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Autore: NotFadeAway    22/06/2013    2 recensioni
Lo scambio culturale è il compromesso al quale molti studenti si ritrovano costretti a scendere pur di perdere qualche giorno di scuola in più. Esso risponde tuttavia anche al nome di “esperienza entusiasmante che ti cambia la vita” o al ben più tragico “incubo interminabile dettato dall’incompatibilità tra i soggetti interessati”.
Ad ogni modo, comunque lo si voglia chiamare, se ne avete mai fatto uno, saprete certamente di cosa sto parlando, ma per coloro estranei al mondo della condivisione del patrimonio culturale tra popoli, lasciate che io spenda qualche parola.
Lo scambio culturale, caro neofita, sebbene possa rispondere più che appropriatamente ai nomi sovra indicati, è senz’altro da esperire, ma tenendo bene a mente tre cose:
1. La scelta del proprio corrispondente è un momento cruciale, dovrai trascorrere molto tempo con il soggetto di cui sopra, per cui è opportuno prendere una decisione oculata. Se esso ti viene affidato arbitrariamente difficilmente si possono prevedere tempi lieti.
2. Il corrispondente non sarà MAI come da te auspicato.
3. Dal momento in cui il corrispondente metterà piede nella tua parte di biosfera, tutto potrà succedere.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang, Mai/Zuko, Suki/Sokka
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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-Ma insomma! Quando arrivano? Ho fame! –
-I corrispondenti saranno qui a minuti e tu pensi al cibo, Ron? Ma che razza di essere umano sei? – protestò Hermione.
-Uno affamato! –
-Come hai detto che si chiama il tuo corrispondente, Ron? – intervenne Harry, cercando di evitare l’ennesimo litigio.
-Ehm … - si tastò le tasche, sotto lo sguardo di disapprovazione di Hermione – Zo … Zuko – lesse appena riuscì a decifrare un foglietto tutto stropicciato.
-E la tua, Hermione? –
-Katara – rispose prontamente, molto fiera. – Il tuo corrispondente si chiama Jet, invece, se non sbaglio –
-No, non ti sbagli –
-Come al solito – mormorò Ron, ma fortunatamente Hermione non lo sentì.
In quel momento la Professoressa McGranitt entrò nella Sala Grande, si amplificò la voce e disse:
-I nostri ospiti sono arrivati e sono proprio qui fuori, mi aspetto da tutti voi un comportamento adeguato – detto questo, le porte si aprirono, lasciando entrare un gruppo di diverse decine di persone, i cui vestiti, alcuni rossi, altri celesti, altri gialli o verdi, spiccavano nettamente in confronto alle uniformi nere di Hogwarts.
-Finalmente! – fece Ron, vedendo la prospettiva del pasto serale più vicina e tangibile.
I nuovi arrivati furono fatti arrestare davanti al tavolo dei professori, come ragazzi del primo anno in attesa di essere Smistati. Il Professor Silente si avvicinò a quelli che apparentemente erano gli unici due uomini adulti del gruppo e scambiò qualche parola, poi guadagnò il pulpito.
-Siete tutti i benvenuti ad Hogwarts. Auguro a tutti voi un piacevole soggiorno qui – cominciò - Sarete tutti molto affamati, per cui vi invito subito a sedervi  qui – ed indicò i posti più avanti di ogni tavolo delle Case – così da potervi rifocillare, prima di procedere all’assegnazione dei corrispondenti. –
Una volta che tutti si furono sistemati, come sempre, le vettovaglie apparirono magicamente sulle tavolate. Un urlo di sorpresa provenne da praticamente tutti i nuovi arrivati.
-Tzk! Novellini! – fece Ron, ingurgitando la terza salsiccia con un solo morso.
 
-Wow! Sono apparsi per magia …  incredibile! – fece Katara.
-Lo so … è fantastico! – la risposta era di Sokka che stava contemplando con occhi sognanti le montagne di cibo appena apparsogli davanti.
-La cosa deprimente è che guarda me nello stesso modo – contestò la ragazza seduta accanto a lui.
Tutti risero, iniziando a riempirsi i piatti.
-Il castello è bellissimo! L’avete visto? È enorme!  Mi ricorda molto i Templi dell’Aria! Chissà se ci sono delle camere segrete da esplorare! – fece Aang.
-Bleah! Che cos’è questo? Sa … sa di zucca! – disse Mai, facendo una faccia disgustata.
