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Autore: applestark    20/06/2013    1 recensioni
Frannie è all'apparenza la tipica ragazza cheerleader, bionda, alta e impeccabile.
In realtà la sua vita è tutta una messa in scena per sentirsi abbastanza carina agli occhi degli altri, per rendere orgogliosi i suoi genitori.
Ma l'incontro casuale con Alex Gaskarth e gli All time low cambierà la sua vita, e lei diventerà più coraggiosa, più forte, capace di abbandonare le maschere che indossa.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17:  A heart full of love
 
Frannie Pov.
 

Tutti si comportavano in modo sospetto con me.
Lexie mi si era appiccicata addosso, aveva iniziato a tirare dagli armadi di casa sua vecchi album di fotografie che ci ritraevano piccolissime, senza denti, al mare, in piscina, al parco, al saggio di danza.
Piangeva, si commuoveva come se dovessi andare in guerra e quando le chiedevo qualcosa al riguardo… silenzio.
Jack, passiamo al migliore amico del mio ragazzo.
“Ehilà, come va?” gli avevo chiesto qualche giorno prima, all’uscita da scuola.
Aveva scosso la testa con un sorriso paterno dicendo “Hai trasformato quell’idiota di Alex in una specie di ragazzo per bene”.
L’avevo guardato sconvolta, senza dire niente.
Ma cosa stava succedendo??? Era come se tutti stessero architettando qualcosa alle mie spalle, qualcosa di cui non potevo sapere niente.
Stando a ciò che mi aveva annunciato Alex quella mattina, proprio poco dopo che avessi spedito la mia domanda d’iscrizione alla NYADA, i suoi genitori mi avevano invitato a cena da loro.
Io non sapevo nemmeno perché, mi sembrava fin troppo strano.
Avevo fatto qualche domanda ma Alex si era limitato a dirmi “stai tranquilla, vogliono solo conoscere la ragazza del loro figliolo”.
Poi aveva chiuso la chiamata lasciandomi a tu per tu con i “Bip bip bip” del telefono.
Ultimamente a causa dei miei impegni e delle prove per lo spettacolo , io ed Alex ci vedevamo molto di rado.
Per fortuna l’ultima gara di Cheerleading era stata spostata alla fine del mese, così da darci più spazio anche per organizzarci con i college e lo studio.
Il mio ragazzo era quasi sempre impegnato, ed io non capivo proprio perché. Era una rockstar e stava organizzando un tour con la sua band , certo, ma io iniziavo a sentire la sua mancanza.
Ovviamente, però, non mi azzardavo a dirglielo, per paura di combinare qualche casino.
La mattina del giorno dello spettacolo mi svegliai alla buon’ora per ripetere le canzoni, avevo una tremenda paura di stonare durante “In my life / A heart full of love “, la mia canzone preferita, che mi faceva pensare terribilmente ad Alex, nonostante dovessi cantarla con quell’idiota di Henry.
Il ruolo di Eponine era stato dato, per fortuna, a una ragazza che trovavo molto simpatica, si chiamava Lea ed aveva una voce fantastica, anche lei aveva fatto domanda alla NYADA.
Per quella sera sarebbe accaduto qualcosa, me lo sentivo. Il cielo non era azzurro, ma cosparso da migliaia di nuvoloni grigi che mi mettevano una certa ansia. Inoltre, mia madre e mio padre avrebbero partecipato al mio spettacolo, senza fare troppe storie e soprattutto orgogliosi della loro figlia.
Erano circa le tre del pomeriggio quando mia madre salii le scale per giungere nella mia camera, avevo sentito il ticchettio delle sue scarpe e già mi ero preparata con la porta spalancata.
-Ciao mamma- l’avevo salutata, e lei era venuta a sedersi sul mio letto a baldacchino.
-Tesoro, sei pronta per stasera?-
-insomma- risposi, scrollando le spalle e sedendomi al suo fianco.
-I costumi per le scene?-
-Sono nell’armadio, li prendo prima di andare-
-Non sei emozionata? Vi esibirete nel teatro al centro di Baltimora!- esclamò allungando una mano ad accarezzarmi la testa bionda.
-Sono agitatissima, per fortuna ci sarete tu, papà, Lexie, Alex, Jack, Zack, Rian, Cassadee…- iniziai a fare il conto delle persone che mi avrebbero sostenuta, erano davvero un mucchio, ora che ci pensavo.
Non vedevo l’ora di conoscere la ragazza di Rian, visto che ero una grande fan degli Hey Monday.
 -Sei cresciuta così tanto- sussurrò improvvisamente mia mamma, con lo stesso tono di Lexie il pomeriggio scorso, mentre vedeva le foto del nostro primo Halloween alle elementari.
-S-si…- balbettai, deglutendo e guardando fuori dalla finestra.
Come mai ultimamente tutti mi facevano notare che il tempo era passato? Passato anche per me? Perché?
Forse era l’ansia della mia partenza per New York, l’inizio di una nuova vita… in una grande città.
Per quanto io fossi cresciuta, ero comunque ancora molto spaventata da tutto quello che poteva succedermi, che potevo passare… la lontananza dalla persona che più amavo al mondo, dalla mia migliore amica…
-Tu ed Elliot siete il mio orgoglio. E anche di vostro padre, ne sono sicura- disse mia madre, passandosi una mano tra i capelli ondulati, facendomi sorridere.
-Grazie- risposi, poi aggiunsi –Quando tornerà Elliot? –
-Credo per l’estate, verrà qui con sua moglie e Suami-
-Suami è cresciuta tantissimo, ho visto una sua foto su Facebook ieri- esclamai, al dolce ricordo della mia nipotina.
-Tutto bene con Alexander?- domandò mia madre poco prima di uscire dalla mia camera, proprio sull’uscio della porta.
-Alla grande- risposi semplicemente, e poi la salutai con la mano rimanendo in piedi immobile, fino a quando non la vidi più, allora mi lanciai di peso sul letto e presi a piangere.
Le lacrime mi bagnavano il viso come se stesse piovendo, era evidente che troppe emozioni in pochi giorni mi avevano rotto un po’ l’equilibrio emotivo che avevo creato con le mie maschere.
Ed era meglio così, la vera Frannie ce l’aveva finalmente fatta a sbocciare.
 
