In questo periodo sono sotto l'influsso di una verve creativa che mi toglie il sonno (e anche un po' l'appetito, per i miei standard sto mangiando come un uccellino), ma nonostante questo sto scrivendo straordinariamente poco, perché non ho tempo e perché mi è arduo riordinare i pensieri e sento che le mie parole sono immerse in una retorica disprezzabile... Vi lascio immediatamente alla poesia, anche perché inizio a sragionare.
Apologia dell'errore
Come spiegarti
che vivere non è un bilancio
che i meno e i più
non si lasciano quadrare
che bisogna perdere
per poter ritrovare?
E sarà – ti dico –
anche banale,
ma prova a non dormire
a non tornare.
Prova, ogni tanto,
anche a sbagliare
a rigar storto
a uscir di casa combinato male
a prender dritto per rovescio
a contentarti di sentire
senza sapere: capirai meglio.
Prova a cadere.
Impara tutto ma sii pronto,
ricorda di dimenticare.
Ok, siamo ben lontani dal capolavoro. Comunque ci tenevo a scriverla, questa poesia. Non fraintendetemi: io faccio troppi errori, è che senza non saprei di che respirare o di che creare, tutto qui. Adesso siamo ormai sul borderline del banale, quindi chiudo qui promettendovi che la prossima poesia sarà più significativa. Grazie a tutti!