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Autore: LunaLove_good_    20/06/2013    5 recensioni
Nata per morire. Viva per combattere.
Trapassare cuori con la spada è facile, estrarre la spada dal cuore trapassato non lo è.
Perché quando il tuo unico scopo è portare sofferenza, tutto quello che l’amore può fare è uccidere.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Jack Frost, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nascondere un Palazzo brulicante di colibrì ossessionati dai denti tra le montagne della Russia Europea è vantaggioso per due motivi: gli adulti che non credono non potrebbero trovarlo comunque, anche se ci andassero a sbattere contro per sbaglio, mentre i bambini non riuscirebbero a scoprirlo perché in un posto per loro irraggiungibile.
Il Palazzo in questione è diviso in sei ambienti, uno per ogni continente se si considerano separate l’America del Nord e quella del Sud, e in ognuno di essi si raccolgono i ricordi della popolazione mondiale infantile dal 1500 circa. La struttura è necessariamente leggera, o dubito si reggerebbe sui pochi instabili metri di terra e rocce su cui è costruita, e si presenta come un insieme di padiglioni dalle cupole dorate rette da sottili ed eleganti colonnine color rame. Al tutto, si aggiunge infine una punta di rosa a dare un’aria sbarazzina che ben si sposa con l’esuberanza quasi esagerata della Fatina dei Denti.
Il Palazzo di Dentolina è dunque del tutto differente da quello di North: i muri sono del tutto inesistenti, non ci sono scimmioni sovrappeso a sorvegliarlo e non esiste un Cuore da distruggere. Da quel che mi risulta, la magia è spartita in ognuno dei colibrì barra fatine, e si potrebbe indebolire il loro instancabile capo solamente mettendoli fuori uso tutti quanti.
Robetta da niente, insomma.
Ma sono sicura che, prima di sventolare il mio nome ai quattro venti, Bhedder J. Wolf farà un buon lavoro. Dubito li mangerà, tra le tante stranezze del Lupo Cattivo c’è anche quella di essere vegetariano, ma saprà allontanarli a sufficienza da permettermi di attaccare.
Concluso il ripasso generale delle informazioni per l’assalto al Palazzo della Fatina dei Denti, mi alzo dal ramo su cui sono seduta e scendo dall’albero con un salto. La Foresta di Burgess è un bel posto, anche quando è mezza-sepolta dalla neve, e – soprattutto – è a prova di bambino: se ti tieni lontano dal percorso turistico per le gite scolastiche, le probabilità di incontrare un’anima viva al di sotto dei diciotto anni sono quasi pari a zero.
Mi muovo veloce tra gli abeti che si arrampicano verso il cielo, fino ad arrivare al limitare della città. Quindi rallento, prendendo strade a caso guidata dal solo volere delle mie gambe.
È un momento molto particolare quello che precede l’azione. Per molti può essere un momento d’attesa o di ansia snervante, passato a mangiucchiarsi le unghie nella speranza che passi in fretta o che non arrivi mai; oppure di eccitazione, quando sei certo di quello che stai per fare e non vedi l’ora di dimostrarlo.
Per me non è altro che un momento di splendida calma e beata solitudine. È quell’arco di tempo in cui, chissà perché, smetto di essere l’Assassina che non può far altro che uccidere e rimango soltanto uno Spirito immerso in una quiete meravigliosa.
Potrei non tornare, ma che differenza fa, quando morirò a breve e solo perché il mio signore non avrà più bisogno di me?
Chiudo gli occhi rilassata e comincio a dondolarmi ad ogni passo.
La periferia lascia presto il posto al centro della città, e mi accorgo con disappunto che le strade si sono riempite di suoni, a discapito del silenzio di poco fa. Mi guardo intorno e mi scopro in un parco ricoperto di neve, e davanti a me c’è un gruppo di bambini che corrono come invasati attorno ad un pallone da calcio.
Sbuffo infastidita e inarco un sopracciglio. Ma davvero trovano divertente fare la figura dei gatti ubriachi che impazziscono per il gomitolo di lana?
Non credo che li capirò mai, ma almeno, dopo un mese e mezzo a contatto con quei nani senza barba, ho finalmente in chiaro perché Pitch ama spaventarli: terrorizzati sono di sicuro meno irritanti.
Mi giro e faccio per andarmene, ma la neve che invade praticamente ogni millimetro di strada mi avverte che oggi le scuole sono sicuramente chiuse, e che quindi troverò mocciosi in qualunque posto io vada.
Allora rinuncio e mi butto malamente seduta su una panchina, pregando perché le 48 ore che mi separano dall’attacco alla Fatina dei Denti passino in fretta.
