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Autore: ToscaSam    23/06/2013    2 recensioni
Chissà qual è quel mistero che si percepisce sin dall'inizio....
Magari sembra una storia strana, ma in realtà è una normalissima verità; solo che nessuno l'aveva mai affrontata così. Forse (spero) ne rimarrete toccati.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno di misterioso li aveva strappati dalle loro abitazioni e messi a morire chiusi in una specie di scatola dalle pareti lisce, claustrofobica.
Respiravano a malapena, poi quando si svegliarono dallo stordimento iniziale, scoprirono di essere strettamente legati assieme.
«Avete visto chi è stato a farci questo?!»
Provava a chiedere qualcuno, nella disperazione totale.
Erano in sei: due gemelle albine,uno alto e biondo, un’altra rossa, una molto elegante e uno bassissimo. Non si conoscevano, non si erano nemmeno mai visti.
«C’è dell’acqua qui ai piedi!» disse una delle gemelle e in qualche modo cercò di arrangiarsi ad arrivare l’acqua per bere.
«La stai bevendo tutta tu, miserabile! Deve bastarci a tutti!» la attaccò quello biondo, con rabbia, cercando di accaparrarsi anche lui quanta più acqua poté.
La povera giovane tacque, e capì che aveva ragione: quella poca acqua era quanto avevano tutti quanti per sopravvivere più a lungo; ma per quanto ancora potevano sopravvivere? Tutti se lo chiedevano amaramente.
«Cerchiamo di capire …» disse quella elegante:« … se c’è qualcosa in comune fra noi. Non possono averci presi a caso, una logica ci deve essere, no?»
«Hai ragione» le fece eco quello basso.
« