valida per le persone come Sofia?
Dal prologo:
"Un completo ed inguaribile coglione.
La mia testa non riusciva ad elaborare altro mentre con gli occhi tracciavo la figura di Alessandro Bianchi."
...
Cosa succede se Sofia di Martino vuole sciogliere quel sottile filo invisibile che la tiene ancorata ad Alessandro, e nello stesso tempo vorrebbe crearne uno con il ragazzo di cui è irrimediabilmente infatuata?
Dal primo capitolo:
"...Aspettai con pazienza l’arrivo dell’autobus, che come al solito era in ritardo.
Dopo circa sei minuti fece la sua comparsa e finalmente riuscii a salire al suo interno, evitando di guardare più del dovuto visi antipatici.
Diedi un’occhiata in fondo e lo vidi.
Solito paio di occhiali, cuffie prontamente calcate sulle orecchie e sguardo intenso.
Emanuele Montebello."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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prologo wau

                                                                             Prologo

                                                       

 

Non mi sono mai reputata una ragazza stupida.

Ingenua forse, ma stupida mai.

Eppure, quando i miei sensi si accendevano e la mia mente si spegneva, tutto mi appariva differente.

Vedevo il bianco anche dove marciva una spessa coltre di nebbia nera, il giusto ed il sbagliato si fondevano, non riuscivo più a riconoscermi.

Non ero io.

Non ero io la ragazza che piangeva ogni notte.

Non ero io la ragazza che fingeva un sorriso.

Non ero io la ragazza che stringeva  il suo cuore nelle mani infettate da lui.

Non ero io la ragazza che si doveva continuamente difendere dal senso di colpa.

Non ero io la ragazza che si era annullata, per lui.

Mi sono resa conto troppo tardi di star volteggiando su un filo di morbido e sottile veleno, un veleno potente, di quelli che ti divorano dall’interno, distruggendoti lentamente e senza via di scampo.

Il mio veleno era Alessandro Bianchi, mi era entrato in circolo dalla prima volta che l’avevo visto, aveva intasato il normale flusso sanguigno nel momento in cui mi aveva sorriso, impedendomi di respirare, parlare, camminare.

Ma che importanza aveva il dolore quando accorreva l’amore a tamponare le ferite?

Quando la consapevolezza di volerne ancora ed ancora di quel veleno, di distruggersi e ricomporsi nello stesso momento superava  qualunque altra cosa?

Avevo imparato a disintossicarmi un passo alla volta, sofferenza dopo sofferenza, lacrima dopo lacrima.

Avevo imparato a correre su quel filo morbido e sottile fino ad arrivare alla mia destinazione.

Avevo scorto la luce tra le nuvole fitte, avevo trovato la mia salvezza.

Avevo bisogno dell’antidoto per guarire, e il mio era Emanuele Montebello.

O forse no?

 

 

  
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