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Autore: MaxT    05/01/2008    3 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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25-il ciclone irene  
Cara Melisanna, grazie per il tuo costante incoraggiamento. Continuo a seguire con molto interesse la tua fiction.

Come al solito, c' è la possibilità di discutere più in dettaglio al  http://freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=4642&idd=8397&p=3. 
Prima o poi cercherò di rivitalizzare quel topic. Tutte le recensioni, le critiche costruttive ed i commenti sono benvenuti.

Questo capitolo è più rilassato del precedente, ed il problema della segretezza sembra avere trovato una facile soluzione dopo due settimane di tensione. Sara davvero così?


 

PROFEZIE


Riassunto delle puntate precedenti 
Elyon affida a Vera, una copia di sè stessa che appare come una ragazza più grande, l'incarico di rintracciare le gocce astrali, le sosia create dalle guardiane, e ribellatesi ad esse più di un anno prima .
La goccia di Cornelia si chiama Carol. Quella di Irma, Irene. Quella di Hay Lin, Pao Chai. Quella di Taranee, Terry. Quella di Will, Wanda.
Elyon propone alle gocce di collaborare con Vera a raccogliere informazioni tecnologiche per modernizzare Meridian.
Vera dimostra subito di essere in grado di materializzare documenti e denaro falsi, ma perfetti. Le gocce sono entusiaste di lei, tranne Carol, che ne è gelosa e vorrebbe riprendere i contatti direttamente con Elyon. 
Le gocce si trasferiscono, con Vera, in due eleganti appartamenti contigui. Come copertura, fingeranno di essere delle studentesse universitarie; ognuna riceve una lista di argomenti e l'incarico di individuare degli esperti su ciascuno. 
Per fare fronte a futuri incarichi e imprevisti, Elyon e Vera decidono di addestrare le gocce ai poteri mentali, quali la lettura e trasmissione del pensiero, lo sguardo del comando e la telecinesi.
In alcune occasioni, le ragazze commettono goffaggini che attirano l'attenzione della polizia e perfino dei giornali.
Wanda convince Vera che la polizia segreta, che già la ha rapita in passato quando era la goccia di Will, potrebbe rimettersi sulle loro tracce. Il problema della segretezza crea alcune situazioni tese.

Cap. 25

Il ciclone Irene



Camera di Irene, inizi di Settembre

‘E con ciò?’.
Irene  ha sempre adorato questa frase dal suono impertinente.
Ma, nell’ultima settimana, deve molto di più a queste tre paroline, troppo umili e banali per sembrare una formula magica. Invece questa frasetta sbarazzina ha dissolto tutti i terrori di domande senza una risposta convincente, di sguardi sospettosi ed indagatori, di gaffes dalle conseguenze imprevedibili.
Soprattutto, ha dissolto le paranoie spionistiche di Vera e di Wanda, un incubo per tutte loro, e da allora la vita ha ripreso a sorridere.
Irene apre gli occhi nella camera buia, cercando le cifre rosse proiettate sul soffitto dalla radiosveglia. Le quattro e dodici. Si è svegliata prestissimo, ripensando eccitata allo splendido pomeriggio che ha passato.
Appena dopo pranzo, ha salutato tutte le amiche ed è andata all’università, dicendo che voleva consultare la biblioteca della facoltà di agraria. La avevano guardata uscire con sorrisini di intesa. Perfino Vera ha solo alzato un sopracciglio, senza fare obiezioni. E poi, perché avrebbe dovuto brontolare? Fino all’università Irene ci è andata davvero, e poi si è pure guardata in giro per scegliere qualcuno a cui chiedere della biblioteca. La facoltà aveva ricominciato ad essere affollata per gli appelli dei primi di settembre, e lei è stata una buona mezz’ora a godersi l’imbarazzo della scelta.
Alla fine, un bel ragazzo ha ricambiato la sua lunga occhiata. Quello sguardo le è piaciuto subito. Whow, lui aveva tutta l’aria di uno che sa dov’è la biblioteca di … come si chiama … di agraria. Un lampo di occhioni, e lei lo ha subito eletto a suo salvatore.
Strofina il viso sul cuscino, con voluttà. Frank. Frank Cowlinger, il più bel Frank del mondo. Per me.