-Ci stanno guardando tutti. Già detesto questo posto – si lamentò Zuko, facendo eco alla sua ragazza.
-Il vostro ottimismo riesce sempre a travolgermi, ragazzi, veramente! – s’intromise Toph.
-Non eri di così buon umore mezz’ora fa, Toph – sottolineò Zuko.
-Mezz’ora fa eravamo ancora su quel coso fatto di materiali-non-da-me- dominabili. Ora sono racchiusa in una montagna di pietre sopra un’altra montagna di pietre. Non potrei chiedere di meglio! –
Un ragazzo più grande degli altri, che non indossava uniformi e aveva i capelli color carota, si avvicinò proprio al loro gruppo.
-Salve. Mi rincresce disturbarvi durante il pasto, ma temo sia necessario. Io sono Percy Weasley e lavoro al Ministero della Magia, sono stato incaricato della direzione di questo progetto. – Detto questo, porse la mano destra, ma tutti la guardarono senza capire. Dopo un attimo di silenzio troppo lungo, la ritirò e riprese – Tu devi essere Toph. Sono stato informato della tua situazione, per cui ho ritenuto più opportuno di essere io stesso incaricato della tua tutela. Qualora tu avessi delle esigenze particolari, sarai liberissima di comunicarmele, senza che ciò possa causarti imbarazzo – fece una pausa e un sorriso – Ora vi lascio terminare la cena, riprenderemo la discussione più tardi –
Quando se ne andò, impettito e fiero, tutti quanti poterono finalmente scoppiare a ridere. L’unica a non farlo era, ovviamente, Toph, che fumava di rabbia.
-Allora, Toph, ti piace ancora questo posto? – fece Sokka, che aveva smesso di mangiare solo per ridere fino a non avere più aria.
La ragazzina sbatté una mano sul tavolo e al tempo stesso un blocco di pietra si alzò dal pavimento e vi ripiombò con un tonfo.
-Prevedo un soggiorno difficile per quel ragazzo – rise la ragazza seduta accanto a Sokka.
-Ben detto, Suki! –
-Ah, gliela farò vedere io … quando avrò finito con lui, non sarò più io ad aver bisogno di un accompagnatore … -
 
Molti bocconi dopo, quando tutte le pietanze furono spazzolate via dal tavolo, Silente riprese la parola.
-Bene, spero che il banchetto sia stato di vostro gradimento! Ora chiamerò ciascuno di voi – e si diresse ai nuovi arrivati – e vi assegnerò il vostro corrispondente. -
Il primo ad essere chiamato fu un ragazzino che non doveva avere più di tredici o quattordici anni, aveva un enorme sorriso stampato in faccia, una freccia blu tatuata in testa al posto dei capelli e rispondeva al nome di Aang. Era il corrispondente di George. Questi si alzò da tavola scambiandosi  uno sguardo perplesso con il fratello.
I due si salutarono e si diressero fuori dalla Sala Comune.
Un solo nome più tardi, fu chiamato un altro ragazzo che conoscevano: era Colin Canon, che aveva avuto in affidamento una ragazza, di un paio d’anni più grande di lui, dai capelli neri e uno sguardo malsano. Si chiamava Azula.
Furono chiamati diversi altri nomi, prima che venisse finalmente il turno di Harry. Quando si alzò per andare in contro al suo corrispondente, vide che era un ragazzo probabilmente della sua età e dai capelli perfino più scompigliati dei suoi.
Si avviarono fuori, in un silenzio imbarazzato, ma appena girato l’angolo, Harry si fermò.
-Perché ci siamo fermati? – chiese Jet.
Harry si era girato verso la Sala Grande e osservava chi usciva.
-Aspettiamo il mio amico –
Jet scrollò le spalle, si frugò tra le tasche e ne tirò fuori una spiga di grano, quindi, una volta resosi conto che quell’altro non avrebbe aggiunto nulla, si appoggiò al muro ed iniziò ad aspettare.
 
Qualche minuto dopo Harry, fu fatto il nome di Hermione. Katara, la ragazza che le era stata assegnata, vestiva completamente di azzurro e aveva i capelli intrecciati in complicati codini, che facevano netto contrasto con la capigliatura crespa ed informe di Hermione.
Come gli altri, anche loro furono invitate a dirigersi verso la Sala Comune della loro casa.
