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Autore: Rubysage    17/07/2003    8 recensioni
Chi sei, Grainne? Perchè vaghi per la Terra di Mezzo confidando nella preziosa amicizia di un Ramingo e di un Principe Elfo? Fuggi, Grainne, non voltarti indietro! Ma stai attenta: lui ti cerca e non ti lascerà andare...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’OMBRA E LA SPERANZA

L’OMBRA E LA SPERANZA

 

 

1.   Arrivo a Bosco Atro

 

 

Grainne Skylark fermò il cavallo accanto al grande faggio, al limite della radura.

- Perfetto, mi sono persa un’altra volta. - disse tra sé e sé smontando di sella. Riparandosi gli occhi con una mano alzò lo sguardo verso i raggi di sole che filtravano attraverso gli alberi, sottili colonne di luce che illuminavano a sprazzi il fittissimo Bosco Atro. Avrebbe dovuto essere giunta alla corte di Thranduil da ore, ormai, e invece del palazzo non c’era traccia.

Gli Elfi sono davvero speciali quando si tratta di nascondere le cose, pensò scuotendo la testa.

Si guardò nuovamente intorno, scostandosi una lunga e riccia ciocca castana dalla fronte sudata. Il viaggio da Minas Tirith era stato faticoso e Grainne, malgrado fosse abituata a restare in sella a lungo, si sentiva stanca ed affamata. Ma non aveva tempo per fermarsi a riposare, voleva arrivare a palazzo prima che scendesse la notte.

- Ma di questo passo non arriverò mai ! - disse, sconsolata.

Con rabbia, diede un calcio alle foglie secche che coprivano il terreno. Aveva percorso molte miglia senza mai sentirsi sul collo l’alito di bestie selvatiche, briganti o, peggio ancora, orchi. Come per infondersi un senso di sicurezza, toccò l’elsa della lunga spada che le pendeva al fianco, nel fodero marrone. Anche se ne avesse incontrati, avrebbe comunque saputo come tenerli a bada ; ora la peggiore difficoltà sembrava orientarsi in quella foresta inestricabile.

Sbuffando, procedette a piedi verso quello che doveva essere il nord, tenendo ben salde le redini del suo cavallo.

Camminò per qualche minuto, facendosi strada tra grossi cespugli e abbassando di tanto in tanto la testa per non sbatterla contro qualche ramo, finchè la vista di un cavallo grigio con il capo chino tra l’erba non la fece fermare di colpo, guardinga. Il cavallo portava le redini ma non aveva sella ; questo poteva significare che il suo cavaliere, con ogni probabilità un elfo (dato che era tipico di questo popolo cavalcare a pelo), si trovava nelle vicinanze.

- E così ti sei persa. Ci avrei scommesso. - disse improvvisamente una voce calma e rassicurante alle spalle di Grainne.

La ragazza si voltò di scatto, portando istintivamente la mano alla spada. La lasciò andare quando vide il suo interlocutore. Aveva ragione lei, si trattava proprio di un elfo. Un giovane elfo, anche se “giovane” era un concetto piuttosto relativo, dal momento che coloro che appartenevano a quella stirpe potevano vivere per migliaia d’anni senza apparentemente invecchiare di un solo giorno.

L’elfo era appoggiato al tronco di un albero e stava intagliando un pezzetto di legno con un piccolo coltello dalla lama lucente, ignorando completamente Grainne. La ragazza squadrò la sua figura slanciata da capo a piedi e, se non fosse stata ancora spaventata da quell’apparizione improvvisa, l’avrebbe trovato decisamente attraente.

In breve, l’irritazione prese il posto della paura nell’animo della giovane donna.

- Ma guarda...cosa ti fa pensare che mi sia davvero persa ? -

- A parte il fatto che l’hai ammesso tu stessa poco fa, - rispose l’elfo senza sollevare lo sguardo dal suo lavoro - Ti ho vista passare di qui almeno tre volte. Hai praticamente girato in tondo per un’ora. -

Grainne arrossì e i suoi chiarissimi occhi brillarono di rabbia.

