(Ho scritto questa lettera alla mia migliore amica prima che partissi per l'Australia) Questa non è una lettera di addio, una di quelle che metteresti al sicuro fra le pagine di un libro per non rovinarla. Serve solo a condividere con te i miei pensieri disorganizzati.
Ti avevo già sentita cantare prima, ovviamente. La musica è la tua realtà, e a dire il vero non riesco ad immaginarti senza di essa. Quando istintivamente accenni un ritornello, o quando le note nelle tue orecchie sono così forti da cancellare per 3:06 minuti il mondo che a volte ami, a volte temi ('La musica va sentita solo così', hai detto).
Al saggio l'altro giorno, non ho ascoltato la ragazza che conosco da tre anni, aperta con pochi e timida con tutti gli altri. Ho sentito la voce di qualcuno che ha trovato il suo posto nel mondo e non ha intenzione di spostarsi da lì. Quando hai finito, mi sono dovuta sforzare per non piangere dalla commozione e dall'orgoglio. Ho visto la donna meravigliosa che sei e diventerai.
Vorrei che ti potessi sentire in questo modo ogni giorno, canto o meno, e che tu capissi quando è il momento di dire basta, prima di ferirti a causa degli altri. Ho capito che ti aspettano grandi cose, più grandi di te e di me e di questa minuscola scuola che costituisce il nostro micro-cosmo. Non ridere, non sto scherzando. Aspetto solo il momento in cui tu te ne accorga, e spero di esserci ad assistere.
Come hai cantato tu stessa, è ora di provare a sfidare la gravità.
Grida e fai sentire la tua voce.