 
 
Erano le venti e trenta in punto. L’orologio nello stanzino nel quale mi ero vestita e truccata come una perfetta fanciulla di fine Ottocento produceva un rumore che contribuiva a mettermi in ansia.
L’abito che indossavo era bianco e semplice; scollo a barca, bottoncini sul corpetto e gonna non troppo vaporosa.
I capelli erano legati in uno chignon sulla nuca che mi aveva fatto Lexie, come porta fortuna.
Il mio piedino si muoveva in modo convulsivo al ritmo di quel dannato orologio.
La prima parte dello spettacolo era andata molto bene, anzi, benissimo.
Il pubblico applaudiva ed era partecipe, gli attori tutti fantastici, specialmente la ragazza che aveva interpretato Fantine, la mamma del mio personaggio.
Per non parlare di Jean, nostro professore nonché regista di tutto lo spettacolo.
Avevo deciso di non stare in contatto con nessuno per tutto quel momento perché avevo troppa ansia e nervoso, avrei potuto rispondere male a qualcuno senza volerlo.
Ma in quel momento, a dieci minuti dalla mia entrata in scena ciò di cui avevo bisogno era Alex.
Volevo baciarlo, e sapere che era in mezzo a quella folla, in giacca e cravatta… non mi aiutava.
Mi alzai in piedi e, risoluta, andai a parlare con una delle organizzatrici.
-La prego, può andare a chiamare mio fratello? Devo dirgli una cosa fondamentale- balbettai, portandomi anche una mano sulla fronte, per fingere di stare sul serio male.
-Signorina io… io… corro, mi aspetti-
“Fatta!” esclamai, chiudendomi nuovamente nel mio camerino a contare i minuti che mi speravano dall’entrata in scena.
-Frannie?-
Quella voce. La sua voce.
Mi alzai di scatto e portai fuori dalla porticina dello stanzino solo la mia mano, per prendere Alex per la camicia e farlo entrare.
-Ciao. Tra cinque minuti entro in scena e…ho paura. Okay?- mugugnai, battendo numerose volte le ciglia per non scoppiare in lacrime.
Per qualche motivo a me sconosciuto, anche Alex sembrava agitato.
-Tutto ok?- mormorai, avvicinandolo a me per abbracciarlo.
-Benissimo, Frannie.-
Adoravo il modo in cui diceva il mio nome…
-Ti amo- gli dissi, alzandomi sulle braccia per lasciargli un bacio sulle labbra, che lui ovviamente non mi negò.
Ci staccammo solo quando dei movimenti dietro il sipario mi annunciarono che era ora di inoltrarmi nella scena Parigina dell’ottocento-.
-Buona fortuna amore- mi disse, carezzandomi una guancia con la mano e poi sparendo nuovamente via, per prendere posto nel pubblico, seduto in mezzo tra Lexie e Jack.
 
