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Autore: Pan_z    17/07/2003    5 recensioni
Non regalate animali, non comprate niente alle svendite di cortile, ricordate che il diavolo esiste, non inimicatevi l’ adolescente ombroso della casa accanto.. e sappiate che tutto è fatidico. Leggete e Recensite!Grazie!^_^
Genere: Drammatico, Malinconico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TUTTO E’ FATIDICO

TUTTO  E’  FATIDICO

 

 

 

 

Disclaimer: Harry Potter non è MIO (Ahimè triste verità) ma di J.K.Rowling e svariate case editrici tra cui Scholastic, Bloosmury, Salani, Warner Bros e così via dicendo.

“Tutto è fatidico” (Something’s Eventual) non è neanche MIO ma del sommo Stephen King, e quindi è suo di diritto (Vorrei tanto che fosse il contrario..T_T)

Tutto il resto è invece opera MIA, e di certo non so né la Rowling, né Stephen King, solo una mediocre scrittrice di fan fiction!Quindi chiedo preventivamente venia per tutte le stramberie che scriverò.^.^

Ringraziamenti: a Stephen King, mio sommo maestro del terrore, a J.K.Rowling mia somma proffa di magia anche se non sono degna maghetta-.-, a Jess Walter la cui musa ispiratrice ha fatto una chiacchieratina con la mia^.^, a tutte le povere anime pie che si sono prese la briga di commentare il frutto della mia mente malata, e poi a me, a me e a me-.-

 

 

 

 

 

Please, hold me tight every night…

Just wishper that you love me ...

 

 

Capitolo 1:

 Novita’ in casa Dursley

 

* * *

Ad Harry Potter,

perchè sa che deve essere così.

* * *

 

 

Harry Potter era un mago. Harry Potter era il “bambino sopravvissuto”. Ma, in quel preciso istante, Harry Potter era solamente un ragazzo di sedici anni, con i capelli perennemente in disordine, ed un’ espressione incredula dipinta sul suo volto pallido e scarno.

-Ho affittato per un mese una casa a Maiorca. Un mese, Petunia! Ci pensi?-Così aveva pronunciato, quel giorno a pranzo, il corpulento zio Vernon: Harry già sapeva che in quella casa non avrebbe messo piede.

-Oh, Vernon!-, aveva cinguettato zia Petunia allungando il viso cavallino verso la bocca unta del marito. Harry faticò per non vomitare l’ unica carota lessa, che c’era nel piatto, a terra.

-Bravo papà!-, Dudley Dursley diede due poderose pacche sulla spalla del padre. Sedeva difronte a lui, ed Harry si meravigliò di quanto, in fondo, il cugino non fosse cambiato di una virgola: sempre grassoccio, il suo deretano usciva dai bordi della sedia di legno. I capelli biondi come l’ oro erano sempre pettinati a dovere, gli occhiali -troppo piccoli per il suo viso enorme- schiacciati sugli occhietti minuscoli, la cravatta rosa confetto impeccabile, e la camicia d’ un bianco accecante.

Nell’ eccitazione del momento, pensò Harry, i suoi familiari si erano dimenticati di lui. La prima regola in casa Dursley era ‘Non fare domande’, la seconda era ‘Non fare domande’ e la terza…

-E il ragazzo?-, chiese stizzita Petunia. Harry non aveva mai conosciuto persona più sgradevole di quella: perennemente incollata alla porta-finestra del retro, impegnata a spettegolare sui nuovi arrivati o a spiare i vicini, la signora Dursley vestiva in abiti molto attillati, stretti in vita, mettendo in evidenza la sua ‘Linea perfetta’, e con il suo adorato grembiule da cucina girava per tutta la casa, ripassando un ulteriore strato di cera sul pavimento.

 

-Non verrà mica con noi?-

-No, no. Certo che no!Lo lasceremo da qualche parte..-.

Mentre il cervellino striminsito del signor Vernon si metteva in funzione per trovare il modo di liberarsi del nipote, Harry non poteva credere che quella fosse la realtà. Un mese senza i Dursley era già una piccola, grande conquista per il giovane mago! Sarebbe riuscito a passare un mese a casa della signora Figg, impregnata dell’ odore di cavolo bollito, piuttosto che trascorrere i giorni che lo separavano dall’ inizio della scuola con i Dursley.

