Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: ValeryJackson    22/06/2013    1 recensioni
La vita di Valeri Hart è sempre stata una vita abbastanza normale, con la scuola, una mamma che le vuole bene e la sua immancabile fantasia.
Già, normale, se si escludono ovviamente i mille trasferimenti da una città ad un'altra, gli atteggiamenti insoliti di sua madre (che poi sua madre vera non è) e quelle strane cicatrici che le marchiano la caviglia, mandandola in bestia. Non sa perchè ce le ha. Non ricorda come se l'è fatte. Non ricorda di aver provato dolore. Ricorda solo di essersi risvegliata, un giorno, e di essersele ritrovate addosso. Sua madre le ha sempre dato mille spiegazioni, attribuendo più volte la colpa alla sua sbadataggine, ma Valeri sa che non è così.
A complicare le cose, poi, arriva John, un ragazzo tanto bello quanto misterioso, che farà breccia nel cuore di Valeri e che, scoprirà, è strettamente collegato alla sua vera identità.
**
Cap. 6:
Mary mi guarda negli occhi. Poi il suo sguardo si addolcisce, e mi fissa in modo molto tenero, come si guarda una bambina quando ti dice che ti vuole bene.
"Oh, Valeri", dice, con dolcezza. "Tu non hai idea di che cosa sei capace".
**
Questa é la mia nuova storia! Spero vi piaccia! :)
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Torno a casa letteralmente sfinita.
Quando siamo arrivati nella mensa, il signor Johnson ci ha squadrato per bene. Credo anche di averlo visto sorridere, mentre ci affibbiava gli incarichi da svolgere.
<< Non dimenticare le gomme sotto il tavolo >> ha ghignato, mentre mi porgeva la paletta.
È stata di sicuro l’esperienza più nauseante della mia vita. È incredibile quanto i ragazzi, a quest’età, siano capaci di sporcare una sala in cui, in teoria, si dovrebbe solo mangiare, e che dovrebbe essere perfettamente pulita.
Fazzolettini sporchi e gomme da masticare si alternavano continuamente sotto i tavoli, mentre schizzi di cibo erano sparsi dappertutto.
Io e John ci siamo divisi i compiti. Io mi occupavo dei tavoli, mentre lui pensava a scrostare dal muro i pezzi di cibo putrefatti che stavano attaccati lì da chissà quale anno.
Credo che i ragazzi abbiano un serio problema con le gomme da masticare. Ne mangiano in continuazione, di tutti i gusti e di tutti i colori. Poi, quando il gusto finisce o quando si sono stufati, non sanno più dove metterle, e mi sembra giusto attaccarle sotto i tavoli.
Che schifo! Lì c’era un cimitero. Sotto uno ne o contate addirittura 79!
Bleah!
A questo punto ho paura di guardare sotto i banchi.
Credo, comunque, che l’addetto alla mensa ce l’abbia con noi. È stato tutto il tempo lì, seduto dietro il bancone, con il giornale in mano a leggere i fumetti di topolino. Poi, ogni tanto, ci guardava e rideva.
Avrei tanto voluto disintegrarlo. Capisco che tu voglia vendicarti di tutte le angherie che ti facciamo passare, ma addirittura ridere di noi!
Avrei potuto benissimo rompergli il naso. Ultimamente ho scoperto che ne sono capace.
Entro in casa e mi chiudo la porta alle spalle, non preoccupandomi minimamente se questa faccia rumore o no. Sono stanca, e tutto ciò che voglio, in questo momento, è chiudermi in camera mia e buttarmi sul letto.
Mi avvio verso le scale quando Mary esce dalla cucina. Ha le mani sporche di farina, e dall’odore presumo stia cucinando una torta.
<< Come mai così tardi?>> mi chiede, inarcando un sopracciglio.
Mi blocco un attimo. Io e John abbiamo deciso di non dire niente ai nostri genitori. Non so come reagirebbe suo padre, ma sono più che sicura che se Mary scoprisse quello che ho fatto oggi diventerebbe una furia.
Scrollo le spalle. << Io e John ci siamo fermati un attimo in biblioteca. A lui servivano dei libri e io volevo fare un giro.>> Bene. Mi sembra una scusa abbastanza credibile.
<< Mh-mh >> borbotta Mary, squadrandomi con sospetto.
Oh, no. Riconosco quell’espressione. Non mi crede. Sarà meglio che vada in camera mia prima che…
<< Sai, sono venuta a prenderti, oggi, a scuola >> esordisce. Mi blocco a metà rampa di scale. Chiudo gli occhi. Oh, cavolo! << Ho incontrato il preside Harris. Ha detto di avervi messo in punizione… >>
Mi volto di scatto, guardandola. << Senti, Mary… >> dico, scendendo piano le scale. << Posso spiegarti tutto… >>
<< Hai menato un ragazzo, Valeri!>> esclama, con rimprovero, la voce piena di rabbia, le sopracciglia aggrottate.
