Hi
Internet!
It's
Starlight here :D
E' da qualche giorno che avevo in testa questa scenetta.
Causa studio ho dovuto rimandare tutto a oggi.
L'ho scritto in pochissimo tempo (chiedete a Hamleys),
quindiiiii...
check it out e ditemi che ne pensate!
NB: Muoio dalla voglia di scrivere su Taylor Squared
quindi penso che la prossima volta tocchi a loro. *-*
Love!
Too late for you and your White Horse
“In
fairytales, the bad guy is always wearing a black cape and you always
know who he is.And then you wake up, you grow up..and when you grow up,
you realize that maybe Prince Charming isn't as easy ti find as you
thought and maybe the bad guy is not easy to spot.Maybe the bad guy is
not wearing a black cape.
In real life, the bad guy is actually really, really cute.”Intro di White Horse – Fearless Tour
-Pensavo
che non avrei mai conosciuto uno come lui -, confesso scrollando la
testa, ancora incredula, nonostante siano ormai sei mesi che stiamo
insieme, di avere avuto la fortuna di conoscere Cory. -E' come se..sì, è
come se lui sia tutto ciò che ho sempre voluto.-, aggiungo guardando
Abigail e cercando di farle capire tutto l'amore per provo per quel
ragazzo.
La pioggia ci ha fatto rifugiare in questo piccolo bar in cui ci
stiamo riscaldando a bere due cioccolate. Seduta accanto a me, la mia
amica sta tormentando la carta dello zucchero - piegandola e
ripiegandola, prima di arrotolarla completamente su se stessa - dopo
avermi chiesto gentilmente di Cory. Nonostante quanto le abbia detto,
non sembra contenta, anzi, il suo sguardo è fisso sulla carta dello
zucchero, come se non voglia guardarmi in viso, e gli angoli della bocca
sono vagamente piegati all'ingiù. “Chissà a che costa sta pensando..”,
mi viene ovvio chiedermi. -C'è qualcosa che dovresti sapere-, mi
confessa poi guardandomi finalmente negli occhi e lasciando perdere il
suo passatempo di carta.
La guardo perplessa. Cosa mai sarà successo?
Lei, senza tanti giri, mi versa letteralmente addosso tutto ciò
avrebbe voluto dirmi, a quanto dice, da giorni, senza trovare il
coraggio.
Non ho motivo di interromperla e rimango lì, a bocca aperta, mentre
sento il mio cuore scalfirsi a ogni frase del suo fiume di parole, come
delle piccole spade che, una volta sguainate, invece che colpire
direttamente il centro, si divertono sadicamente ad affondare di
striscio e provocare delle piccole ferite in superficie ancora più
brucianti.
Lei continua a parlare e io, improvvisamente completamente priva di
energia, nonostante non abbia mosso un dito per evitare i colpi di
quelle dannate spade, mi lascio andare sullo schienale della sedia senza
staccare lo sguardo dal suo viso.
Si vede benissimo che le dispiace dovermi riferire queste cose.
Le parole corrono una dietro l'altra come i periodi di un racconto che
ho già sentito raccontare più e più volte, sembra quasi che si sia
preparata questa storia da giorni, ma ormai non riesco più a sentire
niente, la mia mente sta cercando ancora di credere a quanto ho appena
sentito prima e mentre lo fa, sposto lo sguardo alla gente che passa
accanto alla vetrina del caffè, alle gocce di pioggia che come le
lacrime che sto cercando di reprime da quando Abigail ha iniziato a
parlare, rigano tristemente sul vetro del locale. Cory.
Essendo inverno, il buio è arrivato subito verso le sei di pomeriggio.
Accompagnata Abigail alla fermata dell'autobus ho deciso di tornare a
casa a piedi, dopo averla rassicurata di non volere compagnia. Mentre mi
incammino per strada i lampioni sul marciapiede cominciano ad
accendersi e una folata di vento lancia i miei ricci sciolti dietro la
schiena. Il colpo mi fa rabbrividire così mi allaccio meglio il cappotto
e mi infilo le mani in tasca per tenerle al caldo, camminando
velocemente.
Sto camminando in una strada che non conosco e non vedo nessuno sui marciapiedi.
Mentre mi distraggo a contemplare l'entrata di una casa con le luci
accese rallento il passo nel vedere una figura familiare: quella felpa
grigia, quei capelli scuri...Cory!
Il ragazzo regge con la mano sinistra una busta della spesa in braccio
contro il petto mentre con l'altra tiene le chiavi della macchina,
accorgendosi di non essere solo, si gira e rimane sorpreso nel vedere
proprio me. Fa per avvicinarsi e poi si ferma.
Io lo fisso, non riesco a staccare gli occhi dai suoi.
