It’ s a terrible life!
3- MAN OF SIMPLE PLEASURES
I’m a man, a man of simple pleasures
I got all I need, so give me whisky measures
-Kasabian / Man of simple pleasures –
“Quindi…partirai
per la California?”
Brandon chiuse l’armadietto di scatto, ritrovandosi di lato la figura slanciata
di Alyssa White.
Alyssa White aveva 17 anni, come lui, e frequentavano i corsi obbligatori
insieme. Era una delle ragazze più popolari della scuola, bellissima quanto
inconquistabile. Tutti sapevano che andava a letto solo con studenti
universitari, più grandi, più virili e più belli.
“Si, tra due settimane, non appena finiranno le lezioni” dichiarò asciutto, lanciandole
un’occhiata di sottecchi.
Alyssa stava sorridendo, poi aveva indicato con un movimento della testa
qualcuno oltre la sua spalla.
Brandon girò leggermente il capo, quanto bastava per intravedere Grace intenta
a poggiare i libri nel suo armadietto e poi ammirarsi allo specchio.
“C’è qualcosa tra te e la McQueen?” gli domandò.
Brandon inarcò un sopracciglio, colto di sorpresa.
“Che domanda! Ovvio che no!”
Le labbra di Alyssa si piegarono in un sorrisino malizioso.
“Allora non è un problema se stasera mi passi a prendere alle otto, vero?”
Brandon la guardò sorpreso, per poi sorriderle a sua volta.
“Assolutamente no”
La osservò dargli le spalle e allontanarsi ancheggiando, come se il corridoio
fosse stato una passerella e lei la modella del momento.
Brandon
si lasciò cadere sul letto, sfinito. Aveva passato tutto il pomeriggio nella
palestra della scuola ad allenarsi con la squadra di Basket.
Erano trascorsi tre giorni dall’inizio della scuola. Tre giorni dal litigio con
Grace.
Non si erano più rivolti la parola.
La stabilità del loro trio sembrava compromessa.
Finn aveva assunto un atteggiamento scostante con Grace e lei lo aveva assunto con
lui.
Inspirò ed espirò, allarmato, come se il solo pensiero di perderli fosse capace
di risucchiare tutto l’ossigeno presente nella stanza.
Aveva trascorso l’intera estate riassaporando il momento in cui avrebbe di
nuovo abbracciato i suoi due migliori amici, eppure al rientro, si era rivelato
tutto un totale disastro.
E se le cose non si fossero sistemate?
Il solo pensiero lo agitò al punto che dovette alzarsi di scatto dal letto, per poi camminare qualche istante
avanti e indietro per la stanza.
Lui era Brandon Marley.
Il ragazzo più popolare della scuola. Capitano della squadra di Basket, ammirato
da tutte le ragazze.
Era un ragazzo dai semplici piaceri.
Basket, ragazze, feste.
Ma ancor prima di tutto, nella lista dei suoi semplici piaceri, veniva
l’amicizia con Finn e Grace.
Non aveva grandi pretese, a parte quella che le cose restassero invariate, per
la sua felicità.
Il cellulare suonò di colpo.
Lo afferrò con una certa apprensione.
Sperava di leggere il nome di Finn. O quello di Grace, nel caso in cui fosse
rinsavita.
Invece, con delusione mista a sorpresa, vi scorse quello di Alyssa.
Gli aveva mandato un messaggio.
“Meriti un bel saluto per il tuo ritorno.
Passa da me alle dieci e mezzo”
Guardò incerto il display. Infine le rispose con un “ok”.
Si diresse verso il bagno della sua stanza, togliendosi la tuta con la quale si
era allenato quel pomeriggio.
Aprì il getto della doccia e vi si infilò sotto, lasciando che l’acqua
scorresse sulla sua pelle, come a voler lavare via ogni pensiero, ogni
preoccupazione.
“Ehi! Ho
affittato l’intera saga de “Il
Signore degli Anelli” per questa
sera!” annunciò Finn, sedendosi accanto a lui a mensa.
