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Autore: NotFadeAway    18/06/2013    2 recensioni
Lo scambio culturale è il compromesso al quale molti studenti si ritrovano costretti a scendere pur di perdere qualche giorno di scuola in più. Esso risponde tuttavia anche al nome di “esperienza entusiasmante che ti cambia la vita” o al ben più tragico “incubo interminabile dettato dall’incompatibilità tra i soggetti interessati”.
Ad ogni modo, comunque lo si voglia chiamare, se ne avete mai fatto uno, saprete certamente di cosa sto parlando, ma per coloro estranei al mondo della condivisione del patrimonio culturale tra popoli, lasciate che io spenda qualche parola.
Lo scambio culturale, caro neofita, sebbene possa rispondere più che appropriatamente ai nomi sovra indicati, è senz’altro da esperire, ma tenendo bene a mente tre cose:
1. La scelta del proprio corrispondente è un momento cruciale, dovrai trascorrere molto tempo con il soggetto di cui sopra, per cui è opportuno prendere una decisione oculata. Se esso ti viene affidato arbitrariamente difficilmente si possono prevedere tempi lieti.
2. Il corrispondente non sarà MAI come da te auspicato.
3. Dal momento in cui il corrispondente metterà piede nella tua parte di biosfera, tutto potrà succedere.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang, Mai/Zuko, Suki/Sokka
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ad Hogwarts la serata si prospettava come una delle tante, il vento batteva sulle vetrate, le giornate si erano fatte più fredde e più buie di prima. Quella sera, tuttavia, non sarebbe stata come tutte le altre, una novità era in arrivo.
-Ehi, Ron, non sarà mica Percy quello? –
-Mpfh…dove? Cosa? Chi? – fece Ron, quasi affogandosi con il pollo per la sorpresa.
-Laggiù, guarda – Harry indicò la figura di un ragazzo che sembrava aver appena raggiunto la ventina d’anni, era appena entrato nella Sala Grande e stava accovacciato vicino al tavolo dei professori a confabulare.
-Per la miseria, sì è lui! Che diavolo ci fa qua? –
-Calmati, Ron, stai facendo una storia dal niente – si mise in mezzo Hermione –Smettila di agitarti così tanto –
Ma Ron non la stava ascoltando, si era alzato ed era andato a richiamare l’attenzione di Fred e George sul nuovo arrivato.
-Ma che ha? – chiese Hermione.
-Oh, niente. Diciamo che Percy ha scritto una lettera a Ron, qualche tempo fa, e non diceva cose molto carine su di me. Probabilmente pensa che sia venuto qua per arrestarmi o cosa. Magari ha persino ragione. -  rispose Harry.
-Non dire sciocchezze, Harry! Che potrà mai fare Percy? Se ci fosse stato qualche problema con te, non avrebbero di certo mandato l’ultimo arrivato. Sono sicura che non ci sia niente di cui preoccuparsi. –
-Se lo dici tu … -
Ron, intanto, era tornato, afferrando il cosciotto ancor prima di rimettersi a sedere, imprecando contro di Percy. La cosa bastò a far riprendere la discussione con Hermione , che presto si concluse in un litigio, ma le proteste di entrambi furono messe a tacere ben presto dal Preside.
-Buonasera a tutti, ragazzi – esordì, ottenendo l’attenzione di tutti – Sono terribilmente dispiaciuto di dover distrarre tutti  voi dal questo lauto pasto, ma il qui presente emissario del Ministero della Magia – e indicò Percy – Non ha molto tempo, ragion per cui forchette sul tavolo e ascoltate bene cosa quest’uomo ha da dirvi. Posso garantirvi che sarà entusiasmante! –
Si levò subito un mormorio sommesso, che  racchiudeva un commento affatto gentile e assai perplesso di Ron sull’effettiva mancanza di capacità del fratello di dire qualcosa di più entusiasmante di “la palla rimbalza”.
