Will e i suoi amici si avvicinavano sempre di più.
 
Tremando, mi deposi dietro il corpo muscoloso e teso di Harry.
 
Vedevo la sua mascella contrarsi e i suoi occhi fulminare quelli di Will.
 
‘Ti ho detto che è mia.’ affermò il capo della compagnia, tendendo i pugni.
 
‘Prova a toccarla, e giuro..sei morto ragazzo.’ concluse Harry con voce roca.
 
‘Allora è meglio che mi prepari la lapide. O magari, preparala per te.’
 
A quel punto intervenni.  La conversazione era andata oltre il limite. Amavo Harry, e non volevo che si facesse del male.  Ma qualcosa mi diceva che non era più quel tipo calmo e debole di tre anni fa. Adesso era un uomo.
 
‘Ragazzi vi prego fermatevi.  Non ne vale la pena, davvero.’
 
‘Hei, troietta, non sei un po’ piccola per frequentare questo ragazzo?’ sorrise maliziosamente prendendomi per un braccio.
 
‘Ti ho detto che non devi  toccarla.’  Disse Harry alzando la voce.
 
‘Mh..e se faccio questo?’  istigò portando la sua mano sinistra sul mio sedere.
 
Mi ritrassi subito infastidita, quando fermare la reazione di Harry fu impossibile.
 
Lo trovai sferrare un pugno a Will, che cadde per terra per poi rialzarsi.
 
‘Figlio di puttana..’ borbottò Will asciugandosi il sangue.
 
La compagnia fece qualche passo indietro fissandomi.
 
Sembravano come dirmi ‘che hai fatto?’.
 
Come se fossi io la causa di tutto questo.
 
O forse lo ero davvero.
 
Harry continuava ad avere il sopravvento sul ragazzo. Erano distesi a terra, quando la situazione degenerò.
 
‘Harry, Harry fermati!’ urlai cercando di separarli invano.
 
Ma Harry non aveva intenzione di fermarsi.
 
‘Harry, cazzo, fermati, basta!’ urlai tirandolo per un braccio.
 
Finalmente, si staccò da quel ragazzo, ridotto ormai a lividi e ferite. Harry respirava affannosamente, i suoi pugni tremavano  e i suoi occhi erano rossi.
 
Lo osservai a lungo prima di inziare a correre per seminare la folla di gente, accerchiata attorno a Will.
Correvo forte con la mano di Harry nella mia.  Continuavo a rassicurarlo dicendogli che saremmo andati a casa.  Aveva gli occhi socchiusi e questo fatto mi spaventava.  Perciò decisi di aumentare la corsa.
 
Arrivammo in 10 minuti a casa mia e subito cercai le chiavi, che inserii tremando nella serratura, per poi compiere i quattro giri che erano d’obbligo.
 
Si sedette sul letto massaggiandosi le nocche sanguinanti.
 
‘Harry ma che ti è venuto in mente?’
 
‘Mi è venuto in mente di proteggerti. Ecco cosa mi era venuto in mente.’ Disse con tono irritato fissandomi.
 
‘Non voglio che tu ti faccia del male okay?’
 
‘Farei di tutto per te. A iniziare dal dolore.’
 
Quelle parole mi colpivano una dietro l’altra. Non era mai stato così protettivo e violento. Ma mi faceva sentire al sicuro. Sapevo che c’era qualcuno su cui poter contare..finalmente..