- Voi elfi siete terribili !  - esclamò in tono sarcastico - Avete la vista e l’udito di un gatto e siete ugualmente abili a passare inosservati ! Comunque, invece di startene lì impalato a ironizzare sul mio senso dell’orientamento, che diresti di aiutarmi a trovare la strada ? Vorrei arrivare da Thranduil prima del tramonto. -

L’elfo alzò la testa bionda e la fissò negli occhi. - Thranduil ti sta aspettando ? -

- Beh, sì... - rispose Grainne, sentendosi lievemente a disagio.

L’elfo ripose il coltello nel fodero e mise in tasca il piccolo oggetto che stava intagliando.

- Allora ti accompagno. Faresti in tempo ad invecchiare due volte prima di trovare la strada giusta. - Detto questo, si avvicinò al suo cavallo e, balzatogli agilmente in groppa, fece un cenno a Grainne. - Seguimi. -

- Un momento ! - disse la ragazza mettendosi le mani sui fianchi - Chi mi assicura che mi porterai veramente da Thranduil ? -

Lui la guardò nuovamente negli occhi. - Fai male a non fidarti della parola di un elfo. Un uomo dice una cosa in due lingue diverse, noi solamente in una ; non conosciamo quella dell’inganno. Se avessi voluto, ti avrei già trafitto il cuore senza che tu te ne accorgessi. -

- Ma che belle parole... - disse Grainne, tentando di darsi un po’ di sicurezza.. Non sapeva perché, ma lo sguardo penetrante dell’elfo la imbarazzava, eppure sentiva di potersi fidare di lui.

Risalì a cavallo e trottò dietro al suo accompagnatore, che aveva già imboccato uno stretto sentiero.

- E tu come puoi fidarti di un’estranea ? Di una donna dalla doppia lingua ? Potrei essere io ad ucciderti in qualsiasi momento. - gli disse in tono quasi provocatorio.

- Oh, non lo faresti. - rispose lui sorridendo.

- Che ne sai ? - disse lei, beffarda.

- Lo so e basta. - tagliò corto l’elfo - Io mi fido delle mie sensazioni. E poi guardati, sei armata di tutto punto eppure, quando mi hai visto, sembravi un cucciolo spaventato ! Certo che non ho mai visto una fanciulla di Rohan avventurarsi tanto a nord con un’arma come quella... - disse poi alludendo alla spada di Grainne.

- Una ragazza che viaggia da sola deve pur difendersi in qualche modo. - ribattè Grainne con sarcasmo - E poi...come fai a dire con sicurezza che sono di Rohan ?  Io... -

- La spilla sul tuo mantello è ingannatrice. - la interruppe l’elfo - Sette stelle e sette pietre e un albero bianco...i simboli di Gondor. Però i finimenti del tuo cavallo, troppo consunti dall’uso, e il tuo modo di restare in sella sono tipici delle genti del Mark, che imparano a cavalcare prima ancora che a camminare. -

Grainne rimase a bocca  aperta dallo stupore.

- Sei venuta fin qui da Minas Tirith ? - domandò l’elfo, voltandosi a guardarla.

- Sì... - rispose Grainne, ancora non del tutto tranquilla.

Ad un tratto il sentiero si allargò, rendendosi più agevole, e l’elfo rallentò l’andatura del suo cavallo per permettere alla ragazza di affiancarlo.

 - Non conosco il tuo nome. - disse lui.

- Nemmeno io conosco il tuo, così siamo pari. - rispose Grainne in tono più malizioso che sgarbato.

- Uh...giusto. - disse l’elfo facendo spallucce, quasi divertito - Comunque ho l’impressione di averti già vista da qualche parte. - aggiunse poi guardandola con aria indagatrice.

- Senti, amico - sbottò Grainne - Se questo è un modo per ottenere le mie grazie, sappi che non funziona ! -

- Ma io non intendevo... -

- Tutti gli uomini che incontro dicono di avermi già vista - continuò la ragazza, piuttosto seccata, ignorando l’intervento dell’elfo - E la stragrande maggioranza di loro non ha mai, e dico mai, incrociato la mia strada. Perché avresti dovuto farlo proprio tu ? -

L’elfo sospirò, alzando gli occhi al cielo. - Io non volevo ottenere le grazie di nessuno. Ho davvero la sensazione di averti già incontrata prima d’ora. E poi noi possiamo controllare le strade che percorrono i nostri piedi, ma non quelle del nostro destino. -

Nessuno dei due parlò più per qualche minuto. Poi, per allentare un po’ la tensione che si stava creando, l’elfo riprese la parola.

