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Autore: danonleggere    22/06/2013    4 recensioni
E Sacro Romano Impero? Quando se nè andato ha lasciato un enorme vuoto dentro al piccolo Italia.
Lui lo ha sepolto nei suoi ricordi per evitare di soffrire, perchè non è più disposto ad attaccarsi a qualcuno per poi non vederlo tornare.
Ma cosa farà quando quel suo amico tedesco si farà sempre più importante, quando guardandolo vi vedrà riflesso il suo primo amico?
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Rullo di tamburi*   TA-DA!

Ecco qui lavato e stirato l’ultimo mirabolante capitolo de…:    SACRO ROMANO IMPERO?

*Tira un sospiro di sollievo* ce l’ho fatta!

Ma lasciando perdere questa introduzione vi saluto tutti e vi ringrazio moltissimo di aver seguito questa storia, di aver alzato il numerino di lettori tra le mie grinfie, muhahahahaha! Di aver recensito o semplicemente riso per quello che ho scritto (saluto anche tutti quelli che hanno vomitato!). E dopo queste parole vi dico che questo capitolo mi è venuto un po’ fluffoso quindi a chi non piace il genere mi dispiace, neanche a me piace ma Italia+Germania=Awww.

p.s.: Se non capite chi parla è perché non si capisce. *ma che ho detto?*

Buona lettura a tutti!

 

 

 

 

“Kesesesesesesese.” Si intromise l’albino prima che la situazione degenerasse “Forse qua ci vogliono delle spiegazioni.”

Gli altri due ragazzi presenti nella stanza gli rivolsero uno sguardo di puro odio “E non potevi dirlo prima che sapevi qualcosa?”

“L’ho fatto per il tuo bene.” Rispose pacatamente il fratello, tutta la sua baldanzosità era sparita di colpo, e lasciandosi cadere sul divano cominciò a riesumare i ricordi.

“Germania.” Disse Prussia tenendo lo sguardo basso “Tu non ricordi nulla della tua infanzia, diciamo i primi otto anni di vita.” Non era una domanda.

“No, io ricordo casa nostra, tu che andavi e tornavi dalla guerra. Le cene importanti tutti riuniti intorno a un grosso piatto di patate e wurstel. L’odore di birra che impregnava i mobili e il nonno…” Venne interrotto dal fratello con un gesto.

“Intendo ricordi specifici, qualche evento particolare che ti è successo quando eri piccolo.”

“…”

“Non ricordi nulla perché ti si è cancellata la memoria.” Germania era esterrefatto.

Italia sorrise triste “Perché non me lo hai detto?” Chiese.

Prussia aveva abbassato tutte le sue difese e investito dai ricordi continuò a raccontare “Eri piccolo e avevi visto i dolori della guerra che non sapevi neanche camminare. La tua casa erano i campi di battaglia e gli accampamenti. Avevi l’odore del sangue impregnato addosso quando dicesti la tua prima parola. E non avevi mai sorriso, almeno finché non sei andato a casa di Austria.”

Italia sussultò. Si ricordava quel giorno, stava spazzando il cortile quando aveva visto arrivare Prussia con il suo solito sorriso strafottente e immergersi in una gara con Ungheria che aveva appena finito di lucidare le pentole. Dietro di lui c’era un bambino biondo triste, teneva gli occhi bassi non a causa del timore del nuovo luogo, ma perché nonostante la sua giovane età aveva già visto tutto quello che c’era da vedere.

Feliciano rimase un po’ a guardarlo e quando l’altro se ne accorse si illuminò per un attimo per poi diventare rosso come aveva visto succedere solo a suo fratello quando si arrabbiava.

“Perché non me lo hai detto?” Ripeté più forte.

Il Prussiano lo guardò senza vederlo e continuò a raccontare “In quel periodo eri molto felice, ma durò poco. Ritornasti in guerra. Di nuovo incubi. Ti svegliavi ogni notte urlando, poi cominciò la battaglia conclusiva. Quella che avrebbe segnato il destino dell’Europa.” Gilbert si fermò un attimo. Aveva preparato per anni quel discorso e non stava affatto andando come voleva lui, ma ormai era in ballo e allora ballò.