Lui espira, buttando fuori una nuvoletta di aria fredda.
Mentre stiamo lì impalati a fissarci una ragazza compare sugli scalini d'entrata.
Lei mi guarda perplessa e io la guardo ancora più sorpresa.
Ecco il colpo di spada finale: proprio in centro al cuore.
Cory si volta a guardarla e poi guarda ancora me.
Do un'ultima occhiata a Cory negli occhi sperando che dal mio sguardo
capisca quanto sono ferita e indietreggio prima che lui possa fare
qualsiasi cosa. Scuoto la testa cercando mi convincermi che ciò che ho
visto non è reale, volto le spalle a quelle due persone e corro via.
Non voglio assolutamente che mi vedano in lacrime.
Una volta a casa, mi siedo per terra nel primo posto che trovo e
scoppio drammaticamente a piangere. Mi stringo le ginocchia al petto e
lascio che tutte le lacrime sgorghino dai miei occhi.
Tornando a casa tutto ciò che riuscivo a pensare erano i momenti passati con Cory.
Non riesco a credere che lui abbia fatto una cosa del genere. Non lui.
Tutti gli abbracci, gli scherzi, i giochi, i baci...come in un film
una carrellata dei nostri momenti insieme mi passa davanti, mentre le
lacrime scorrono imperterrite sulle mie guance, interrotte ogni tanto da
qualche singhiozzo, dato che non riesco più a respirare.
“Che stupida”, penso, “Avrei dovuto saperlo...avrei dovuto saperlo...avrei dovuto saperlo.”
Non faccio che ripetermi altro.
Lui non era quel che pensavo. Non era il principe azzurro con il
cavallo bianco che sognavo da piccola quando il papà mi leggeva le
fiabe. E fino a ieri io credevo veramente che le cose fossero cambiate,
che avevo trovato la persona giusta che mi facesse sentire
incredibilmente bene come mai nessuno prima d'ora. Che avessi trovato il
mio lieto fine. Così perfetto, così dolce, così gentile... “Così
finto..”, non posso fare altro che concludere mentre cerco di asciugarmi
gli occhi inutilmente dato che non riesco a smettere di piangere.
Ma adesso so tutto:
Io non sono una di quelle principesse, questa non è una favola.
Questo film non esisterà mai.
Questa non è Hollywood, è solo una piccola città, è solo Nashville.
Improvvisamente il mio cellulare comincia a vibrare, lo estraggo dalla
tasca e guardo il nome che lampeggia sullo schermo: “Cory”, ovviamente.
Tiro su col naso e sospiro prima di rispondere.
Altro fiume di parole, altre frasi che non ho il coraggio di stare a sentire, milioni di scuse.
Mentre lui parla, guardo il mio viso sullo specchio davanti a me. Il
mascara mi è colato sulle guance e assomiglio vagamente a un triste
orsetto lavatore.
Cerco di immaginare il suo volto. Quella faccia da angelo che esce
solo quando lui ne ha bisogno, solo quando vuole qualcosa...mi sembra
quasi di vederlo.
Lo immagino in ginocchio di fronte a me, supplicando il mio perdono, supplicando me.
-Tutto ciò che voglio sei tu.-, dice sospirando. -Mi ami?-
Lo amo? Di colpo mi torna in mente la scena fuori da casa sua e gli sbatto giù il telefono.
Mi alzo e cammino avanti e indietro per la camera.
E' vero, sono stata ingenua, pensavo veramente di aver trovato il mio principe.
E' vero, non sono una principessa, ma un giorno troverò qualcuno che mi tratterà veramente bene.
Di certo non lui e il suo inesistente cavallo bianco.
Sono in piedi con le spalle al muro e le braccia incrociate al petto,
quando il cellulare torna a vibrare e rispondo subito alla chiamata.
-Mi ami?-, ripete.
-...sì.-, dico annuendo anche se lui non mi può vedere.
-Puoi darmi un'altra opportunità?-
Vedo io e lui sdraiati sul divano, io in braccio a lui, mentre ride beatamente per una mia battuta.
Vedo Abigail che mi racconta tutto.
I suoi occhi proprio davanti ai miei, fronte contro fronte, prima di baciarci.
Le gocce di pioggia sulla vetrina.
Le nostre mani intrecciate insieme.
Il suo ultimo sguardo davanti alla sua vera fidanzata.
-No.- , articolo prima di staccare il telefono dall'orecchio,
terminare la chiamata e, con ancora il telefono in mano, scoppiare in
altri singhiozzi. Prima di crollare lentamente a terra facendo scorrere
la schiena sul muro e coprirmi gli occhi con una mano.
Now it's too late for you and your white horse to catch me now.