-Benvenuta, Katara. Ho aspettato così tanto il vostro arrivo! Spero che il viaggio sia stato piacevole –
-Grazie, Hermione. Sì, è stato un po’ lungo, ma ci siamo divertiti –
-Mi fa piacere sentir … Harry, che ci fai ancora qui? – esclamò, piuttosto contrariata, quando per poco non andò a sbattere contro l’amico.
-Aspetto Ron – rispose, apatico, mentre si sporgeva per vedere oltre i capelli di Hermione chi era in arrivo.
-Come fai ad essere così scortese? Questa è una cosa che mi sarei aspettata da Ron, non da te! Avanti, vieni con me nella Sala Comune! –
-No, penso che aspetterò Ron qui –
Hermione roteò gli occhi e si allontanò. Non vide Katara fare cenno a Jet che intendeva tenerlo d’occhio.
Dopo di Hermione, passarono un altro paio di ragazzi, tra cui Ernie MacMillan, con un tipo che sembrava essere passato sotto una pressa, che salutò il corrispondente di Harry.
Poi uscì Ginny, anche lei camminava in silenzio con una ragazza dai capelli neri, molto lunghi, con espressione annoiata sulla faccia.
Dopo sette otto di loro, Pansy, seguita da un tipo che Harry non sapeva dire se maschio o femmina, sfilò davanti a loro.
-Ehi, Jet! Ancora qui? – disse.
-Già – borbottò. – Ne abbiamo ancora per molto? – chiese ad Harry, quando Pansy e corrispondente se ne furono andate.
-Non so lo … no … - buttò lì Harry.
Draco e un ragazzo dalla pelle abbastanza scura, con uno strano codino, furono i successivi. Poi fu il turno di Cho, che aveva avuto un ragazza che per la prima volta sembrava avere un aspetto normale. Harry si sentì avvampare e distolse lo sguardo, sperando che nessuno si fosse accorto che era arrossito.
Quindi passò Luna, la quale sembrava aver già fatto amicizia con una ragazza dall’aria molto spensierata. Questa stava camminando sulle mani e le due parlavano e ridevano amabilmente.
Una coppia più tardi, arrivò, finalmente, Ron.
Com’era prevedibile, Ron stava avanti e un ragazzo dalla faccia imbronciata gli stava dietro.
-Finalmente! – esalò Harry, - Ce ne hai messo di tempo! –
-Non è colpa mia, chiamano in ordine alfabetico e il mio corrispondente ha il nome che inizia per ‘Z’! – protestò, mentre incominciavano ad incamminarsi.
-Com’è il tuo? – chiese Ron.
-Boh. Non ci ho parlato. A te? –
-E chi ha aperto bocca! Ma lo hai guardato in faccia il mio? È inquietante quella… cosa … -
Harry si girò e scrutò sottecchi il corrispondente di Ron. Effettivamente aveva metà della faccia sfregiata da un’ustione.
-Ricordami di non lamentarmi più della mia cicatrice –
-Sono strani. Mi spieghi cosa mi ha convinto a fare questa cosa, Harry? Non me lo ricordo più! – si lamentò, sconsolato.
-Il fatto che siamo autorizzati a saltare le lezioni pomeridiane forse ci ha aiutati nella scelta, Ron – scherzò Harry.
Dietro di loro, Zuko e Jet camminavano a capo chino, scambiandosi di tanto in tanto sguardi di fuoco. Non dissero una parola.
 
Dopo parecchie scale, finalmente giunsero a destinazione.
Il corrispondente di Jet disse una parola incomprensibile e uno dei quadri (che si muovevano!) si spostò, lasciando loro liberi di entrare nel passaggio aperto nel muro.
La stanza dove entrarono era tremendamente affollata: una manciata di ragazzi era seduta su sedie o poltrone a formare un cerchio, al centro c’era Aang, intento nel suo trucchetto della bolla d’aria su cui di solito andava in giro.
-Woh! – Zuko sentì il proprio corrispondente esclamare – Forte! Come ha fatto? –
-E’ un Dominatore dell’Aria, Ron. E si dà il caso che sia anche l’Avatar – una ragazza dalla chioma crespa e dall’aria saccente si era avvicinata.
-Un che? – fecero all’unisono Ron e l’amico.
-Un Dominatore dell’Aria. Significa che è in grado di piegare al proprio volere l’aria, per poterla usare come tecnica di combattimento o difesa – puntualizzò.
-Ma Aang è anche l’Avatar, cioè l’unico in grado di Dominare tutti e quattro gli elementi – aggiunse Katara, che doveva essere la corrispondente della chioma crespa.