- Cosa ti porta a visitare il Reame Boscoso ? -

Grainne, un po’ infastidita per il continuo interrogatorio a cui era sottoposta, abbassò lo sguardo e guidò il suo cavallo attorno ad una grossa radice che sporgeva dal terreno, evitando che vi inciampasse.

- Sono una guaritrice. - rispose sbuffando - So che voi Elfi siete molto esperti nell’utilizzo delle erbe officinali e io penso di avere ancora molto da imparare. Avrei voluto recarmi a Lothlorien, ma per chiunque non sia elfo è proibito mettervi piede. -

- E credi invece che il Bosco Atro sia tanto più accogliente ? Che chiunque possa entrare o uscire da qui come e quando vuole senza essere disturbato ? -

- Ma che stai... ? -

- Forse non te ne sei resa conto, ma la foresta pullula di sentinelle armate fino ai denti. E non ti avrebbero nemmeno lasciata avvicinare al confine se tu non fossi attesa. Dimmi, dunque, cosa può avere di tanto speciale una giovane guaritrice del Mark per poter accedere senza la minima difficoltà al palazzo di un Re degli Elfi ? -

Il tono di voce da lui adoperato non era affatto accusatorio né scortese, anzi, era calmo come prima. Tuttavia la rabbia di Grainne esplose nel sentire quelle parole.

- Ascoltami bene ! - sbottò - Può anche darsi che io sia una guaritrice da quattro soldi, ma dato che il tuo Re mi sta aspettando e le vostre guardie, come dici tu, sapevano del mio arrivo, potevano almeno degnarsi di aiutarmi a trovare la strada ! Questo è maledettamente tipico di voi Elfi, sempre troppo preoccupati a custodire le vostre terre, al punto da non costruire strade agibili per impedire che qualche visitatore, che voi certamente giudicate inopportuno, possa disturbare la vostra tranquillità ! Non avete mai pensato che i contatti con l’esterno possono arricchire un popolo ? O siete così presuntuosi da non capirlo ? Già, ma voi siete la gente perfetta...non avete nulla da spartire con noi poveri uomini mortali, pronti ad essere consumati dalle nostre azioni... -

Terminato lo sfogo, Grainne guardò l’elfo e si accorse che, per tutto il tempo in cui lei aveva berciato, lui aveva continuato ad ascoltarla e osservarla, con la solita espressione tranquilla e imperturbabile. E questo la fece imbestialire del tutto.

- ...E poi la nostra vita sarà mortale, ma almeno sappiamo godercela ! Mentre voi siete condannati ad una noiosissima vita perfetta per tutta l’eternità ! ! - Detto questo, arrossì, abbassò lo sguardo e tacque.

L’elfo rise, gettando la testa all’indietro. - Ora ti stai davvero arrampicando sugli specchi ! - disse - Parte di quello che dici è vero, devo ammetterlo. Ma su una cosa ti sbagli : noi amiamo il nostro mondo, e cerchiamo solo di salvarlo dalla distruzione che scaturisce dalla follia umana. Preserviamo segreti che porterebbero alla rovina chiunque ne venga a conoscenza. Noi - si voltò  guardare di nuovo Grainne negli occhi - Non siamo egoisti. -

Fece una pausa, e tornò a guardare davanti a sé, mentre Grainne si stringeva nelle spalle, colpita dalle parole dell’elfo.

- E comunque - continuò lui voltandosi di nuovo verso di lei - Non hai risposto alla mia domanda. Credo che tu sia molto di più di quanto appari, ragazza ! -

Improvvisamente, da imbarazzato quale era, il viso di Grainne si fece duro e serio, e l’elfo capì di avere toccato i tasti sbagliati.

- Mi spiace, non volevo offenderti. Non intendevo insinuare nulla di male. - disse, sinceramente dispiaciuto.

- Non mi hai offeso. Comunque tutto ciò che mi riguarda è affar mio, e sappi che non risponderò più alle tue domande. -

L’elfo annuì con imbarazzo e i due continuarono a cavalcare in silenzio fino a quando giunsero al palazzo del Re.