Sospiro e mi metto a giocherellare con l’elsa della spada, mentre cerco di estraniarmi dal mondo per non sentire le risatine acute dei bambini picchiarmi nel cervello come martelli pneumatici, tentando di convincermi che il cappuccio le attutisce quel tanto che basta da non uscirne stordita.
Quasi sobbalzo per la sorpresa quando uno dei nanetti strillanti si siede sulla mia stessa panchina, o meglio, cerca di sedersi, perché ci mette anche troppo tempo per arrampicarsi, fino a finire accanto a me con i piedi ciondolanti nel vuoto. È una bambina, e, a fissarla meglio, sembra proprio quella che alla mia prima visita all’asilo era ferma come se mi fissasse... capelli biondi, occhi verdi e ali da farfalla avvolti in tre quintali di piumini vari: sì, decisamente inconfondibile.
Torno a giocherellare con l’elsa e decido di ignorarla.
Decisione non ricambiata, a quanto pare.
«Ciao!»
Io alzo gli occhi al cielo e mi guardo intorno alla ricerca del destinatario di quel saluto; quando non vedo nessuno, se non il solito gruppo di forsennati pallonomani, deduco che sta parlando con un amico immaginario: ne hanno a quell’età, no?
Potrei infilzarla con la spada, ma non credo mi convenga, visto che preferirei non attirare l’attenzione dei Guardiani prima di dopodomani. Non mi stanno già cercando abbastanza? L’unico motivo per cui non tentano di farmi fuori è che stanno cercando di riparare in tutti i modi i danni che porterà la sfiducia dei bambini quando a Natale non riceveranno nulla.
«Ehi! Mi senti?»
Mi volto a guardare l’involtino vivente e mi sorprendo quando la vedo fissarmi di rimando, tutta concentrata nel difficile intento di attirare la mia attenzione. «Mamma dice che quando tu non saluti è perché sei maleducato.» afferma, annuendo convinta.
Sono indecisa se mettermi a strillare come una cretina perché qualcuno mi vede o prendermela perché un nano di neanche sei anni mi ha dato della maleducata. Alla fine rinuncio ad avere una qualsiasi reazione e rimango a fissare la bimba come potrei fissare uno dei cinque Guardiani con qualche gamba e qualche occhio di troppo.
«Perché non mi rispondi?»
Mi riscuoto e mi do mille volte della stupida per una reazione del genere, quindi cerco di darmi un contegno e torno a fissare davanti a me. «E perché tu mi vedi?»
«Mamma dice che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.»
Sto per ammazzare sia te che la tua mamma, tanto per fartelo sapere. «Non ti rispondo perché non ne ho voglia.» borbotto invece, mordendomi la lingua.
«Però adesso mi hai risposto.»
Uno... Due... Tre... Fare fuori la prima mocciosa che mi vede significa attirare i Guardiani e mandare all’aria tutti i progetti per sistemare Dentolina... Quattro... Cinque...
«Ora tocca a te rispondere.» dico.
«Jack Frost ha detto che sei cattiva e che devo stare attenta a te.»
Ecco spiegato perché sono visibile. Non è chissà quanto bello, mi chiedo perché quello strano ragazzino – o cadavere ambulante – ami tanto che i bambini lo vedano.
«E perché sei qui, se sono cattiva?»
«Perché mamma dice che nessuno è cattivo.» Sto decisamente per farla fuori, questa mamma.
«Beh, io lo sono, quindi vattene.»
«Mamma non sbaglia mai.»
Mi trattengo solo per decenza di battermi un palmo in fronte dall’esasperazione. Ma come ci si libera da queste pulci dagli occhi giganti?
«Mi chiamo Sophie.» mi dice, sorridendomi tutta contenta.
«Credi che mi importi qualcosa?»
La bambina gonfia le guance e lotta contro le sue stesse braccia per incrociarle decentemente. «Mam...»
Le punto minacciosa un indice contro. «Nomina un’altra volta tua madre e ti faccio secca.»
Lei mi guarda scandalizzata e spalanca la bocca. «Mamma dice che non si interrompe la gente quando parla.»
...Sei... Sette... Otto... 48 ore, mancano solo 48 ore... Nove... Dieci...
Sbuffo e scuoto la testa con irritazione, tentando con tutte le mie forze di auto-convincermi che non posso permettermi di trapassare altri bambini se voglio giocare sull’effetto sorpresa contro i Guardiani.
Mi alzo dalla panchina e mi tiro il cappuccio sul viso.
«Dove vai?»
«A fare fuori la Fatina dei Denti.» rispondo a denti stretti.