-Ragazzi, spaccheremo tutto!-
Questa fu l’esclamazione di Henry, che quella sera iniziava ad essermi di nuovo simpatico.
-Contaci- gli dissi, strizzando l’occhio.
-Ancora niente bacio sulle labbra alla fine, Cosette?- mi chiese, scherzando.
-Questa Cosette è di Alex- risposi facendo una smorfia, mettendolo immediatamente a tacere.
 
Poi entrammo in scena.
Sul palco il pubblico sembra lontano miglia, tante piccole pedine che ti osservano mentre dai il meglio di te.
Capii che quello era il mio posto, lo era sempre stato. E mi piaceva.
Mi piaceva tenere stretto il microfono, mi piaceva dover sudare sotto i riflettori, il battito del mio cuore che martellava nel petto per paura di dimenticare qualche battute, oppure semplicemente perché tutto il duro lavoro delle prove ti scorre nelle vene e non ti lascia andare quella dannata agitazione.
Quando fu il turno del mio assolo mi posizionai al centro del palco, tra Marius e Jean, alla mia estrema destra Eponine, nei suoi abiti malandati, con il suo cappellino e la sofferenza nel volto.
 
Presi un enorme respiro e iniziai a cantare, una dolce melodia mi usciva dalla bocca, trasformando l’aria in musica, fatta di  note e di chiavi di violino.
 
How strange
This feeling that my life's begun at last.

This change, Can people really fall in love so fast?
What's the matter with you, Cosette? Have you been too much on your own?
So many things unclear,so many things unknown.

 
Una lacrima mi rigò appena il visto quando iniziai a cantare.
Quelle parole, le sentivo talmente vicine… ero stata troppo sola, così tanto che ora il grande amore per Alex mi sembrava uno straordinario fenomeno.
Cercai di non piangere più per non compromettere la voce, quando fu il turno di duettare con Jean , strinsi la mano del professore in cerca di una sicurezza.
Volevo tanto che mio padre si ispirasse a quel personaggio. Un uomo buono e ricco di volontà e forza, che prende con se una bambina sfortunata per una promessa fatta a sua madre.
E che non ha paura di lasciarla andare con l’uomo che ama.
 
 
Quando fu il turno di Marius di iniziare a cantare mi voltai verso di lui con un sorriso, stava iniziando la seconda canzone “A heart full of love”, ed io non facevo che pensare ad Alex.
Al nostro incontro casuale, al suo sorriso abbattuto in ospedale quando gli avevo quasi tolto la vita.
E poi il nostro incontro al parco, il primo bacio in terrazza a casa All time low, la nostra prima volta, la paura che avevo avuto di dire ai miei della nostra relazione…
 
A heart full of love, No fear, no regrets…”
 
Non avevo più paura, non avevo mai avuto rimpianti.
Perché l’amore… l’amore non può essere spiegato, non può spaventare e non può fare del male.
Proprio perché tale.
 
 
Quando finimmo di cantare il pubblico era in delirio.
Avevo notato tutta la commissione della NYADA alzarsi in piedi e battere le mani con molto calore.
I miei genitori in fondo alla sala si tenevano per mano e mi sorridevano orgogliosi, così come i miei amici ed Alex, che sembrava ancora così agitato.
Mi domandavo se gli fosse successo qualcosa di brutto, ma cercavo di non farci troppo caso per non rovinarmi il momento.
Sorrisi , nonostante un groppo in gola per le troppe emozioni, poi strinsi la mano al professore e ad Henry e facemmo un inchino.
Gli applausi del pubblico ci accompagnarono fino alla fine dello spettacolo, che durò circa due ore e mezza.
Il preside della scuola ci ringraziò di cuore nel suo discorso e ricevemmo persino un premio per il tanto impegno.
Insomma, se Victor Hugo ci avesse visti si sarebbe innamorato della nostra rappresentazione.
Ero molto felice, perché non era proprio nei miei piani. Nonostante tutto ce l’avevo fatta, e pensare che non volevo nemmeno farlo il provino per la parte di Cosette.
 
