2.
Orchi
verso nord
L’incontro con
Vardarantir non si rivelò così interessante come Grainne aveva sperato.
Il grande Maestro dei
guaritori del Bosco Atro si era mostrato sì cortese, ma anche freddo,
distaccato e terribilmente noioso ; Grainne l’aveva seguito nel suo
laboratorio e, per tutta la mattina, non aveva fatto altro che ascoltarlo
mentre spiegava a lei e ai suoi assistenti le proprietà più disparate di tutte
le erbe officinali possibili e immaginabili...come se Grainne le conoscesse già
a menadito. Sì, la ragazza aveva un po’ di esperienza in quel campo, ma non
quanta il Maestro credeva.
Il suo pensiero cominciò
a vagare dal viaggio da Minas Tirith all’arrivo a Bosco Atro e all’incontro con
il principe Legolas. Strano personaggio...tanto sfacciato e anticonformista
quanto, a modo suo, apprensivo e premuroso. Nonostante la sua curiosità e le
sue insinuazioni, per quanto legittime, fossero terribilmente irritanti,
Grainne non riusciva affatto a detestarlo. Avrebbe dovuto forse averne
paura ? No, non ci riusciva né ci sarebbe mai riuscita. Non faceva nemmeno
parte del suo carattere ; lei era Grainne Skylark, il vento tra le foglie,
e, come le diceva sempre suo padre, il vento non temeva nulla.
Un brivido improvviso le
salì lungo la spina dorsale.
Quasi nulla.
- Mi stai ascoltando, Enedore ? -
La voce di Vardarantir,
che la chiamava con la traduzione del suo nome in elfico, la fece scuotere e
tornare alla realtà, e lo sguardo della ragazza, prima perso nel vuoto, si
focalizzò nuovamente sulla figura austera del Maestro Guaritore, che la osservava
con aria severa, le mani sui fianchi.
- S...sì, Maestro. -
rispose.
- Allora vuoi
cortesemente illustrare ai tuoi colleghi l’effetto della belladonna sul battito
del cuore ? -
Grainne arrossì fino
alla punta delle orecchie e abbassò lo sguardo senza dire una parola.
- Lo supponevo. - disse
Vardarantir - Visto che la teoria non ti appassiona particolarmente, vediamo di
supportarla con un po’ di pratica. Seguimi. -
L’elfo le fece un cenno
con la mano e uscì dal laboratorio. Grainne, passando sotto le occhiate
umilianti degli assistenti, lo seguì sbuffando.
- Quella è la strada per
il cuore della foresta. Vai e torna dopo che avrai riempito questa di Athelas, o Foglie di Re, come le
chiamate voi. - disse Vardarantir in tono piuttosto dispregiativo, porgendole
una piccola borsa di cuoio.
- Ma...Maestro, la
foresta... -
Lo sguardo impassibile
di Vardarantir non ammetteva proteste. Grainne gli volse le spalle e, scura in
viso, si diresse verso la macchia di alberi.
Non era tanto
l’umiliazione che le era stata inflitta a farla infuriare, quanto il fatto di
doversi avventurare da sola in quella fitta boscaglia ; non aveva la
minima voglia di smarrirsi ancora.
Mentre camminava
imbronciata, immersa in questi pensieri, lo sguardo le cadde su una figura
familiare poco distante. Il principe Legolas, affiancato da due soldati, stava
parlando con un altro elfo che gesticolava in maniera nervosa.
La ragazza si fermò ad
osservare la scena ; Legolas sembrava molto diverso dal giorno precedente,
aveva un aspetto più marziale, avvolto in una tunica e un mantello grigi, con
pantaloni cremisi e pesanti stivali di cuoio, anziché i fini e pratici abiti
verdi che gli aveva visto addosso. Al suo fianco pendeva una lunga spada
ricurva dall’elsa lavorata, e portava sulle spalle un arco di legno scuro e una
faretra piena di frecce.
E aveva un aspetto molto
preoccupato.
