*Rullo di tamburi*
TA-DA!
Ecco qui lavato e stirato
l’ultimo mirabolante capitolo
de…:
SACRO ROMANO IMPERO?
*Tira un sospiro di sollievo* ce
l’ho fatta!
Ma lasciando perdere questa
introduzione vi saluto tutti e
vi ringrazio moltissimo di aver seguito questa storia, di aver alzato
il numerino
di
lettori tra le mie grinfie,
muhahahahaha!
Di aver recensito o semplicemente riso per quello che ho scritto
(saluto anche
tutti quelli che hanno vomitato!). E dopo queste parole vi dico che
questo
capitolo mi è venuto un po’ fluffoso quindi a chi
non piace il genere mi
dispiace, neanche a me piace ma Italia+Germania=Awww.
p.s.: Se non capite chi parla
è perché non si capisce. *ma
che ho detto?*
Buona lettura a tutti!
“Kesesesesesesese.”
Si intromise l’albino prima che la
situazione degenerasse “Forse qua ci vogliono delle
spiegazioni.”
Gli altri due ragazzi presenti nella
stanza gli rivolsero
uno sguardo di puro odio “E non potevi dirlo prima che sapevi
qualcosa?”
“L’ho fatto per
il tuo bene.” Rispose pacatamente il
fratello, tutta la sua baldanzosità era sparita di colpo, e
lasciandosi cadere
sul divano cominciò a riesumare i ricordi.
“Germania.” Disse
Prussia tenendo lo sguardo basso “Tu non
ricordi nulla della tua infanzia, diciamo i primi otto anni di
vita.” Non era
una domanda.
“No, io ricordo casa
nostra, tu che andavi e tornavi dalla
guerra. Le cene importanti tutti riuniti intorno a un grosso piatto di
patate e
wurstel. L’odore di birra che impregnava i mobili e il
nonno…” Venne interrotto
dal fratello con un gesto.
“Intendo ricordi specifici,
qualche evento particolare che
ti è successo quando eri piccolo.”
“…”
“Non ricordi nulla
perché ti si è cancellata la memoria.”
Germania era esterrefatto.
Italia sorrise triste
“Perché non me lo hai detto?” Chiese.
Prussia aveva abbassato tutte le sue
difese e investito dai
ricordi continuò a raccontare “Eri piccolo e avevi
visto i dolori della guerra
che non sapevi neanche camminare. La tua casa erano i campi di
battaglia e gli
accampamenti. Avevi l’odore del sangue impregnato addosso
quando dicesti la tua
prima parola. E non avevi mai sorriso, almeno finché non sei
andato a casa di
Austria.”
Italia sussultò. Si
ricordava quel giorno, stava spazzando
il cortile quando aveva visto arrivare Prussia con il suo solito
sorriso
strafottente e immergersi in una gara con Ungheria che aveva appena
finito di
lucidare le pentole. Dietro di lui c’era un bambino biondo
triste, teneva gli
occhi bassi non a causa del timore del nuovo luogo, ma
perché nonostante la sua
giovane età aveva già visto tutto quello che
c’era da vedere.
Feliciano rimase un po’ a
guardarlo e quando l’altro se ne
accorse si illuminò per un attimo per poi diventare rosso
come aveva visto
succedere solo a suo fratello quando si arrabbiava.
“Perché non me
lo hai detto?” Ripeté più forte.
Il Prussiano lo guardò
senza vederlo e continuò a raccontare
“In quel periodo eri molto felice, ma durò poco.
Ritornasti in guerra. Di nuovo
incubi. Ti svegliavi ogni notte urlando, poi cominciò la
battaglia conclusiva.
Quella che avrebbe segnato il destino dell’Europa.”
Gilbert si fermò un attimo.
Aveva preparato per anni quel discorso e non stava affatto andando come
voleva
lui, ma ormai era in ballo e allora ballò.
“Stavi vincendo
egregiamente, dopo tutto sei il fratello del
Magnifico Me” Tirò un sospiro grave “ma
successe qualcosa. Dopo tutto questo
tempo non so esattamente cosa fu a spaventarti ma scappasti durante un
attacco.
Ti cercammo per giorni. Non era da te andartene così, fino a
quando eri nella
culla avevi non avevi fatto altro che metterti in prima linea con i
tuoi
soldati, avevi un comportamento strano.” L’albino
accarezzò distrattamente
Gilbird che gli si era posato sulle ginocchia.