Fin dalle prime parole lei ha capito di avere fatto colpo. Da quando ha ritrovato la sua bella linea originale, che aveva perso tra i frollini, questo le è molto più facile. Grazie, Vera. Lo devo a te.
Il bel Frank si è subito sentito investito della responsabilità di aiutare questa nuova arrivata in difficoltà, mostrandogli la posizione di tutte le biblioteche, dei laboratori e delle aule didattiche della facoltà di agraria, e, finite queste, anche quelle della vicina facoltà di veterinaria.
Dopo mezz’ora di giro turistico si sono seduti su un muretto. Tra battiti di ciglia e domande sull’università, il discorso è scivolato sui segni zodiacali, un argomento ottimo come biglietto da visita anche per chi non ci crede affatto.
Esaurito l’argomento, lei ha improvvisato le storie della sua infanzia in un orfanotrofio, raccontandole con tanto brio che, dopo un breve momento di compassione iniziale, poteva quasi percepire il rimpianto del ragazzo per essere cresciuto in una banalissima famiglia normale. Quanto ci hanno riso assieme!
Per la prima volta, un muretto di cemento le è apparso così comodo che, qualche ora dopo, ha telefonato alle amiche di prepararsi la cena da sole.
Frank le ha fatto passare una serata da sogno. Grazie, caro. Grazie, occhi buoni. Grazie, bellissimo.
E le altre? Le sue amiche? Una giornata così, sprecata sui computer? Non si può. Così serie, così comprese nel loro compito… Deve fare qualcosa per movimentare questa vita troppo riservata. Domattina ci penserà lei. Le sta venendo un’idea irresistibile…
Sìììì! Non può non farlo!!!
Si sente sveglia come un grillo, e apre gli occhi nella semioscurità. Le cinque e zero sei. Ancora quattro ore scarse…
I poster alle pareti appaiono come vaghe sagome rettangolari, ma lei può immaginare il sorriso complice di Karmilla e degli altri suoi divi che le ammiccano: ‘Sei brava, Irene! Fagli vedere cosa sai fare!’.
 

Soggiorno, ore 09.00

“Ci siamo tutte?”, chiede Vera. E’ una domanda retorica, naturalmente, soprattutto se fatta osservando il posto vuoto tra Wanda e Carol. “E Irene?”.
“E’ andata un attimo in bagno”, ridacchia Pao Chai. “Sai, alla pancia non si comanda”.
“Soprattutto alla sua”, completa Carol con nonchalance.
“Bene, ragazze”, riprende Vera, aprendo un notes. “Oggi dovremo definire le priorità per…”.

Un tremolio ai margini del campo visivo cattura la sua attenzione.
La Luce di Meridian appare nello splendore dei suoi paramenti reali. La sua vocetta intona: “Sorpresa, ragazzeeee”.
“Ehi, Ellie…”. Richiude il notes. “Ti aspettavamo per domani mattina”.
“Scusa, cara, ho dovuto anticipare… la giornata di domani sarà tutta impegnata a Meridian”. Si siede  nella sedia vuota tra Vera e Wanda, che le fanno posto.
“L’inaugurazione della fiera dell’artigianato? Non era di pomeriggio?”.
“Fosse solo quella… ti racconterò”. Sorride guardandole tutte. “E Irene?”.
“E’ in bagno”, si affretta a rispondere Pao Chai con un risolino.
“In seduta di gabinetto”, completa Carol. “Un po’ come i tuoi ministri”.

