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Autore: hugmeciastin    19/06/2013    23 recensioni
Chi sapeva che un viaggio a Stratford avrebbe potuto rovinare la mia intera vita?
Mio fratello mi aveva avvertito di stare alla larga, ma perchè avrei dovuto ascoltarlo dopo tutto quello che mi ha fatto passare?
Chi sapeva che sarei diventata il bersaglio di un omicidio dopo il suo errore?
Lezione imparata. E' fondamentale seguire i consigli delle persone che ti amano e si preoccupano di te più di tutto. Soprattutto se sono le uniche a essere rimaste nella tua vita.
Mantenere la guardia alta, pensare in fretta e, soprattutto, mai fidarsi di qualcuno.
Non importa quanto fortemente questa persona si innamori di te.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chloe's Point of View:
 
Proprio quando pensavo di essere al sicuro...
La banda di Dean ci stava inseguendo. Non sapevo che ci fosse più gente nella band. Pochi minuti fa, erano nel garage del magazzino e si stavano preparando per venire a prendere me e Justin. Potevo dire però, girandomi ogni tanto a vedere, che li avevamo persi. Justin continuava ad accellerare.
Strinsi Justin con tutta la mia forza, portando il mio corpo vicino al suo. Appoggiai il mento sulla sua spalla destra, cercando di capire dove eravamo. Tutto quello che riuscivo a vedere erano degli alberi.
Justin e io non indossavamo i caschi, così il vento mi dava noia e passava tra i capelli e negli occhi.
Era la mia prima volta in sella a una moto e stavo pregando Justin per non fare un incidente. Un piccolo errore e la nostra vita era finita.
Iniziai a sentire la presenza dietro di me di un furgone. Girai la testa per vedere cosa stava succedendo.
Come prevedevo, il furgone accellerava dietro di noi. Quando mi voltai di nuovo, il furgone accellerò ancora di più.
"Justin veloce! Ci stanno raggiungendo!" Strillai, stringendolo di più per il nervosismo.
Justin iniziò ad accellerare ancora di più, incurvando la schiena. 
 
BOOM BOOM BOOM BOOM.
 
Girai la testa per vedere i ragazzi nel furgone con delle pistole in mano. Ci stavano sparando.
Tenni Justin ancora più stretto, cercando di mantenere la calma.
Avevo ancora una possibilità di morire.
"Justin, ci stanno sparando addosso!" Urlai in preda al panico.
"Pensi che non me ne sia accorto?" Justin rinchiò. Iniziò a sterzare in diverse direzioni, cercando di schivare i proiettili. Pregai che funzionasse e intanto appoggiai il mio mento di nuovo sulla spalla di Justin, stringendo gli occhi chiusi. "Loro non ci prenderanno! Te lo prometto!"
 
BOOOM BOOOM BOOOM BOOOM.
 
"Justin!" Urlai, sentendo le lacrime che mi rigavano le guance. Aprii gli occhi e vidi una curva stretta davanti a noi. Justin non rallentò per la curva, continuò ad accellerare. Chiusi gli occhi, ancora una volta, sapendo che stavamo per fare un incidente.
"Aspetta!" Sentii Justin che mi avvertiva.
Aprii gli occhi per vedere Justin che girava, usciva dalla strada ed entrava in mezzo agli alberi. Cominciò a schivarli tutti. Aveva dei riflessi incredibili, ma dove diavolo mi stava portando? 
Il furgone non era più dietro di no. Li avevamo persi. 
Justin continuò a guidare tra gli alberi, tutto quello che sentivo erano il rumore della moro e lo scricchiolio delle foglie.
Dopo un paio di minuti, improvissamente si fermò.
Saltò giù dalla moto e mi prese in braccio per farmi scendere, poi mise il cavalletto.
Mi buttò in terra, mettendosi sopra di me e coprendomi la bocca. Ansimai, cercando di non piangere.
"Chiudi il becco e rimani così fino a quando non sono sicuro che è via libera." Mi sussurrò all'orecchio. Annuii, seguendo le sue indicazioni. Passarono un paio di minuti e mi imposi di smettere di piangere.
Justin si alzò in piedi, dandomi una mano ad alzarmi. Mi sistemai e guardai Justin che si passava una mano tra i capelli.
"Non capisco." Dissi sconcertata.
"Cosa non capisci?" Incrociò le braccia sul suo petto e serrò la mascella, guardandomi negli occhi.
"Avresti dovuto uccidermi." Mormorai. "Mi hai detto di scappare e di dimenticare tutto quello che abbiamo passato. Cosa è successo adesso? Perchè mi hai salvata da Dean?"