La bambina inclina la testa bionda da un lato. «E che vuol dire ‘fare fuori’?»
«Vuol dire che vado a farle tante coccole.» sparo di sana pianta. Ho parlato anche troppo, meglio cucirmi le labbra.
«Allora io vado da mio fratello.» Mi saluta con una mano e si mette a saltellare fino a uno dei bambini che corrono appresso al pallone. Fisso il ragazzino con un sopracciglio inarcato, incuriosita dalla sua aria così familiare. Ha i capelli castani che probabilmente sono stati soggetti ad una scossa elettrica e un viso rotondo e vivace...
Ma è il bambino che ha impedito a Pitch di vincere contro i Guardiani!
Ora è tutto chiaro: quello è il primo bambino che abbia mai creduto in Jack Frost, ecco perché l’albino ha messo in guardia lui e la sorella contro di me. Voleva che non corressero rischi, e li ha avvertiti quando ha capito che rappresentavo una minaccia; per questo mi vedono.
Non lo facevo così sentimentale, il pupazzo di neve ambulante!
Decido che è preferibile che non mi noti, o potrebbe spifferare a tutto il mondo la mia presenza, nella speranza che non creda alla sorellina che sicuramente gli parlerà di me a non finire, e guardo un’ultima volta il suo gruppetto di amici.
Stringo con forza l’elsa della spada.
A noi due, Dentolina...

Cavalcare un destriero ombra tra le nuvole di neve del Caucaso ha un suo fascino, quasi quanto buttarsi da un grattacielo in mezzo alle strade di Burgess. È come stare a metà tra due mondi, sopra il cielo e sotto un’immensa distesa bianca di cui puoi fare quello che vuoi, e tutto è talmente volubile da essere incredibile; basterebbe un soffio di vento, e potrei ritrovarmi sbalzata nel nulla più completo e perfetto del cielo o nella frenesia confusa e infinita della terra.
Qua e là spuntano anche i cocuzzoli bianchi delle montagne, ed è divertente vedere come tagliano quasi con sfacciataggine la distesa perfettamente liscia del mare di nuvole.
Quando il purosangue individua il monte che stiamo cercando, comincia a scendere prima con lentezza, poi in maniera sempre più veloce, fino a sfrecciare in picchiata così rapido da rendermi difficile persino respirare. Mi appiattisco sul suo dorso e mi aggrappo alla criniera, il vento mi graffia le guance e mi fischia fortissimo nelle orecchie, i capelli si agitano, i polmoni si svuotano, un urlo liberatorio mi sfugge dalle labbra e sorrido involontariamente. Un senso di potenza infinita mi pervade e il mondo prende a vorticarmi attorno come se fossi nell’occhio di un ciclone.
Poi tutto finisce, in un attimo, il destriero si dissolve in sabbia nera e io atterro perfettamente dritta, con i capelli scompigliati come unica prova dell’atterraggio alla velocità della luce.
Ridacchio e sguaino fluidamente la spada.
Non ho paura, sono a mio agio nelle vesti di Assassina, e un altro Guardiano non vedrà l’alba di domani.
Il Palazzo mi sta di fronte, bellissimo e luccicante nonostante le nuvole a coprire il sole. Mi metto a correre e lo raggiungo, mi muovo veloce di padiglione in padiglione bruciando in poco tempo tutte le scalinate d’oro che li collegano, compiacendomi del lavoro che ha fatto l’irritante Lupo Cattivo con le fatine: in giro non ce n’è neanche una.
Quando raggiungo l’area corrispondente all’Africa, intravedo poco più in alto un insieme di piume colorate. Bingo!
Mi fermo un attimo, prendo un respiro profondo e riparto.
Morire per scelta non tua non è giusto, lo sai, vero?
Continuo a correre e raggiungo le scale.
Anche io morirò per scelta non mia.
Comincio a salire, le gambe filano veloci per tutta la salita.
Dentolina morirà perché hai scelto di ucciderla.
Rallento e passo tranquilla gli ultimi gradini.
Dentolina morirà perché non ho avuto scelta.
La Fatina dei Dentini è al centro del padiglione, si regge a malapena in piedi ma non rinuncerà a combattere. Per le sue fatine, per North, per tutto quello in cui crede. Sono i motivi per cui morirà.
Perché si muore, Fonhìas?

Stringo l’elsa della spada e punto l’arma davanti a me.
Il Guardiano mi fissa con gli occhi viola che bruciano come brace, vivi e combattivi nonostante la debolezza che le impedisce persino di sbattere le ali. Lotteremo, e sappiamo entrambe come finirà.
Perché non si arrende? Sa che non ha scampo, perché vuole per forza affrontarmi?