“Stavi vincendo egregiamente, dopo tutto sei il fratello del Magnifico Me” Tirò un sospiro grave “ma successe qualcosa. Dopo tutto questo tempo non so esattamente cosa fu a spaventarti ma scappasti durante un attacco. Ti cercammo per giorni. Non era da te andartene così, fino a quando eri nella culla avevi non avevi fatto altro che metterti in prima linea con i tuoi soldati, avevi un comportamento strano.” L’albino accarezzò distrattamente Gilbird che gli si era posato sulle ginocchia.

“Quando finalmente ti trovammo eri a casa di un contadino che ti aveva visto vagare sulle sue terre e ti aveva dato una mano, avevi perso la memoria ed eri convinto di chiamarti Ludwig. Una volta appurato che i tuoi ricordi erano completamente andati ti portai a casa facendoti credere di essere un’altra persona.” Finì, si fermò, attese.

Germania non sapeva cosa dire. Era stato qualcun altro e ora non ricordava nulla.

Invece Italia si alzò dalla sedia stendendosi dalla posizione rannicchiata che aveva assunto alla consapevolezza di dove volesse andare a parare l’albino e si diresse verso il biondo. Gli si avvicinò piano e con una mano gli andò a sfiorare una guancia ricordandosi di tutti i momenti felici della sua infanzia presto coperti dai ricordi felici di quegli ultimi anni, da quando lo aveva rincontrato.

Voltò la testa di scatto verso Prussia e con la forza della disperazione gli saltò addosso facendogli perdere il sorriso di calma che aveva appena ritrovato “Perché non me lo hai detto? Io tra tutti meritavo di saperlo!” E prese a scuoterlo forte.

Il magnifico lo lasciò sfogare e quando ebbe finito lo abbracciò provocando a Germania una fitta sotto lo sterno “Non ti dicemmo nulla perché se tu lo avessi saputo in un modo o nell’altro glielo avresti rivelato.”

Poi rivolgendosi ad entrambi “Italia ha qualcosa da dirti a proposito di quello che non ricordi, come una certa promessa.” E riacquistando il buon umore “Adesso lo so che vi dispiace ma il Magnifico vi lascia, vieni Gilbird.” E se ne andò.

I due rimasero da soli nella stanza a fissarsi.

Il biondo era troppo scosso dagli eventi per avere una qualsiasi reazione di senso compiuto, il castano stava scoppiando dalla gioia.

Germania stava per aprire bocca ma venne preceduto da Italia che gli si buttò al collo trascinandolo a terra “Miseimancatomiseimancato.” Non sapeva con chi stava parlando, se con Sacro Romano Impero o Germania poi realizzò che erano la stessa persona e il suo sorriso divenne ancora più grande.

“Miseimancatomiseimancatomiseimancato!” Urlò più forte e lo baciò.

Germania si ritirò di scatto e gli placcò le mani che stavano correndo un po’ troppo sulla figura muscolosa del tedesco “Aspetta, prima voglio sapere perché sei scappato e cosa è successo negli anni che non ricordo.”

“Eravamo molto amici e quando ho scoperto che eri scomparso sono stato malissimo, non volevo affezionarmi di nuovo a qualcun altro per poi perderlo.” Prese un grosso respiro “E quando eravamo piccoli è successo questo.” Disse avvicinandosi alle labbra dell’altro e baciandogliele.

“Ti amo.”

 

 

 

Oramai erano chiusi in quella camera da un’ora e i rumori forti erano scemati, adesso si poteva sentire solo un forte ansimare.

“Italia, spiegami una cosa.”

“Ancora?” Il castano aveva raccontato per filo e per segno ogni cosa successa tra loro in passato, eccezione fatta per il fatto che il biondo lo credeva una bambina, solo perché lui non ne era cosciente. E il tedesco continuava a fargli domande di ogni tipo, e poi si lamentavano che fosse logorroico!

“Si, come mi chiamavo?”

Feliciano tacque.

Era sempre un dolore pronunciare quel nome ad alta voce, ma ora non sarebbe più stato un ricordo sbiadito, ora era reale.

“Sacro Romano Impero.”

Il biondo parve tacere un attimo ripensando a quante volte aveva sentito ripetere quel nome nel sonno all’amico e a quanto ora fosse immensamente felice di essere quella persona.

“Ti amo Italia.”

“Ti amo Germania.”

 

 

 

 

+§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§+A CASA DI SPAGNA+§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§+

 

Romano era furioso di rabbia, come osava il suo fratellino dirgli certe cose?

Non erano affatto vere.

