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Autore: extraordinHarry_    18/06/2013    6 recensioni
Non capivo, non volevo capire.
Il mio stomaco si chiuse in una morsa terribile che mi fece piegare dal dolore.
Il mio respiro andava al ritmo del cuore, e il mio petto si sollevava e abbassava velocemente mentre cercavo di fare spazio tra la mente.
Mi sentii come se stessi correndo tra una folla di persone, quella gente rappresentava i miei ricordi che si facevano sempre più invisibili, erano come fantasmi. Correvo in mezzo agli spiriti cercando di scansarli con le mani. Ma non ottenevo nulla, anzi scivolavo dentro il loro corpo cristallino e a malapena visibile.
Mi colpivano in pieno senza che io potessi reagire.
La voce disperata di Niall rimbalzò tra le mura di quella stanza, penetrando nelle mie orecchie, quando pronunciò quella frase.
I miei occhi si riempirono di lacrime che non riuscii a controllare e che cominciarono a violentare il mio viso pallido e ancora debole per le ferite.
Urlai con tutta la voce possibile, ma non fu abbastanza per fermare quell’incubo.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Hi, how are you?









Louis entrò dalla porta cigolante, portava una giacca di jeans e i pantaloni della tuta, camminò verso di me aiutato da due stampelle che ticchettarono sul pavimento. Perfino quel rumore aveva incominciato a infastidirmi.

“Harry”, fu il sorriso più finto che io abbia mai visto da parte sua.

“Posso vedere Zayn?” balbettai.

Non pianse. Il suo volto si fece solo più pallido di quanto già non lo fosse e il cielo azzurro dei suoi occhi sembrò riempirsi di nuvole grigie.

“Lui…”

“Lo so.” Lo interruppi prima che potesse finire e distruggere ancora di più -se possibile- il mio cuore.

“Ma io voglio vederlo. Voglio andare al funerale” dissi sicuro di me.

“Il funerale è appena finito Harry, te lo avevo detto prima…” sembrò dispiaciuto ma allo stesso tempo sembrava non riuscire a capire perché non ricordavo mai quello che mi veniva detto.

“Scusa” passai una mano sul viso chiudendo gli occhi per scacciare via le lacrime.

Non ricordavo quello che mi veniva detto qualche ora prima. Ed era terribile.
Mi sentivo uno stupido squilibrato senza cervello.

Ma passare le giornate con il mio migliore amico era fantastico, meraviglioso. Riuscivamo a sorridere anche in quella situazione, le nostre risate riempivano i vuoti di quella stanza, e del mio cuore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 















Un giorno, dopo tanti uguali, il dottore mi lasciò uscire da quell’ospedale per qualche ora.
Niall si offrì di accompagnarmi per fare un giro e divertirmi, ma io insistetti per andare al cimitero, e lui non oppose tanta resistenza. Forse anche lui, come me, aveva bisogno del suo amico. Io avevo anche bisogno di tornare indietro nel tempo e impedire che tutto quello accadesse.
Restò sempre vicino a me e non mi perse di vista per un attimo, era quasi soffocante la sua presenza. Mi sentivo costantemente osservato, ma io stavo bene.
Mi feci guidare verso la lapide mentre strinsi le mani nelle tasche nonostante ci fosse caldo. Ancora non riuscivo a credere che Zayn non ci fosse più.
Niall, che si trovava davanti a me, si fermò a una certa distanza mentre io mi inginocchiai accanto al marmo freddo. Quel ‘crac’ dentro di me si fece risentire non appena i miei occhi si posarono sulla foto sorridente di Zayn sbiadita.
Come poteva essere già sbiadita?
 Lui era ancora vivo, vero?
 E quello era solo un incubo, vero?
Con un dito sfiorai lettere scalfite.

 Zayn Jawaad Malik 
Quelle tre parole mi fecero ricordare ogni momento passato insieme.
Tutte le esperienze, dalla prima elementare, quando ci eravamo conosciuti, fino a qualche giorno prima. Ma sapevo che lui avrebbe sempre vissuto dentro di me, in un posto riservato nel mio cuore.
Si, riservato, perché era così che andava trattata una persona come lui.                                                                                                                      
Con quel sorriso che era in grado di renderti felice in qualsiasi momento, e l’adorabile modo in cui piazzava la lingua tra i suoi denti mentre sorrideva.
I suoi occhi colore del miele, la sua risata, i suoi capelli strani, la barba pungente e l’orecchino che lo facevano apparire un cattivo ragazzo, ma no, lui non era così, lui aveva il cuore d’oro, meglio di chiunque altro.                                                                                                                                      
Lui non meritava di trovarsi tre metri sotto terra.
Lui meritava di vivere ancora per molti anni, lui avrebbe dovuto trovare una ragazza, e avrebbe dovuto morire con lei, nella vecchiaia, non per uno stupido incidente.
Lui meritava di restare qui, con i suoi amici, lui doveva restare qui.
Perché? Perché lo hanno portato via?
Era così prezioso da meritare di cantare con gli angeli?Probabilmente si, la sua voce era meravigliosa, provocava i brividi a chiunque l’ascoltasse.
Ma si vergognava sempre così tanto di cantare, lo faceva solo quando era con noi.
Mentre cantava, qualcosa nasceva dentro di te, esattamente da dove ci sarebbe dovuto essere il cuore, e saliva lentamente sbocciando con un sorriso sulle tue labbra, la sua voce provocava questo, la sua voce faceva sentire meglio le persone.
Perché in quel momento non poteva essere con me e cantare qualcosa per calmare i miei singhiozzi?