Vera si schiarisce la voce. “Ho qualcosa da mostrarti”.  Si alza a prendere alcuni oggetti da un cassettone. Estrae con delicatezza un elicotterino lungo venti centimetri, lo depone sul tavolo davanti a lei, e conclude con uno sguardo da Sono brava?.
“Wow!”. La regina avvicina il suo viso al giocattolo, e lo sfiora con i polpastrelli.
 “Per fortuna era nell’hangar”,  commenta Vera, “Altrimenti lo scroscio dell’altra notte sarebbe stato più tragico di mille sguardi indiscreti”.
“E’ una favola. Così sottile… è fragile?”.
“Non molto. Dopo che P……  che qualcuna l’ha stritolato tra le dita senza volerlo, ho fatto un incantesimo protettivo che gli mantiene la forma”. Lo riguarda con orgoglio.
“E’ perfetto! Anche questo è una copia?”.
“Sì, come tutto. Non abbiamo mai rubato niente. Ma aspetta, ci sono altre sorprese”. Estrae dal cassetto qualcosa di vagamente simile ad un albero di Natale di filo di ferro legato ad alcune scatoline penzolanti. “Questa è una centrale per i telefonini cellulari, non so come si chiama”.
Carol si schiarisce la voce. “Quella non è stata proprio un’operazione esemplare. Hai… è stato causato un blackout dei telefonini di quaranta minuti”.
“Grazie, Carol”, le risponde con sarcasmo mentre estrae dal cassetto un altro oggettino, simile ad una gomma da matita. “Ed ecco un campione di telefonino in scala ridotta”.
“Grande!”, commenta estasiata Sua Altezza Reale. Se c’era ironia, non si è sentita.
“Beh, non esageriamo”, si schermisce Vera. “Non è stato così difficile copiare il telefonino di Carol”.
“A pensarci, non ci sarà anche la copia della mia rubrica lì dentro?”, chiede sospettosa la padrona.
Elyon lo prende delicatamente nel palmo. “Non preoccuparti, perché mai dovrei curiosare?”. Chiude la mano, facendo sparire l’oggetto come per un inspiegabile gioco di prestigio.
Mentre Carol aggrotta le sopracciglia, Pao Chai ridacchia. “Racconta del distributore del caffè”.
Vera estrae dal cassetto un aggeggio simile ad una scatola di fiammiferi. “C’è anche quello, anche se non cambierà molto la vita di Meridian”.
“Vabbè, caffè ristretto”, risponde seriamente Terry.
Pao Chai continua a ridacchiare. “Racconta della copia che hai fatto per casa nostra, e che hai cercato di ingrandire”.
Vera la guarda storto. Cos’ha da ridere così, quest’anatra mandarina? “Dopo mezza giornata di lavoro, il coso non ha superato i trenta centimetri. Alla tua Barbie è piaciuto, Pao?”.
L’altra ridacchia sempre di più.
“Come mai così allegra oggi?”, chiede Vera irritata. “La tua bambola ti ha offerto da fumare qualcosa di strano?”.
Ovviamente la domanda non fa che aumentare i risolini.
Elyon fa un’espressione disorientata. “Vi divertite , qui….”.
“Beh, c’è chi lavora, anche, quando le altre glielo permettono”, risponde Vera un po’ indispettita. “Ora tieniti forte, ecco un’autogru da diciotto tonnellate”. Deposita sul tavolo un giocattolone giallo.  “E il gruppo elettrogeno…”. Depone davanti al gruppo un oggetto che sembra un ibrido tra un triciclo ed un frigorifero.
Elyon li sfiora con un dito. “Brava! Bravissima!”, poi li spinge lontano e torna a coccolarsi l’elicottero.

D’improvviso nota che Pao smette di ridacchiare, spalanca gli occhi nel miglior stile manga e fissa sbalordita alle sue spalle. Tutte le altre si fanno stupite, e gli sguardi si muovono tra lei ed un punto indistinto vicino alla finestra. Vuoi vedere che…
Si volta. Alle sue spalle c’è un’altra Elyon, con uno di quei completini grigioazzurri che le sono abituali e un’aria seccata che, invece, le è nuova.