Stavo combattendo la voglia di piangere, di nuovo. Ero sorpresa dal fatto di avere ancora voglia di parlare con Justin dopo tutto quello che era successo. Di solito, quando sono in stato di shock, non parlo per un po'. Ero solo curiosa di sapere perchè mi aveva salvato il culo.
"Non volevo che ti facesse del male." Si voltò lentamente, camminando nella direzione opposta alla mia.
"Justin, quello che non capisco è che non dovrei essere con te in questo momento!" Deglutii.
Mormorò avvicinandosi a me. 
Non capisco. Un paio di ore fa, voleva spararmi alla testa. Ora, era qui a dirmi che non meritavo di morire? Ero confusa, ed era ovvio che anche lui lo era.
"Cosa vuoi dire? E' tutta colpa mia!"
"Tuo fratello ti ha messo addosso tutto questo. Non posso ucciderti per una cazzata che ha fatto tuo fratello." Scosse la testa. Smisi di camminare e guardai verso di lui.
"Non c'era bisogno di sfondare il magazzino di Dean e di fare tutto questo per me! Sarei potuta morire e il tuo problema si sarebbe risolto!" Strillai, passandomi una mano tra i capelli.
"Che altro vuoi che faccia? Sai quanta merda ho passato per salvarti il culo? Sei così ingrata! Il minimo che puoi fare è ringraziarmi!" Urlo, diventando un po' rosso in faccia. Piegò la testa di lato.
"Sai una cosa? Lascia perdere. Mi limiterò a laciarti qui." Si incamminò verso la sua moto.
Il mio cuore cadde. L'ultima cosa che volevo era che lui mi lasciasse in pace. Non volevo essere lasciata solo dopo tutto quello che era successo con Dean. Avevo bisogno di compagnia.
Desideravo qualcuno che potesse prendersi cura di me. Quello che aveva fatto Justin per me era stato sorprendente. Non sapevo come esprimere ciò che provavo per quello che aveva fatto. Non sapevo se ero più grata o interessata.
"Io non sono ingrata!" Dissi in mia difesa. "Pensavo solo che..."
"Pensavi cosa?"
"Che non saresti mai venuto." Sussurrai. "Pensavo che mi lasciassi lì." Mi avvicinai a lui, i nostri volti quasi si toccavano.
"No, non lo avrei mai fatto. Non vorrei mai."
"Senti, ti ho mentito sul mio nome. Non ti ho detto da chi stavo scappando nel vicolo. Ed è colpa mia se tutti ti chiamano 'fallimento'." Chinai il capo per la vergogna, guardandomi i piedi. I miei stivali erano pieni di fango.
"Hai fatto la cosa giusta. Sei intelligente per questo." Mormorò.
"Non ho fatto niente, a parte farti odiare da tuo fratello." Mormorai, sentendomi un enorme nodo in gola.
"Quello che mio fratello ha bisogno di fare è superare la morte della sua ragazza." Si infilò le mani in tasca. Tutto quello che sentivo erano i suoni delle chiavi tintinnanti, dei grilli, e del vento che soffiava contro gli alberi.
"Justin, ascoltami. Non ragioni bene!" Lo guardai, allargando gli occhi in segno di protesta.
"Sì, io-"
"Justin, perchè diavolo vuoi passare attraverso tutta questa merda per me?" Lo interruppi. "Ci deve essere un motivo valido per questo! Tu non lo avresti fatto, solo perchè ti sentivi male per me! Allora, perchè?" Le mie guance diventarono calde per il nervosismo. Avevo bisogno di una risposta. Perchè diavolo aveva fatto tutto questo? Non capivo.
"Chloe." Deglutì. "Perchè mi importa di te."
I miei occhi si spalancarono. Rimasi congelata nella mia posizione. Mi sentii imbarazzata e in più la mia vescica era piena. L'unico modo per reagire era quello di dirgli cosa sentivo dentro di me. Voglio dire, letteralmente.
"Devo pisciare." Lo guardai negli occhi, dondolandomi avanti e indietro sui miei piedi.
 
 
Justin's Point of View:

 
Ridacchiai per la sua reazione ai miei sentimenti per lei.. Doveva pisciare. Dovevo aspettarmelo.
Avrei reagito allo stesso modo se una ragazza che doveva uccidermi mi avesse detto che le importava di me. Era tutto così confuso. Mi faceva sembrare come se fossi il bipolare numero uno, quando in realtà, era il mio lavoro ucciderla. Non avevo scelto io di farlo.
