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Autore: birdix82    03/01/2008    4 recensioni
"A volte, nella vita, si scoprono valori, si provano sensazioni... Voglio farvene partecipe..."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: Ricordi

CAPITOLO 1


Ricordi



Pioggia, sempre, solo, ancora pioggia! Da quanti anni ormai gli inverni al Santuario erano caratterizzati da interminabili giorni di precipitazioni….il fenomeno si verificava sempre allo stesso modo, iniziava sempre lo stesso giorno…

Già! Quel maledetto giorno… Di tanti anni addietro…

Quella sanguinosa corsa contro il tempo costata vite umane, amicizie perse per sempre…

Dietro ai vetri delle finestre dall’ ottava casa, colpite dalle raffiche di vento, Milo, suo custode, osservava, triste, il cielo grigio piangere…

Piangere, come il suo cuore, al pensiero di dover partecipare ancora una volta alla cerimonia in onore e ricordo della scomparsa dei suoi compagni.

Tanti erano periti nel corso delle battaglie. Ormai rimanevano in pochi Gold Saint a protezione del Santuario… Lui, Aioria, Mu, Aldebaran, Shaka ed un rinnovato Kanon, ora Saint dei Gemelli.

E dal suo luogo di meditazione, alle cascate di Goro Ho, il vecchio maestro Doko, Gold Saint della Bilancia.

Tutti gli altri cavalieri, delle caste minori, erano momentaneamente in congedo. Ora nessuno minacciava la tranquillità del mondo.

Ovviamente Milo li avrebbe rivisti di lì a poche ore, alla commemorazione, e la cosa non lo dispiaceva affatto. Il legame di amicizia che li univa si era rafforzato negli anni a combattere insieme e ora li considerava come fratelli e sorelle… la sua famiglia.

Tra tutti era Hyoga quello a cui voleva più bene, probabilmente in virtù di una promessa fatta a Camus, maestro d’arme del ragazzo, nonché suo migliore amico.

Lui che era stato il signore dei ghiacci, padrone delle arti del gelo…

Milo distolse lo sguardo dal panorama visibile dalla sua camera da letto, gettò una breve occhiata all’orologio da parete di fronte a lui…14.30…doveva sbrigarsi. Alle 15.30 Saori iniziava la funzione, giù nell’arena, dietro la casa del Montone Bianco.

Si sfilò la veste da notte, lasciandola cadere sul pavimento, aggiungendola alla disordinata serie di oggetti sparsi per ogni dove. L’ordine personale non penetrava nelle sue priorità; come il non rispettare orari e regole… ed infatti si era appena svegliato!

Si fissò un attimo nello specchio… era ancora un giovane, eppure dentro di sé si vedeva molto più vecchio… un animo e un ego cresciuti troppo in fretta… appesantiti dalle responsabilità derivanti dal suo rango, dalle missioni affrontate in tanti anni di servizio e dagli innumerevoli avversari abbattuti in combattimento.

Un ruolo importante, nella sua formazione, lo aveva anche la sua sfortunata infanzia.

Era nato in una umile famiglia di contadini… Così gli aveva raccontato colui che era stato il suo allevatore. I suoi veri genitori lo avevano abbandonato ancora in fasce davanti alla sua porta…

Oh si! Fin dai suoi primi attimi sulla terra la sorte era stata crudele con Milo!

Il cavaliere terminò il pensiero, raccolse il mantello indicativo del suo status di Gold Saint e uscì dalla stanza.

Fuori, all’entrata, lo attendevano gli uomini della sua guardia! Soldati dall’aspetto possente, corpi muscolosi, abbronzati, segnati dalle cicatrici, ricordi delle numerose battaglie. Fedeli come nessuno e pronti al sacrificio per il loro comandante.

Lo salutarono con un inchino e si disposero alle sue spalle… in due file ordinate.

L’armatura dello Scorpione brillava, lucente, sotto la pioggia battente, nonostante la poca luce della giornata.

Partirono, a passo di marcia, per coprire la distanza che li separava dal luogo della cerimonia. Il tempo non accennava a migliorare.

“Che strazio” pensò Milo “se fosse neve almeno…”

La neve, bianca, morbida, pura…

In quel momento avrebbe dato se stesso per vederne un po’…

Per la “sua” neve, perfetta, ogni cristallo uguale, regolare, geometrico!

Si! La neve che solo Camus sapeva creare, le forme che gli dava, il modo in cui la faceva scendere…quasi una danza!


- Camus! - al ricordo del suo amico si sentì mancare.


Da quando era scomparso non un solo fiocco di neve aveva più toccato le terre del Santuario. Durante le stagioni fredde cadeva solo pioggia . I giorni erano grigi, umidi…

Perso nei suoi pensieri il cavaliere dello Scorpione non si accorse nemmeno di trovarsi già alla sesta casa, il cui custode, Shaka lo aspettava per scendere insieme.

Si scambiarono un saluto frettoloso, poche parole e ripresero il cammino.