La nuova arrivata rompe il silenzio sbalordito: “Irene… ma cosa combini?”.
“Io… io volevo solo scherzare un po’”, si giustifica la reginetta, mentre lo spettacolare abito reale si trasforma in una canottiera, e la figura acquista il viso e la corporatura di Irene.
Elyon tamburella col piede.“Allora, mi hai fatto il verso?”.
“Ci hai prese in giro!”, sbotta incredula Vera. “Ecco cos’aveva da ridere Pao Chai!”.
“Ma come!”. Elyon si rivolge a tutte, indignata. “Non vi accorgevate che è un’ignobile parodia?”.
Guarda le altre. Sei sguardi imbarazzati.
“Veramente, no”, risponde Vera. “Neanche un sospetto”.
Wanda scuote la testa. “Era perfetta in ogni dettaglio”.
“La voce, il modo di muoversi…è stata abilissima”, aggiunge Therese.
“Grazie”, risponde Irene con la testa incassata tra le spalle, come se aspettasse il crollo del soffitto.
Elyon sembra scandalizzata. “Ma… Ho davvero quella vocina? Quella cantilena?”.
Altri sguardi imbarazzati.
“A noi piaci così”, risponde Carol.
“Perché ti disprezzi?”, fa eco Vera. “Ti vogliamo bene tutte”. Sorrisone di incoraggiamento.
Lo sguardo deluso di Elyon si posa sulla grande attrice. “Irene, fatti vedere. Oggi mi sembri diversa”.
L’altra si alza, sfoggiando orgogliosa la sua ritrovata forma fisica. “Niente male, vero?”.
Carol la guarda con sufficienza. “Come avrai capito, alla prima prova di trasformazione corporea si è dimenticata sette chili da qualche parte nell’iperspazio”. Sorrisino. “Speriamo che duri. Tutte le passioni di Irene sono del tipo che fa crescere la pancia”.

“Torniamo in argomento?”, chiede Wanda impaziente. Certi lazzi riescono sempre ad adombrarla.
“Certo”, riprende Vera. “Siediti qui, Ellie. Come hai già capito, l’altro giorno ho iniziato ad addestrarle alle trasformazioni corporee. Irene è particolarmente abile, anche ad imitare le voci e le mimiche”.
“Ho visto”.
Terry rompe il suo silenzio serioso. “Irene è sempre stata un’imitatrice abile, anche prima di sapersi trasformare”.
Pao Chai si entusiasma: “Sì, non hai mai visto la sua imitazione di Carol?”. Si accorge troppo tardi di avere parlato troppo.
Gli occhi della bionda lampeggiano con ira. “Irene… come hai osato?”.
“Non c’era niente di offensivo”, si affretta a chiarire Pao, spaventata dal luccichio sinistro di quello sguardo.
“Era una cosa innocua, tra noi”, minimizza con calma Therese.
Non basta a placare la superbionda. “Sei fortunata, Irene. Non riuscirei a farti fare, neanche volendolo, una figuraccia come quelle che fai da sola!”.
L’altra si erge in tutta la sua statura ed imita l’espressione sdegnata di Carol. “Non è colpa mia se la creatività ti scarseggia”.
Un lungo sguardo torvo le cala dall’alto.“E rendimi il mio cellulare!”. Tende il palmo per riprenderselo.
Irene apre la sua mano. L’oggettino a forma di gomma è lì. “Elyon, questo fa parte del tuo bottino”. Glielo porge, ignorando l’intimazione.
“Grazie”. Elyon lo prende. “Non preoccuparti, Carol cara, non spierò la tua rubrica”. Il suo sguardo cade sugli altri oggetti sul tavolo.
Vera cerca di riprendere l’iniziativa. “Prima di essere interrotta, stavo per mostrarti le nostre prede della settimana. Un elicottero, un’autogru…”.
“Ho visto. Vera, hai fatto un lavoro splendido”. Elyon si siede accanto a lei, ed accarezza gli oggettini sul tavolo, come se fossero troppo delicati per poter essere afferrati. “Li porterò ad ingrandire oggi stesso”. Fa un gesto delicato, come se spazzasse le briciole dal tavolo con il taglio della mano.
Le gocce hanno già visto troppo per meravigliarsi di quella semplice magia che fa sparire gli oggetti, come ingoiati dal palmo. Ormai lo sanno fare loro stesse. Tasca dimensionale, la chiamano.
Elyon nota il viso un po’ deluso di Vera. Gli scherzi di Irene le hanno un po’ sciupato il suo momento di trionfo settimanale. “E, cara, sei riuscita a mettere a punto quella suggestione che dicevi?”.
“Certo”, riprende Vera con nuovo orgoglio. “Funziona a meraviglia, e senza provocare amnesie. Puoi dire qualunque cosa, anche ‘Era una notte buia e tempestosa, ma nel cielo risplendeva il sole’, poi, quando ti accorgi che ti guardano poco convinti, basta una rapida procedura mentale, e dirgli ‘E con ciò?’, e gli altri non vedono più alcuna incongruenza”.
“Fantastico!”, conviene Elyon. “Ma… quale incongruenza?”.
Nota il sorrisino soddisfatto di Vera e qualche sguardo imbarazzato dalle altre. “Ah… me l’hai fatta!”, deve ammettere.
“Scusa Ellie. E’ stata solo una prova. Con la gente normale, l’effetto è permanente, almeno così credo”.