-Com’è che si chiama la vicina…Figg, mi pare, no? Potremo lasciarlo lì..-, capitava molto spesso che i suoi zii parlassero di Harry come se non fosse presente. Ci aveva fatto l’ abitudine dopo sedici anni passati in quella casa; ma Harry dovette ammettere a se stesso che la sua vita, a casa Dursley, era notevolmente migliorata: non veniva più maltrattato come prima e, da qualche anno a questa parte, aveva ottenuto delle piccole libertà come quella di telefonare e scrivere lettere ai suoi ‘strani’ amici. Inoltre Harry aveva notato che gli zii erano divenuti meno ostili nei confronti del ‘suo’ mondo ma, di certo, non si sarebbe mai aspettato che attraversassero la barriera del binario Nove e tre/quarti, né che lo accompagnassero a prendere l’ Hogwarts Express. Parlare, ed anche solo accennare, di quella scuola era, purtroppo, ancora tassativamente vietato.

 

-Mi pare una buona idea. Le telefonerò oggi stesso-, Petunia guardava con astio il nipote che contiuava a sgranocchiare la sua carota con aria indifferente. Petunia emise un piccolo sospiro  e si  girò in direzione del lavello; ciò che i Dursley, però, ignoravano era che Arabella Figg si stava dolcimente assopendo sul davanzale della finestra del salotto, la coda attorcigliata su se stessa ed un sorriso soddisfatto che spuntava sotto i lunghi baffi dorati.

 

*

 

Harry salì a due a due le scale che conducevano al piano superiore. Si sentiva leggero come l’ aria, e avrebbe voluto gridare la sua felicità al mondo intero ma, per adesso, poteva solo mandare Edvige in giro per il pianeta, alla ricerca dei suoi due migliori amici.

Spalancò con un botto la porta della sua camera le cui pareti erano d’uno sgargiante colore arancione: Harry odiava l’ arancione e tutti i colori appariscenti che tappezzavano quella casa ma, questo, era ciò che passava il convento ed ormai, dopo sedici anni, non sarebbe servito a niente chiedere di meglio.

Fra quasi un anno se ne sarebbe potuto andare da quello schifoso mondo in cui era costretto a vivere e sarebbe stato finalmente libero.. libero di vagare senza mèta per la città. Libero di affogare il suo dolore in litri di alcool. Libero di entrare nei negozi magici, di giocare a Quidditch, di parlare con persone come ‘lui’ che lo comprendessero e lo aiutassero nelle situazioni più critiche, libero di avere un futuro… tutto ciò che non poteva certo avere restando chiuso in quella stanza, o rimanendo impalato a guardare le giornate passare dinanzi i suoi occhi, sotto il sole accecante d’ estate.

 

Cancellò, esitante, un altro giorno che lo divideva dall’ inizio della scuola dal calendario appeso sulla parete difronte al letto. Il primo Settembre gli sembrava così lontano! Avrebbe dovuto passare ancora trentacinque giorni nel mondo babbano, prima di poter dinuovo carezzare l’ acqua del lago, prima di ritornare a correre per i corridoi di Hogwarts nascosto sotto il mantello dell’ invisibilità e (cosa che più gli mancava) prima di ritornare a puntare la bacchetta contro la gobba della Strega Orba per poter andare a farsi una scorpacciata di Api Frizzole, Gelatine tutti i gusti+1 a Hogsmeade! Quanto gli mancava quella vita, pensò. E gli mancavano anche le lezioni: gli interminabili compiti di Storia della Magia, e le previsioni di Divinazione. Gli mancava persino Piton, con quel suo sorrisetto irritante, ed il suo odio verso di lui e la sua Casa; bè forse il professore di Pozioni gli mancava un po’ meno.

