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Autore: Thurin    22/06/2013    2 recensioni
L'immagine di un oscuro passato riaffiora nella mente di Nico Robin, un ricordo a lungo nascosto capace di sconvolgere l'intera umanità. Un segreto a lungo celato ai suoi più intimi amici, il ricordo di un dolore mai sopito, per Franky il viaggio insieme a Cappello di Paglia non è solo voglia di avventura, ma fuga da un destino che lo chiama con voce ossessionante, un destino legato a doppio filo al passato della giovane archeologa. A poco a poco la consapevolezza del legame reciproco porterà i due pirati a ricomporre i pezzi di un puzzle diabolico, portando alla luce ciò che per lunghi anni era stato nascosto.
Vorrei dedicare questo racconto in più capitoli all'utente Avventuriera, che mi ha spinto (dopo un'appassionata discussione) a provare a cimentarmi in una fan-fic. In effetti questa è una commissione per suo conto! Spero che questo mio primo lavoro riesca ad appassionarvi, buona lettura...aspetto i vostri commenti (siete liberi di distruggermi come e quando volete!).
Genere: Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Franky, Nico Robin | Coppie: Franky/Nico Robin
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo IV
Sweet Dreams

 
“Qualcosa ti turba?” Clover si rivolse ad Olvia che stava fissando un angolo oscuro del grande archivio, le era parso che dagli scaffali, qualcosa o qualcuno avesse posto il suo sguardo su di lei.
“No…niente”
“Quindi sei sicura che affidarsi al ragazzo sia la scelta migliore? Non mi va molto a genio di mettere a repentaglio una vita tanto giovane.”
“Le scelte a nostra disposizione sono poche, e il ragazzo potrebbe rivelarsi un elemento disturbante per i nostri detrattori”
Nico Robin fissava la madre nel suo colloquio col professor Clover, la luce della fiammella danzava al ritmo dei loro respiri nel gelo della grande sala quando una luce proveniente dai suoi piedi la costrinse a volgere lo sguardo verso il basso. Ed eccoli, dall’ombra del pavimento due occhi fiammeggianti la stavano fissando, mentre due lingue di fuoco legate alle sue gambe le impedivano ogni movimento.
Lento ma inesorabile il fuoco si diresse come un fiume alle spalle di Olvia si erse assumendo una sagoma umana: immense braccia, petto possente e vita stretta, appena Robin la riconobbe raggelò.
“Non puoi sfuggirmi…tu…sei…mia”
Detto questo calò il potente braccio di fuoco sulle spalle di Olvia che si dissolse come una nuvola di fumo insieme ad ogni altra figura, in quell’attimo fugace, solo un grido acuto eruppe dal petto della giovane archeologa.
 
Nico Robin aprì i suoi occhi colmi di lacrime, ancora confusa tastò il terreno per prendere contatto con la realtà, si accovacciò raccogliendo le gambe intorpidite vicino al suo corpo. Solo dopo qualche istante e dopo aver riconosciuto il piccolo boschetto in fondo al labirinto della foresta del mare, i ricordi degli ultimi attimi prima di svenire le tornarono alla mente. Davanti a lei giaceva il grande cubo immacolato recante i Poignee Griffe, ansiosa cercò il suo taccuino – Devo sbrigarmi a raccogliere tutti i dati necessari – ma con sorpresa realizzò di non avere più indosso i propri vestiti.
Osservandosi attentamente, notò non solo l’assenza della sua giacca viola che aveva legato ai fianchi, ma anche che la canottiera nera era sparita lasciandola quasi del tutto scoperta. Unico indumento che si vide addosso: una camicia con temi floreali.
In quell’attimo, resasi conto della situazione, fu colta da un sentimento d’imbarazzo che le era poco usuale; ispezionò ogni punto del suo corpo per essere sicura che fosse tutto al suo posto: oltre alla camicia indossava i suoi soliti slip neri.
“Non preoccuparti per i tuoi panni, tra poco saranno asciutti” la voce proveniva dalle dietro le sue spalle. La studiosa si voltò di scatto, sobbalzando per un attimo, colta alla sprovvista. Riconobbe il cyborg che l’aveva salvata dall’enorme squalo bianco, sembrava intento a maneggiare una specie di getto di calore. Lo osservò attentamente mentre armeggiava coi suoi indumenti e davvero non riusciva a capacitarsi di come quell’immagine vista poco prima potesse essere tanto rassomigliante al suo compagno di viaggio.