“Quando finalmente ti
trovammo eri a casa di un contadino
che ti aveva visto vagare sulle sue terre e ti aveva dato una mano,
avevi perso
la memoria ed eri convinto di chiamarti Ludwig. Una volta appurato che
i tuoi
ricordi erano completamente andati ti portai a casa facendoti credere
di essere
un’altra persona.” Finì, si
fermò, attese.
Germania non sapeva cosa dire. Era
stato qualcun altro e ora
non ricordava nulla.
Invece Italia si alzò
dalla sedia stendendosi dalla
posizione rannicchiata che aveva assunto alla consapevolezza di dove
volesse
andare a parare l’albino e si diresse verso il biondo. Gli si
avvicinò piano e
con una mano gli andò a sfiorare una guancia ricordandosi di
tutti i momenti
felici della sua infanzia presto coperti dai ricordi felici di quegli
ultimi
anni, da quando lo aveva rincontrato.
Voltò la testa di scatto
verso Prussia e con la forza della
disperazione gli saltò addosso facendogli perdere il sorriso
di calma che aveva
appena ritrovato “Perché non me lo hai detto? Io
tra tutti meritavo di
saperlo!” E prese a scuoterlo forte.
Il magnifico lo lasciò
sfogare e quando ebbe finito lo
abbracciò provocando a Germania una fitta sotto lo sterno
“Non ti dicemmo nulla
perché se tu lo avessi saputo in un modo o
nell’altro glielo avresti rivelato.”
Poi rivolgendosi ad entrambi
“Italia ha qualcosa da dirti a
proposito di quello che non ricordi, come una certa
promessa.” E riacquistando
il buon umore “Adesso lo so che vi dispiace ma il Magnifico
vi lascia, vieni
Gilbird.” E se ne andò.
I due rimasero da soli nella stanza a
fissarsi.
Il biondo era troppo scosso dagli
eventi per avere una
qualsiasi reazione di senso compiuto, il castano stava scoppiando dalla
gioia.
Germania stava per aprire bocca ma
venne preceduto da Italia
che gli si buttò al collo trascinandolo a terra
“Miseimancatomiseimancato.” Non
sapeva con chi stava parlando, se con Sacro Romano Impero o Germania
poi
realizzò che erano la stessa persona e il suo sorriso
divenne ancora più
grande.
“Miseimancatomiseimancatomiseimancato!”
Urlò più forte e lo
baciò.
Germania si ritirò di
scatto e gli placcò le mani che
stavano correndo un po’ troppo sulla figura muscolosa del
tedesco “Aspetta,
prima voglio sapere perché sei scappato e cosa è
successo negli anni che non
ricordo.”
“Eravamo molto amici e
quando ho scoperto che eri scomparso
sono stato malissimo, non volevo affezionarmi di nuovo a qualcun altro
per poi
perderlo.” Prese un grosso respiro “E quando
eravamo piccoli è successo
questo.” Disse avvicinandosi alle labbra dell’altro
e baciandogliele.
“Ti amo.”
Oramai erano chiusi in quella camera
da un’ora e i rumori
forti erano scemati, adesso si poteva sentire solo un forte ansimare.
“Italia, spiegami una
cosa.”
“Ancora?” Il
castano aveva raccontato per filo e per segno
ogni cosa successa tra loro in passato, eccezione fatta per il fatto
che il
biondo lo credeva una bambina, solo perché lui non ne era
cosciente. E il
tedesco continuava a fargli domande di ogni tipo, e poi si lamentavano
che
fosse logorroico!
“Si, come mi
chiamavo?”
Feliciano tacque.
Era sempre un dolore pronunciare quel
nome ad alta voce, ma
ora non sarebbe più stato un ricordo sbiadito, ora era reale.
“Sacro Romano
Impero.”
Il biondo parve tacere un attimo
ripensando a quante volte
aveva sentito ripetere quel nome nel sonno all’amico e a
quanto ora fosse
immensamente felice di essere quella persona.
“Ti amo Italia.”
“Ti amo Germania.”
+§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§+A
CASA DI
SPAGNA+§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§+
Romano era furioso di rabbia, come
osava il suo fratellino
dirgli certe cose?
Non erano affatto vere.
A lui piacere quel bastardo spagnolo?
No, non era umanamente concepibile,
non sarebbe neanche mai
successo.
Gli balenò per un istante
l’immagine dell’altro davanti agli
occhi.
