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Autore: Maharet    27/06/2013    3 recensioni
La scomparsa di una persona cara é sempre un duro colpo, soprattutto se l'incertezza sul suo destino impedisce di guardare avanti. Sono passati cinque anni dalla scomparsa di Alec, e ormai solo le due persone a lui più vicine non si rassegnano a crederlo morto. Ma a volte nemmeno la morte riesce a recidere legami così forti, e forse la speranza di Magnus e Jace non é del tutto vana...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando Alec aveva preso la mano che la vampira bionda gli porgeva, era ingenuamente convinto che gli sarebbero bastati pochi mesi a placare la sete di sangue. Ma non aveva la minima idea di quello a cui andava incontro. L’aveva scoperto poche ore dopo, quando lei aveva dovuto staccarlo a forza dalla ragazza che gli aveva spontaneamente offerto il suo polso per evitare che la dissanguasse completamente. Si era rivoltato, ottenebrato dal gusto pieno del sangue, ringhiando come un animale. Maureen aveva riso, stringendogli con noncuranza la mascella con dita apparentemente esili, ma una forza che, se fosse stato umano, gli avrebbe frantumato le ossa.

-        Non essere avido, Alexander… se la uccidi non potrà più nutrirci, e soprattutto in questo frangente non possiamo attirare troppo l’attenzione… non vorrai che i tuoi amici Shadowhunters ti vedano in questo stato, vero?

Sentirle pronunciare il suo nome completo aveva avuto l’effetto di una doccia gelata, spegnendo istantaneamente l’ondata di furia che gli aveva per un istante annebbiato la mente. Si era chiesto, per la prima ma non ultima volta, cosa l’avesse spinta a salvarlo. Quando l’aveva trovato, agonizzante, non gli aveva chiesto né dato spiegazioni; si era chinata su di lui in silenzio e aveva affondato i canini nella sua gola, strappandogli un grido. Poi si era lacerata con i denti la pelle del polso, lasciando che poche gocce cadessero nella sua bocca ancora schiusa dal dolore. Aveva avuto solo il tempo di scorgere il suo sorriso prima di precipitare nell’oblio.

Col tempo si era convinto che, fondamentalmente, Maureen si sentisse sola. In lei poteva a volte cogliere sprazzi della ragazzina di cui gli aveva parlato Simon, che lo seguiva come un’ombra, alla perenne ricerca di un po’ di attenzione. Non era innamorata di Alec, di questo era certo. Conosceva bene le sue inclinazioni, probabilmente era stata Camille a parlargliene, e non aveva mai compiuto alcun gesto ambiguo nei suoi confronti. Ma se lo teneva vicino come un animaletto da compagnia, compiacendosi quando riusciva a fargli indossare abiti eleganti ed esibendolo al mondo come un trofeo.

Erano partiti da New York la notte successiva alla sua rinascita, iniziando un lungo pellegrinaggio lungo l’Europa che, a distanza di svariati anni, non si era ancora concluso. Alec aveva sognato tante volte di tornare a Brooklyn e suonare alla porta del Sommo Stregone, ma c’era sempre un pensiero fisso ad impedirglielo.
Non era ancora riuscito a controllare completamente la sete di sangue. Non aveva mai ucciso nessuno, e di questo ringraziava ogni giorno l’Angelo che ormai non poteva più considerare suo protettore. I profondi occhi blu ed il fisico perfetto gli permettevano di trovare facilmente donatori, ed ogni volta resistere all’impulso di porre fine alle loro effimere esistenze era più facile. Ma il semplice fatto di non essere in grado di accontentarsi del sangue sintetico, come faceva Simon, lo faceva sentire un perdente.

Nutrirsi da un essere umano era qualcosa di estremamente intimo, e per questo motivo molto poco affine alla sua natura. Era rimasto fedele al ricordo dello Stregone, in quegli anni, negandosi qualsiasi contatto che andasse oltre l’affondare i denti nel polso delle sue vittime consenzienti. Aveva rifiutato educatamente qualsiasi tentativo di approccio, suscitando l’ilarità di Maureen, che lo definiva un monaco di clausura. Ma non poteva fare a meno di sentirsi in qualche modo indegno di ripresentarsi davanti a Magnus a causa della sua nuova natura.

Ma cinque anni erano tanti, persino per un immortale. Ed una sera, mentre camminava oziosamente per le strade di Praga, Alec, semplicemente, seppe che era il momento di tornare a casa.
   
 
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