Dopo le foto ricordo con il resto della compagnia, i fiori dei miei genitori, gli abbracci di Jack , Rian e Zack, i numerosi complimenti della mia Lexie e la conoscenza con Cassadee Pope, che avevo trovato adorabile, me ne tornai nel mio camerino, per bere un po’ d’acqua e riposarmi qualche minuto prima di tornare a casa.
Di Alex nemmeno l’ombra, avevo persino chiesto a Jack se stesse bene e lui mi aveva risposto con una risatina sospetta.
Mi guardai allo specchio, avevo addosso l’abito da sposa di Cosette, che riesce a coronare il suo sogno d’amore con Marius nonostante le mille difficoltà.
Feci una giravolta su me stessa, per essere molto giovane quel vestito mi donava, anzi, proprio l’immagine di “moglie” mi donava, con il viso buono e dai lineamenti docili che avevo.
Un lieve bussare alla finestra mi fece sobbalzare.
“Chi può essere?” pensai, precipitandomi subito ad aprire alla porta.
Davanti ai miei occhi, Alex Gaskarth. Il mio splendido ragazzo.
-Pensavo fossi sparito- gli dissi con la voce un po’ tremante.
Si grattò la nuca, scrollando le spalle.
-Hai perso la lingua?- domandai scherzosa, accarezzandogli con il dorso della mano la guancia, per quell’occasione aveva anche fatto la barba, sembrava più ragazzino.
-N-Non ancora. –
-Che succede, Alex?-
Spalancai gli occhi, notai che aveva le mani piantate nelle tasche e un sorriso stentato in volto.
-Io…io devo dirti una cosa…-
Il cuore perse un colpo, fu come ricevere un pugno nello stomaco. –Cosa?- domandai, iniziando a vagare con la mente, pensando alle cose peggiori.
Lo vidi respirare a fondo, poi inginocchiarsi davanti a me.
“Non può essere”, pensai, “Non sta succedendo davvero!”.
Quel gesto nei film e nei libri è premonitore solo di una cosa… di…
-Alex…- sussurrai quasi a me stessa, tenendo le mani serrate ai lati del vestito, stropicciando appena la stoffa nella mia stretta nervosa.
-Ci ho pensato a lungo e…credo sia la cosa giusta da fare…- mi disse , frugando nella tasca della sua giacca scura alla ricerca di qualcosa…
Lo guardai negli occhi, la sua tensione si leggeva chiaramente in quelle iridi nocciola così profonde, ora prive  di ogni sicurezza, particolarità di Alex che mi aveva da sempre affascinata.
-Francis Daniels, vuoi diventare mia moglie?- balbettò, guardandomi dritto negli occhi, sorridendo appena.
 
Quel momento rimarrà per sempre impresso nella mia mente, nei miei ricordi e soprattutto nel mio cuore.
La voce di Alex tremante e dolcissima, una scatolina rossa tra le sue mani e un anello delicato con un piccolo diamante al centro.
Il suo sorriso fresco e innamorato, i suoi occhi puntati nei miei in attesa di una risposta.
Socchiusi un attimo gli occhi e mi portai una mano sul cuore, che mi martellava nel petto veloce come un treno in corsa.
E proprio come un treno tantissime immagini mi passarono davanti agli occhi… volevo davvero condividere la mia vita con quell’uomo? Lo volevo davvero?
 
-S-si. Si- balbettai, battendo numerose volte le palpebre per evitare di scoppiare in lacrime.
Eppure gli occhi mi pizzicavano mentre anche Alex non riusciva a dire una parola, per paura di piangere.
Gli porsi la mia mano tremante e lui mi fasciò il dito con quell’anello delicato e stupendo.
-Alexander. Io ti amo…- sussurrai mentre si alzava e si posizionava davanti a me per baciarmi dolcemente le labbra, lasciandosi finalmente andare un po’ dopo tutta quella tensione che aveva accumulato.
-Hai davvero detto si?-  mi chiese, specchiandosi nelle mie iridi chiare e cingendomi i fianchi con le sue braccia.
-Si. Ho detto si. Voglio sposarti, Alex William Gaskarth- dissi con la voce ferma e il cuore in subbuglio.
Non avevo mai provato così tanta gioia nella Mia vita.
In quel momento non c’era nient’altro che mi preoccupava.
Avevo la certezza di una vita accanto al mio eroe, il mio Alex, il mio amore.
I miei genitori avrebbero capito, ne ero certa. Avrebbero compreso tutto l’amore che possedevo nel cuore per quella persona che mi aveva salvata dall’oblio, dalle mie paure, dalle mie maschere.

Salve! Comincio con il ringraziare tutti quelli che ancora leggono e seguono questa storia!
In particolar modo ringrazio di vero cuore chi recensisce e mi fa sapere la sua, è fondamentale per me *-*
Bene... che ne dite di questo capitolo? Ho aggiornato subito perchè questo pomeriggio non ho avuto niente da fare, poi ero in ansia io per Frannie quindi...ecco qua!
Alla prossima :)

_stargirl

  
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