 

Si affacciò stancamente alla finestra: le case dell’ isolato erano prive di vita. Le strade deserte parevano un suggestivo paesaggio dipinto su di una tela dalle mani abili di un pittore; tuttavia il ronzio delle api sui fiori,  il cinguettio degli uccelli sui rami e il canto delle cicale lo rendeva…paurosamente reale. Ma, in fondo, cos’ era il ‘reale’? Qualcosa che si può odorare, toccare, vedere? No. Per Harry il concetto di reale era come una grandezza empirica, che non può essere spiegata a parole, un qualcosa di astratto. Ammise a se stesso che per lui la realtà non aveva essenza, né odore, né forma e immagine, poiché si confondeva con i suoi sogni, diventando un tutt’uno con le sue peggiori paure che a volte sembravano prendere coscienza. Apriva gli occhi, ma era come se stesse ancora vivendo il sogno: tutto così nitido, tutto così..reale..Ma poi ciò che toccava si dissolveva lentamente e dinanzi ai suoi occhi si ergeva un fitto strato di nebbia…

 

-Quando finirà..?-, disse a voce alta, quasi sperando che le pareti della camera potessero dargli una spiegazione, una risposta a quelle domande che tormentavano i suoi sogni: qual era la verità?

Rabbrividì. I ricordi dell’ anno passato a Hogwarts erano impressi dentro di lui come un marchio indelebile, lo stesso che lui vide ergersi nel cielo di un’ estate come quella, afosa e umida, due anni prima mentre tornavano dal campo di Quidditch. Vide uomini in nero torturare la gente comune; li rivide passare sotto i suoi occhi l’ anno successivo a scuola, uccidendo i figli di babbani; ma quello non era più il loro unico obiettivo: c’era Harry. Harry con quella cicatrice che il Signore Oscuro sfiorò con le sue mani di ghiaccio, assaporò con le sue labbra impregnate di sangue. Toccò il corpo martoriato del suo nemico con avidità, con... desiderio? Harry scorse dapprima nei suoi occhi..stupore, poi un ghigno soddisfatto si dipinse sul suo volto pallido, come quello di un uomo che sta spirando. Ma lui, in verità, è il non-morto, colui che è rinato dalle sue ceneri, che ha ottenuto un nuovo corpo per poter completare l’ opera che aveva iniziato con i suoi Mangiamorte in giro per il globo, radendo al suolo intere città, portando l’ odore acre del sangue tra la gente e con esso un vento di morte che entrava di casa in casa decidendo la sorte di persone spaventate, intimorite dinanzi al Giuistiziere. Avevano paura... paura di morire prima di aver baciato per l’ ultima volta coloro che amano; paura di bruciare fino alla fine dell’ eternità nelle fiamme dell’ Inferno prima di essere andato a giocare a golf con il proprio figlio. Paura di essere giudicato per quello che non avevano mai fatto, che avevano sempre rimandato al giorno successivo, e a quello dopo, e a quello dopo ancora. Harry non aveva paura della morte: anche adesso sentiva il suo alito freddo sul collo, ma non era per quello che stava tremando. O si? Non ebbe paura neanche quando Voldemort gli punto un pugnale al petto: continuò imperterrito a guardarlo con odio puro, un odio che non aveva mai provato in vita sua, ma che tante volte aveva represso anche contro i suoi stessi amici; e lui... gli sorrise? Harry non seppe definirlo, ma miracolosamente lo lasciò in vita. Non gli disse nulla, ma sapeva che quello non era un addio, solamente un arrivederci. Sparì nel suo pesante mantello del colore della notte, e si confuse con le tenebre che cominciavano ad assalire la sua mente, colmando le lacune della sua memoria con nuove domande, con nuove incognite intrise di arcani misteri, di dubbi, della smania di sapere quale tetra verità si nasconde dietro l’ angolo di un vicolo senza uscita, come la vita, una prigione senza confini, come quella in cui fu costretta Hogwarts, ricoperta dal buio, dalle tenebre. Fu il niente assoluto ed incontrastato.

 

Sospirò. Il sole batteva ancora forte su tutta Prive Drive e nessuno osava avventurarsi sotto la furia di quell’ afa tremenda.