Ad un tratto, Legolas si
accorse che Grainne lo stava fissando, impassibile ed impertinente come al
solito. In breve congedò le guardie e con passo leggero si diresse verso di
lei.
- Non dovresti essere
con Vardarantir in questo momento ? - le disse - La “lezione” è già
terminata ? -
- Il tuo Maestro dei
guaritori mi ha spedito a raccogliere erbacce nel bosco per punizione. -
rispose la ragazza inarcando le sopracciglia.
Legolas si lasciò
sfuggire una risatina. - Sei appena arrivata e sei già riuscita a farti
punire ? Complimenti, davvero ! - esclamò.
- Oh, diciamo solo che
Vardarantir è un po’ troppo severo per i miei gusti. E anche terribilmente
noioso. Oltretutto sono convinta che mi detesti ; mi ha già cambiato nome,
e ogni volta che mi guarda storce il naso. Sembra avere occhi solo per i suoi
adorati discepoli elfi. - commentò Grainne con asprezza - Bah, che seccatura.
Sembra proprio che io sia condannata a vagare in eterno per il Bosco Atro,
visto che sicuramente mi perderò di nuovo ! -
Legolas sembrò non
badare troppo alle sue parole. - Al di là di tutto, non credo sia opportuno che
tu ti inoltri nella foresta da sola. Per quanto Bosco Atro sia sorvegliato,
rischieresti di fare dei brutti incontri. Ultimamente abbiamo ricevuto delle visite
piuttosto sgradevoli... -
Grainne guardò verso il
cuore del bosco, provando un forte senso di inquietudine.
- E’ di questo che stavi
parlando con quell’elfo, vero ? - disse.
- Sì. E’ arrivato
stanotte da Lorien, e pare che durante il viaggio abbia udito dei rumori
insoliti...come se qualcuno, o qualcosa, lo stesse seguendo. Troppe strane
presenze stanno popolando la nostra terra. - Legolas si interruppe un attimo. -
Tu sei sicura di non aver visto o sentito nulla di strano ? -
- No, non mi sembra...ma
io non ho gli occhi e le orecchie di un elfo. -
Legolas si guardò
intorno. Sembrava veramente molto nervoso.
- Cosa devi
cercare ? - domandò a Grainne.
- Athelas - rispose la ragazza - Per fortuna le so riconoscere
abbastanza facilmente. -
- Meglio così. - disse
Legolas - Vengo con te. Ma cerca di fare in fretta. -
- Certo, e se mi darai
una mano farò ancora più in fretta ! - esclamò, un po’ più sollevata per
non essere costretta ad inoltrarsi nel bosco da sola. Ma il sorriso che si era
momentaneamente acceso sul suo volto si spense quando incontrò lo sguardo teso
e sfuggente dell’elfo.
Un certo timore la
pervase. Per un attimo pensò che la minaccia che incombeva su di lei avesse
preso forma e l’avesse seguita fin là.
Con questa inquietudine
nel cuore, Grainne si addentrò nel fitto della foresta, scortata da Legolas che
si voltava di scatto ad ogni minimo rumore, e iniziò la sua ricerca.
- Dannate Foglie di
Re ! - ringhiò la ragazza chinandosi tra l’erba - Sarebbero piante
meravigliose, se non avessero il vizio di crescere in mezzo alle ortiche !
-
- La fatica di solito è
premiata, - le disse Legolas abbozzando un sorriso - Avrai tutta la stima e la
gratitudine di Vardarantir, quando ti vedrà rientrare con la sacca piena !
-
- Sì, ma nel frattempo
mi sarò distrutta le mani - rispose Grainne soffiandosi sui ponfi dolenti che
le ricoprivano la pelle dalla punta delle dita fino ai polsi.
- Si vede proprio che
sei una principiante - disse Legolas inarcando un sopracciglio - Di solito, la
prima regola per chi si avventura nel mondo dell’erboristeria è : avere
sempre con sé un paio di guanti. -
Grainne si alzò in piedi
e si mise le mani sui fianchi. - Senti un po’, Principino-so-tutto... -
Ma non riuscì a
terminare la frase, perché Legolas voltò di scatto la testa in direzione della
città e, alzando una mano, zittì la ragazza.