Grainne rimase a bocca aperta nel vedere quella splendida costruzione, mirabile esempio di come l’architettura più raffinata potesse essere accostata alle meraviglie della natura. Il palazzo era parte della stessa foresta, con scale e torri costruite attorno agli altissimi alberi i quali delimitavano, come mura, il perimetro della città.

Le finestre e i portoni erano rivestiti di lamine d’argento che riflettevano quella poca luce del sole e della luna che filtrava tra le foglie, rendendo quella parte del Bosco Atro più luminosa di quanto non avrebbe potuto essere se la città intera si fosse trovata in cima ad una collina.

Le guardie in uniformi verdi e grigie con lunghe spade ricurve al loro fianco che erano sparse ovunque non sembrarono curarsi dell’elfo e della ragazza che si dirigevano verso una delle porte.

Una guardia fece aprire un pesante portone intarsiato, e i due viaggiatori si trovarono in un ampio androne privo di soffitto dal quale si dipartivano a raggiera numerosi corridoi che conducevano nelle diverse zone del palazzo.

Grainne si guardò intorno, disorientata. L’elfo notò l’aria perplessa della ragazza e le disse :

- Se vuoi incontrare il Re, sarà meglio che tu mi segua. Questo palazzo è peggio di un labirinto - sorrise ironicamente - E credo che tu ti sia già persa abbastanza, per oggi. -

- In tal caso, ti ringrazio . - disse Grainne guardando l’elfo con un’espressione piuttosto altera.

I due percorsero un corridoio interminabile, al termine del quale si trovava un portone che, una volta aperto, dava su un altro corridoio ai lati del quale c’erano decine di altre porte. Con sicurezza, l’elfo aprì un’altra di esse conducendo la ragazza attraverso un altro dedalo di passaggi, fino a quando si fermò davanti ad una porta molto più grande delle altre, i cui battenti erano decorati con raffinati motivi vegetali. Ai lati di essa si trovavano due guardie sull’attenti, che non si mossero quando l’elfo spalancò il portone invitando Grainne ad entrare. La ragazza dedusse che erano giunti alla sala del trono e, mentre incedeva titubante, capì che non sarebbe mai riuscita a tornare indietro da sola.

Al di là della soglia vi era una specie di cortile quadrato pavimentato con marmo grigio, delimitato da numerose piante di vite che intrecciavano i loro tralci sopra le teste dei due formando una sorta di pergolato perenne. Contro la parete opposta rispetto all’ingresso, seduto su un trono di legno lucido intarsiato d’argento, c’era Thranduil, Signore degli elfi del Bosco Atro, avvolto in una lunga veste azzurra. Un cerchio d’argento intrecciato gli cingeva la testa, e lunghi capelli biondi gli cadevano sulle spalle. Il suo viso aveva allo stesso tempo un aspetto severo e gentile. Con un cenno della mano, invitò Grainne ad avvicinarsi.

- Benvenuta, Grainne Skylark. Le mie sentinelle mi hanno avvertito poco fa del tuo arrivo. -

La ragazza si diresse lentamente verso il trono, mentre l’elfo che l’aveva accompagnata restò fermo accanto alla porta.

- Elen sìla lummen omentielvo. - disse Grainne chinandosi di fronte al Re. Una stella splende sull’ora del nostro incontro...queste parole, e soprattutto la lingua in cui la ragazza le pronunciò, stupirono sia  Thranduil che il giovane elfo biondo che non aveva staccato un attimo gli occhi da lei, incuriosito.

- Dolci parole, pronunciate da una gentile visitatrice. Spero che il tuo viaggio sia stato tranquillo. -

- Tranquillo ma non del tutto agevole, Sire. I sentieri del Bosco Atro sono piuttosto oscuri e impervi. Tuttavia ho avuto la fortuna di trovare una...guida. - rispose Grainne voltandosi verso l’elfo che, a braccia conserte, osservava la scena in silenzio.

Thranduil sorrise. - Spero si sia trattato di una buona guida. - disse.

Stringendo gli occhi, Grainne sogghignò, sempre con lo sguardo fisso sul suo accompagnatore. - Sì, lo è stato, anche se avrei preferito che la sua lingua fosse meno lunga...e tagliente. - disse, concedendosi una piccola vendetta personale.

