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Autore: Everlong    20/06/2013    3 recensioni
Daniel si è appena trasferito a Londra, vive in un piccolo appartamento da solo. Le principali cause del suo cambiamento di vita sono la voglia di stare lontano dalla famiglia e continuare gli studi all'estero. Sin dai primi giorni una presenza del tutto sconosciuta lo infastidisce, costringendolo a passare più della metà delle giornate fuori casa.
Genere: Horror, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Salii nel loro furgoncino, era malmesso ed emanava anni novanta dappertutto. Il ragazzo con gli occhiali, Deryck, si mise a guidare mentre noi dietro iniziammo a fare baccano. Mi offrirono della Marijuana, non avevo mai avuto a che fare con essa in precedenza, ma di sicuro aiutò a sollevarmi il morale nonostante quel che successe la notte precedente. Arrivammo alla villetta in più o meno trenta minuti o forse di più, tornai lucido solo dopo aver iniziato a pranzare, il cibo era squisito. Iniziai ad apprezzare il cibo inglese e la droga. Durante il pranzo volevo confessare tutto ciò che mi successe fino a quel momento. "So che non mi crederete" - dissi angosciato. - "Ma qualcuno mi perseguita, mi ha distrutto la camera, mi ha rubato il cellulare e mi ha bloccato in ascensore ieri!" Udì qualche risatina. "Daniel.." - ribatté il tizio dal dilatatore enorme. - "E' evidente che sei ancora sotto l'effetto della Marijuana,, non esistono i mostri!" Non ci rimasi male, fu più che scontato che non ci credessero. Dopo aver mangiati feci la conoscenza del cucciolone di casa, un bel labrador bianco di due anni, si chiamava come me, Daniel. Iniziai a giocare con lui, avevo la passione per i cani, era molto educato e silenzioso, dopo essersi messo a pancia in su iniziò a parlarmi. "Dovresti ucciderli tutti, non credi Daniel?" - sussurrò. -"Sarebbero un bello spuntino per questo cucciolone". Mi alzai subito dal pavimento e me ne andai inventandomi un motivo. Tornai a casa impiegando il doppio del tempo che ho dovuto metterci con il furgone. Mentre attraversai le strisce pedonali che separavano casa mia dal supermarket un auto in corsa cercò di prendermi, menomale che arrivai al marciapiede in tempo. Prima di salire controllai se il postino lasciò qualcosa per me, niente. Dopotutto, mi chiesi che senso avevo farlo. Aprì la porta, buttai la tracolla sul letto, accesi la televisione per "non sentirmi solo" e presi della biancheria intima e dei vestiti, poi mi diressi verso il bagno, era una giornata particolarmente soleggiata e nell'università faceva pure caldo quindi ero tutto sudato. Presi la maniglia ed spalancai la porta, ero felice. Purtroppo quell'emozione non durò a lungo. Trovai sotto il lavandino il cadavere di una ragazza, doveva avere circa diciotto o diciannove anni, aveva i capelli di un biondo acceso, erano legati. Urlai dallo spavento e feci cadere tutto a terra. Era in una pozza di sangue e il lavandino era intasato di sangue, galleggiavano anche delle lamette. I suoi polsi erano pieni di tagli. Indossava solo una maglietta con ovviamente la sua biancheria, era vestita come per stare in casa. Ha alzato lo sguardo, mi ha visto e ha poggiato la testa alla parete. Il mio cuore batteva fortissimo e non sapevo che fare, non avevo nemmeno il cellulare per chiamare l'ambulanza quindi decisi di chiedere ai vicini, suonai più volte ai campanelli ma nessuno mi rispose, non c'era una persona tranne me e lei nel palazzo. Esausto tornai a vedere se respirava ancora ma non la trovai più. Cercai per casa ma niente, scomparsa. Scomparsa come la mia sanità mentale. Eppure le pozze di sangue rimasero lì quindi non me lo sognai. La domanda su chi fosse lei mi apparve in mente ogni giorno della mia vita fino al mio ultimo battito.
  
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