In quel giorno nessuno aveva voglia di parlare. Si lasciava spazio ai ricordi, alle emozioni, ai sentimenti… il partecipare alla cerimonia valeva più di mille discorsi.

Un’improvvisa raffica di vento gli gonfiò il mantello fino quasi a staccarlo dagli spallacci della corazza. Milo lo afferrò per tempo e se lo richiuse nuovamente addosso. Un ricordo attraverso la sua mente… anche il giorno dell’investitura a cavaliere di Scorpio c’era vento forte. Quella volta però il mantello gli scivolò di mano… Per fortuna Aiolos lo raccolse in tempo, con un sorriso glielo porse, negli occhi la luce inconfondibile del coraggio e della sicurezza che lo contraddistingueva da tutti gli altri Saint. Era di pochi anni più grande, abile in combattimento, veloce e potente e oltremodo saggio, riflessivo per un ragazzo così giovane. Anche se cavaliere di Atena!

Gran giorno quello…l’investitura, un traguardo tanto atteso, quanto meritato, raggiunto dopo anni di duro addestramento tra i monti della Greca… praticamente isolato dal mondo. Quanti ricordi!




Tutto ebbe inizio quando i suoi genitori lo abbandonarono appena nato davanti alla porta di un ricco proprietario terriero. L’uomo, conosciuto per la sua antipatia e cattiveria, trovandosi per le mani un bebé andò su tutte le furie, ma nonostante tutto decise di tenerlo. Una volta cresciuto avrebbe fatto lavorare per lui il bimbo, per rifarsi del tempo e del denaro speso per il suo mantenimento.

Così Milo si ritrovò alla servitù di quel signorotto avido e borioso.

Incredibile che nell’età moderna esistesse qualcuno che ancora rendeva servi le persone.

Soprattutto in un paese progredito come la Grecia, meta turistica internazionale, con la sua storia e il suo patrimonio culturale.

Eppure! Tutto per un tozzo di pane e un bicchiere di latte.

All’età di 3 anni, Milo già faceva lavori da adulto, pesanti perfino per uomini maturi e abituati a sopportare la fatica! Sembrava incredibile eppure le sue braccia esili e le gambette ossute possedevano un’inesauribile forza ed energia! Gli adulti lo guardavano con sospetto…Tra loro girava la voce che il bimbo fosse figlio del demonio. Non aveva amici il piccolo, era l’unico bambino presente nella fattoria! Era un bel fanciullo, occhi grandi, espressivi, capelli ricci, di un inconsueto colore blu!

Questa sua bizzarda caratteristica non lo aiutava di certo e aumentava di giorno in giorno la paura che i contadini avevano di lui! Solo il padrone sembrava non dare peso alle sue doti straordinarie e al suo aspetto da folletto! A lui bastava che producesse quanto richiesto. Per lui era una macchina da lavoro e basta, da sfruttare al meglio.

Milo passava gran parte del suo tempo ad accudire il bestiame: cavalli, buoi, mucche, porci, muli, oche, galli e galline… e quanto altro ci fosse che non somigliasse ad un uomo!

Lui si divertiva tra gli animali, anche se lo facevano faticare, in un certo qual modo comunicava con loro. Voleva loro bene e li trattava con riguardo e rispetto! Dopo tutto lui si cibava con il latte della mucca, le uova delle galline, la carne dei maiali e per questo gliene era riconoscente. Insomma uno scambio equo; questo pensava!

Non aveva quasi mai tempo per giocare o divertirsi ma nonostante ciò aveva sviluppato un carattere esuberante, burrascoso…era un monello! Appena gli si presentava l’occasione tirava brutti scherzi ai manovali al lavoro nei campi! Si appostava sugli alberi e con una grossa fionda li bersagliava con piccole pietre o le ghiande dei pini. Poi si nascondeva tra le fronde dei rami più alti a cinguettare come un uccellino per non farsi trovare. Che spasso… I volti contorti in smorfie di dolore e sorpresa e le urla imbufalite degli uomini lo riempivano d’orgoglio! Ma nessuno quanto il padrone… con il suo enorme sedere, la pelata luccicante al sole e i baffoni grigi.

Per lui sceglieva sempre le pietre più grosse e le ghiande più acerbe perché più dure!

Aaah! Che musica soave sentir imprecare quell’ammasso di ciccia senza cuore… che poesia la sua voce gutturale urlata al vento contro un attentatore invisibile.

Quanto odiava quell’uomo, anche se lo aveva cresciuto. Era un continuo maltrattamento, insulti, calci, pugni, sputi.

Ma un giorno l’avrebbe fatta finita, se ne sarebbe andato, per il mondo, alla ricerca di un luogo tranquillo dove ricominciare a vivere.

E forse non avrebbe dovuto aspettare molto! Si avvicinava infatti la consueta visita annuale a tutte le case della regione del Grande Sacerdote della città di Atene! Una mistica figura mascherata, ammantata da un velo di magia e santità!

Milo non se lo ricordava bene, era troppo piccolo gli anni precedenti, ma in lui era viva la sensazione provata quando quell’uomo lo aveva tenuto in braccio ancora in fasce e lo aveva benedetto con la sua preghiera! Aveva sentito un enorme calore irradiare dall’animo del sacerdote, una pace angelica nel suono della sua voce.