-Salve, studenti di Hogwarts. Mi auguro che il vostro soggiorno in questa scuola si stia rivelando piacevole com’io ricordo sia sempre stato. Ad ogni modo, così come il Professor Silente vi ha già comunicato, non ho a disposizione molto tempo, per cui sarò breve e conciso. – s’impettì, come se stesse per leggere un telegramma regale – Stasera ho l’onore di essere latore della seguente notizia: Hogwarts ospiterà quest’anno il primo di quella che speriamo sia una lunga serie di scambi culturali! – lasciò una pausa, attendendo il tempo necessario perché la notizia arrivasse anche ai più distratti.
-Uno scambio culturale? Forte! Cos’è? –
-E’ uno scambio tra studenti di diverse realtà, noi li ospitiamo per un certo periodo e impariamo a conoscerli, Ron. Ora shh e fammi sentire – rispose Hermione, e si rimise in posizione d’ascolto, sondando attentamente le parole, e tutti i loro possibili significati, di Percy.
-La settimana prossima alcuni ragazzi della vostra età provenienti da terre lontane verranno a farci visita, per imparare dalla nostra cultura, così come noi faremo dalla loro. Ad ogni studente frequentante gli anni tra il quarto e il settimo sarà concesso di ospitare uno di questi ragazzi e ragazze. Durante il loro soggiorno ad Hogwarts, che sarà di una settimana, essi saranno vostra responsabilità e sarà vostro compito assicurarvi che nulla possa turbare la loro visita nelle nostre terre. – fece un’altra pausa e prese alcuni fogli, li sventolò per aria – Per evitare eventuali discussioni sulla scelta dei corrispondenti, essi saranno assegnati a ciascuno di voi tramite sorteggio– si voltò in direzione della Professoressa McGranitt, che si stava avvicinando con un calderone bitorzoluto. –Ora la Professoressa McGranitt desidera dirvi due parole, prima che avvengano le estrazioni – le fece spazio.
-Però! Sembra che Percy non porti in giro solo stupide notizie e la sua brutta faccia! Questa mi sembra una cosa fantastica! – fece Fred, che si era venuto a sedere vicino a Ron, assieme al gemello.
-Già, così sembrerebbe. -
-Buonasera, ragazzi. In questo calderone ci sono i nomi dei nostri futuri ospiti, estrarremo ciascun bigliettino e assegneremo i corrispondenti a partire dai più anziani di voi, che non avranno dunque altre possibilità di questo genere, fino ad arrivare ai più giovani. Cercheremo di garantire, per quanto sarà possibile, la corrispondenza dei sessi. Ora, lasciatemi subito dire che questo è un impegno che vi state assumendo, non prendetelo come un gioco. Il vostro compito sarà quello di mettere più a loro agio possibile i vostri corrispondenti, e dovrete imparare da loro così come loro impareranno da voi. Vi avverto, forse la convivenza non sarà semplice, provengono da una cultura molto diversa dalla nostra, ma non voglio venire a sapere di alcun episodio spiacevole avvenuto durante il loro soggiorno qui. Onde per cui, nel caso crediate di non essere in grado di sostenere quest’impegno, oppure non ne avete voglia per una ragione piuttosto che per un’altra, ove mai vi fosse un qualsiasi motivo che vi faccia pensare che non sarete in grado di dedicare tutta la vostra attenzione e tutto il vostro tempo ai vostri corrispondenti, non partecipate affatto.  Coloro che si tirano indietro sono pregati di comunicarmelo ora. –
Lasciò calare il silenzio, poi la Sala Grande esplose nel vociare degli studenti.
-Chiamerò il vostro nome, se mi darete la conferma della vostra partecipazione, estrarremo uno di questi bigliettini e vi assegneremo il vostro corrispondente –
-E’ assurdo, chi mai potrebbe rifiutare? – chiese Ron.
-Io!-  dissero contemporaneamente Seamus e Neville.