Torna ad aprire il notes. “Queste sono tutte le novità. Oggi volevo parlare delle priorità nell’individuare i nomi degli esperti. L’anno accademico sta per iniziare”.
“E l’estate sta per finire!”, salta su Irene. Apre le tende per mostrare la bella giornata soleggiata. “Diglielo anche tu, Elyon. Di giornate così, prima dell’autunno, ce ne restano poche. Tra addestramento, riunioni e cospirazioni varie, la nostra estate è volata via senza vacanze”. Irene guarda le altre. “E se passassimo la giornata in spiaggia, a Lasthorn, facendo finta di essere ragazze normali?”.
Vera storce il viso. “Irene, per oggi hai passato il segno. Sai che abbiamo delle scadenze, e…”.
Elyon la interrompe delicatamente con una mano sulla spalla. “Avete fatto un ottimo lavoro. Soprattutto tu, cara. Andate pure, una giornata non ci creerà problemi”.
Vera la guarda con un po’ di disappunto, poi richiude di nuovo il notes. Cara Irene, oggi me l’hai fatta già due volte. “Vieni anche tu, Ellie?”.
“Non so…”, risponde incerta.
“Io non vengo, scusate”, taglia corto Carol. “Di pomeriggio devo andare in negozio. E poi, l’abbronzatura con i segni del costume per me è un problema”.
Allo sguardo interrogativo di Elyon, Terry risponde: “Lei fa la fotomodella”.
La Luce di Meridian la guarda ammirata. “Non ho mai visto le tue foto”.
Si sente qualche colpetto di tosse imbarazzato.
Vera cerca ancora di riprendere l’iniziativa. “Va bene, ragazze. Ne approfitteremo per un addestramento. Prima ci trasformiamo in uccelli, poi…”.
“Ma dai”, la interrompe Irene. “Sentiamoci delle ragazze normali, una volta tanto. Vacanza vuol dire vacanza!”. Tira fuori da un cassetto un orario ferroviario con un biglietto giallo già inserito tra le pagine. “Se prendiamo il treno alle…” , dice scrutando una pagina, “… ecco qui… alle dieci e quindici, in un’ora saremo in spiaggia”.
“Ma come!”, sbotta Wanda. “E non ti interessa trasformarti in uccello?”.
“Magari domani”, concede Irene. “Oggi voglio stare in mezzo alla gente”.
“Ma sì, facciamo uno strappo”, concorda Terry. “Tanto per ricordare com’è la via delle persone normali”. Si rivolge alla biondina in grigioazzurro. “Vieni anche tu, allora?”.
La Luce di Meridian deglutisce, combattuta e triste. “Mi piacerebbe tanto… Forse… Ma andate, non aspettatemi”. Saluta agitando le dita.
L’ultima cosa che distinguono mentre svanisce è il suo sorrisino di rimpianto.
 