"Bene, allora vai." Sorrisi, indicando un albero alla mia destra. Lei si allontanò lentamente da me e si lanciò dietro l'albero. Prima che potessi pensare a qualcosa, sentii il suono del suo liquido che colpiva le foglie. Camminai in cerchio, facendo finta di non sentire niente. Nel giro di un minuti, o giù di lì, uscì da dietro l'albero, avvicinandosi a me.
"Dovevo andare per forza. Mi dispiace tanto." La sentivo un po' a disagio. Era imbarazzante.
"Dovevi fare quello che dovevi fare." Sorrisi, cercando di rimanere positivo.
"E' stato molto scortese da parte mia fare questo..." Fece una pausa. "-Dopo che tu mi hai confessato i tuoi sentimenti per me. Sono così dispiaciuta."
"Va tutto bene, non devi scusarti. Avrei reagito allo stesso modo. So che non te lo aspettavi."
Il silenzio si impadronì di noi, di nuovo. Avevamo passato una brutta giornata. Avevo commesso due omicidi e lui era stata quasi violentata e uccisa. Avevo scoperto ciò che provavo per lei, ma non sapevo cos'altro dirle a questo punto. Voglio dire, non potevo più tenerlo dentro, non riuscivo a mantenere nessun segreto. Tutto quello che mi veniva in mente, dovevo dirlo. Mi metteva nei guai questa cosa, ma non potevo cambiare.
"Non te lo meritavi. Non meritavi di tornare in quel magazzino." Fissai i suoi occhi blu.
"Sì, me lo meritavo." Piegò la testa di lato, mantendo le sue sfere azzurre nei miei color nocciola.
"Non dire così. Sai che non è vero."
"Beh, è così." Ruppe il contatto visivo, guardando per terra e prendendo a calci alcune foglie. "Mento per vivere, proprio come hai detto tu." Dichiarò cupamente.
"Mettiamoci dentro un po' di realtà, al momento." Mi leccai le labbra. "Tu non avresti mentito se non avessi paura di morire. Perchè tutto ad un tratto pensi che te lo meriti, adesso? Preferiresti essere morta?" Feci una pausa, cercando una sua reazione. La sua testa era ancora china per la vergogna. "Pensaci."
Lei non disse nulla. Era assorta nei suoi pensieri. Avrei fatto lo stesso se fossi nella sua posizione. Dopo tutto quello che era successo in quelle poche ore, mi sorprende che voglia ancora parlare con me. La sua vita era tra le mani di troppe persone. Mi sentivo in colpa per tutto.
"Devi pensare davvero tanto." Pensai, grattandomi la fronte con l'indice sinistro, per poi rimettere di nuovo la mano in tasca.
"Lo sto facendo." Disse sottovoce, guardando verso di me.
"A cosa stai pensando?" Chiesi, sentendo il mio cuore battere più forte. Potevo solo immaginare cosa pensava, dopo tutto quello che stava vivendo.
"A tutto."
"A tutto?" Inarcai un sopracciglio. "Elabora il discorso."
Avevo bisogno che avesse le idee chiare su di me. Volevo che sapesse che si poteva fidare di me. Non ero un cattivo ragazzo. Avevo avuto a che fare con Dean, ma non ero così. Potevo apparire come uno che faceva cose cattive, ma a volte avevo un cuore. Soprattutto per le persone a cui tenevo.
"Non sono affari tuoi, davvero." Disse.
"A me puoi dirlo."
"So che odi Dean. Non volevi dargli la soddisfazione. Ecco perchè mi hai salvato." Chiuse gli occhi, poi li riaprì e guardò alla sua sinistra. Cercava di non guardarmi negli occhi.
Ma, aveva ragione. In un primo momento, ero andato a prenderla perchè volevo vedere Dean morto. Ero andata a prenderla per poi ucciderla. Ma i miei pensieri erano cambiati quando ero entrato in quella stanza nel seminterrato. Quando l'avevo vista lì, sola, indifesa, piena di lividi e graffi. 
"Questo era uno dei motivi, prima." Mi fermai. "Poi, ti ho vista appesa al muro ammanettata con tutti i lividi sul viso. Ti piaceva questo?"
"No." Mormorò. "Ma non c'era bisogno di venire a liberarmi."
"Allora preferisci essere lì, invece di essere qui con me?" Chiesi in tutta serietà, facendo un enorme e lungo sospiro. Lei abbassò lo sguardo per la vergogna, ancora una volta. Non volevo vederla farlo più. Gentilmente, presi la sua mascella nelle mie mani, alzandole il viso e facendo sì che mi guardasse negli occhi. Non volevo guardarla da lontano. La vista era troppo bella. "Senti, per tutto questo tempo, sono stato a pensare ai sentimenti che provavo per te. Ti avrei potuta scopare e buttarti per strada la prima notte che ti ho trovata, ma ti ho tenuta con me. La mia mente continuava a dirmi di buttarti a calci in culo sul marciapiede, ma il mio cuore mi diceva di tenerti." Deglutii, preparandomi alla sua reazione.