-Che cosa? E perché? –
-Mamma non me lo permetterà mai, la conosco, so com’è con queste cose –
-Se lo dici tu, Seamus. E tu, Neville, perché mai non partecipi? -
-Non mi va di mettermi in mezzo a queste cose … non so se la nonna lo vorrebbe … -
-Ma stai scherzando, Neville? –
-E poi abbiamo gli incontri dell’Esercito di Silente, come si fa con quelli? –
-Be’, possiamo sospenderli per qualche giorno, no? – fece Ron, guardando Harry.
-Ma certo Neville, non vedo che problema ci sarebbe … -
Ma Neville mugugnò qualcosa che Harry e Ron non capirono e lasciò cadere la discussione.
Nel frattempo la McGranitt aveva iniziato a chiamare le prime persone del settimo anno e, con grande stupore da parte di Harry e Ron, molte di loro si tirarono fuori.
-Ma sono impazziti! – esclamò Ron.
-Probabilmente desiderano concentrarsi sugli studi, Ron, dato che hanno i M.A.G.O. –
-E allora? Noi abbiamo i G.U.F.O. e partecipiamo comunque! Perché tu partecipi, vero, Hermione? –
-Certo che partecipo! E’ un’occasione imperdibile! Potremo imparare un sacco di cose! Mi domando da dove vengano – fece entusiasta.
-Io mi stavo più che altro chiedendo se ci faranno saltare qualche ora di lezione, veramente … -
Hermione fece una faccia spaventata, che diceva “speriamo di no”, ma non aggiunse altro, perché Fred era appena stato chiamato e aveva rinunciato.
-Che cosa? Fred non partecipa?! – disse Harry, enormemente sorpreso.
Ron cercò di richiamare l’attenzione dei fratelli, ma nel frattempo era venuto il turno di George, che, invece, aveva accettato e veniva assegnato ad un tale che, a quanto pareva, si chiamava Aang.
-Che cosa ti è saltato in mente? Perché hai detto di no? – fece Ron, non appena intercettò Fred.
-Abbiamo molto da fare. Con un solo corrispondente sarà tutto più facile. E comunque non sono affari tuoi! –
Ron fece una faccia sprezzante in risposta e tornò a concentrarsi sul proprio piatto, in attesa del proprio turno.
 
Una colonnina di fumo si alzava dalla locomotiva e seguiva l’andamento sinuoso del treno, le cui carrozze non erano occupate, stavolta, dai soliti studenti di Hogwarts.
-Woh! Sokka, hai visto! Quelle luci! Non è fuoco! Come fanno a stare accese? – un ragazzino sui tredici anni, con il capo rasato e un’imponente freccia celeste tatuata sulla testa era letteralmente volato vicino a una coppia di ragazzi, indicando fuori dal finestrino.
Il ragazzo che aveva chiamato Sokka, aveva i capelli castani legati in uno strano codino e stava guardando l’importuno in cagnesco. Accanto a lui c’era seduta una ragazza molto bella.
-Non lo so, Aang, e non mi interessa. Adesso perché non te ne vai? – ma non fece in tempo a girarsi verso la sua ragazza, che Aang s’intromise di nuovo.
– Eccole ancora! Guarda! Sono strane, com’è possibile? –
-Ti ho detto che non lo so! Perché non vai di là … dov’è Katara? Vai da lei –
-Dorme. Si è addormentata mezz’ora fa e mi annoio. –
Sokka strinse i pugni, esasperato, ma la sua ragazza parve avere un’idea.
-Toph? Vai un po’ da lei, sarà disorientata su questo coso in continuo movimento –
-Ci sono già stato … mi ha cacciato. Era leggermente irritabile. –
-Zuko! Vai da Zuko! – intervenne di nuovo Sokka.
Aang storse le labbra, ma si rassegnò ad andare ad importunare qualcun altro. Con un movimento rapido formò una bolla d’aria e vi si mise sopra. Su di quella sfrecciò per il corridoi del treno, fino alla meta prestabilita.
Aprì la porta dello scompartimento, ma non fu molto più fortunato di prima: la sua vittima designata, difatti, era intenta a baciarsi con una ragazza dai capelli neri. Per sua sfortuna, Aang era entrato gridando “Zuko!” prima ancora di guardare cosa stessero facendo.