-Non sono sicuro di aver capito, ma è forte lo stesso! Come si fa? Voglio imparare anche io! –
-Non credo tu possa impararlo da lui, Ron. Vedi, Katara mi ha spiegato che da dove vengono loro, le persone non sono divise tra Maghi e Babbani, ma tra Dominatori e Non Dominatori –
-Vuoi dire che non ci sono maghi da loro? – fece Harry, stupito.
-Vuoi dirmi che voi siete maghi? – esclamò invece Jet, esprimendo la sorpresa anche di Zuko.
-No. E sì – rispose chioma crespa prima a Harry e poi a Jet.
-Non dite sciocchezze! I maghi non esistono! – protestò Jet.
-Oh, certo che esistono. Guarda – la ragazza prese un bastoncino dalla tasca della sua tunica e lo agitò. Immediatamente il filo di grano che Jet teneva in bocca iniziò a fluttuare per aria.
-Wow. Sono davvero stupita. – disse una voce in tono piatto, senza alcuna enfasi.
Zuko si girò.
-Mai! Sei qui. Come va? –
-Mi annoio. –
Zuko ridacchiò.
-Solo tu sei capace di annoiarti in un posto come questo. Hai sentito quella tipa? Ha detto che sono dei maghi! – disse, mentre Mai lo trascinava a sedersi su uno dei divanetti vuoti, più in disparte.
-Sì. Interessante. –
-E non sapevano neanche cosa fosse un Dominatore. Ma dove ci hanno port … ehi, Aang, fai attenzione! –
Aang gli era effettivamente passato a pochi centimetri dalla testa sul suo monopattino d’aria, in un’ovazione generale.
-Dai, Zuko. Vieni a fare anche tu una dimostrazione!  È divertente! –
Ma fu Mai a salvarlo, prese uno delle sue lame  e la lanciò dritta dritta sul ragazzo con la freccia in capo, che si scansò all’ultimo istante. La folla di studenti ammutolì.
-Ehi! Un semplice no sarebbe bastato! –
Zuko ridacchiò e baciò soddisfatto la sua ragazza.
 
-Ah, quindi non si tratta di magia! -
-No, Harry. Ti ho detto di no – disse Hermione, con il tono di chi stava chiaramente per perdere la pazienza.
Nel frattempo alle sue spalle, Katara si era unita ad Aang per una dimostrazione.
-Ecco, guarda Katara. Lei è un Dominatrice dell’Acqua –
Con un paio di agili mosse, la ragazza vestita in azzurro fece uscire dell’acqua dalle borracce che portava con sé e la fece vorticare per aria come un lazo, poi la trasformò in cristalli di ghiaccio, quindi in una palla roteante e alla fine la fece cadere tutta su due ragazzi che si stavano sbaciucchiando in un angolo.
-Ops, scusate. Forse la prossima volta, Mai, farai più attenzione con i tuoi coltelli! –
Tutti risero, ma Aang, accortosi che Zuko aveva iniziato seriamente a spazientirsi, andò ad asciugare loro i vestiti, Dominandone fuori l’acqua.
Ron ed Harry stavano ancora ridendo.
-Ron, ma quello non è il tuo corrispondente? – chiese Hermione, stizzita.
-Sì, e allora? –
Un altro battibecco era in arrivo, così Harry spostò subito l’attenzione su altro.
-Allora, tu che Dominatore sei? – chiese al suo corrispondente.
Jet, che stava appoggiato al muro e che aveva l’aria di chi si sta annoiando a morte, bofonchiò:
-Io non sono un Dominatore. E, scusami – s’indirizzò ad Hermione – Potresti ridarmi la mia spiga? –
Harry sembrò rimanerci un po’ deluso.
-Non fare quella faccia, Harry. Katara ha detto che anche i Non-Dominatori sono esperti nel combattimento, molti di loro si sono specializzati nell’utilizzo di alcune armi molto particolari. Probabilmente il tuo corrispondente è molto abile con quelle sue spade uncinate. Potresti chiedergli una dimostrazione, magari –
-Sì … già … lo farò … - disse, senza che la stesse necessariamente ascoltando con convinzione. -E il tuo che cos’è? – si diresse a Ron.
Questi fissò il proprio corrispondente, ancora occupato con la ragazza.
-Non ne ho idea. Chiediamoglielo! – e s’incamminò verso di lui.