Franky, sentendosi osservato si voltò verso la ragazza: “Ce la fai ad alzarti? Non credo sia sicuro rimanere qui a lungo, i miei sensori avvertono continui sbalzi di pressione”
Robin cercò di rialzarsi con calma e senza sforzi eccessivi, ma il terreno leggermente muschiato la sbilanciò facendole perdere l’equilibrio. Il cyborg si mosse rapido in suo aiuto, non era molto distante, e riuscì ad afferrarla prima che potesse cadere
“Hey Robin che ti prende!? Sicura di star bene?”
“Si Franky, ho solo avuto un piccolo giramento di testa, ma sono in grado di cavarmela da sola senza il tuo aiuto.”
“Va bene” replicò calmo e impassibile il carpentiere “anche se…ehm…ti consiglio di chiuderti meglio la camicia”
Robin notò l’evidente rossore sul volto di Franky mentre questi girava la testa di lato, poi osservò meglio la camicia e notò che la caduta l’aveva scostata proprio all’altezza dei seni che ora erano del tutto scoperti
La giovane archeologa arrossì tutta d’un colpo spingendo il cyborg lontano: “Ma come ti permetti!!!” cercò di riabbottonarsi la camicia non senza qualche difficoltà “Hai visto tutto vero? Sei proprio un pervertito!”
“Beh…scusami tanto se ho cercato di darti una mano!!!” le rispose Franky che intanto era stato scagliato a diversi metri di distanza
“Il tuo aiuto non era affatto richiesto”
“Oh ma certo! Sono sicuro che, ridotta com’eri, avresti fatto fuori quell’enorme mostro senza fatica, giusto?”
“Non mi riferivo a quello, ma…” Robin vinse l’imbarazzo pronunciando parole ferme e decise “chi ti ha dato il permesso di spogliarmi e di mettermi addosso la tua camicia da pervertito?”
L’enorme cyborg si rialzò in piedi e con espressione dura si avvicinò alla testarda amica, non aveva intenzione di farse mettere i piedi in testa
“Quando sei svenuta davanti a me eri tutta sudata e avevi la febbre alta, cosa pensavi potessi fare, eh?! Ho cercato di abbassarti la temperatura, e di certo non potevo lasciarti i tuoi panni bagnati addosso” Franky si ritrovò a gridarle in faccia senza rendersene conto “quindi ho dovuto sacrificare una delle mie splendide camicie di riserva per coprirti!!!”
Robin che ora aveva il volto del cyborg molto vicino al suo si ritrasse per lanciare uno schiaffo forte e preciso
“Sei proprio un tipo rozzo e indelicato! Ti sembra questo il modo di parlare ad una ragazza che si sente violata?!”
Franky non poteva credere a quelle parole “Che si sente cosa? E quando mai saresti capace di provare qualcosa del genere?”
“Si dà il caso che sia una donna anch’io come tutte le altre, o forse questo particolare ti è sfuggito mentre mi cambiavi?”
“Certo che no!...Ma…ops” il cyborg di rese conto di aver scelto la risposta sbagliata
“CLUTCH!!!” in un attimo due mani si materializzarono all’altezza dei fianchi dello sventurato carpentiere, dirette verso le parti intime le quali furono strette in una morsa micidiale; non era la prima volta che Franky sperimentava questo tipo di trattamento…ma erano passati più di due anni dall’ultima volta.
Si accovacciò dal dolore e con le poche forze che fu in grado di raccogliere rivolse uno sguardo afflitto verso l’archeologa che ora lo sovrastava quasi fosse una montagna.
“Fufufufu…allora lo ammetti di essere un pervertito”
“No…aspetta Robin…non esageriamo” la morsa si fece più stretta “Va bene, perdonami, non volevo farti niente di strano!!!”
“Dovrei fidarmi?!” un sorriso sardonico attraversò le labbra della ragazza “Massì! In fondo non sei così sveglio”
Le mani sparirono lasciando Franky dolorante, mentre Robin si era già diretta a recuperare il suo taccuino – Sembra tutto in ordine, è meglio che mi metta al lavoro – si diresse verso l’enorme lastrone e cominciò a decifrare il Poignee Griffe.