Il sorriso del Re si trasformò in una breve risata. - Ne sono comunque lieto. Dimmi, mi porti notizie da Gondor ? -

- Più che altro voci, e non tutte buone. Il Sovrintendente, Sire Denethor... -

Thranduil alzò una mano, interrompendola. - Parleremo di ciò in un altro momento. Dunque vuoi imparare la medicina elfica. - disse, cambiando bruscamente discorso.

- Sì, mio Signore. So che alla tua corte si trovano alcuni dei migliori guaritori di tutta la Terra di Mezzo. Sarebbe un grande onore per me poterli avere come maestri. -

- Così sia, se lo desideri. Presterai servizio come apprendista presso Vardarantir, il Maestro dei nostri guaritori. Ma ti recherai da lui domani, hai affrontato un lungo viaggio e sarai sicuramente molto stanca. Mio figlio Legolas ti condurrà nelle tue stanze... - continuò Thranduil facendo un cenno con la mano verso il fondo della sala - ...visto che hai già avuto l’occasione di conoscerlo. -

Grainne impallidì e spalancò gli occhi, voltandosi lentamente.

Il giovane elfo, che era rimasto zitto per tutto quel tempo, esplose in una risata beffarda e cristallina.

 

 

Quando uscì dalla sala del trono, seguita da Legolas, Grainne era davvero furibonda.

Camminò a grandi passi lungo il corridoio, senza sapere dove stava andando, quando, all’improvviso, si girò verso il principe elfo, agitando l’indice davanti a lui.

- Tu...tu...hai idea di quello che ho fatto per colpa tua ? ! Ho mancato di rispetto verso di te...il principe...di fronte a tuo padre in persona ! Potevi...potevi almeno dirmelo ! ! -

Legolas sorrise. - Considerati già perdonata. Non ho mai amato le formalità ! Hanno un che di ipocrita, non trovi ? -

- Ipocrita... - disse Grainne, sprezzante - Tu l’hai fatto apposta, ci scommetto ! Volevi vendicarti per come ti ho trattato ? Beh, ci sei riuscito benissimo ! Io... -

La ragazza avrebbe voluto coprire d’insulti il giovane elfo che si trovava di fronte a lei. Chi se ne importava se era il figlio del Re ! Fortunatamente Thranduil sembrava non essersela affatto presa ; in un’altra occasione Grainne avrebbe rischiato di essere cacciata dal regno su due piedi, o anche peggio. Con gli elfi era meglio non scherzare.

Eppure la rabbia si sciolse dentro di lei come neve al sole, nel vedere il sorriso disarmante del principe. Bello scherzetto, davvero.

- Oh, maledizione...sei davvero impossibile ! - esclamò Grainne lasciando cadere le braccia e scuotendo la testa castana.

Legolas le si avvicinò, tendendole la mano. - Beh, almeno ora so il tuo nome e tu sai il mio. - le disse - Potremmo porre fine alle ostilità e ricominciare da capo, cosa ne dici ? -

Pur con riluttanza, Grainne afferrò e strinse la mano che l’elfo le tendeva.

- Sono felice di conoscerti, Grainne Skylark ! - le disse. Grainne capì che il suo sguardo era sincero.

- Anch’io sono felice di conoscerti, Legolas - rispose, aprendo finalmente le labbra in un vero sorriso - E sono lieta anche di averti fatto divertire ! - aggiunse in tono ironico.

Risero entrambi, e Grainne si sentì molto più sollevata.

 

 

Insieme, percorsero a ritroso i corridoi che avevano imboccato all’andata, e tornarono nell’androne d’ingresso. Da lì Legolas condusse Grainne lungo un altro corridoio e, poco dopo, giunsero nella zona del palazzo riservata agli ospiti.

Giunti davanti alla stanza che le era stata assegnata, Grainne indugiò un attimo, socchiuse la porta e lanciò un rapido sguardo a Legolas, per capire se avrebbe dovuto farlo entrare o no. L’elfo non si mosse.

- Spero che la camera sia di tuo gradimento. - le disse - Se lo desideri, posso farti preparare un bagno e dei vestiti puliti. -

- Oh, sì, sarebbe meraviglioso ! Ho polvere ovunque, e penso che tra poco i miei vestiti si metteranno a camminare da soli ! - esclamò lei, sospirando di sollievo.

Legolas annuì e fece per andarsene, ma Grainne lo fermò.