Grainne impallidì. - Che
hai sentito ? - disse.
- Non muoverti -
sussurrò Legolas afferrando velocemente il suo arco e incoccando una freccia.
La ragazza si guardò
intorno, con il cuore che le batteva forte. Tese le orecchie cercando di
sentire gli stessi suoni che doveva aver udito Legolas, ma percepì solo un
fruscio, come di passi tra le foglie, e si disse che, molto probabilmente,
doveva appartenere all’elfo che si muoveva guardingo con la corda dell’arco
tesa e pronta a sganciare.
Capì che si sbagliava
quando, da dietro gli alberi, sbucarono all’improvviso cinque orchi che li
circondarono brandendo spade e asce bipenni.
Ciò che accadde in
seguito durò solo pochi istanti, ma a Grainne parve un’eternità.
La corda dell’arco di
Legolas fischiò e una freccia si conficcò dritta nella gola del primo orco.
Con una velocità
incredibile, l’elfo estrasse un’altra freccia dalla faretra, la incoccò e la
sganciò trafiggendone un altro.
Alle sue spalle, Grainne
si mise in posizione di combattimento, pronta ad affrontare le mostruose
creature che avanzavano minacciose verso di lei, grugnendo in modo orribile.
Tutta la paura dell’ignoto che l’aveva prima pervasa era scomparsa ; ora sapeva
chi erano i misteriosi avversari di cui aveva avvertito la presenza nell’aria,
e sapeva anche perfettamente come affrontarli. Con un sorriso di sfida portò la
mano al fianco, ma in pochi secondi quel sorriso svanì insieme alla sua
sicurezza, trasformandosi in un’espressione di sgomento.
La spada.
L’aveva lasciata nella
sua stanza !
- Legolas ! -
gridò. Il principe elfo si girò verso di lei e, notando il suo atteggiamento,
capì all’istante cosa non andava. Senza pensarci due volte estrasse la sua
spada dal fodero e la lanciò alla ragazza, che l’afferrò senza difficoltà e si
scagliò contro un orco il quale parò i suoi colpi con l’ascia. Ma mentre
Legolas passava la spada a Grainne, un altro orco, cogliendo la momentanea
distrazione dell’elfo, si lanciò su di lui buttandolo a terra.
- No ! - esclamò
Grainne. Ma non poteva accorrere in soccorso a Legolas, poiché il suo
avversario, pur essendo goffo e sgraziato, era anche dannatamente forte. Così,
mentre Legolas lottava in un disperato corpo a corpo con uno dei tre orchi
superstiti, Grainne si trovava a fronteggiare gli altri due.
La ragazza riuscì
abilmente a schivare un paio di fendenti e, con un colpo deciso, tranciò di
netto un braccio ad una delle creature, la quale, dopo aver lanciato un urlo di
dolore, continuò lo stesso a combattere usando il solo braccio rimastole.
- Maledetti ! Siete
duri a morire, eh ? - esclamò la ragazza parando con agilità i colpi che
le venivano inferti. Nonostante la differenza di mole tra lei e i suoi
avversari fosse notevole, Grainne non se la cavava affatto male nel
combattimento, e probabilmente se la sarebbe cavata anche meglio se l’orco che
lei stessa aveva mutilato non le si fosse scagliato addosso ruggendo dall’ira e
affondandole le zanne nella spalla sinistra.
La ragazza gridò nel
sentire quel dolore lancinante e crollò a terra con l’orco che la sovrastava.
- Grainne ! - urlò
Legolas assistendo impotente alla scena. Con una nuova forza nata dalla rabbia
e dalla disperazione, l’elfo riuscì a liberarsi dal suo avversario e, dopo aver
estratto rapidamente il pugnale dalla cintura, gli trafisse il cuore.