Ancora una volta lo avrebbe incontrato e la cosa lo riempiva inspiegabilmente di euforia, di impazienza.

Contava i giorni che lo separavano dalla vista, maledicendo il tempo perché non scorreva più in fretta. Ad una settimana dall’arrivo del pontefice ateniese Milo era diventato totalmente irrequieto, non ce la faceva più ad aspettare… Qualcosa lo spingeva ad accorciare i tempi… e così gli venne in mente un’idea.

Al termine di una normale giornata di lavoro scese nelle cucine della casa patronale, riempì furtivamente una sacca di cibarie e si rifugiò nella sua stanza. Quella notte sarebbe scappato!

Attese in silenzio, fingendo di dormire fino a che tutti si furono coricati. Come si spense l’ultima luce dentro la casa Milo mise in atto il suo piano.

Aprì dolcemente la finestra della sua camera e si sporse sul davanzale per controllare che non ci fosse nessuno in giro; con un balzo si appese alla vicina grondaia e cominciò a calarsi verso terra.

Aveva con sé solo la sacca con il cibo e una borraccia per l’acqua… Altro bagaglio lo avrebbe solo intralciato.

La notte era buia, grandi nuvole scure coprivano la luna e le stelle. Il vento fischiava forte e copriva il rumore dei suoi passi nel cortile.

Per una volta, il tempo era dalla sua parte. Passato il cancello d’ingresso della casa patronale si lanciò di corsa lungo i prati fino all’estremità della proprietà. Scavalcò il recinto e si ritrovò sulla strada principale.

Era davvero un bimbo prodigio… Solo tre anni e mezzo e già pronto per l’avventura.

Si incamminò seguendo la strada verso destra. Non era sicuro della direzione da prendere, in fondo non era mai uscito prima dalla fattoria. Lo guidava il suo istinto, era sicuro di essere diretto dalla parte giusta!

L’aria era impregnata dell’odore delle piante bagnate dalla rugiada, inconfondibile gli giungeva al naso il profumo delle pinete che formavano i boschi circostanti.

Avanzava lesto, a passi piccoli ma cadenzati… Se teneva quel ritmo si sarebbe allontanato molto dalla sua “prigione” prima che fosse mattino! Già immaginava il viso furibondo del padrone una volta scoperta la sua fuga… sogghignò divertito!

Perse presto la cognizione del tempo e poco dopo anche l’orientamento… Non vedendosi stelle non aveva punti di riferimento. Ci volle poco perché si insinuassero nella sua testa sottili trame di paura! Si ritrovò all’improvviso a ricordare alcune favole raccontategli dalle cuoche della fattorie, storie narranti di enormi lupi che vivevano nelle foreste della Grecia in cerca di prede per sfamarsi.

Iniziò a guardarsi intorno furtivo, sempre meno sicuro di sé.

Cosa stava facendo? Si chiese. Dove si trovava?

Un rumore alle sue spalle lo fece trasalire… Senza pensare iniziò a correre senza meta, lasciò la strada ed entrò nella foresta con l’idea di rifugiarsi su un albero in attesa del giorno. Zigzagava veloce e leggero tra i grandi tronchi, superando i rami che lo frustavano al volto e sulle braccia... La sacca che portava si impigliò nella vegetazione, strappandosi e spargendo il contenuto sul terreno. Milo non si fermò e continuò a correr a perdifiato. Il cuore gli martellava nel petto, la mente persa nell’incubo di essere braccato da un lupo affamato! Non si accorse di essere arrivato ad un pendio. Gli mancò la terra sotto i piedi e dopo un breve volo si ritrovò a rotolare a testa in giù! Nella caduta urtò sassi, radici, rovi. Le vesti gli si erano lacerate in più punti e fitte di dolore lo attraversavano ad ogni colpo preso.

Infine stramazzò al suolo, in una piccola radura erbosa tra quattro pini immensi.

Cercò di alzarsi, le forze gli vennero meno. Aveva il respiro affannoso, credeva di soffocare! La testa gli doleva e gli occhi gli bruciavano. Aveva la bocca piena di erba e terriccio e lo stava assalendo un sete tremenda! Tutto, intorno a lui, roteava vorticosamente e non sembrava volersi fermare. Vomitò, in preda a convulsioni addominali. Si lasciò cadere a terra supino e chiuse gli occhi. Un insolito torpore iniziò ad aggredirlo… Non doveva addormentarsi, pensava... Stai sveglio!, si ripeteva.

Quel poco che riusciva a vedere stava lentamente sfocando…

Gli sembrò di sentire una vocina chiamarlo…


- Ehi! Tu, tutto bene? - ora aveva anche le allucinazioni uditive, pensò.


Gli sembrò che qualcosa gli sfiorasse la fronte. Socchiuse gli occhi un attimo, prima di cadere nel sonno. L’ultimo ricordo di quella notte furono due grandi occhi azzurri…

  
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