Film > Coraline e la Porta Magica
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Autore: alix katlice    20/06/2013    4 recensioni
Sono passati anni dalle vicende narrate in "Coraline".
Una nuova famiglia si è trasferita a Pink Palace.
Riusciranno a non cadere nella tela del ragno? Riusciranno ad uscirci?
*Tematiche delicate*
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altra Madre, Gatto, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Quinto Capitolo.
Dove i genitori non litigano e Alexa non esiste.

 
 
 
 
 
 
 
Avrile percorse il corridoio velocemente.
Aveva voglia di scoprire cosa ci fosse dall’altro lato della porta, e poi finalmente aveva trovato qualcosa di interessante da fare!
Arrivò alla fine del suo percorso e aprì l’altra porta, uguale alla precedente.
La spalancò.
Un sospiro di delusione fuoriuscì dalla sua piccola bocca.
Lì non c’era niente, era solamente tornata a casa sua: la disposizione dei mobili, l’odore… identico.
Qualcosa però attirò la sua attenzione, poco prima che decidesse definitivamente di andarsene: i colori di quella casa erano più accesi. Proprio questo piccolo particolare la fece rimanere, aggiuntosi al fatto che tutte le luci erano accese: quella non era sicuramente la sua casa.
Si fece avanti, fino ad arrivare alla cucina, e lì rimase senza parole. Al tavolo c’erano i suoi genitori, proprio la sua mamma e il suo papà, ma in un certo modo… non erano proprio i suoi genitori.
I suoi genitori non avevano quei bottoni neri al posto degli occhi. E i suoi genitori non sarebbero mai riusciti a stare nella stessa camera a giocare a dama senza litigare.
Eppure stavano proprio lì, a giocare a dama, a scambiarsi persino qualche parolina dolce ogni tanto.
Oltrepassò la porta della cucina.
- Ehi, finalmente sei arrivata! – esclamo la sua Altra Madre, quella con i bottoni.
- Ti stavamo aspettando – continuo il suo Altro Padre, circondando con il braccio le spalle della mamma.
Avrile sgranò gli occhi, sorpresa, non sapendo se stesse sognando.
- Sto sognando? – chiese la piccola, per accertarsi che così non era.
- Assolutamente no, Avrile. Noi siamo la tua Altra Madre e il tuo Altro Padre! – esclamarono, contemporaneamente.
Avrile incrociò le braccia al petto, assumendo un cipiglio sospettoso.
- Non sapevo di averne…
- Nessuno lo sa, è proprio questo il bello. Noi siamo i tuoi genitori migliori – disse l’Altra Madre, sorridendo.
Avrile non fece caso al fatto che i suoi denti erano leggermente più lunghi e affilati del normale.
Si rilassò alla confessione della donna, e sorrise. Doveva essere proprio il suo giorno fortunato!
- Quindi voi non vi urlate contro? – chiese ingenuamente.
- Assolutamente no – rispose l’altro padre, sorridendo soddisfatto.
Avrile constatò che quelli erano dei genitori migliori dei suoi. Molto migliori.
- E possiamo giocare insieme?
- Certo che sì! – esclamò l’Altra Madre.
Aveva la mascella serrata, come se fosse infastidita da qualcosa… la piccola non gli diede troppa importanza.
- E Alexa dov’è?
Anche questa volta Avrile non notò lo scambio di sguardi che avvenne tra i suoi Altri Genitori. Uno sguardo colpevole da parte del padre, ed uno inceneritore da parte della madre.
- Alexa arriverà presto. Potresti portarla tu, se vuoi – propose l’Altra Madre.
La bambina fece per pensarci, grattandosi la testa. Un luccichio nei bottoni neri della donna la fece esitare: ma, a pensarci bene, quelli erano i suoi genitori perfetti. Non c’era niente di strano e inquietante, in loro. Non doveva avere paura. Assolutamente.
- Certo! Posso tornare domani, la porto con me.
L’Altra Madre sorrise.
- Allora è meglio che tu torni nell’altro mondo. A domani, Avrile.
 
La fortuna sorride a chi sa attendere.
 
***
 
Avrile varcò nuovamente la porticina, e corse nella camera da letto di sua sorella.
Senza curarsi dell’ora -erano le quattro del mattino- iniziò a scuoterla con tutta la forza che aveva, per svegliarla e darle la splendida notizia.
- Ale, Ale, sveglia! Ho varcato la porta del salotto, e dall’altra parte ho trovato mamma e papà, solo che migliori! Ale, ho detto all’Altra Madre che ti avrei portata lì, su, svegliati!
Alexa si rigirò nel letto, sperando che stesse sognando.
- Avrile, smettila di rompere…
- Dai, Ale, sbrigati!
- Domani, ok? Ora fammi dormire…
Avrile smise di scuotere il corpo della sorella: dopotutto l’Altra Madre poteva aspettare fino all’indomani, no?
 
***
 
- Stupido Gattaccio.
Nathan era sdraiato a terra, con l’erba umida che gli bagnava la maglietta.
Aveva piovuto? Forse. Dopotutto quello era il mondo dell’Altra Madre, e niente era certo in quel luogo.
- Ci hai ripensato? – chiese il Gatto con disinteresse.
- Assolutamente no, non sono tipo da tirarmi indietro quando le cose si fanno difficili.
- E allora? Cos’è che ti preoccupa, ragazzino?
Nathan si voltò verso il Gatto.
- Niente mi preoccupa, Gattaccio.
Si passò una mano fra i capelli e sbuffò.
- Non si direbbe. C’è qualcosa che non ti convince questa volta – disse il Gatto, e Nathan poté giurare di aver sentito la sfumatura di un sorriso, nella sua voce. Ma naturalmente non poteva essere, perché il Gatto non poteva sorridere.
- Perché non dovrebbe convincermi questa volta? Non c’è nulla di diverso – disse il ragazzo, tirandosi a sedere.
- “Sono il fidanzato di sua figlia, Nathan Jones. Non si preoccupi, stavamo solo ripassando l’ultima lezione di Educazione Sessuale”. Voi umani vi lasciate trasportare dalle emozioni, siete così stupidi a volte – ribatté il Gatto.
Nathan si passò nuovamente una mano fra i capelli.
- Stupido Gattaccio.
 
***
 
- Sai, mia sorella ora ha una nuova fissa: stanotte è venuta in camera mia, farneticando su storie di un Altro Mondo, un’Altra Madre e un Altro Padre. Diceva di avergli detto che mi avrebbe portata lì, dopo devo seguirla per veder…
- NO!
Nathan si era tirato a sedere velocemente, spaventando Alexa. Era agitato, nervoso, e non riusciva a capire perché.
- Non devi varcare quella porticina, capito Ryans? Non varcarla per nessun motivo, anche se Avrile ti ci trascina – disse il ragazzo, parlando velocemente e fissandola negli occhi.
Alexa non capiva: non c’era nessuna porta da varcare, era solamente una fantasia della sorellina.
- Guarda che la porta se l’è inventata, e se c’è sarà murata.
- Tu non andarci. Non devi. Varcare. Quella porta. Promettimelo.
Alexa sbuffò: si comportava come un bambino capriccioso. Poggiò una mano sul cuore.
- Prometto.
Il ragazzo sorrise. Poi il suo sguardo cambiò, si fece attento.
Nathan attirò la ragazza a se, e la baciò. Poi, in seguito allo sguardo stranito di Alexa, le diede chiarimenti.
- C’era tua madre – spiegò, alzando le spalle.
Ma Alexa era sicura di non aver sentito nessun rumore di passi.
  
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