L’ orologio al suo posto gli diceva che erano appena passate le due del ventisette Luglio: pochi giorni mancavano al suo compleanno, ma Harry sapeva che avrebbe passato anche quel giorno nella più completa solitudine, osservando il sole nascere e tramontare per poi far spazio alla Luna, così tenera e delicata, come un piccolo bocciolo di rosa, portando con sé l’ alba di un nuovo giorno.

 

La gabbia di Edvige era vuota: era fuori da tre notti, ormai, ma lui sapeva che sarebbe sempre tornata, anche se fra un anno, fra due, fra un secolo!, lei sarebbe sempre tornata. Edvige rappresentava un pezzo del suo passato, la storia dei suoi undici anni, dell’ arrivo a Hogwarts, delle liti con i suoi zii, della venuta di Sirius… Sirius Black. Chissà dov’era: un giorno era in Alaska e il giorno dopo alle Hawaii, e il giorno seguente.. nessuno lo sapeva. D’ altronde era ancora un clandestino, un colpevole agli occhi altrui che non conoscono la verità più complessa, quella celata nel buio  antico che invase questo mondo. Una verità nascosta dalla nebbia della menzogna, nella cecità di colui che si fa chiamare Ministro e che  non vuole ammettere a se stesso che il tempo è cambiato: non ci saranno più le corse sfrenate nei boschi, né le risa di teneri fanciulli allegri nei paesi perché nessuno più saprà come ridere; nessuno conoscerà più il significato della parola allegria: dominerà il caos e la morte prenderà le vite di uomini, donne e bambini, maghi e babbani, senza distinzioni assude, discriminazioni senza senso. E quando saranno tutti al cospetto di Dio, allora non ci sarà Malfoy che tenga, né Riddle, e né tantomeno Potter.

Potter.. un semplice nome, più ledente di una delle maledizioni senza perdono, più straziante del mormorio appena percettibile di un  Avada Kevadra  , un peso sulla coscienza per Harry che era solamente un piccolo angelo, ritrovatosi all’ Inferno, tra le fiamme, tra le grida disperate che ancora riecheggiano nella sua mente.. grida d’ aiuto, imploranti, ma non poteva fare niente, ‘loro’ erano troppo forti. E Voldemort lo osservava con quei penetranti occhi scarlatti: non avrebbe mai dimenticato i suoi gesti fulminei che non gli diedero il tempo di correre da lei, per proteggerla. Lei che era entrata nella sua vita, rischiarandola, illuminando la sua esistenza nuovamente, donandogli una nuova ragione per cui vivere, per cui lottare anche fino alla morte. E la speme che gli aveva donata, dividendo la sua essenza con lui, è volata via, lontano con i soffici petali di ciliegio in fiore. E poi è andata anche lei via, e come la speranza che gli aveva donata gli era entrata nel cuore, così se l’ era ripresa, lasciandolo muto e immobile a guardare il suo corpo cadere inerme al suolo, macchiandolo con il suo sangue di cui si impregnarono le sue vesti. I suoi lunghi capelli neri le incorniciarono il viso, che già portava il pallore della morte; le sue dita affusolate giacevano sul suo petto e gli occhi a mandorla color nocciola erano sbarrati, privi di espressione ed Harry non potè più sentire il battito del suo cuore: udì solo una lacerante e macabra risata che gli penetrò nell’ animo, nei pensieri, nei ricordi che cercò poi di stipare, ma inutilmente. Il ricordo di lei, così nitido, di quelle poche parole mortali, della bacchetta gemella che di troppi crimini si era macchiata, di un fascio verde che la colpì diritto nel petto, squarciando la sua divisa. Ed il ricordo di lui, del suo volto, della sua tunica, delle sue mani smilze… Tornava tutto dinanzi i suoi occhi, senza che lui potesse impedirglielo, senza che potesse fermare quei ricordi ma, dopotutto, quello era solo uno stralcio del passato, un passato d’ odio e disperazione però, d’altronde, il passato aveva reso Harry ciò che era, l’ immagine che si riflette nello specchio, e presto il giovane Potter avrebbe udito quel fruscio inconfondibile del vento di Settembre, che porta nell’ aria la speranza?, di un nuovo anno, e con esso anche la verità invisibile di un tempo dimenticato…