"Justin..."
"Per favore, posso solo provare a fare una cosa? Ti dispiace?" Chiesi con cautela.
"Fai pure." Approvò lei.
Piano piano, avvicinai la mia faccia alla sua, respirando sul suo labbro superiore. I nostri nasi si toccavano, diedi un ultimo sguardo nei suoi occhi, per poi chiuderli.
Lei si bloccò.
Il cuore mi batteva forte nel petto, potevo sentirlo. Sentivo il suo respiro sulle mie labbra. Avvicinai ancora di più la mia faccia alla sua. Sembrava come se il tempo si fosse congelato. Premetti la mia fronte alla sua.
Prima ancora di rendermene contro, le mie labbra si scontrarono con le sue, senza ulteriori esitazioni.
Resistette in un primo momento. In pochi secondi, le sue labbra erano diventate più vogliose, disperate. La resistenza tra di noi si sciolso come un cubetto di ghiaccio all'inferno. Lasciai la sua mascella e poggiai le mie mani sulla sua vita, avvicinandola ancora a me. Mi sentivo come se fossi in un sogno, disperato di non volersi mai svegliare. Le sue labbra erano come il paradiso. Non potevo farne a meno.
Non volendo costringerla a fare niente, mi staccai da lei, sentendo la brezza nell'aria sfiorare le mie labbra ancora bagnate. Sorrisi contro le sue labbra, continuando a stringerla per la sua vita. Finalmente aprì gli occhi, e riuscii a vedere le sue pozze blu e grigiastre che mi fissavano.
"Non posso dire che ti amo, perchè non credo nell'amore." Scossi la testa. "Non posso dire ancora che mi piaci, ma so che ci tengo a te... un sacco." Le massaggiai la vita con le mie dita. "Sono sicuro di questo come l'inferno."
Lei non rispose, non disse niente. Volevo sapere cosa pensava di me. I miei sentimenti erano più forti dei suoi?
Ero alla disperata ricerca di una risposta.
"Hai ricambiato il bacio. Cosa vuol dire?" Sussurrai contro la sua bocca, mentre il mio naso ancora sfiorava il suo. "Provi lo stesso per me?"
Lei rimase zitta, ancora una volta. I suoi occhi sembravano così confusi. Mi sentivo un po' insultato dal suo comportamente, come se lei non volesse avere niente a che fare con me.
Mi allontanai da lei, lasciando la sua vita. Scossi la testa, girandomi e camminando nella direzione opposta alla sua, verso la mia moto. Avevo ancora voglia di dimostrare quanto mi importava di lei, anche se i suoi sentimenti erano un mistero per me.
"Mi dispiace così tanto." Sussurrò alle mie spalle. La sua voce tremava ed era debole.
Tirai fuori una grossa coperta blu dalla moto e mi avvicinai a Chloe. Mi misi in piedi dietro di lei e le avvolsi la coperta sulle spalle, poi mi misi davanti a lei. 
Mi sorrise, facendo battere il mio cuore ancora più veloce. Credevo che fosse una delle prime volte in cui la vedevo sorridere a causa mia. Il suo sorriso era la miglior cosa di lei. La parte triste era che lei non sapeva di quanto era bella quando sorrideva.
Sorrisi anche io, un po' sconvolto per quello che avevo appena provato. Pensai di darle più tempo.
Lei mi faceva apparire come un piccolo cucciolo disperato. Era una cosa pazzesca.
"Hai ucciso quei due ragazzi." Dichiarò senza far trapelare nessuna emozione, abbassando la testa ancora una volta. Afferrò i bordi della coperta e si coprì di più il petto.
Non sapevo se effettivamente mi aveva visto uccidere i ragazzi di ùdean. Le avevo ordinato di rimanere nel seminterrato. Aveva già sopportato troppo di quella giornata. Era già abbastanza traumatizzata.
Tutto questo la tormenterà a vita.
"Mi hai visto?" Chiesi, mettendo le mani in tasca.
"Ho visto tutto." Si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro, tendendo sempre la coperta con l'altra mano.
"Stavo lottando per la tua vita."
"Ne valeva davvero la pena per me?" Sbattè le ciglia, guardando alla sua sinistra.