Piansi, molto. Talmente tanto che Niall fu costretto a portarmi via trascinandomi da un braccio mentre facevo strisciare di tanto in tanto le converse sul terreno.

“Non voglio ritornare qua dentro” dissi a pochi passi dall’entrata dell’ospedale.

Non rispose, continuò a camminare accanto a me, fingendo di non avermi sentito. Ma io sapevo che non era così. Lui non sapeva mentire. Quando ci provava i suoi occhi cambiavano e il suo viso diventava una cascata di emozioni.
La porta a scorrimento si aprì, e quella ragazza uscì di nuovo. Quella volta però era accompagnata da un’amica.
Il suo sorriso era magnifico, rimasi a guardarla finchè i suoi occhi incrociarono i miei, e fu allora che abbassai lo sguardo imbarazzato.
Niall mi trascinò di nuovo per un braccio e il dottore mi riportò alla realtà facendomi restare di nuovo solo in quell’odiosa stanza.

Stare senza Louis era terribile, non avevo nessuno con cui parlare. Lo avevano dimesso qualche giorno prima, era rimasto li con me più tempo possibile, ma infondo ero io quello ad aver subito i danni più gravi, dopo Zayn ovviamente.
Inoltre sua la morte mi aveva completamente stravolto, e non sapevo più cosa fare, oltre che a piangere guardando il mondo da quella piccola finestra, per tutto il giorno.

I bambini giocavano felici sul prato accanto l’ospedale. Ingenui. Non sapevano che la vita prima o poi avrebbe tolto anche a loro quel sorriso e quella felicità?
 
Divenne scuro e l’infermiera portò la cena sul tavolo della mia stanza.
Dopo aver mangiato quel “cibo”, sempre se si può definire così un brodo senza gusto, infilai una felpa e scesi nel cortile.

Anche il dottore non mi perse di vista per un attimo, e questo mi infastidì parecchio.
Rimasi seduto sulla panchina di legno, cercando di scorgere qualcosa nel cielo che mi facesse capire di non essere solo.
Desideravo vedere Zayn, o magari scorgere tra le nuvole il suo viso, o il suo sorriso, o i suoi occhi.
I ricordi del cimitero di qualche ora prima stavano lentamente sbiadendo alla mia mente, come la foto di Zayn, e cominciai ad agitarmi torturandomi le mani.



Improvvisamente sentii una voce.

Abbassai lo sguardo togliendo gli occhi dal cielo e dalla speranza di vederle qualcosa di interessante, e nel buio riuscii a distinguere una figura a pochi metri di distanza che osservai attentamente.
Era strano, dimenticavo ciò che facevo ma non le persone che incontravo. Il dottore diceva che era una cosa normale, fino al momento della guarigione, ma ciò mi faceva stare peggio perché era come se una grande quantità di persone che chissà da dove venissero si concentrasse nella mia testa facendola scoppiare.
Mi alzai e mi avvicinai timidamente.

“Ciao, ti ho visto quando sei entrato in ospedale alcuni giorni fa. Stai… bene?”

“Che domanda stupida.”

Subito dopo rimproverai mentalmente me stesso per ciò che avevo pensato, prima di accorgermi che stavo veramente diventando pazzo.

“Si” mentii.

“Piacere, io sono Amy”
Mi porse la sua piccola mano che strinsi con delicatezza per paura di ferirla.

“Harry” accennai un sorriso.

Era da tanto che non sorridevo.

Mi sentivo quasi stupido a farlo.
Forse non era il momento per sorridere.
Pazzo.
Una voce sussurrò dentro di me.

“Andiamo dentro? Fa freddo qui” si strinse fra le spalle e rabbrividì.

Non faceva poi così freddo, ma probabilmente quello era solo un pretesto per parlarsi osservando ogni particolare l’uno dell’altra.
Prendemmo qualcosa dal piccolo bar e poi ci sedemmo dietro a un piccolo tavolino.
Era davvero magnifica, era ancora più bella da vicino. Era alta quasi come me, amavo già i suoi capelli mossi e biondi, e i suoi occhi a mandorla che sembravano farmi luce.