Le vado incontro, lei si avvia verso di me di rimando. Il rapimento dei suoi colibrì l’ha indebolita molto, perché i bambini hanno smesso in fretta di credere in lei; infatti si muove ciondolando e ho quasi l’impressione che debba cadere da un momento all’altro. Ma c’è qualcosa nel suo sguardo, nel modo in cui viene avanti nonostante tutto, che mi fa sorridere; non per scherno, non per disprezzo, ma per rispetto. Qualcosa in lei trasuda infinita potenza.
Ci troviamo l’una di fronte all’altra e mi sorprendo: siamo così opposte.
Mi domando se sia una cosa brutta... davvero non mi piacerebbe essere come lei? Avere la testardaggine necessaria per non arrendermi ad un destino segnato?
«Arrenditi.» le imputo.
Lei mi guarda e indurisce ulteriormente l’espressione. «Mai.»
E non abbiamo bisogno di altro, né di inutili domande, né di risposte scontate. Mi avvento e miro al suo petto con la spada, ma lei, con una velocità che mi lascia basita, gira su se stessa ed evita il mio affondo, poi lancia un urlo e mi pianta una mano sotto lo stomaco. Un botto e un fascio rosa, io mi ritrovo sbalzata all’indietro e finisco a sbattere contro una colonna.
La vista mi si annebbia e per qualche attimo non vedo altro che una miriade di puntini rossi, poi il rosa-dorato del padiglione torna a schiarirsi. Dentolina mi guarda da dove ha lanciato il colpo e mi domando se stia ferma per rispetto verso me e per un assurdo senso dell’onore, o per riprendersi dagli effetti collaterali della sua magia.
Mi rialzo, sorpresa oltre ogni dire per quella sua reazione, e riprendiamo il combattimento.
Ci studiamo immobili per qualche attimo, poi io faccio una finta a destra e meno un fendente dalla parte opposta; il Guardiano cade nella mia trappola, ma fa in fretta a reagire e si abbassa per evitare la lama, quindi cerca di farmi cadere menandomi un calcio alla gamba, ma questa volta sono pronta e spicco un salto e lo schivo. Muovo ancora la spada, lei si scansa di lato e le sue mani scintillano nuovamente di rosa, io me ne accorgo e indietreggio, ristabilendo la distanza di sicurezza.
«Perché combatti? Lo sai come andrà a finire.»
Lei mi fissa con una determinazione incredibile negli occhi.
«Non ti permetterò di far del male ai bambini.»
«Non c’è la minima speranza...» le faccio notare.
«C’è sempre una speranza.»
Scattiamo in avanti e lo scontro riprende. La spada fende l’aria, diretta alla fronte della Fatina dei Denti, ma quella si abbassa ad un soffio dall’essere colpita e cerca di afferrarmi un braccio con una mano, io inclino il busto all’indietro, ma il movimento mi sbilancia e ho bisogno di fare una ruota per riacquistare l’equilibrio. Roteo il polso e faccio una serie di finte con la spada, ma Dentolina, o troppo stanca, o preparata, non si muove di un millimetro.
Meno un fendente obliquo per sorprenderla, ma lei si rannicchia per terra e lo evita; cerco di approfittare del suo conseguente rallentamento, ma lei mi allontana con una magia.
Io ho il fiatone, lei è decisamente a pezzi. Ciò nonostante lo scontro si sta rivelando più duro del previsto, e nessuna delle due può permettersi di perdere.
Però lo sappiamo entrambe che il risultato è scontato, continuare a combattere è solo uno spreco di energie, energie che lei non ha più.
«È finita.»
Mi guarda, mi sorride, sa che ho ragione.
Scatto e salto per colpirla dall’alto, lei però rotola e la mia spada si conficca nel pavimento. La libero in fretta e mi giro verso il Guardiano, tento di colpirla ancora, lei ancora schiva.
Sa come finirà, ma non si arrende.
Sta morendo per sua scelta, perché ha deciso di provare a lottare per quello in cui crede.
Un ultimo giro su se stessa, la spada vola veloce senza che io la controlli.
La battaglia finisce, la Fatina dei Denti freme ma non mi implora di risparmiarla, la mia lama sotto la gola. «North doveva ucciderti...» sussurra. «Non doveva credere che c’è ancora qualcosa da salvare in te. Non c’è mai stato niente da salvare in te. E io che gli avevo anche creduto...»
Quelle parole mi lasciano sgomenta, e mi perdo giusto un attimo a rifletterci su.
E sbaglio.
Commetto l’unico errore che non dovevo fare.