"Ne valeva davvero la pena, volevo salvarti con tutto me stesso." Mi fermai, abbassando lo sguardo. Non riuscivo a smettere di dirle tutta la verità. Tutto ciò che mi usciva dalla bocca era vero. Non riuscivo a farne a meno.
La verità può farti sembrare una persona migliore, o può farti finire nei guai.
Questo era il motivo per cui ero stato sospeso ben cinque volte l'anno scorso a scuola.
Questo era il motivo per cui mio fratello mi picchiava costantemente.
Questo era il motivo per cui ero dentro questo caos con Chloe.
Non riuscivo a tenere la bocca chiusa, cazzo. Ero seduto lì, e raccontavo a quella povera ragazza tutto ciò che provavo per lei, quando lei neanche la pensava allo stesso modo. Sembravo un'idiota, ma non potevo farne a meno. Era il mio modo di essere.
"Ti comporti come se fosse una cosa normale." Mormorò sottovoce.
"Cos'è una cosa normale?"
"Commettere due omicidi in una notte! Sai quanti problemi potresti avere facendo tutto questo?"
Da quel momento, pensai al mio passato e a quanti omicidi avevo commesso.
Non riuscivo neanche a contarli. Erano stati fatti con noncuranza. Era la prima volta che avevo ucciso qualcuno per difendere qualcun'altro. Stavamo parlando della ragazza che mi piace, per cui farei qualsiasi cosa, pur di mantenerla in vita. Mi interessava molto. Era patetico il fatto che avevo scoperto quello che provavo solo nel seminterrato del magazzino di Dean.
"La polizia non sospetterà mai che sono stato io. Sono un diciottenne, un uomo adulto con una faccia da ragazzo innocente. Non me ne frega un cazzo di loro." Dissi, stringendo la mascella, e facendo del mio meglio per trattenere tutto il male che avevo fatto in passato. Non volevo dirle niente.
"Dovresti smetterla di prendere tutto per scontato." Disse. Il suo viso era quasi preoccupato.
"Oh, prenderò sempre tutto per scontato." Aggrottai le sopracciglia. "Non devi preoccuparti per me."
"Mi fa solo paura, va bene?" Disse, cercando di non scoppiare in lacrime. "Vorresti essere considerato un criminale?"
"E' il modo in cui vivo, Chloe. Se non ti piace, allora puoi tornare da tuo fratello," mi fermai. "-Che fa praticamente la stessa cosa." Sorrisi maliziosamente.
"Questo è il motivo per cui cerco di stare lontana da mio fratello.." La sua voce si spense.
Ricordai solo in quel momento che lei era venuta a Stratford per sfuggire al fratello. Ero curioso di sapere se Brad la trattava nello stesso modo in cui mi trattava Damien.
Se fosse così, la terrei qui con me per sempre. Non meritava tutto questo.
"Beh, se ti fa sentire meglio, ho ucciso due criminali, quindi ho fondamentalmente lottato contro la criminalità."
Un lungo silenzio imbarazzante crebbe tra di noi. Il vento soffiava tra i capelli di Chloe.
Si stava per abbattere, era distrutta. Non volevo che avesse paura di venire uccisa. Mi faceva male vederla così piena di.. paura.
"Senti, devo dirti una cosa." Mi avvicinai a lei, stringendole delicatamente un braccio.
"Cosa vuoi dirmi, Justin?" Mi guardò negli occhi. Il mio cuore cadde letteralmente arrivando al mio culo.
"Dopo quello che è successo oggi, non voglio mai più lasciarti sola. Ti porterò in un posto sicuro.. dove nessuno ti farà del male."
"Justin..."
"Non posso permettere che ti accada qualcos'altro." Scossi la testa, prendendola per un braccio e tirandola verso di me. Fece un espressione piena di dolore e capii che le avevo preso il braccio tagliato.
"Mi dispiace." Le disse, aggrottando la fronte.
"Ho morso il braccio del ragazzo biondo e lui ha fatto scivolare il suo coltello per tutto il mio braccio."
Mormorò, guardando in giù e togliendosi la coperta di dosso.
"Sono contento di aver ucciso quel bastardo. Tutti e due." Strinsi i pugni. "Ora, se potessi uccidere Dean, la mia vita sarebbe completa."
Mi levai la giacca e poi anche la canottiera, rimanendo a torso nudo davanti a lei. Avvolsi la canottiera attorno al suo braccio, pigiando sempre di più ogni volta che la giravo. Lei guardò il mio corpo, e dalla sua espressione capii che stava cercando di resistermi. Ma, ovviamente, non poteva.
"Non hai freddo?" Mi chiese, fissandomi gli addominali.