 

 

 

To be continued…

 

 

 

NdA: Ollee! E il primo capitolo di questa ficchetta è andato! Ahh! Me felice!^^ In questi giorni non ho avuto un granchè da fare (oltre che andare al mare ad abrustolirmi, mettendomi al sole come una lucertola..-.-) e quindi ho potuto concludere ‘alla svelta’ il capitolo (sempre nei miei limiti dell’ ‘alla svelta’!^__^) Bene, ed adesso ditemi: vi è piaciuto? Non vi è piaciuto? Soddisfatti? (o rimborsati?) Fatemelo sapere mandandomi o una mail a Pan_z@inwind.it oppure lasciandomi una piccola nonché microscopica recensione!^^

Ed ora passiamo a rispondere ai commentini belli!^^ Il mio momento preferito!:)

 

Erika Fanfiction’s Page

 

Eli: Tesssorrraaa mia! Ma te sei troppo gentile con una scrittrice di infimo livello come me! Mi fai arrossiree! ^///////^ ih ih! Ma grassssieee!!Ah cmq la Eli all’ inizio del Prologo si se te!^^ Mi sentivo paurosamente in obbligo nei tuoi confrnti e non sl per questo ti ho dedicato il Prologo ma pecchè ti volllio tantoo beneee!! Tresor vedi di aggiornare WAL&J sennò…ih ih..lo sappiamo io e te cossa ti faccio!^^ E, ah, ti ho mandato una mail! Sxo ke questo capitolo ti piaccia, cucciola!^^

 

Shinko aka Ryuko: Anche te leggi Stephen King? ^_^ Abbiam tante cose in comune! In questo capitolo avete letto alcune(solo ‘alcune’) delle disgrazie che sono capitate al povero piccolo Harry Potter (…-.- NdPotter)..ME SADICA!

 

Hermione Granger: Ti ringrazio molto! Spero che mi dirai se questo cap ti è piaciuto!

 

Kiara: Kiaruccinaa!! (Ora siamo pari! ^.^) Prefazione degna di una vera giornalista? La mia? Credo che tu stia leggendo qualche altra fic  perché non penso che la Prefazione sia a tali livelli!^^ In questo cap c’è già un assagio di quello che è successo a Harry e potete benissimo intuire a quale alto livello arrivi la mia malvagità..Uh uh..U_U Grasssieee per i complimenti!^^ Arigatou!

 

Fanfiction.it

 

Swan: eh eh..e si sempre educata la zietta! Eccoti qua il primo capitolo, che ne pensi?

 

Heathcliff: Ti ringrazio molto per i complimenti alla Prefazione anche se come ho già detto non credo che sia poi così bella-__- Il pezzo 1408, come sempre, è un capolavoro, ma d’altronde da un ‘mago’ come Stephen King non ci poteva aspettare altro! Allora, hai detto che hai trovato il Prologo sciapo, corto e ritondante (riporto le tue testuali parole). Naturalmente è un’ opinione personale, ma ci tengo a precisare che quello era solamente un Prologo per poi attaccarmi al capitolo uno. Non sono mai stata dell’ idea che i Prologhi debban essere chilometrici, ma essenziali, riassuntivi, poiché –secondo me- servono ad appunto ‘introdurre’ la storia con un pretesto qualsiasi. Può darsi che tu abbia ragione, che in fondo il prologo non sia niente di eccezionale, o addirittura non sia niente, ma in ogni caso, mi ha fatto piacere comunque ricevere una tua critica, e spero che questo capitolo si avvicini alla tua idea di ‘magistrale’. Fammi sapere che ne pensi perché tengo molto, ormai, al tuo giudizio.^^

 

 

Ebbene adesso che dire di più? Solo RECENSITE, RECENSITE E RECENSITE, altrimenti niente capitoli! (della serie: la sottile arte del ricatto..^^) Il mio motto è : NO COMENTI? NO CAPITOLI!!^333^

Un grazie a tutti coloro che hanno letto, un bacio a chi ha recensito, due a chi recensirà anche questo capitolo!!

Alla prossima

Pan_z

  
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