Brandon alzò lo sguardo dal piatto, leggermente sorpreso, poi quasi stupito.
Aveva preso impegni con Alyssa dimenticando completamente che quella sera lui, Finn
e Grace avrebbero passato la serata a casa Masters per rivedere la loro saga
preferita.
Una serata tra loro per salutarlo, prima dell’arrivo dell’estate e della sua
partenza per la California.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Alyssa White non chiedeva a nessuno della sua età di uscire. Nessuno.
E una bella nottata di puro divertimento con lei, in fondo, lo stuzzicava
proprio tanto.
Finn e Grace avrebbero capito?
Finn forse avrebbe finto di non rimanerci male, Grace invece sarebbe stata
abbastanza diretta nel dirgli che mai e poi mai l’avrebbe giustificato.
“Non posso proprio venire” disse semplicemente.
Finn lo fissò, la bocca piena di cibo, l’espressione crucciata.
“Cosa? Andiamo amico, cos’hai di tanto importante da fare? E’ la nostra
serata!”
Brandon si mordicchiò un labbro, leggermente innervosito.
Avrebbe voluto essere sincero con Finn, ma temeva di ferirlo.
“Si è presentata un’occasione molto rara…non posso lasciarmela sfuggire”
Finn non rispose immediatamente.
Infilzò altre patate con la forchetta, portandosele alla bocca, prima di
decidersi a parlare.
“Ho capito che non dirai di più.
Ora la mia domanda è un’altra: chi glielo dice a Grace? Sai com’è fatta, è
permalosa, e ho come l’impressione che ultimamente abbia… paura di perderti”
spiegò il ragazzo, non mascherando un certo nervosismo.
“Vorrai dire perderci, no?”
Finn scosse la testa. Grace aveva iniziato ad essere infastidita da tutte le
ragazze che Brandon era solito corteggiare per poi portarsele a letto.
“Comunque ti prego, diglielo tu” lo supplicò Brandon.
“Io?!? Perché devo farmi male io??”
“Perché con te sarebbe più clemente” ridacchiò l’altro, prima di fare un sorso
dalla sua coca.
Il campanello
suonò.
Grace incrociò le braccia, aspettando che qualcuno venisse ad aprirle la porta.
Fu Alexandra ad apparire sulla soglia.
“Oh ciao!” la salutò la ragazza, invitandola ad entrare.
Alexandra ultimamente era strana con lei. A volte si mostrava estremamente
espansiva, altre distaccata come non mai.
“Ciao! Tuo fratello è in camera?” domandò.
Alexandra annuì. “Certo, raggiungilo pure!”
Grace sorrise e salì le scale, raggiungendo la camera del suo amico.
Entrò senza bussare, come suo solito.
“Grace!” sbottò Finn, che stava guardando la tv seduto sul letto “e se fossi
stato nudo?”
“Buon per me” sentenziò lei con un sorrisino, prima di raggiungerlo e prendere
posto accanto a lui.
Finn le sorrise, più rilassato.
“Brandon? Tra quanto arriva?”
Alla sua domanda, l’amico deglutì rumorosamente, prima di sospirare.
La ragazza lo guardò atterrita. Aveva compreso.
“N-non verrà?” domandò, temendo la sua risposa.
Finn annuì. “Aveva un altro impegno”
“Quale?”
Il ragazzo fece spallucce. “Non ne ho la più pallida idea”.
Notando l’espressione ferita di Grace si affrettò ad aggiungere “ma era molto
dispiaciuto!”.
“Ma…era la nostra serata…poteva almeno dirmelo lui…” si lamentò lei, poggiando
il capo sulla spalla di Finn.
Il ragazzo fissò il vuoto per un po’, ascoltando i respiri irregolari di Grace.
Era agitata.
“Hai paura?” le domandò il ragazzo.
Lei alzò il capo e lo guardò perplessa.
“Hai paura di perderlo?” le chiese. Quella domanda gli costava più fatica di
quanto potesse anche solo immaginare.
“Io ho paura di perdervi”
Finn scosse la testa. Era ferito, ma cercò di nasconderlo.