Recuperata l’arma dal
petto squarciato dell’orco, Legolas corse in aiuto a Grainne, che, nel
frattempo, si divincolava sotto il peso del mostro che, sebbene fosse allo
stremo delle forze, non accennava a mollare la presa. L’elfo, però, non riuscì
ad avvicinarsi a lei ; l’ultimo orco gli si fece incontro con la spada
alta sopra la sua testa, pronto ad abbatterla su quella dell’elfo.
Ma non l’abbassò
mai ; dopo aver lanciato uno strillo acuto, l’orco cadde rovinosamente in
avanti, morto, mentre Legolas si scansava velocemente dalla sua traiettoria. Di
fronte a lui ora si trovava un uomo alto, dagli occhi grigi e lo sguardo
severo, che aveva appena estratto la sua lunga spada dalla schiena dell’orco.
- Dùnadan ! - esclamò con gioia Legolas.
- Presto ! - disse
lo straniero, e, insieme all’elfo, si avventò sull’orco che teneva ancora
Grainne bloccata a terra.
Nonostante fosse ferita,
la ragazza cercava con tutte le sue forze di liberarsi dalla presa del nemico,
e il fatto che lei continuasse a divincolarsi non aiutava affatto i suoi
soccorritori, i quali indugiarono un momento temendo di colpire anche la
ragazza insieme alla creatura che l’avvinghiava.
Anche stavolta, l’aiuto
dello straniero fu determinante. L’uomo riuscì a separare l’orco da Grainne, e
Legolas, dopo aver raccolto la sua spada, ne conficcò la lama nel fianco
dell’orco.
- Grainne ! Tutto a
posto ? - esclamò Legolas, chinandosi verso la ragazza che si era messa a
sedere e si stringeva con una mano la spalla ferita, mentre l’uomo infliggeva
il colpo di grazia all’ultimo nemico rimasto.
- Che domanda
idiota ! - disse Grainne stringendo i denti per il dolore - No che non è
tutto a posto ! Per poco non mi staccava un braccio... -
Legolas vide che la
ragazza stava perdendo davvero molto sangue e c’era il rischio che, laddove
l’orco aveva conficcato i suoi denti marci, la ferita si infettasse.
- Forza - le disse,
aiutandola ad alzarsi e cingendola per la vita - Il tuo castigo finisce qui, si
torna a palazzo. Ce la fai a camminare ? -
Grainne barcollò un
attimo, mentre l’elfo la sosteneva. - Sì, certo. Sono un osso piuttosto duro...
- Si lasciò sfuggire un gemito di dolore. - E tu, stai bene ? -
- Grazie ad Aragorn,
sì... - rispose Legolas asciugandosi un rivoletto di sangue all’angolo della
bocca - Non credo che ce l’avremmo fatta senza di te, Ramingo ! - disse
poi rivolgendosi allo straniero.
Grainne si voltò ad
osservare il misterioso individuo, che era chino sui cadaveri degli orchi e li
stava perquisendo. Dopo aver frugato accuratamente il corpo dell’ultimo, si
alzò e si voltò verso l’elfo e la fanciulla, fissandoli con i suoi severi occhi
grigi.
- Avete commesso una
grossa imprudenza. - disse poi - Ma siete stati fortunati. Mi domando come
abbiate fatto a non sentirli arrivare... -
- E’ stata in parte
colpa mia - rispose Legolas - Avevo sentito parlare di strani movimenti nella
foresta, non avrei dovuto permetterti di andarci, Grainne. Mi dispiace. -
- Ma che stai
dicendo ? Sei stato tu ad avere udito quegli strani rumori ! Se non
fosse stato per te, ora saremmo cibo per i vermi ! - sbottò la ragazza.
- Comunque non ho mai
visto degli orchi spostarsi tanto a nord, e la cosa mi preoccupa. - continuò
Legolas.
- Quello che preoccupa
me, invece, è perchè le tue efficientissime guardie non abbiano dato l’allarme.
- disse Grainne. Legolas annuì, pensieroso.
- Semplicemente perché
le hanno massacrate tutte. Almeno quelle che si trovavano in questa zona. -
rispose Aragorn.