Harry stava per obiettare che probabilmente non era una buona idea andarlo a disturbare, ma era troppo tardi per dirglielo.
-Tu sei un Dominatore? – aveva già detto, imponendo la propria ombra sui due.
Zuko si separò dalla propria ragazza e lo squadrò, irritato.
-Sì, ora vattene – tornò alla sua occupazione, con il preciso, evidente, intento di cacciare l’importuno, ma Ron non era soddisfatto e i tentativi di dissuaderlo di Harry non sembravano sufficienti.
-E un Dominatore di che cosa? –
La vampata di fuoco che ricevette come risposta fu più che eloquente. Questa passò due centimetri sopra la chioma rosso acceso di Ron e andò a schiantarsi sul soffitto.
Il ragazzo rimase paralizzato per un attimo, poi la mano si precipitò sulla bacchetta. Stava per agitarla, ma Hermione gli bloccò il braccio.
-Ron, avanti. Lascialo stare. Dovete cercare di andare d’accordo, e lanciargli una fattura non è un buon modo per iniziare un’amicizia! – disse, portandosi i due amici lontano da Zuko e la ragazza.
-Perché invece lanciarmi del fuoco addosso lo è! Ammiro la tua logica, Hermione. –
-Andiamo, sono spaesati. Si trovano in un ambiente completamente nuovo e poi mettersi in mezzo mentre sta con la ragazza non mi pare una mossa molto furba, Ron –
-Ecco, lo vedi. È lui che ha cominciato male! Si è subito andato ad isolare e a sbaciucchiarsi con la lanciatrice di coltelli! –
-Dagli tempo. Magari sono stanchi. Domani andrà tutto molto meglio! –
 
-Dove mi porti? Dove stiamo andando? Ehi, fa freddo qua giù! – Sokka si stava dirigendo con il suo corrispondente, un ragazzo dai capelli biondo platino e l’aria di sufficienza, verso quelle che sarebbero benissimo potute essere le catacombe del castello, se fossero scesi ancora un poco.
-Sta zitto –
-Che posto è questo? – Draco, così si chiamava il suo corrispondente, si fermò – Siamo arrivati? –
-Sì, per fortuna, siamo arrivati – il muro si aprì, scoprendo una sala nascosta.
 Le pareti erano di pietra e ornate di orpelli in verde e argento,  era un ambiente piuttosto buio e umido, ma le finestre, che sembravano essere immerse nell’acqua, erano spettacolari.
-Benvenuto nella Sala Comune di Serpeverde, la Casa migliore di Hogwarts –
Sokka lo guardò perplesso.
-Cos’è Serpeverde? –
Draco lo guardò con ribrezzò.
-Decisamente non sei di queste parti, tu –
-No, signore. Io sono della Tribù dell’Acqua del Sud - disse, impettendosi.
-Mai sentita – fece Draco, lasciandolo dietro, mentre il petto di quello si afflosciava.
Accanto ad uno dei divani, un ragazzo era circondato da studenti in divisa nera e stava dando qualche dimostrazione di Dominio della Terra. Sollevò con un piede un paio di pietre e le mandò a sbattere contro il muro; erano mosse molto semplici, che però catturarono l’attenzione di Draco.
-Cos’era quello? – disse.
-Dominio della Terra –
Uno sguardo perplesso e un po’ di spiegazioni dopo, Draco fece di nuovo una domanda.
-Capisco. Tu sei un Dominatore? – per la prima volta sembrava guardarlo con un po’ d’interesse.
-Certo! Io so Dominare la Spada e, ancora meglio, il mio Boomerang! Prego, un passo indietro per la dimostrazione – Draco lo guardò tirare il suo boomerang e poi riacchiapparlo al volo – Ta-dah! – fece un inchino.
-Tzk! Babbano – e senza che Sokka capisse cosa aveva detto, lo lasciò in piedi dove stava, nella Sala Comune.
 
-Allora, Toph, ho predisposto per te una stanza al pian terreno, il più vicino possibile alla Sala Grande, dove per qualche ora al giorno si riuniranno i tuoi amici, così ti sarà più facile arrivarci. Io dormirò esattamente nella stanza accanto alla tua e sarò disponibile a qualsiasi ora del giorno e della notte qualora tu avessi bisogno di aiuto.  – Percy e Toph erano ormai gli ultimi rimasti nella Sala Grande – Allora, lascia che ti scorti alla tua stanza –
Toph era furiosa, non sopportava l’idea di essere trattata come se fosse un’impedita. Il ragazzo le passò braccio attorno alla schiena e iniziarono a camminare. Furono sufficienti due passi, tuttavia, prima che Toph dominasse il pavimento sotto di lui e quello si ritrovasse sbattuto all’aria.