- Aspetta ! - disse. L’elfo la guardò con aria interrogativa e lei chinò il capo, quasi con imbarazzo. - Senti...mi dispiace per quello che è successo poco fa. E’ che a volte non penso a quello che dico...né alle conseguenze. -

- E’ tutto dimenticato, davvero. E anch’io non sono stato molto...gentile. - rispose lui - Solo che il non mi aspettavo affatto di incontrare... -

- Un momento, mi stai dicendo che non sapevi che tuo padre mi stava aspettando ? - sbottò Grainne mettendosi le mani sui fianchi - Mi stai di nuovo prendendo in giro ? -

Legolas alzò entrambe le mani, come per calmarla. - Ti assicuro che non sapevo assolutamente nulla. Mio padre non mi informa quasi mai delle sue iniziative...così come io non lo informo delle mie. Tra noi non c’è molto dialogo. Solo qualche formalità. Lui mi dà degli ordini e io obbedisco. Ma tra gli ordini di oggi non c’era affatto quello di scortare una guaritrice di Gondor...o di Rohan, se preferisci. Se non mi fossi trovato per caso nella foresta, probabilmente non avrei mai nemmeno saputo della tua presenza a Bosco Atro. -

Grainne guardò di nuovo a terra, cincischiando con la maniglia. Sentiva che Legolas era sincero, ma quell’accenno a Rohan la inquietava.

- Anche se avrei preferito esserne a conoscenza... - continuò l’elfo - Ultimamente stanno accadendo strane cose nella Terra di Mezzo. La prudenza non è mai troppa. -

Grainne impallidì, e Legolas colse un lampo di paura nei suoi occhi.

- E adesso ti fidi di me ? - domandò la ragazza, nascondendo l’agitazione.

Legolas spostò lo sguardo verso il corridoio. - Non lo so. - disse - Quando mi avrai spiegato il vero motivo del tuo viaggio, forse sì. -

Dopo una breve pausa, Legolas parlò di nuovo.

- Domattina incontrerai il tuo Maestro. Cerca di riposare, per ora. - Dopo averla salutata con un cenno della mano, le voltò le spalle e si incamminò lungo il corridoio.

Grainne non gli staccò gli occhi di dosso finchè non fu sparito dalla sua vista. Poi aprì la porta della sua stanza, la richiuse e si buttò sul letto.

Rohan...

Il dolore le bruciava ancora nel petto.

Edoras doveva rimanere soltanto un ricordo lontano, dato che non ci sarebbe mai più tornata. Quella era stata la sua ultima decisione, e l’avrebbe rispettata. Solo così poteva in qualche modo aiutare la sua città.

Grande Eru, fa che non accada di nuovo.

Coprendosi il viso con le mani, pregò che Legolas si sbagliasse quando le aveva detto di averla già incontrata. Se l’avesse fatto a quel tempo, sicuramente l’avrebbe riconosciuta. E anche lei avrebbe riconosciuto lui, mentre era assolutamente certa di non averlo mai visto prima.

Come avrebbe potuto sfuggire nuovamente alle sue domande ?

Quali menzogne avrebbe dovuto raccontare ?

Grainne sapeva che non avrebbe potuto sfuggire a lungo alla tremenda condanna che le incombeva sul capo, una condanna di cui non capiva il senso né il perché l’avessero imposta proprio a lei, impedendole di vivere la vita che aveva scelto.

Tutto ciò che voleva adesso era solo un po’ di pace, ma sembrava che non fosse destinata a trovarla nemmeno tra gli Elfi del Bosco Atro.

 

 








Noterella aggiuntiva, a N anni dalla pubblicazione :-/
In questo capitolo c'è una citazione involontaria da "Il cacciatore di draghi" di Tolkien: si tratta dello scambio di battute tra Grainne e Legolas a proposito dei loro nomi. In questo libro c'è uno scambio di battute molto simile tra il rootagonista e il drago, anche se in un senso diverso (nella mia ff Grainne vuol fare un op' la carogna, mentre nel libro Giles se la sta facendo sotto dalla paura). Vi assicuro che non era assolutamente intenzionale da parte mia, d'altronde si tratta di uno scambio di battute piacevole ma non troppo originale. prendetelo davvero come quello che è, unna citazione involontaria (e che Tolkien mi perdoni, non l'ho fatto appostaaaaa!)

  
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