«Sono
a casa! Siete ancora svegli?»
Era
mezzanotte di un sabato sera e Rachel Grayson, nata Roth, era
appena tornata da una serata con alcune colleghe di lavoro. Aveva
lasciato il
marito a casa con i figli, visto che Vera aveva solo otto anni e non si
fidava
a lasciarla sola con il fratello, quattordicenne e decisamente poco
affidabile.
Solo
che nessuno le rispondeva.
«Richard?
Sei sveglio?» domandò, aprendo la porta della
camera da
letto. Niente, suo marito non era lì. Provò anche
nelle stanze dei bambini, ma
non c’era nessuno. Adesso però cominciava a
preoccuparsi: dove erano finiti i
suoi figli? Richard poteva cavarsela da solo, era grande e vaccinato,
ma i suoi
figli no.
Controllò
persino la sala per gli allenamenti e quella per la
meditazione, ma non trovò nessuno. Andò persino
in soffitta e nei bagni, poi
raggiunse il salotto.
Le
luci erano tutte spente, così come il televisore.
Entrò e
accese la luce. All’improvviso tre figure si alzarono dal
divano, strillando.
La
donna lasciò scappare un gridolino, prima di rendersi conto
che
erano il marito e i figli, chiaramente terrorizzati. Questo la
tranquillizzò,
quindi decise di calmarli. «Richard! Ragazzi! Va tutto bene,
sono io.»
Anche
i tre parvero riconoscerla e le urla si calmarono, anche se
Vera cominciò a piangere. Rachel la prese tra le braccia,
cercando di calmarla,
anche se ormai era grande. «Sssh, tesoro, va tutto bene.
Richard, potrei sapere
cosa avete combinato?» domandò in tono seccato al
marito, che sussultò
colpevole.
«Ecco,
ho pensato di fargli vedere un film, mentre tu non c’eri,
così, per passare il tempo.»
«Che
bella idea, Richard. E che film hai scelto?» chiese la donna,
cullando la figlia.
«Ecco…»
«Papà
ci ha fatto vedere questo!» intervenne William, mostrandole
un dvd. La donna lo prese in mano e lo guardò.
Sgranò gli occhi e poi guardò il
marito, che stava facendosi piccolo piccolo. «Richard,
immagino avrai una
spiegazione meravigliosa per questo.»
«Rachel,
tesoro…»
«Non
dirmi “Rachel, tesoro”! Lo sai cosa potrebbe
accadere,
giusto?» esclamò la donna, rischiando di far
cadere Vera. «Ne discutiamo dopo.
Adesso metti a letto tuo figlio.» Con questo, Rachel gli
voltò le spalle e
portò Vera in camera sua, sussurrandole qualcosa
all’orecchio per calmarla.
«Scusa,
papà. Non volevo metterti nei guai»
mormorò in tono mogio
William, non osando guardare suo padre.
«Non
c’è problema, ometto. Forza, fila a letto.
Buonanotte!» lo
rassicurò il padre, dandogli una pacca sulla spalla e
seguendolo nel corridoio.
«Buonanotte,
papà» disse William, entrando in camera sua. Il
padre
gli fece un cenno, poi proseguì fino alla sua camera, non
senza un po’ di
preoccupazione.
«Richard.
Come hai potuto far vedere ai tuoi figli “Wicked
scary”?!? Sei impazzito, per caso?» lo
aggredì la moglie, non appena entrò in
camera.
«Rachel…
Pensavo che gli avrebbe fatto piacere. Cos’è un
film
dell’orrore, per dei ragazzini di oggi?»
cercò di difendersi l’uomo,
avvicinandosi a lei. Era già cambiata e pronta per la notte,
come lo era lui.
«Per
dei ragazzini di oggi assolutamente nulla, ma per tua figlia
è una tragedia! Credo che tu sappia come funzionano i suoi
poteri, Richard.
Sono uguali ai miei! E lo sai che lei non sa ancora controllare le
emozioni in
modo da poterle dosare. Quindi, perché diamine
gliel’hai fatto vedere?!» sbraitò
la donna, piazzandoglisi di fronte, le mani sui fianchi.
«Rachel,
non succederà nulla. Ne sono sicuro. Vera segue sempre
con attenzione i tuoi insegnamenti e non sarà un film a
farle perdere il
controllo» rispose lui, torreggiando sopra di lei.
«Richard,
ha fatto perdere il controllo a me quando avevo quindici
anni, vuoi che non lo faccia perdere ad una bambina di otto?»
Rachel lo guardò
negli occhi.
«Rach,
ho fiducia in lei. So che non succederà nulla.»
L’uomo
ricambiò il suo sguardo, rivolgendole poi un sorriso dolce e
abbracciandola.
La
donna sospirò profondamente, lasciandosi abbracciare.
«Oh,
Richard, ho tanta paura per lei. Non voglio che si ritrovi ad
affrontare quello
che è successo a me.»
«Lo
so, Rachel, lo so. Stai tranquilla, non le accadrà nulla.