“Non è vero. Tu hai paura di perdere lui”
Grace lo guardò confusa.
“No Finn, non ti permetto di parlare come se conoscessi meglio di me cosa
penso. Io ho paura che un giorno tutte le persone che amo possano uscire dalla
porta e non tornare più…”
Finn sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo. Era andata così con i suoi
genitori. L’avevano salutata, prima di andare ad una cena di beneficienza
organizzata dalla compagnia in cui lavorava il padre e non li aveva mai visti
fare ritorno.
“E allora per quel che può valere, io non andrò da nessuna parte, non senza di
te”
Grace lo guardò sorpresa, mentre una lacrima solitaria aveva preso a solcare la
sua guancia.
L’asciugò, imbarazzata, increspando poi le labbra in un debole sorriso.
“Mi porterai con te, sempre e ovunque?”
“Sempre e ovunque” ripeté lui, per poi sorriderle “ed ora guardiamo la trilogia…così
potrai sbavare guardando il tuo amato Legolas”
Grace sorrise e gli diede un bacio sulla guancia.
“Perché l’hai fatto?”
“Perché ti voglio bene”
Brandon
strofinò i capelli bagnati con la mano e legò intorno la vita l’asciugamano, uscendo
dal bagno e rientrando nella sua stanza.
Quasi sobbalzò per lo spavento quando intravide due figure ben familiari sedute
sul suo letto.
Finn e Grace. Notò che quest’ultimo le stava tenendo la mano e che lo sguardo
di Grace era ancora carico di risentimento.
“Cosa ci fate qui?!?” domandò, non nascondendo lo stupore.
“Romperti le scatole è un’idea” disse Finn con tono ironico “ e poi ho convinto
una pecorella smarrita a venire qui, anche se non so esattamente cosa sia
successo”
Grace lo fulminò con lo sguardo.
“E’ successo che Brandon è un cazzone”
Brandon la osservò contrariato.
“Se sei qui per insultarmi puoi anche andartene. Torna quando sarai rinsavita”
Grace lasciò andare la mano di Finn e si alzò in piedi di scatto.
“Invece di apprezzare il fatto che abbia messo da parte l’orgoglio e sia venuta
qui…sei solo uno cretino, me ne vado!”
Fece per superarlo, mentre Brandon roteava gli occhi per poi bloccarla per un
polso.
“Aspetta”
“Lasciami!” Grace fece per divincolarsi. Brandon istintivamente la spinse
contro la parete, bloccandola per entrambi i polsi.
Grace avvertì un brivido percorrerla per intero quando realizzò che l’unica
cosa a separarla dal corpo nudo del suo amico era solo un semplice asciugamano
legato per la vita.
“Non ti lascio andare, voglio che ti calmi e che resti” ribatté il ragazzo, aumentando la
presa.
“Mi fai male”
“Non è vero”
“Si, invece”
Brandon sbuffò e allentò la presa di poco.
“Resterai?” le chiese.
“Ti scuserai?” domandò lei.
“Non devo scusarmi di nulla!”
“Allora non ho motivo per restare!”
Finn, ancora seduto sul letto, sospirò e si sdraiò.
“Fate pure con comodo!” esclamò ironico.
Brandon e Grace erano ugualmente orgogliosi.
Eppure era certo che, dietro quella spessa patina di ego, ci fossero solo dei
cuori terrorizzati dall’idea di essere feriti.
Avvertì Grace sbuffare.
“Vuoi rimanere così tutta la serata? Non hai di meglio da fare? Magari sbattere
Alyssa White contro un muro, mezzo nudo, e non me?”
Brandon avrebbe voluto ridere.
Grace era sempre vicina alla verità.
Alyssa lo aspettava davvero quella sera,
per del puro e sano sesso.
Avrebbe dovuto chiedere ai suoi amici di andarsene?
Brandon
parcheggiò la macchina nel piazzale antistante la radura che si affacciava
sulla collina di Red Country.
Alyssa gli mise una mano sulla gamba, per poi farla risalire sempre più su.