Venti minuti dopo
 

Ormai la casa è di nuovo silenziosa. L’orda delle gitanti è partita.
Carol, seduta sul divano, ricorda la risata chiassosa di Irene, Wanda tutta muscoli che la invita a farsi una nuotata, il sorrisino di Pao che le è venuta vicino come per un’ultima supplica di venire, il saluto cortese e un po’ freddo di Terry, che ha allungato il collo nel soggiorno per capire che libro lei avesse in mano, ed infine lo sguardo distratto di Vera che sembrava ancora pensare alle scadenze saltate.
Invero, Carol non se l’è sentita di accodarsi: andare dietro come una gregaria ad una Irene scatenata, guardare le altre nuotare come pesci mentre lei entra in mare con passo incerto per evitare le pietre e i granchi, sudare al sole, scottarsi e riempirsi di sabbia, e soprattutto rischiare le figuracce che quella là vorrebbe sempre farle fare… perché dovrebbe? Non è il suo terreno.
L’unica cosa che la consola è che anche Vera ha dovuto subire l’iniziativa del ciclone Irene. Si vede che non ha voluto dimostrarsi autoritaria davanti ad Elyon…

Carol sfoglia il libro, godendosi la solitudine ed il grande divano di pelle scura del soggiorno.
1984, di George Orwell. Terry lo ha passato a Vera, che l’ha divorato in un giorno, poi è passato tra le mani di Wanda che l’ha preso molto sul serio. Pao Chai lo ha messo giù, turbata, dopo avere letto poche righe. Irene, invece, appena scorso il titolo ha scrollato le spalle, chiedendo perché tutte si interessassero di storia passata.

