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Autore: Maharet    21/06/2013    3 recensioni
La scomparsa di una persona cara é sempre un duro colpo, soprattutto se l'incertezza sul suo destino impedisce di guardare avanti. Sono passati cinque anni dalla scomparsa di Alec, e ormai solo le due persone a lui più vicine non si rassegnano a crederlo morto. Ma a volte nemmeno la morte riesce a recidere legami così forti, e forse la speranza di Magnus e Jace non é del tutto vana...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati cinque anni dalla scomparsa di Alec. La maggior parte degli Shadowhunters erano ormai convinti che fosse morto, e che la sparizione del suo corpo dal cimitero cittadino fosse solo il macabro gesto di qualche fanatico dei film horror, attirato forse dalle protezioni contro il ritorno che il Concilio aveva decretato fossero poste intorno alla sua tomba.

Ma coloro che gli erano stati più vicini non si erano ancora arresi all’evidenza. Jace e Magnus erano seduti ad uno dei tavoli di Taki’s, intenti per l’ennesima volta a trovare una spiegazione a quanto era accaduto. La centesima, forse. Mese dopo mese, anno dopo anno le possibilità si erano assottigliate. C’erano state altre persone sedute insieme a loro, per qualche tempo. Isabelle era stata la più feroce nel non accettare la morte del fratello, al principio. Simon per amor suo aveva rivoltato New York come un calzino, sfruttando la sua natura per raccogliere maggiori informazioni sull’ eventuale presenza di un nuovo vampiro in città. Ma i loro sforzi erano stati vani, e ad un certo punto si erano arresi persino loro.

Quando avevano trovato il corpo di Alec era praticamente dissanguato, gli occhi vitrei sbarrati nel vuoto e la carnagione ancora più pallida dell’usuale. Magnus aveva lanciato un incantesimo sul parabatai di Alec, affinché il loro legame li conducesse da lui. Non lo vedeva da quella sera nei tunnel della metropolitana, ed era stata davvero una crudele beffa del destino che fosse nello stesso luogo che l’avevano ritrovato. Il suo cuore aveva cessato di battere, ma i profondi fori sul collo candido, da cui due strisce sottili di sangue secco scendevano a perdersi nel colletto della divisa, testimoniavano che chi gli aveva tolto la vita aveva forse il potere di ridargliela.

Magnus si era chinato su di lui, gli occhi sgranati ed il cuore che martellava impazzito nelle orecchie, impedendogli di realizzare ciò che aveva davanti. Alec, l’amore della sua vita pluricentenaria, giaceva a terra, splendido persino nell’abbandono della morte. Gli aveva sfiorato con dita tremanti le palpebre, chiudendole con delicatezza per nascondere la vista di quegli occhi meravigliosi, velati per sempre dalla patina oscura della morte.

Jace si era inginocchiato accanto al nascosto, senza parlare, mentre lacrime amare scendevano sul suo volto senza che si desse pena di nasconderle. Aveva avvertito la morte di Alec, un dolore lancinante che l’aveva fatto crollare sul pavimento sotto gli occhi terrorizzati di Clary e Izzy, lasciandolo spossato e preda di un vuoto che sembrava incolmabile. In cuor suo sapeva cosa questo significasse, ma non aveva voluto accettarlo. Erano corsi dallo stregone, certi che non avrebbe rifiutato loro il suo aiuto in un simile frangente.

E così era stato. Aveva aperto loro la porta, lo sguardo infastidito e i capelli scarmigliati di chi è appena stato buttato giù dal letto. Ma gli era bastato un istante per valutare i loro sguardi sconvolti e l’assenza di uno di loro, e si era affrettato a farsi da parte per lasciarli entrare. Aveva consumato ogni stilla della propria energia per arrivare a lui, con l’unico risultato di fissare il suo volto per l’ultima volta.

Poi il corpo era stato trafugato. Erano arrivati al cimitero, la mattina successiva, e avevano trovato un campo di battaglia. Il coperchio della bara, che era stato sigillato con grossi chiodi d’argento, giaceva  qualche metro più in là, divelto e ridotto in mille pezzi. Le croci erano state sradicate e date alle fiamme poco lontano. Di Alec nessuna traccia. Era stato spontaneo illudersi che ciò significasse che, in qualche forma, il ragazzo vagasse ancora per le strade di New York.

Ma erano passati cinque anni, e la speranza permaneva solo in coloro che, in modi diversi, l’avevano amato più della propria vita. Così il sommo stregone di Brooklyn, immutato nel suo splendore, una volta al mese sedeva a quel tavolo insieme ad uno Shadowhunter che aveva ormai perso l’aria da bambino sbruffone, ma non il desiderio di ritrovare una parte di sé che non riusciva ad accettare fosse persa ormai per sempre.
   
 
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