“Perché poi
dovrei volergli anche solo un po’ di bene?
Quando ero piccolo non faceva altro che comandarmi, certo, mi lasciava
fare
tutto quello che volevo e mi regalava i pomodori, e quella volta che mi
sono
spaventato per il temporale e lui mi ha protetto, ma…
NO!”
Il castano prese a calciare da terra
una lattina “No. No.
No. No. E assolutamente no.”
La prese e la buttò via,
non sarebbero stati quei fantastici
occhi verdi a conquistarlo. Quegli occhi che se ti incantavi per un
attimo a
guardare ti catturavano come il canto della più bella delle
sirene.
E allora se non era vero che provava
qualcosa per quel
fottuto essere perché si era arrabbiato tanto con Feli? Bhe
di solito si
arrabbia sempre ma allora perché era addirittura uscito di
casa per dirigersi a
quella dello spagnolo?
“Io amo Spagna.”
Non era troppo orribile da dire.
“Io amo Spagna.”
No, era passabile, infondo erano solo
tre parole, per
provarci avrebbe dovuto usarne di più.
“Io amo Antonio Fernandez
Carriedo.”
Neanche così era una
tortura, provò più forte, tanto per
sincerarsene.
“IO AMO ANTONIO FERNANDEZ
CARRIEDO!” Urlò a pieni polmoni,
era una liberazione, infondo lo aveva sempre saputo, ma liberarsene
così era
davvero bello.
Chiuse gli occhi e si
lasciò calmare dal sole caldo sulla
pelle, era così rilassato, così in pace con
sé stesso…
“ANCHE IO TI AMO
ROMANO!!!” Urlò una voce alle spalle del
castano che si faceva sempre più vicina.
No.
No.
No. No.
No.No.
No. No.
No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No.
No. No.
L’unica persona che non
avrebbe dovuto sentire quelle parole
era dietro di lui chissà da quanto tempo.
No.No.
No. No.
No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No.
No. No.
Romano si girò lentamente
e si ritrovò Spagna a pochi passi
da lui che gli stava per saltare al collo “Anche io ti amo
Lovinito!!!”
L’interpellato rimase
pietrificato dalla visione ‘Perché?’
pensò prima di riuscire quasi a sentire il calore del corpo
dello spagnolo
tanto era vicino.
Si stavano per abbracciare quando il
castano si scansò di
colpo e lo atterrò con una testata.
“Non so cos’hai
capito ma non mi riferivo a te.”
E girando sui tacchi se ne
andò, non era ancora pronto ma
sperava che Antonio lo avrebbe aspettato, almeno ancora per un poco.
Mentre si allontanava cercando di
fare l’espressione più
incazzata del suo repertorio ripensò al suo fratellino e
sperò che almeno lui
fosse riuscito a dichiararsi.
Aspetta.
LO AVEVA APPENA AIUTATO A CONFESSASRI
AL CRUCCO
MANGIA-PATATE?!?!?
Quella sera a cena avrebbero dovuto
fare un discorsetto.
==========FINE===========
Crololololololololololollolollllllololololllllllllllolololololllllllllllllllllllllllllllololololllllllllllllllllllolololololol,
L’HO fINITOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!
Per prima cosa mi scuso se qualcuno
è rimasto infastidito
dal linguaggio di Romano contro gli Spagnoli o i Tedeschi o qualsiasi
cosa
respiri. Io di norma non dico parolacce a caso ma Lovinito che dice
‘Porca
paletta’ e ‘Spagnolo stupidino’ mi
sembra…
orribile.
Secondo spero di ricevere tante
recensioni SOPRATTUTTO per
capire se vi piace come scrivo, ALLA FACCIA DELLA PROF DI ITAGLIANO,
no scherzavo, Felì, Romano non volevo scrivere male ITALIANO
sbagliato, SCUSATEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!
Complessi con degli anime a parte, vi
faccio immensi saluti
e auguro ancora buone vacanze a tutti e per chi ancora sta studiando
IMBOCCA AL
LUPO per qualsiasi tipo d’esame stiate facendo (ma un augurio
più forte a chi
fa qualcosa dove c’entra l’arte, AUMENTO
DELL’ARTE!)
Adesso vi saluto e fatemi sapere cosa ne pensate, non mordo (potete provare) e fa sempre piacere sapere cosa caspita uno trova *spera di divertente* nella storia, CIAO!