DIN-DONN

Il campanello d’ingresso. Chi sarà? Non è l’ora del postino. Si alza per aprire.
“Elyon!”.
Due occhi grigi quasi da bambina la guardano da sotto un voluminoso caschetto di capelli. “Ciao, Carol. Ti disturbo?”.
“No, no, entra… ma come mai? Di solito appari…”. Si interrompe, circospetta, e aspetta di chiudere la porta per finire. “… Appari già in casa”.
La più piccola le sorride con un insolito imbarazzo. “Ho voluto cambiare”.
“Vieni al divano. Ma… c’è qualcosa? Mi sembri strana”. Uno sguardo sospettoso. “Non sarà un altro scherzo?”.
“No, sono proprio io. Sono venuta per parlarti”.
“Con me?”. Carol si siede di fronte a lei, incredula.
Elyon assente. In un momento di silenzio, il suo sguardo cade sul libro appoggiato sul tavolino. “Cosa leggi di bello?”. L’espressione si fa ancora più turbata. “1984?”.
“Lo sto per iniziare”, risponde Carol. “Lo conosci già?”.
“Fin troppo bene”. Si rabbuia. “Mi ricorda… ma non parliamone ora”.
“Come vuoi”.
Dopo un lungo silenzio imbarazzato, le parole di Elyon si fanno strada a fatica: “Carol, sono davvero così come mi ha imitata Irene?”.
“…”.
“Con quell’aria da bambina petulante?”.
Carol la guarda a lungo, cercando di capire che cosa voglia l’altra. “Ellie, cosa c’è che non va in te? Io ho adorato il tuo modo di fare fin da prima di esistere”.
“Grazie, cara”. Elyon non ha dubbi su cosa significhi quella frase paradossale. “Però io sento di dovermi dare una mossa”.
“Perchè?”.
“Perché vivo in una specie di campana di vetro. A corte, sono riverita per qualunque scemenza io dica e faccia. Riesco a trovare qualche pensiero sincero solo quando non sono consapevoli della mia presenza”.
Non penserà mica che le mentiamo? E come potremmo? “Ma Irene non stava…”.
“Non me la sono certo presa con Irene”, risponde con un cenno noncurante. Poi torna quell’espressione incerta. “Però io non mi vedevo così, capisci?”.
“Credo…”. Doveva essere solo uno scherzo… che vaso di Pandora ha aperto?
“Io faccio una vita della quale non esiste l’uguale”. La Luce di Meridian guarda lontano, persa oltre la finestra. “So, e so fare, cose che sono al di fuori della portata di chiunque. Sono l’unica iniziata a molti misteri!”. Il momento di autocelebrazione finisce. Elyon affonda nel divano. “Nonostante questo, oggi mi sento una bambina goffa e viziata. Divento sempre più imbranata, capisci?”.
Carol le sfiora la spalla. “Sei rimasta male per l’imitazione. Anch’io, quando ho sentito la mia voce registrata, sono rimasta delusa”. Fa una caricatura di voce nasale. “Signore e soprattutto signori, ecco la grande Carol Hair”.
Elyon fa un sorrisino divertito, ma dura solo un attimo. “Non è cosa solo di oggi. Mi succede spesso. Mi sono abituata ad usare la telecinesi per ogni scemenza, il teletrasporto anche per andare in bagno, ed a leggere il pensiero invece di ascoltare. Ho paura di allontanarmi sempre di più dalle altre persone, e anche dal loro modo di sentire e di vivere”. Gli occhi le si inumidiscono. “Di veder invecchiare e morire le persone a cui voglio bene, e di essere troppo lontana ed aliena per farmi nuovi amici”.
Carol le prende una mano tra le sue. “Non ti allontanerai, se non vuoi”.
“Non lo voglio. Non in questo momento”.
“Hai bisogno di amiche, Ellie?”. Anche io. Tanto, anche se è duro ammetterlo.
“So che mi volete bene, voi, Cornelia e le altre, la gente di Meridian… In questo momento vorrei imparare a stare con gli altri”.
Carol accenna ad alzarsi dal divano. “Vuoi che raggiungiamo le altre al mare?”. Spero proprio di no.
L’altra si tormenta le trecce. “Non so… paragonarmi con loro… tutte ragazze vissute, con fisici da modelle… Mentre io…”.
“Allora capiti male. Io sono la più vissuta di tutte, e nel gruppo sono l’unica che fa davvero la fotomodella”. La guarda a lungo. “Ellie, devo dirti il vero, non ho capito che cosa vuoi”.
Elyon resta un attimo interdetta. “Scusa, cara. So che ho fatto confusione, ho detto tutto ed il contrario di tutto… prendilo come uno sfogo”. Tace un attimo, raccogliendo le idee.  “Quello che vorrei da te, Carol, è che mi insegnassi qualcosa del tuo modo di essere. Della disinvoltura con cui affronti il mondo”.
“…”. Ma cosa vuole dire con ciò?
“In un anno e mezzo, sei passata dal modo di vivere e di pensare di Cornelia a quello di una donna navigata”.
Una stilettata. Cornelia… “Ellie, ciò che vorrei di più al mondo è avere quello che ha lei. Una famiglia che la amerà qualunque cosa possa fare. La sicurezza economica, senza dipendere da Vera. Vorrei non dover fingere quando non ho voglia. Insomma, tutto quello che ho fatto è stato solo un ripiego”. Le molla la mano. “Per me sarebbe un onore insegnarti quello che posso. Ma, credimi, troppe cose non ti piacerebbero”.
Elyon le riprende la mano con foga. “Mi interesseranno comunque. Ti prego! Sono stufa di vivere in mezzo all’ovatta, come se fossi di cristallo! Portami a conoscere gli ambienti che frequenti!”.
Si rende conto di cosa mi chiede? “Ti ci troveresti a disagio. Sono ambienti molto… adulti”.
Elyon assente. “Lo sai, sono in grado di assumere qualunque aspetto”.
Fosse solo per questo… “Se vuoi sembrare cresciuta, fallo, e andiamo in spiaggia con le altre”.
“Ti prego!”. La trattiene per una spalla. “Carol, facciamo così: tu mi insegnerai come fai a muoverti con tanta disinvoltura, ed io ti insegnerò qualcosa di ciò che so io”.
Gli occhi di Carol brillano. La magia di Meridian. I segreti di un mondo misterioso. I pensieri di una regina onnipotente. “Se proprio lo vuoi, Ellie cara…”.
 
 

  
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