La attirò su di se, facendola sedere a
cavalcioni, per poi lasciarle una scia di baci sul collo e scendere sulla sua
scollatura.
Le lasciò scivolare addosso l’abito da sera, spogliandola di ogni indumento.
La condusse sui sedili posteriori e lasciò che lei facesse altrettanto.
La fama di Alyssa era ben meritata. Ci sapeva fare.
Lo pensò mentre lei infilava la mano nei suoi boxer e lo pensò anche dopo
mentre lui spingeva contro il suo corpo e lei gemeva, muovendo il bacino, come
se fosse stata una sorta di danza sessuale.
Il miglior sesso della sua vita. Aveva fatto bene a non perdere
quell’occasione.
Brandon
sorrise malizioso.
“Se vuoi puoi anche togliermi l’asciugamano” le disse, notando le guance di
Grace assumere un colorito paonazzo.
Era più arrabbiata o imbarazzata?
“Ehi! Ehi! Vi ricordo che in questa stanza ci sono anch’io! E sapete chi non
vuole finire in psicoterapia per superare un trauma? Sempre io!” esclamò Finn, facendo
ridere sia Brandon che Grace, ora più serena.
“Non ci tengo minimamente” si decise a rispondere Grace.
Brandon la lasciò andare.
Aveva capito che sarebbe rimasta.
E anche lui.
Alyssa non valeva quanto una serata con Finn e Grace.
Aveva già fatto quella scelta prima dell’estate. E nonostante non se ne fosse pentito,
non avrebbe rimesso da parte i suoi amici per una serata di sesso.
Entrò in punta di
piedi. La stanza era illuminata solo dallo schermo della tv, ancora accesa.
Gli giunse chiara la voce di Frodo e Sam, il loro discorso sulla contea, il
ricordo dei profumi e delle fragole.
Finn e Grace erano sdraiati sul letto. Si erano addormentati.
Finn stava parlando nel sonno di qualcosa di incomprensibile, mentre Grace si
agitava, rigirandosi in continuazione.
Afferrò una coperta e la poggiò sui suoi migliori amici.
Grace aprì gli occhi.
“Sei qui” disse semplicemente, sorpresa e sollevata al contempo.
Brandon si sedette sul letto e le accarezzò una guancia.
“Si, sono qui. Mi dispiace per non esserci stato”
Grace non disse nulla. Sapeva che era ancora arrabbiata.
Si tolse le scarpe e le si sdraiò accanto.
Lei arricciò il naso.
“Profumi”
“Credo sia un buon segno” asserì ironico.
“No, hai un profumo da donna sui vestiti”
Brandon non disse nulla e Grace rimase in silenzio.
La attirò a se e l’abbracciò.
“Ora sono qui” ribadì “va bene?”
“Va bene” disse lei.
“Mmm, mamma, non voglio fare le pulizie come una donnicciola…” farfugliò nel
sonno Finn.
Grace e Brandon trattennero a stento una risata.
Pochi minuti dopo anche loro lo
raggiunsero nel mondo dei sogni.
Finn avrebbe continuato a sognare le disposizioni dispotiche di sua madre;
Grace avrebbe sognato solo delle fiamme e Brandon il sole della California.
Ciao
a tutti! Ed eccoci qui con il terzo capitolo! Spero che sia di vostro
gradimento anche se, essendo oggi una pessima giornata ed essendo io stessa
preda di uno scazzo assurdo, ho dato
giusto una rilettura veloce dimenticando, sicuramente, qualche errore di
battitura sparso qua e là.
Due piccole cose vorrei mettere in risalto. La prima riguarda Alexandra e
Grace. Il fatto che la prima assuma un atteggiamento strano con l’altra, come
riportato in uno dei flashback del capitolo, è tutt’altro che casuale. La
seconda, invece, è una domanda che voglio porre a voi… visto che in questo
capitolo è stato maggiormente approfondito anche il legame tra Grace e Finn…vi
sentite più Team Finn o Team Brandon? Ok, sto fangerlizzando (?), pardon, è il caldo che mi porta a delirare xD
Un
bacione, Ely 91