-Ohi ohi … - mugugnò rialzandosi, - Deve essere bagnato qui per terra, meglio fare attenzione. Non ti muovere –
Ma questo fu solo l’inizio di quanto Toph aveva progettato per quel bambolotto con i capelli rossi.
Presto arrivarono davanti alla porta della camera a lei assegnata, Percy la spalancò, ma quando fece per entrare,  finì col dare una craniata ad uno sperone di pietra.
-Ops. Scusami, mi ero dimenticata di dirti che di tanto in tanto ho degli spasmi e se non sto attenta, rischio di Dominare la Terra con questi gesti involontari. –
Percy si stava ancora tenendo il naso tra le mani, aveva le lacrime agli occhi, ma cercò di sembrare disponibile.
-Non fartene alcun problema. Certe cose capitano. Non è certo colpa tua –
-No, certo che non lo è … -
Peccato che Percy, girato di spalle, si fosse perso il ghigno che si delineò sulla faccia di Toph, mentre tali parole erano state pronunciate.
 
-Che cosa vuoi, Silente? –
Il vecchio preside aveva trascinato in disparte Severus durante la cena.
-Solo avvisarti di un … piccolo fuori programma … -
L’uomo in nero lo guardò di traverso.
-Che intendi dire? –
-Il professor Vitious doveva occuparsi di uno degli accompagnatori dei ragazzi, ma, sfortunatamente sembra essersi influenzato … -
Severus s’irrigidì.
-No, Silente, non se ne parla nemmeno! Gli preparo io un tonificante, ma io non ospiterò nessuno! – disse, un po’ troppo ad alta voce.
-Avanti, si tratta solo di pochi giorni. Madama Chips ha detto che Filius ha bisogno di riposo … - ribatté il vecchio, in tono pacato.
-Non ho nemmeno intenzione di discuterne! Ho altro da fare, Silente! Mandi Vitious al posto mio agli incontri con il Signore Oscuro? Se è così, va bene! – scattò Severus.
-Non essere così scontroso. Lo sai che non te lo chiederei se non fosse strettamente necessario … -
-Non può farlo Minerva? – chiese, esasperato, afflosciando le spalle.
-Cosa ti ho appena detto, Severus? Su, non sarà per molto – e sorridendo, si voltò per tornare al tavolo.
Severus sembrò trattenere un ringhio selvaggio.
-Va bene – disse, digrignando i denti – Ma il vecchio pazzo lo prendi tu! – gli gridò alle spalle.
 
-Allora … e così anche tu sei un mago, immagino –
Iroh era stato assegnato ad un uomo sulla trentina, dai capelli neri e lunghi, dal dubbio stato di pulizia, che non aveva detto niente per tutta la sera. Ora si erano separati dal gruppo e questi gli stava mostrando il proprio alloggio.
-Sì – rispose conciso.
-Lo sai, è una cosa incredibile questa! Ho saputo dell’esistenza di uomini con le vostre capacità solo qualche mese fa, quando sono stato contattato dal vostro Ministero. Deve essere fantastico essere in grado di utilizzare la magia! –
L’uomo mugugnò qualcosa, ma lo fece talmente a bassa voce che poteva benissimo anche non aver detto niente.
-E hai detto che insegni qui. Cosa insegni? – fece, cercando di mantenere il suo passo.
-Pozioni – aveva un tono teso e irritato.
-Pozioni? Interessante! Allora tu conoscerai senza dubbio tutti i segreti per una corretta infusione! –
L’uomo lo guardò senza capire il senso della domanda.
-Tè. Io ho in una Sala da Tè. Magari potresti insegnarmi qualcuno dei tuoi trucchetti da Pozionista – fece, in tono amichevole, ma quello non gli rispose affatto.
Nel frattempo erano arrivati davanti ad una porta di legno, con una maniglia arrugginita.
-Ecco la tua stanza. Quella è la mia – Indicò una porta lì vicino. Prese una chiave, la aprì, quindi la diede in mano ad Iroh, – Buonanotte -
-Perché non entri dentro, ti offro una tazza … - ma Severus lo guardò, truce, gli chiuse la porta in faccia e se ne andò.  - … di tè –
   
 
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