I due si separarono e i ragazzo dai capelli scuri, che aveva un’enorme cicatrice da bruciatura, che gli copriva la metà sinistra del volto, non sembrò esserne affatto compiaciuto. Soffiò fumo dal naso, ringhiando e aggrottando la fronte.
-Ehm … come non detto … scusa, Zuko … - filò fuori, tirandosi la porta, prima di essere eletto a bersaglio dell’ira del ragazzo chiamato Zuko.
Sconsolato, Aang riprese a vagare per il treno.
-Qualcosa non va, giovane Avatar? – fece una voce alle sue spalle.
Il ragazzo si girò: a parlare era stato un vecchio dai capelli grigi e la barba tripuntuta, aveva un sorriso invitante stampato sulla faccia.
-Mi annoio. Non riesco a trovare nessuno che voglia farmi compagnia. –
-Be’, questo vecchio potrebbe offriti una tazza di tè per ammazzare il tempo. E magari potremmo farci una partita a Pai Sho. –
 
-Che perdita di tempo! – si lamentò il ragazzo con la faccia sfregiata dal fuoco. –Ho molte altre cose più importanti a cui pensare! Non abbiamo ancora risolto la questione delle colonie nel Regno della Terra e veniamo trascinati a perdere tempo in questo scambio culturale o comesichiama! – la sua ragazza ascoltò senza rispondere, aveva l’aria annoiata.
-E’ un’esperienza importante per la crescita personale, nipote. Conoscere altri mondi e culture potrà arricchire il nostro bagaglio di conoscenze e accrescere la nostra saggezza. –
-Zio, che ci fai qui? – il vecchio che aveva offerto il tè ad Aang, poco prima, era appena entrato nello scompartimento di Zuko e della ragazza dai capelli neri.
-Ho fatto un po’ di tè, ne volete un sorso? – agitò un paio di tazze fumanti.
Il ragazzo dall’aria scontrosa fece un mezzo sorriso e accettò l’offerta dello zio. Prese le tazze e ne offrì una alla sua ragazza.
-Sì, zio, ma come può tutto questo essermi utile per sapere come governare la nostra nazione? È tutto tempo prezioso sprecato! –
-No, non lo è, Zuko. Sarà un’occasione per migliorarci, ma anche per riposarci. Hai bisogno di un po’ di riposo, le tensioni di questi ultimi mesi non sono state indifferenti, ti meriti questa vacanza. –
Zuko fece una faccia perplessa, Iroh si alzò.
-Vado a portare un po’ di tè anche agli altri, fatevi trovare nel vagone-ristorante tra mezz’ora, Bumi ed io abbiamo pensato di mettere in chiaro alcune cose, prima di arrivare.-
Il ragazzo scrollò le spalle come risposta e lo zio ne andò.
 
-E’ permesso? – Iroh si affacciò alla porta di uno scompartimento completamente all’oscuro.
-No – rispose una voce, in tono scontroso.
Il vecchio si accese una fiammella in mano.
-Va tutto bene, Toph? –
Alla luce del fuoco, la ragazzina che aveva chiamato Toph non sembrava avere un bel colorito.
-Sei ancora qui … ? – sibilò.
-Ti ho portato del tè, ti farà stare meglio … -
-Odio questi mostri che si muovono così velocemente. Non so di che cosa sia fatto, ma non è solo metallo. Non riesco ad esercitare il mio Dominio. Non vedo niente! – accettò la tazza di tè e ne bevve un sorso.
-Non è una grave perdita, questo treno va così veloce da non permettere alla mente di soffermarsi sui piccoli dettagli, che sono la vera ricchezza di un paesaggio. –
-Se lo dici tu … Tra quanto arriviamo? –
-Poco meno di un’ora. Ma tra mezz’ora siete tutti convocati nella carrozza-ristorante per alcune comunicazioni. – sorrise Iroh.