Quella sera parlammo a lungo e prima di chiudersi nella sua stanza mi rassicurò dicendomi: “Ci vediamo domani” accompagnato dal suo sorriso magnifico. Perché lei era in grado di sorridere così facilmente e io no?

Pazzo.Di nuovo.
 
 
 
 
 
 
 
 

La mattina seguente mi svegliai felice, ricordavo ancora, anche se molto superficialmente, quello che era successo la sera precedente e mi sentii sollevato, perché finalmente avevo qualcuno.
Mi preparai e, non ricordando dove fosse la sua stanza, chiesi a un’infermiera che mi accompagnò bussando lei stessa alla porta e lasciandomi la da solo ad aspettare che le gambe si decidessero a fare un passo avanti. Una voce mi incoraggiò a entrare.
Arrivai in fondo alla stanza, ovviamente non era sola in quella camera ma riuscii a scorgere subito quella chioma bionda e i suoi occhi, mi avvicinai al suo letto alzando timidamente la mano per salutarla.
Lei sorrise ma restò a guardarmi a lungo.
Aveva uno sguardo perso, senza emozioni, come se non stesse capendo nulla di ciò che stava succedendo, e i suoi occhi sembravano di ghiaccio da quanto erano freddi e distaccati.

“Non ti ricordi di me?” chiesi rassegnato spostando lo sguardo sul pavimento.

E se fosse stato solo un sogno? 

Fece cenno con la testa, dispiaciuta.
“Ci siamo conosciuti ieri sera, nel giardino. Sono Harry” accennai un sorriso e cominciando a tremare.

Se l'incontro fosse stato solo un sogno credo che mi sarei rifugiato per sempre nella mia camera.

Potevo sorridere?

Pazzo.

“Oh si, scusa” mi sentii sollevato.

Si alzò dal letto passando una mano tra i capelli quasi volendone sottolineare la bellezza e la lucentezza e ricambiando il sorriso.

Uscii dalla sua stanza per prendere aria, il pensiero che potesse avermi dimenticato mi faceva stare terribilmente male.
Perché le persone riuscivano a dimenticarsi così velocemente di me?
Perché io stavo diventando pazzo?

Le mie gambe cominciarono a tremare non appena il sorriso di Zayn comparve tra i miei pensieri.
Come mi mancava quel sorriso, così perfetto, incorniciato dalla barba pungente, anche quella la adoravo.

I miei occhi si riempirono di lacrime che però riuscii a non far scappare non appena Amy –“si chiamava così vero?” pensai- chiuse la porta alle sue spalle.
“Scusa per prima, ricordo solo a tratti ciò che mi succede” mi guardò negli occhi e io cominciai a sentire le farfalle nello stomaco.

Ma cosa mi stava provocando quella ragazza? Non potevo essere davvero innamorato di lei, la conoscevo solo da un giorno.
In quel momento sapevo solo che avrebbe potuto essere antipatica, manipolatrice, egoista, superficiale, vanitosa, falsa, bugiarda, crudele, insensibile, ma che a me non avrebbe importato.
Perché? Perché il suo sorriso faceva spegnere tutto, mi trasportava in un altro mondo.
 
 
 







Continuammo a frequentarci per molti giorni, i ragazzi e la mia famiglia dicevano di vedere un miglioramento in me, e io speravo che fosse davvero così. Forse perché adoravo stare con lei, adoravo quei momenti e cercavo di non dimenticarli mai.
Ci trovavamo sempre nel cortile, e parlavamo così tanto da restare sempre con la bocca asciutta.
I ragazzi e la mia famiglia venivano a trovarmi tutti i giorni, e a me fece davvero piacere.
Era bello poter ancora scherzare con qualcuno in quelle stanze che erano in grado di portare via il sorriso.
A nessuno di loro, però, avevo mai parlato di Amy. Era come il mio piccolo segreto, mi piaceva tenere quel pensiero solo per me, almeno per quanto potessi ricordarmi di lei.
Le mie ferite sul viso stavano finalmente cominciando a guarire, era il mio cervello che non era ancora guarito.
Ogni giorno ero costretto a fare analisi su analisi, iniezioni, ed esercizi per allenare la mente, cose che io avevo sempre odiato e che non ero in grado di fare dato che nel giro di poche ore dimenticavo ciò che mi veniva detto.
Anche lei era nella mia stessa situazione, dimenticava quasi tutto, ma io non sapevo nemmeno cosa le era successo, non avevo mai avuto il coraggio di chiederle.





Forse un giorno me lo avrebbe detto lei.





eccomi qui di nuovo con il secondo capitolo hfdjsjd
come vi sembra?
dalle recensioni ricevute nel primo mi  pare di aver capito che la "trama" vi piace perciò ho deciso di continuare
non lasciatemi sola però,
che ne dite di lasciare una recensione?
se volete chiedere qualcosa ...
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