"Sono canadese, Chloe." Ridacchiai, prendendo la coperta e avvolgendola intorno al mio corpo.
"Giusto." Annuì.
"Ti piace ciò che vedi?" Le sorrisi, aprendo le braccia e mostrandole il mio corpo.
Lei non disse nulla, non una sola parola. Sembrava che stessi parlando con un muro di mattoni, cazzo.
Parlava una volta e poi si sentiva a disagio e nessuna parole usciva più dalla sua bocca.
Dovevo darle una pausa, dopo tutto quello che aveva passato.
Certamente avrebbe avuto una scusa per tutto questo.
"Allora... Chloe... Sto cercando di abituarmi al tuo nome." Mi grattai la fronte. "Chloe Romano." Dissi a me stesso.
"Lo so che è difficile." Abbassò lo sguardo per terra.
Avvolsi un braccio intorno a lei. Di fronte a noi, vidi un grande albero sradicato, caduto in terra. La presi in braccio e la portai verso l'albero, facendole cenno di mettersi a sedere su di esse. La misi cautamente sopra, mi misi a sedere accanto a lei e le misi la coperta intorno. Lei la prese e la avvolse anche al mio corpo.
Eravamo entrambi sotto una coperta, era la sensazione migliore del mondo stare seduto lì accanto a lei con la coperta avvolta intorno alle nostre spalle.
Solo noi due.
"Sei stato davvero coraggioso per tutto quello che hai fatto in questi giorni." Ammisi, accarezzandole i capelli.
"Non volevo morire." Appoggiò la testa nell'incavo del mio collo. Mi spostai vicino a lei, così sarebbe stata meglio.
"Allora, scappavi dai Venom in quel vicolo?"
"Già." Annuì con la testa sulla mia spalla.
"Chi l'avrebbe mai detto..." La mia voce si spense.
I Venom sapevano che era a Stratford, eppure non mi avevano avvertito? Ero stato mesi interi a cercarla e poi era qui? 
"Loro sapevano che il mio nome era Chloe Romano. Mi hanno preso la patente e l'hanno data a Damien." Sospirò. "Ti hanno chiamato 'fallimento' a causa mia."
"Non è la prima volta che lo fanno. Lo fanno per farmi sentire una merda. Non vogliono che io faccia parte della banda."
"Non credo che tu appartenga a loro." Dichiarò. "Penso che tu sia un grande per quello che fai. Se non ti avessi mentito, mi avresti trovato subito."
"Non è colpa tua." Mormorai, prendendole la mano.
"Ti piace quello che fai?" Disse, mentre faceva oscillare i suoi pedi.
"Che cosa?"
"Uccidere persone per vivere... rubare i soldi per farsi una vita?"
"No." Deglutii. "Ma non ho altra scelta."
"Qual è il tuo accordo con i Venom? Vai d'accordo con qualcuno di loro?"
"Non proprio." Guardai il cielo stellato. "Il più giovane della banda, Jett King.. Lui è okay. Cerca sempre di buttarmi merda addosso, ma in realtà non mi da noia. Ha la mia stessa età."
"E' venuta a casa tua a parlare di me con te."
Spalancai gli occhi per la sorpresa. Non sapevo che aveva visto e sentito tutto. E' abbastanza intelligente...
"Hai visto?"
"Sono uscita per chiamare mio fratello al telefono pubblico perchè non ho un cellulare."
"Ma che diavolo?" Urlai, cercando di non ridere. Come poteva non avere un cellulare? Siamo nel 2013 e va a chiamare le persone usando i telefoni pubblici? 
"E' stata un'idea di mio fratello. Non prendermi in giro." Disse, in sua difesa.
Ridacchiai. "Così sono andata fuori di nascosto e ho sentito voi due ragazzi che discutevate. Questo è successo quando tu sei arrivato a casa e io ti ho detto che ero andata a correre."
"Stavi mentendo alla grande, piccola. Ma capisco." Sorrisi.
"Ogni volta che parli con qualcuno è per litigarci. Questo persone ti lasceranno mai in pace?"
Aveva capito.. finalmente.
"No." Ammisi. "Questa è la parte peggiore di quello che faccio. Lavoro da solo e qualche volta... Beh..."
"Cosa?"
Era uno dei miei punti deboli. Nessuno lo sapeva. Era stato probabilmente uno dei motivi per cui avevo tenuto Chloe con me, forse.
"Manterrai questo segreto?"
"Certo." Sorrise, avvicinandosi a me.