Non mi accorgo della folata di vento gelido che mi raggiunge alle spalle e mi ritrovo sbalzata in alto, oltre il padiglione, oltre le nuvole, in un cielo tinto di rosso dal sole che tramonta.
Chiudo gli occhi per la sorpresa, e quando capisco quello che sta succedendo sto già precipitando.
Mi fermo e riprendo quota, ormai consapevole che i Guardiani sono qui e che Dentolina è salva.
Vorrei urlare.
Jack Frost mi sta davanti, con gli occhi azzurri che mandano scintille di ghiaccio quasi quanto il suo bastone magico.
«Ha fatto presto il Lupo Cattivo a parlare, a quanto vedo.» ghigno. Questa volta lo ucciderò, non mi farò il minimo problema.
«Sarai felice di sapere che le fatine stanno bene.» risponde. Non è ironico, è aggressivo, arrabbiato, con lui al pieno delle forze lo scontro non sarà semplice.
«Ti pentirai di quello che hai fatto a North.»
Mi si scaglia contro, accompagnato dal vento gelido e potente; io alzo la lama per difendermi, pronta a combattere e a vincere.
E la lotta comincia.
O finisce, qual dir si voglia.
Perché dura pochissimo, in effetti, e non sono io a trionfare.
Jack Frost mi vola di fronte velocissimo, schiva il mio affondo e si porta al sicuro dalla mia spada; poi mi afferra per le spalle... e mi bacia.
Non è un bacio pieno d’amore, ma intriso di talmente tanti sentimenti che la disperazione che mi prende all’improvviso mi fa venire voglia di vomitare. E mi sento riversare addosso tutto quello che prova lui: il dolore per la perdita di un padre e un amico, il rimpianto di non essere arrivato in tempo, la rabbia di non aver potuto fare niente, il terrore di fare tardi di nuovo e perdere ancora, la paura di non riuscire a proteggere quelli per cui farebbe tutto, e l’odio. Verso di me e verso se stesso per non avermi fermata. Verso Pitch, verso la Luna che lo ha creato. Tanto profondo e tanto disperato da farmi piangere.
Quando si stacca mi porto una mano al petto, e con l’altra mi tocco le guance rigate dalle lacrime. «Che cosa mi hai fatto!?» urlo, disperata anch’io.
«Questi sono i sentimenti. Questo è quello tu hai fatto a noi.» mi risponde, con un sorriso amaro e gli occhi lucidi. «Ora siamo pari.»
Se ne va, sparisce veloce tra le nuvole e non mi uccide.
Sarebbe troppo facile per me, mi liberebbe dal macigno che mi è piombato sul petto all’improvviso.
Così mi lascia andare, assieme al senso di colpa e a una marea di sentimenti che non ho mai chiesto di provare.
Questa volta ho perso io...
Chiudo gli occhi e smetto di levitare. E mentre la caduta mi trascina verso il basso, mi lascio annegare in un dolore che non pensavo potesse esistere.








***









Sciaooooo Guardiani!! Come butta? No, okay, qualcuno deve avermi messo la vodka nella tazza di latte...
Ma tralasciamo! Che ne pensate del capitolo? Non so perché ma ne sono particolarmente fiera, mi piace com'è venuto :)
La scena della battaglia come è stata? Dentolina è uno dei Guardiani che mi piace di più, forse perché è imbranata anche più di me *inciampa in una molecola di ossigeno e finisce di zucca in terra* ma nonostante tutto è coraggiosa e determinata, spero di averla resa in maniera decente u_u
Per quel che riguarda la scena del bacio, mi sono ispirata al libro 'le Carovane del Tempo' che finisce più o meno allo stesso modo, dunque se volete avada kedaverizzare qualcuno, io non c'entro, avada kedaverizzate la mia amata/odiata Vanna. Tanto per la cronaca, sono ancora depressa per la fine del libro T^T
Ma noi non parliamone, la vita è bella! :D
Sophie invece in tutte le ff è sempre stata la mezza sensitiva, dunque è probabile che effettivamente vedesse Fonhìas anche al loro primo incontro, a libera interpretazione. Ho cercato di farla il più bambina possibile, non come in certi film dove mocciosi di quattro anni risolvono i dubbi esistenziali di Aristotele! E niente... spero di esserci riuscita :)


Questa volta vi lascio con questa immagine, perché anche se non corrisponde proprio al capitolo era troppo faiga u.u
Ringrazio pheiyu, Lirah e Manga_9000 per le loro recensioni troppo afdhajdfhauif e dedico a voi questo capitolo, spero vogliate dirmi che ne pensate :)
Alla prossima
  
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