A lui piacere quel bastardo spagnolo?

No, non era umanamente concepibile, non sarebbe neanche mai successo.

Gli balenò per un istante l’immagine dell’altro davanti agli occhi.

“Perché poi dovrei volergli anche solo un po’ di bene? Quando ero piccolo non faceva altro che comandarmi, certo, mi lasciava fare tutto quello che volevo e mi regalava i pomodori, e quella volta che mi sono spaventato per il temporale e lui mi ha protetto, ma… NO!”

Il castano prese a calciare da terra una lattina “No. No. No. No. E assolutamente no.”

La prese e la buttò via, non sarebbero stati quei fantastici occhi verdi a conquistarlo. Quegli occhi che se ti incantavi per un attimo a guardare ti catturavano come il canto della più bella delle sirene.

E allora se non era vero che provava qualcosa per quel fottuto essere perché si era arrabbiato tanto con Feli? Bhe di solito si arrabbia sempre ma allora perché era addirittura uscito di casa per dirigersi a quella dello spagnolo?

“Io amo Spagna.”

Non era troppo orribile da dire.

“Io amo Spagna.”

No, era passabile, infondo erano solo tre parole, per provarci avrebbe dovuto usarne di più.

“Io amo Antonio Fernandez Carriedo.”

Neanche così era una tortura, provò più forte, tanto per sincerarsene.

“IO AMO ANTONIO FERNANDEZ CARRIEDO!” Urlò a pieni polmoni, era una liberazione, infondo lo aveva sempre saputo, ma liberarsene così era davvero bello.

Chiuse gli occhi e si lasciò calmare dal sole caldo sulla pelle, era così rilassato, così in pace con sé stesso…

“ANCHE IO TI AMO ROMANO!!!” Urlò una voce alle spalle del castano che si faceva sempre più vicina.

No.

No. No. No.

No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No.

L’unica persona che non avrebbe dovuto sentire quelle parole era dietro di lui chissà da quanto tempo.

No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No. No.No. No. No. No.

Romano si girò lentamente e si ritrovò Spagna a pochi passi da lui che gli stava per saltare al collo “Anche io ti amo Lovinito!!!”

L’interpellato rimase pietrificato dalla visione ‘Perché?’ pensò prima di riuscire quasi a sentire il calore del corpo dello spagnolo tanto era vicino.

Si stavano per abbracciare quando il castano si scansò di colpo e lo atterrò con una testata.

“Non so cos’hai capito ma non mi riferivo a te.”

E girando sui tacchi se ne andò, non era ancora pronto ma sperava che Antonio lo avrebbe aspettato, almeno ancora per un poco.

Mentre si allontanava cercando di fare l’espressione più incazzata del suo repertorio ripensò al suo fratellino e sperò che almeno lui fosse riuscito a dichiararsi.

Aspetta.

LO AVEVA APPENA AIUTATO A CONFESSASRI AL CRUCCO MANGIA-PATATE?!?!?

Quella sera a cena avrebbero dovuto fare un discorsetto.

 

 

 

==========FINE===========

 

 

 

 

Crololololololololololollolollllllololololllllllllllolololololllllllllllllllllllllllllllololololllllllllllllllllllolololololol, L’HO fINITOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!

Per prima cosa mi scuso se qualcuno è rimasto infastidito dal linguaggio di Romano contro gli Spagnoli o i Tedeschi o qualsiasi cosa respiri. Io di norma non dico parolacce a caso ma Lovinito che dice ‘Porca paletta’ e ‘Spagnolo stupidino’ mi sembra…      orribile.

Secondo spero di ricevere tante recensioni SOPRATTUTTO per capire se vi piace come scrivo, ALLA FACCIA DELLA PROF DI ITAGLIANO, no scherzavo, Felì, Romano non volevo scrivere male ITALIANO sbagliato, SCUSATEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!

Complessi con degli anime a parte, vi faccio immensi saluti e auguro ancora buone vacanze a tutti e per chi ancora sta studiando IMBOCCA AL LUPO per qualsiasi tipo d’esame stiate facendo (ma un augurio più forte a chi fa qualcosa dove c’entra l’arte, AUMENTO DELL’ARTE!)

Adesso vi saluto e fatemi sapere cosa ne pensate, non mordo (potete provare) e fa sempre piacere sapere cosa caspita uno trova *spera di divertente* nella storia, CIAO!

  
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