Nel
caso, sappiamo come rimediare. Forza, andiamo a dormire»
cercò di calmarla
Richard, baciandole la sommità del capo e portandola
delicatamente verso il
letto.
Una
volta che furono sdraiati, la tenne stretta e mormorò:
«Buonanotte, amore.»
«Buonanotte,
Richard» sussurrò lei in risposta, stringendosi a
lui
in cerca di calore.
Alle
tre e mezza di notte, Richard sentì qualcosa sfiorargli il
braccio. Si svegliò, ma non vide nulla attorno a
sé. Si rimise a dormire, ma
quel qualcosa continuava a solleticargli il braccio.
«Rach…
Smettila… Voglio dormire…»
bofonchiò, voltandosi verso la
moglie. Ma Rachel dormiva tranquillamente, dandogli le spalle.
Se non
era lei, allora cosa diavolo era? Un terribile sospetto gli
attraversò la mente. E il sospetto divenne certezza quando
vide la figura
accanto a lui svanire, avvolta da lunghi tentacoli verdi.
Senza
pensarci due volte, si alzò in piedi e corse nella camera di
sua figlia. La bambina era sveglia, con gli occhi sbarrati e il respiro
affannato.
«Vera?
Vera, tesoro, va tutto bene. Ci sono qui io. Vera, mi
senti?» la chiamò dolcemente, avvicinandosi piano
per non spaventarla.
La
bimba si voltò verso di lui e non appena fu abbastanza
vicino,
gli saltò al collo, piangendo. «Papà!
Ci sono i mostri, loro… Loro ci
attaccheranno tutti e poi…»
«Vera,
amore, non è niente. È tutta
un’illusione creata dai tuoi
poteri. Devi soltanto dire una frase magica e tutto passerà.
Puoi farlo, per
papà?» cercò di tranquillizzarla,
abbracciandola forte.
«Credo…
Credo di sì. Però, papà, loro sono
qui!»
«Tesoro,
non sono qui. Credimi, è solo un’illusione.
Adesso, però,
dì la frase magica, dilla insieme a me. Forza, “io
ho paura”.»
«Io
ho paura. Io ho paura. Io ho tanta paura, papà!!!»
strillò la
bambina, aggrappandosi ai suoi capelli.
«Bravissima,
amore, così. Continua così, stai andando
benissimo.
Tra poco sarà tutto finito» le disse lui,
nascondendo una smorfia per il
dolore. Era piccola ma forzuta! Proprio come sua madre,
d’altronde.
«Io.
Ho. Paura!»
Si
sentì una specie di scoppio, poi tutto tornò
tranquillo e Vera
si accasciò piangente tra le braccia del padre.
«Sei
stata davvero brava, tesoro. Davvero molto brava. Adesso puoi
andare a dormire in tranquillità» le
mormorò, accarezzandole i capelli.
«Papà…
Posso venire nel letto con te e la mamma?» mormorò
la
bambina.
«Come?
Ma hai otto anni, Vera! Non sei un po’ grande?» le
chiese
stupito.
«Solo
per stavolta, papà. Ho ancora tanta paura.»
«Va
bene, ma fai piano. Non vorrai svegliare la mamma, vero?»
disse Richard, alzandosi e portandola con sé nella sua
camera.
«Farò
pianissimo. Grazie papà, ti voglio bene.»
«Anche
io, piccola.»
I due
entrarono nella stanza e si sdraiarono con delicatezza nel
letto. Si sussurrarono “buonanotte” e poi
crollarono addormentati.
La
mattina dopo, Rachel si svegliò verso le nove e si
voltò verso
il marito, come faceva sempre. Con sua grande sorpresa, si
trovò davanti il
volto addormentato di sua figlia. Sorrise dolcemente, poi si
alzò dal letto e
sistemò le lenzuola addosso alla bambina e al marito. Mentre
stava facendo
questo, sentì una mano stringerle il polso e non si
stupì di vedere gli occhi
di Richard aprirsi e fissarla con amore.
«Buongiorno,
raggio di sole» le sussurrò lui, usando il
soprannome
che le aveva dato Victor quando ancora vivevano tutti insieme come Teen
Titans.
«Buongiorno»
replicò lei, con un sorriso. «Vieni a fare
colazione?»
«Mh»
mugugnò lui, alzandosi e seguendola fuori dalla stanza.
In
corridoio, i due alzarono un pochino la voce: «Come ci
è finita
Vera nel nostro letto, tesoro?»
«Un
piccolo incidente, ma abbiamo risolto tutto in fretta. Senza
nessun problema» rispose lui, sorridendo trionfante.
«Quindi
non c’entra nulla con il fatto che io mi sia ritrovata
stritolata da strani tentacoli verdi, giusto?»
«Tentacoli
verdi? Quali tentacoli verdi? Non mi pare di averne
visti, no no. Ti stai sbagliando, tesoro. Vuoi una fetta di pane
tostato?» fece
finta di nulla il marito, una volta che raggiunsero la cucina.
«Volentieri, mio eroe» rispose lei, baciandolo con passione, prima di raggiungere il bancone della cucina.