"Il motivo per cui non ti ho lasciata andare via... facendo sfacciatamente l'onesto, è perchè mi sentivo solo. Ho scoperto che avevamo qualcosa in comune e volevo tenerti con me." Prese la mia mano sinistra tra le sue.
"Non credo di essermene mai accorta, ma realizzando il tutto ora, questa è probabilmente anche la ragione per cui non ho ancora chiamato mio fratello per farmi venire a prendere." Ridacchiò tra sè, guardandosi attorno.
"Allora.. ti senti sola anche tu?" Chiesi.
"Dopo che mio fratello uccise la ragazza di tuo fratello, mi tenne in isolamento. Non potevo andare da nessuna parte. Poi sono arrivata qui, ed è chiaro che..." Sospirò. "..Tu sei una delle poche persone con cui ho avuto una conversazione logica, oltre a mio fratello."
"Lo stesso vale per te. Non ho nessuno con cui sfogarmi. E' come se tu fossi l'unica a capire cos'ho da dire, cosa penso."
"Sei l'unico che vuole ascoltarmi." Girò la testa verso di me, sorridendomi.
"Sono sempre qui." Le sorrisi, cercando di rendere la conversazione più positiva.
Guardai il panorama davanti a noi: il suono dei grilli, la bellezza di quella foresta, le piante.
"Allora, tu sei la sorella del famigerato Brad Romano." Sorrisi e annuii.
"Già." Dichiarò scherzosamente.
"E' una cosa figa."
"Perchè?" Si morse il labbro nervosamente.
"Ricordi quando ti ho detto che non eri abituata al mio stile di vita e che non sapevi nulla di cosa avevo passato?"
Ricordavo quella notte chiaramente. Pensavo che fosse innocente. Pensavo che fosse circondata da persone buone. Solo dopo, avevo capito che io e suo fratello vivevamo allo stesso modo e quindi lei sapeva bene come comportarsi in certe situazioni.
"Mi ricordo. E io ti dissi che sapevo esattamente cosa facevi ogni giorno. Ma tu non mi credevi." Mormorò.
"Ora ti credo."
"Non molte persone lo sanno, ma dopo che i miei genitori sono morti, mio fratello non ha fatto altro che tenermi chiusa in una stanza... e in me stessa. Da quando ha ucciso la ragazza di tuo fratello, mi ha detto di nascondere la mia identità e di stare lontana da Stratford."
"Che è successo con lo stare lontana da Stratford?" Chiesi, dato che era arrivata lì, era stata trovata dal ragazzo che doveva ucciderla e dormiva anche da lui. Non era stata una buona idea.
"Ero solo curiosa. Cosa potevo fare se mio fratello mi diceva ogni volta queste cose? Volevo solo sapere."
"Inoltre, se avessi ascoltato mio fratello, non ti avrei mai incontrata." Sorrisi, facendole l'occhiolino. 
Abbassò lo sguardo, ma la vidi arrossire. "Ah, stai arrossendo!" Le presi il mento con la mano sinistra. Lei ridacchiò, cercando di comportarsi come se niente fosse.
"Smettila." Si allontanò da me e si strinse il viso tra le mani, cercando di nascondere il suo rossore.
"Va bene arrossire. Lo faccio anche io tutto il tempo che sono con te." Lei sorrise e arrossì di nuovo. "Ohw, lo stai facendo di nuovo!" Ridacchiai tra me e me, ancora una volta.
"Grazie di tutto." Mi guardò negli occhi.
"Farei qualsiasi cosa per te."
Ci fu una lunga pausa. Ci guardammo l'un l'altro negli occhi per una decina di secondi, senza dire una sola parola.
Lei era sincera.
"Avresti dovuto uccidere Dean." Disse, e mi diede un pugno sulla gamba scherzosamente.
"Già. A volte vorrei farlo. Ma poi mi rendo conto che era il mio migliore amico."
"So che deve essere difficile."
"E' triste, Dean sapeva che mi interessavi ancora prima che io capissi cosa provavo per te. Mi conosce così bene." Ammisi.
Dean c'era sempre stato. C'era quando i miei genitori sono stati uccisi. Sapeva tutto su di me. E per questo poteva usare qualsiasi cosa sulla mia vita per venirmi contro.
Davvero, non ci si può fidare di nessuno in questo mondo.
"E' vero...?"  Avvicinò la sua faccia alla mia.
"E' vero cosa?"
Fece una pausa, sospirò e poi cominciò a parlare.
"Che non hai mai avuto una ragazza o che non hai mai provato qualcosa per qualcuno."
"E' vero... Ma poi sei arrivata tu."