-Certo, e io come ci arrivo? – sbottò Toph, agitando la mano davanti alla faccia e sgranando gli occhi.
-Ehm … giusto. Chiederò a qualcuno di accompagnartici. –
 
Mezz’ora più tardi erano tutti ammassati nel vagone-ristorante. Erano circa una trentina di ragazzi e ragazze dai volti entusiasti.
-Salve a tutti! Tra poco più di un quarto d’ora arriveremo a destinazione. – esordì Iroh – Ed è importante che voi sappiate che io e Bumi, come vostri accompagnatori, ci siamo assunti la vostra responsabilità, per cui ci aspettiamo da tutti voi un comportamento saggio e prudente. I vostri corrispondenti provengono da una cultura completamente diversa, ma ciò non toglie che voi dovrete cercare di andare d’accordo con loro, accogliendo come saggezza e arricchimento tutto ciò di buono che hanno da offrirvi. Non voglio discussioni, litigi, risse o Agni Kai per la loro scuola. Mi affido al vostro buonsenso. E infine – scrutò negli occhi tutti i presenti – un ultimo monito … Divertitevi! – e scoppiò in una grassa risata, assieme al vecchio dalla capigliatura che sembrava appena uscita da una centrifuga.
Ad uno dei tavoli si erano riuniti Toph, Sokka e la sua ragazza, Zuko e la sua ragazza ed Aang e quella che doveva essere la sua ragazza.
- Non è emozionante? Stiamo per arrivare! – esordì Aang.
-Emozionante come un’unghia incarnita. – lo sbeffeggiò Toph.
-E’ una perdita di tempo! Tu ed io, Aang, abbiamo un mucchio di cose più importanti a cui pensare! – sbuffò Zuko.
-La prendete in maniera troppo negativa voi due, magari sarà perfino divertente – disse la ragazza con i capelli che le scendevano in due strani codini ai lati della fronte.
-Katara ha ragione! – fece Aang, abbracciandola – Sarà fantastico! Perfino Mai non si sta lamentando, Zuko! E poi c’è tempo per lavorare!–
- Non mi importa niente. Non fa nessuna differenza per me essere qui. – disse la ragazza di Zuko, che era stata indicata da Aang come Mai.
-Avanti! Aang l’ha detta giusta. Fino a quando non verrà rintracciato il re del Regno della Terra non potrete avviare nessuna trattativa di pace voi due, Zuko. Per cui adesso prendiamocela comoda e godiamoci questa vacanza tutta spesata dalla Nazione del Fuoco senza problemi! –
 
Più in fondo, c’era un tavolo completamente vuoto eccetto che per due persone. Una di loro aveva i capelli neri, lunghi, scompigliati e rideva di un riso che aveva poco di sano. L’altra sorrideva, ma guardava l’amica preoccupata.
-Tutto bene, Azula? –
L’altra smise di ridere per un attimo.
-Sì … ho un nuovo piano, Ty Lee. Mi sono informata, quegli stupidi ragazzini in quella scuola, hanno delle carte magiche che chiamano Cioccorane. Sono di un materiale perfetto per bruciare. Quindi appena arriveremo là, assoggetteremo i più piccoli al nostro volere, li costringeremo a rubare tutte le Cioccorane e le ammasseremo sulla Torre di Astronomia. Poi io appiccherò il fuoco, e sarà il fuoco più grande mai visto prima e tu con un calcio lancerai la palla di fuoco nel cielo e così nascerà una nuova cometa, più potente di quella di Sozin: la cometa di Azula! E poi conquisteremo il mondo! – riprese a ridere.
-Sei sicura che le signore con il camice bianco ti abbiano concesso il permesso di venire? –
Tramutò il riso in uno scatto d’ira.
-Di che cosa stai parlando? Certo! Io non sono pazza! E non dire mai più queste cose in pubblico! –
Ty Lee abbozzò un sorriso.
-Io … è meglio che … chiami un attimo Mai … -
Uscì dal tavolo e sgattaiolò verso quello dove stava Mai.
