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Sweet Sacrifice
Amy sorrise ricordando un sogno strambo che aveva fatto la notte precedente.
Si trovava nel suo studio, intenda a lavorare sul materiale del nuovo album. Era notte fonda. All’improvviso sentì un miagolio e si accorse che Shermie era entrato dalla finestra che aveva dimenticato aperta e stava avanzando verso di lei. C’era qualcosa di strano in quel gatto: mentre avanzava cominciò a parlare. Parlare in inglese. Un gatto che mette insieme frasi di senso compiuto in una lingua di cui non dovrebbe essere in grado di comprenderne le parole!
-Passi tutto il giorno a scrivere, cara Ames. Prima o poi mi lascerai morire di fame, eh? E scommetto pure che ci scriverai sopra una canzone! Vediamo…il titolo potrebbe essere “The last song I’m wasting on my cat( Anything for you, Sharmie)-
Amy non sapeva se ridere per il tentativo di battute del suo gatto e temere di essere uccisa da un felino affamato, ma non ebbe molto tempo per pensarci su, visto che la sveglia delle sei e quarantacinque suonò come ogni mattina e lei si svegliò, sorridendo al pensiero del sogno che era appena stato interrotto.
Mentre usciva dallo studio scoppiò a ridere e pensò che doveva subito andare a comprare de cibo per il suo piccolo figliolo o nel prossimo album ci sarebbe stata davvero una “The last song I’m wasting on my cat( Anything for you, Sharmie)”, magari seguita da “Where will the cat gone?”
La dolce e aggressiva cantante degli Evanescence camminava sul marciapiede, tenendo con la mano sinistra una busta di gustosi croccantini di carne per gatto e nella mano destra stringeva, nonostante il gelo di quel giorno, un bel cono di gelato alla nocciola, il gusto che più amava. I suoi nonni, molti anni prima, durante la sua infanzia, abitavano in una casa circondata da un ampio terreno fertile, in cui, proprio di fronte la camera dell’allora piccola Ames, cresceva un albero di nocciole. Nonno e nipote andavano sempre a raccoglierle e il signor Lee le preparava sempre della cioccolata con le nocciole.
Amy ricordava spesso con malinconia i momenti felici del suo passato, quando la speranza regnava sovrana nel suo animo; poi, crescendo, la paura della crudeltà del mondo, di non essere mai all’altezza, di non poter realizzare i suoi sogni aveva cercato di prendere il sopravvento e la ragazza era cambiata. Da bambina fragile e docile era diventata una donna determinata e all’altezza delle aspettative che chi contava su di lei nutriva nei suoi confronti. Aveva imparato a convivere con essa, imparando a sue spese che, se la si sa tenere a bada per bene, impedendogli di prendere il sopravvento, si può rivelare un’amica molto utile.
“La paura è parecchio strana! È in grado di far apparire ciò a cui miriamo molto più irraggiungibile di quanto in effetti sia. Allo stesso tempo, ci aiuta ad essere umani, perché un essere umano senza la paura non è niente.
Essa è un dolce sacrificio che tutti noi compiamo ogni giorno, vivendo.” Questo pensiero fece sorridere Amy: all’improvviso si sentiva più vicina alla vera essenza di “Sweet Sacrifice” e la canzone appariva più limpida nella sua mente; mancava solo una cosa: Terry.
La cantante si fermò di fronte alla fermata del tram, estraendo il cellulare dalla tasca del giubbotto invernale che indossava- faceva proprio freddo quel pomeriggio!- e digitò sulla tastiera il numero del chitarrista che ormai da mesi era diventato il nuovo co-scrittore degli Evanescence.
-Pronto, Terry?-
-Amy, buon pomeriggio!- Dal tono di voce dell’uomo capì che si doveva essere svegliato da poco. – Hai dormito? Terry caro, fattelo dire: ultimamente dormi troppo. Se continui così come ultima traccia del nuovo album inseriremo una ninnananna: Terry’s Lullababy.-
Terry scoppiò a ridere. Sempre scherzosa e pronta al buon umore, quella donna!
-Comunque- proseguì Amy, salendo sul tram, tra la folla snervante che spingeva irrequieta- ti ho chiamato a proposito di “Sweet Sacrifice”: credo di essere improvvisamente arrivata a buon punto. Sto venendo da te.-
-Bene, tra un paio d’ore ti avrei chiamato io; ho avuto qualche idea sulle parti di chitarra da usare in questo brano e anche sulla storia del senso che le parole sembravano sussurrarti, come mi dicevi ieri. Comunque, che ne dici se ci vediamo nel bar sotto casa mia?-
- Ci vediamo al bar, allora!-
Amy chiuse la conversazione, lasciando il chitarrista con un sorrisetto stampato sulle labbra. Quella donna non smetteva mai di stupirlo, era proprio una miniera piena zeppa di talento e idee.
Il bar sotto casa di Terry era un locale abbastanza austero: un bancone dietro il quale Jack il barista serviva i clienti, i quali sedevano a dei tavoli rotondi, circa dieci, sparsi nel piccolo locale dalle pareti azzurre piene di copie di opere di Picasso e Manet. Tutto sommato era un luogo accogliente e famigliare e ai componenti della band faceva sempre piacere ritrovarsi lì per chiacchierare o anche per discutere del loro lavoro discografico.
Terry stava seduto a un tavolo vicino all’entrata, che era l’unico libero che aveva trovato. Il chitarrista indossava un paio di jeans chiari, una felpa azzurra e i dreadlocks castani erano coperti da un capello nero di lana. Amy quando lo vide pensò che fosse proprio un tipo dalle mille sfaccettature: dal metallaro vestito di nero e pieno di catene al giocatore di tennis senza speranze.
Amy salutò Terry con un abbraccio e si sedette al tavolo.
-Ti dicevo prima- cominciò costui- che ho avuto una sorta di intuizione: tu dici che “Sweet sacrifice parla della paura e si ricollega a “Fallen”.-
-Certo.- annuì la ragazza.
-Leggendo leggendo e rileggendo il testo che tu hai scritto e ascoltando l’album precedente, sono giunto alla conclusione che, sì, il tema è la paura. Ma Il messaggio dice: “Sono spaventata a morte, ma non aspetterò che qualcuno venga a salvarmi. Mi salverò da sola!”
-Riflettendoci su, potresti avere ragione! Ci pensavo venendo qui e mi sa che il messaggio che la canzone vuole trasmettere è questo e io non riuscivo a incanalarlo attraverso le mie parole. E dubito di riuscirci ora. Sono perplessa.-
-Ogni tanto a noi artisti succede.- sorrise il chitarrista.- le canzoni si impossessano di noi e decidono tutto esse stesse, mentre noi siamo solo il mezzo che hanno a disposizione per farsi conoscere dal mondo.-
-Fortunatamente per me, ci sei tu a impedirmi di buttar via una canzone che potrebbe dare degli ottimi risultati.-
-Beh, sarò pure penoso a tennis, ma con la musica me la cavicchio meglio.-
-Decisamente molto meglio, Terry caro!- Amy Scoppiò a ridere.
Il nuovo album sarebbe stato grandioso, ne era assolutamente certa.
L'angolo dell'autore
Finalmente ( e duramente) il nuovo capitolo è stato finito e pubblicato. Anche se a me fa schifo. Yeap.
Non mi piacerà mai ciò che scrivo, ormai ne sono sicuro. Beh, buona lettura e a presto-I hope- con il terzo capitolo!