Legolas sgranò gli
occhi, atterrito. - Com’è possibile ? ! - disse.
Aragorn si avvicinò a
Grainne e Legolas, scansando con un calcio la carcassa dell’orco mutilato e
pulendosi le mani nel mantello. - Sono dieci giorni che li seguo - disse poi -
Volevo capire fin dove si sarebbero spinti. Si sono fatti più scaltri e temerari,
per un po’ sono addirittura riusciti a seminarmi. -
- Addirittura... -
replicò Grainne in tono sarcastico - Un sagace Ramingo che perde le tracce di
uno sparuto gruppetto di orchi rumorosi e tanto puzzolenti che forse ti sarebbe
bastato seguirne l’odore. Non è strano ? -
- Grainne, lui... -
disse Legolas iniziando a perdere la pazienza.
- Che intendi dire,
ragazzina ? - disse Aragorn aggrottando le sopracciglia.
Grainne continuò a
scrutarlo. - Niente. Credevo solo che i Raminghi del Nord fossero cacciatori
migliori... - fece una pausa, abbassando la voce. - ...visto il loro prezzo. -
Aragorn scoppiò a
ridere, mentre Legolas era rimasto senza parole dall’insolenza della ragazza. -
Tu devi certamente venire dai territori a nord delle sorgenti del
Lamedon ! Perché è così che considerate i Raminghi in quelle terre,
vero ? Mercenari prezzolati ben disposti a vendersi al miglior
offerente... -
Il volto di Grainne rimase fisso nella stessa
espressione.
- Ma guardati ! -
sbottò Legolas rivolgendosi alla ragazza - Sei esausta e perdi sangue come una
fontana ! Eppure la tua lingua è sempre in perfetta forma ! Come puoi
rivolgere degli insulti del genere all’uomo che ti ha salvato la vita ? Proprio
tu, che... -
Aragorn lo interruppe prima
che dicesse qualcosa di cui poi si sarebbe sicuramente pentito, cioè i suoi
dubbi sull’affidabilità di Grainne. - Visto che è così che mi consideri,
ragazzina, potrei dirti che ho ucciso per molto meno...ma non lo dirò, dato che
non è mia abitudine sterminare qualsiasi cane mi abbai dietro, altrimenti
Gondor non avrebbe più nemmeno un abitante. -
Il Ramingo fece una
pausa, tornando ad inchinarsi accanto al cadavere di uno degli orchi.
- Pensavo ti
interessasse sapere perché questi abomini della natura sono giunti fin qui.
Qualcosa...o qualcuno...gli sta infondendo sempre più forza...li guida fin dove
lui vuole arrivare...e stai ben
attenta, continueranno ad avanzare. Serve ben altro che le sentinelle del Bosco
Atro per fermarli. -
Legolas scosse la testa,
ancora sconvolto per la fine ingiusta dei suoi soldati. - Immagino che non sarà
opportuno cercare i loro cadaveri...finirei solo per mettere in pericolo altre
vite. Sarà meglio proibire a chiunque di uscire dalla città senza una scorta
più che adeguata. -
- Oppure raddoppiare la
guardia attorno al confine - disse Aragorn - Ma non dovete lasciarvi sfuggire
nessun avvistamento. -
- Aragorn... - disse
Grainne, stavolta con voce flebile, incapace di distogliere lo sguardo dai
corpi dei mostri - Di chi stai parlando ? Chi sta sguinzagliando orchi per
la Terra di Mezzo ? -
- Guarda. - rispose
Aragorn, scoprendo sulla tunica lacera di un cadavere, all’altezza del petto,
uno strano simbolo.
Un occhio... un occhio rosso, privo di palpebre, la cui
pupilla fiammeggiante ricordava quella di un serpente...
Forse era stata
l’imponente emorragia, forse il dolore per la ferita, forse la paura e la
tensione a cui era stata sottoposta, ma forse c’era dell’altro...non fu dato
saperlo.
Grainne svenne, e, se
non ci fosse stato Legolas a sorreggerla prontamente, sarebbe crollata a terra
priva di sensi.