Tuttavia c’era qualcosa che non rendeva il lavoro tanto facile, i molti pensieri che le attraversavano la mente non rendevano facile concentrarsi su quell’antica lingua: le immagini del sogno che aveva avuto qualche minuto prima unite al pensiero di Franky che le salvava la vita, era soprattutto quel pensiero a turbarla maggiormente. Il robot intanto era tornato ad asciugare i vestiti, ormai erano pronti, prese due rami che erano caduti lì intorno a causa del precedente scontro, vi legò per il lungo uno dei suoi cavi da riporto e ci appese i panni; si rivolse poi verso Robin e la vide intenta ad ispezionare il lastrone di materiale indistruttibile
“E così questo sarebbe uno di quei Poignee Griffe che vai cercando”
“Bravo, noto che anche una persona rozza come te sa riconoscere le cose ovvie” pronunciò quelle parole senza distogliere lo sguardo dai pittogrammi.
“Uhmf…guarda che non sei la sola a sapere come sono fatti”
“Però di certo sono l’unica che li sa leggere”
“Ah ah, come se a me importi qualcosa di cosa possano dire”
Robin colse una strana inflessione in quell’ultima frase pronunciata dall’amico, ma decise che in quel momento non era importante. Franky riprese
“Robin, noi dobbiamo parlare”
“Se è per quello che è successo prima, lascia stare”
“No è qualcosa che ho bisogno di sapere, qualcosa d’importante”
Robin si voltò verso il cyborg, si tolse gli occhiali che usava per esaminare le antiche scritture e gli rivolse uno sguardo sconsolato “Dato che io non ho nulla di cui parlare con te, direi che è più un tuo bisogno personale, non credi? E posso ben immaginare cosa ti passi per la mente ora”. Franky arrossì a quelle parole, ma era deciso ad insistere
“Non farti strane idee! Ho bisogno di sapere cosa sai dell’arma ancestrale Pluton”
Robin inarcò un sopracciglio con evidente segno di curiosità, non si aspettava quella domanda così a bruciapelo “Quello che so è che esistevano dei piani di costruzione, che tu hai accuratamente distrutto per evitare che cadessero in mano al CP9…il fatto che li avesse Iceburg rende logico pensare che in origine i piani fossero stati scoperti dal carpentiere Tom”
“Già, Tom possedeva i piani, ma quelli che ha dato ad Iceburg erano dei falsi”
Nico Robin sgranò gli occhi in un misto di sorpresa e sgomento, se quella notizia fosse stata vera: avrebbe potuto essere in qualche modo correlata alle sue strane visioni, e il fatto che in una di queste Franky comparisse sotto forma di sagoma fiammeggiante, poteva significare solo che lui era coinvolto in qualche modo.
“Franky!!! Devi dirmi tutto quello che sai al riguardo, hai idea di quello che hai appena detto?” le mani avevano afferrato il colletto sporgente della camicia floreale.
“Si certo, so benissimo cosa vorrebbe dire avere per le mani i piani di un’arma ancestrale” Franky prese le mani di Robin, le staccò dalla camicia e la invitò a sedersi:
“Devi sapere che i veri piani di Pluton sono sempre stati in mio possesso, e non fu Tom a darmeli, ma una donna che ti assomigliava moltissimo, una donna dai capelli bianchi, mi disse che ero l’unica persona degna di fiducia per quell’incarico, io allora ero solo un moccioso di appena quattordici anni. Ricordo che guardai Tom e lui mi sorrise come faceva sempre e mi disse che potevo prenderli, ma che avrei dovuti custodirli con la massima cura”. Nico Robin ascoltava ogni parola con lo sguardo perso nel vuoto, a mano a mano che Franky continuava il suo racconto dei giorni in cui sua madre, Nico Olvia, aveva soggiornato a Water Seven si rese conto che qualcosa dentro di lei cominciava a farsi strada, un fiume di ricordi si riversò nell’animo della ragazza squassando ogni angolo del suo essere. Intanto Franky continuava il suo racconto:
“Poi da quando ci siamo rimessi in viaggio, non faccio altro che avere visioni di questa donna che continua a ripetere di salvare una piccola bambina, ma quella donna non è quella dei miei ricordi di bambino…quella donna sei tu Robin! E anche quella bambina, siete quasi due gocce d’acqua, è una tua sorella?” proseguì raccontando le immagini di devastazione e fiamme che si susseguivano in quelle visioni.
Robin ascoltò tutto quanto e ad ogni parola le sembrava che il cuore dovesse esploderle di dentro, il petto nudo sotto la camicetta ansimava pesantemente, mentre gli occhi ormai vuoti di ogni espressioni si perdevano nel vuoto profondo che si delineava nel suo animo.
   
 
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