Sokka ed Aang erano ora intenti a giocare a Fuoco-Aria-Terra-Acqua e si stavano urlando contro.
-Ti ho detto che “Avatar” non vale nel gioco! – stava urlando Sokka.
-Sì che vale. Io sono l’Avatar, quindi posso usarlo! E quindi ho vinto! –
Le rispettive ragazze dei due si scambiavano sguardi perplessi.
Mai e Zuko, invece, fissavano l’aria davanti a loro, senza parlare o dire niente. Toph, invece, stava giocherellando con un mucchietto di terra, a cui faceva assumere forme strane.
-Mai – fece Ty Lee – Sono un pochettino preoccupata per Azula … non sembra che si sia ripresa molto bene … -
-Che vuoi dire? – rispose la ragazza, senza distogliere lo sguardo dal nulla, senza dare segni evidenti di preoccupazione.
-Be’, mi ha appena confidato di voler fare un enorme falò di figurine, che poi spedirà nello spazio e chiamerà Cometa di Azula, con la quale conquisterà il mondo … non ti sembra che sia un sintomo che qualcosa non va? – rispose Ty Lee.
-Mia sorella è sempre stata disturbata, Ty Lee! – s’intromise Zuko.
Mai fece girare gli occhi.
-Vengo a vedere cosa succede – si alzò e seguì l’amica verso il tavolo dove stava Azula, mentre Zuko squadrava, infastidito, la sua ragazza allontanarsi.
-Ehi! E adesso cosa c’entra il Dominio della Spada?! Non è nemmeno un vero Dominio, non può battere l’aria! – stava adesso protestando Aang, ma Sokka non sembrava volersi ritrarre dalle proprie posizioni.
 
Qualche tavolo più in fondo, un ragazzo dalla folta capigliatura castana e con una spiga di grano fra i denti, stava squadrando Zuko, che gli dava le spalle.
-Jet, che cos’hai? – chiese la ragazza con uno strano trucco sulla faccia, che gli stava seduta di fronte.
Jet fece un movimento con la testa e distolse lo sguardo subitaneamente.
-Niente, Smellerbee. Mi si era incantato lo sguardo –
La ragazza fece una faccia perplessa e si girò a guardare nella direzione cui si stava rivolgendo Jet poco prima.
-Aspetta … quello non è … non è il ragazzo che abbiamo conosciuto sulla via per Ba Sing Se? Quello che credevi che fosse un Dominatore del Fuoco? –
-No … non direi … ti starai confondendo … -
-Ha una cicatrice, che gli prende metà della faccia, come farei a confonderlo con qualcun altro?! – rispose Smellerbee, alzando la voce. Il loro compagno, che si era addormentato sul tavolo, si scosse.
-Che sta succedendo? Siamo arrivati? – disse, sbadigliando.
-No – rispose brusco Jet.
-E allora perché tanta confusione … mi lasciavate dormire un altro po’ … - protestò, rimettendosi comodo.
-Jet sta ricominciando con le vecchie abitudini, Longshot.  Lo vedi quel ragazzo laggiù … è quello di Ba Sing Se … - gli spiegò lei.
-Oh, no … non di nuovo … - mugugnò, nascondendo la testa tra le braccia, appoggiate sul tavolo.
-Calmatevi, ragazzi. Non intendo fare niente … a che servirebbe ora? –
-Meglio per te, Jet. La guerra è finita, adesso. Quel ragazzo è il Signore del Fuoco, quindi vedi di non metterti nei guai con lui. Passiamo questi giorni pacificamente, per una volta! –
In quel frangente, il treno fischiò ed iniziò a rallentare sempre di più, fino a fermarsi.
-Siamo arrivati, finalmente, ragazzi! Disponetevi senza alcun ordine apparente e catapultatevi fuori da quelle porte! – gridò Bumi.
Ci fu un silenzio perplesso che seguì le parole del vecchio pazzo.
-Ehm … quello che Bumi voleva dire era mettetevi in fila con calma e scendete con attenzione – intervenne Iroh, salvando la situazione.
   
 
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