<< Se lo meritava!>> provo a difendermi. << Lui… lui… mi ha lanciato una polpetta!>>
<< Non è un buon motivo per fare a botte!>> ribatte lei. In questo momento mi accorgo che nella sua voce non c’è soltanto rabbia. C’è anche… paura. Quasi panico. Sembra quasi… preoccupata. Ci guardiamo negli occhi, per qualche secondo, in silenzio. Poi, il grosso solco che si è formato sulla sua fronte si stende, e la sua espressione sembra addolcirsi. Sospira. << Comunque, non è per questo che ho aspettato che tornassi >> dice. Poi, notando che io non rispondo, mi fa cenno di entrare in cucina. Io obbedisco, troppo stanca per farla arrabbiare di nuovo. Una volta dentro, lei mi indica una sedia con un cenno del capo. << Valeri, siediti, per favore.>>
Inarco un sopracciglio, guardandola scettica. << Cosa? Perché…?>>
<< Devo dirti una cosa.>>
La fisso per qualche secondo. Sono troppo curiosa, quindi mi dirigo verso la sedia e mi siedo. Lei si siede di fronte a me.
<< È  successo qualcosa?>> chiedo, un po’ preoccupata.
Lei scrolla il capo. << Valeri, voglio che tu sappia che, se tu non sei d’accordo, io annullo tutto. Immediatamente. Voglio solo che tu sia felice, lo sai, e se la cosa ti mette a disagio… >>
La guardo, senza capire. Ora sto davvero iniziando a preoccuparmi. << Perché? È successo qualcosa di grave?>>
<< No, no >> mi tranquillizza lei, scuotendo la testa e accennando un sorriso. << È solo che… >> si interrompe e mi guarda. I nostri occhi si incontrano, e lei aspetta qualche secondo in silenzio, prima di parlare. << Quando sono venuta a prenderti, oggi, c’era anche il padre di John. Abbiamo incontrato il preside Harris, e lui ci ha detto quello che avevate fatto. Eravamo molto arrabbiati, tutti e due. E non nego di non esserlo tutt’ora. Comunque, quando il preside se né andato, noi siamo rimasti soli, così… abbiamo pensato di andarci a prendere un gelato. E poi, sai com’è, abbiamo parlato, abbiamo chiacchierato, abbiamo scoperto di avere molte cose in comune e… e lui mi ha invitato a cena.>> Sospira. << E io ho accettato.>>
Mi guarda un attimo, aspettando che io metabolizzi tutte le ultime informazioni. Aggrotto la fronte. << Quindi… >> esordisco, dopo un po’. << Tu e Harry dovreste uscire insieme?>>
Lei annuisce. << Questa è l’idea.>> Mi guarda, titubante. << Tu che ne pensi?>>
<< Io che ne penso?>> mormoro. << Io che ne penso?!>> esclamo, con più rabbia. La guardo negli occhi, poi sorrido. << Penso che sia una notizia fantastica!>> urlo, con tutto il fiato che ho in gola. Mi alzo di scatto e corro ad abbracciarla più forte che posso.
Lei mi guarda, scioccata. << Non… non sei arrabbiata?>>
<< Arrabbiata? Scherzi? È la notizia più bella che potessi darmi. Finalmente hai trovato un uomo perfetto per te, un uomo che ti faccia sentire bene. Lui ti fa sentire bene, giusto?>>
Mary sorride, sognante. << Si.>>
Le sorrido anch’io e ci abbracciamo un’altra volta.
Sono commossa, vorrei quasi piangere. Piangere per lei, perché sono felice. Sono felice che finalmente sia riuscita a cucirsi uno spazio nella vita sociale. Sono felice nel vedere quel luccichio brillare nei suoi occhi quando parla di Harry. Sono felice.
Sospiro. No, devo darmi un tono. Lei non può vedermi così.
Sciolgo l’abbraccio e mi asciugo una lacrima con il dorso della mano, anche se questa, in realtà, non è riuscita a scendere.
<< Bene >> dico. << Andiamo a trovarti un vestito elegante.>>
<< Cosa? Un vestito elegante? Perché?>> chiede lei, alzando le sopracciglia, sorpresa.
Io inarco un sopracciglio. << Non penserai mica che io ti faccia andare ad un appuntamento galante vestita così, vero?>> dico, indicando gli abiti che indossa. La prendo per mano e la trascino su per le scale, dirette in camera sua.
Mentre saliamo, afferro il telefono dalla tasca posteriore. Qui serve l’aiuto di un’esperta.
Qui serve l’aiuto di Mia.
  
Angolo Scrittrice
Ciao!
Ok, ora vi spiego tutto, non linciatemi.
Dunque... avevo già pensato di scrivere questa cosa. Volevo scriverlo come un capitolo vero e proprio, ma poi, alla fine, è uscito troppo corto. So già che è troppo corto per essere un capitolo vero e proprio, così ho pensato: Perchè non aggregarlo al precedente? Ma, rileggendo quello, mi sono accorta che è già abbastanza lungo, e che se poi aggiungessi ancora qualcosa diventerebbe... noioso, vi pare? Così l'ho diviso in due parti. Facciamo finta che questo sia ancora il capitolo diciotto, così che chi vuole può leggerli tutti insieme e chi no può leggerli staccati, e non è obbligato a leggerli tutti d'un fiato per capirci qualcosa ;)
Vabbè, comunque... che ve ne pare? Piaciuta l'idea? Mi è sembrato carino, dopo Valeri e Mia, dare una piccola vita sentimentale anche a Mary, che se lo merita ;) Chissà come andarà questo appuntamento... eheh
Me lo lasciate un commentino, vero? Vi pregoo...! *w*
Vi adoro! Grazie a tutti voi che in questo momento state leggendo questo stupido angolo autrice, perchè significa che state seguendo ancora la mia storia!
Un bacione e scusate ancora per questo piccolo... inconveniente ;)
Caio!
La vostra
ValeryJackson

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: ValeryJackson