"E' l'ultima cosa che mi sarei aspettata da te." Appoggiò il suo naso sulla mia spalla e lo fece scorrere per poi incontrare i miei occhi, di nuovo.
"Beh, abituati. Continuerò a lottare per te. Non mi interessa contro chi. Ti porterò a casa mia e ti terrò con me..." Chiusi gli occhi per pensare." "Ma la parte più difficile sarà affrontare la realtà."
"In che senso affrontare la realtà?"
"Mio fratello. Lui non sarà felice di vedere che sei viva e che ti porto con me, ma dovrà abituarsi."
"Questo è quello che voglio sentirti dire."  Sorrise.
La guardai e feci scorrere le dita tra i suoi lividi. Lei fece delle smorfie di dolore.
Io, un tempo, le avevo causato un livido. Ma ormai si trattava del passato. E noi ci eravamo buttati il passato alle spalle. Ora sapevo che lei non meritava di essere ferita.
"Stai bene?"
"Sì, sto bene." Mi rassicurò.
"Ti fa male?"
"Sto bene." Lei abbassò lo sguardo per la vergogna per la centesima volta.
Le baciai ogni livido sulla guancia sinistra, per poi sfiorarla con il mio naso e poi baciarle la mascella. Lei non si oppose, e questo mi rese felice.
"Sì, e la prossima volta che vedrò Dean, lo ucciderò.. Sicuro." Dissi cupamente.
"Prendi una pausa dagli omicidi. Non ti fa bene."
"Faccio quello che devo fare, Chloe." Dissi, passando una mano tra i capelli.
"E' la tua vita. Non ho intenzione di fermarti."
Aveva ragione. Nessuno poteva effettivamente fermarmi. Sarebbe fisicamente e mentalmente impossibile.
L'unico modo che conoscevo per fermarmi era qualcosa che mi danneggiasse la vita, ma mi era già successo tutto.
Mi avevano sparato, accoltellato. Cosa potrebbe accadermi di peggiore?
"Uno di questi giorni, capirai che ti piaccio molto e che vuoi stare con me, allora arriverai anche al punto di capire che faccio tutto quello che faccio per un motivo."
"E quale sarà questo giorno?" Chiese, sorridendo e alzando un sorpacciglio.
"Lo scoprirai abbastanza presto. I tuoi sentimenti, tutto ciò che provi per me, ti colpiranno in pieno come un fottuto treno. "
"Se hai ragione, ti devo un bacio... E da quel momento, ti bacerò io per prima." Dichiarò.
Arrrossii al pensiero di lei che mi baciava. Le sue labbra erano così morbide, perfette.
Mi sentivo come se fossi morto, aprite le porte del paradiso, grazie.
"Allora, ci stai?"
"Sì, ci sto." Lei annuì. Potevo vedere dalla sua espressione che era stanchissima. Era stanca di tutto questo.
Solo due ore fa, Damien mi aveva picchiato, ero andato a salvare Chloe e avevo ucciso due ragazzo. Ah, mi ero dimenticato dell'inseguimento in auto.
Cazzo, il mio corpo è dolorante.
"Dobbiamo andare a dormire. Non so sei stanca o no, ma domani sarà una giornata impegnativa. Dobbiamo capire come uscire da questo inferno di foresta."
Presi la coperta e la gettai in terra. Mi sedetti su di essa e Chloe rabbrividii accanto a me. Posò la testa sul mio petto nudo e si avvicinò a me. Misi l'altro lato della coperta su di noi, per coprirci. 
Non era una posizione comoda, ma con lei accanto a me tutto era migliore.
"So che non vuoi dormire per terra, ma non abbiamo scelta. O torniamo su quella strada e moriamo, o dormiamo per terra una sola notte e continuiamo a vivere." Le sussurrai tra i capelli. Misi le mie mani intorno alla sua vita, avvicinandola di più a me.
"Capisco. Grazie."
La baciai sulla fronte più volte. Volevo che si sentisse il più confortevole possibile, soprattutto dal momento che avremmo douto dormire per terra.
"Stai bene?
"Sì." Mormorò contro il mio petto. "Vuoi sapere perchè?"
"Perchè?" Le dissi, sfiorandole il viso con il mio naso.
"Mi hai salvato la vita."


 
 
Scusate, ci ho messo un'eternità a tradurre questo capitolo.
Diamine, era più lungo del pene di Rocco Siffredi.
anyway, VOMITO ARCOBALENI.
ho cambiato la foto, woho.
Quanto sono dolci? Justin è proprio cotto.
E lei 'devo pisciare', prendi per il culo?
btw, CHE CAZZO DI CALDO FA?
alla prooossima.
  
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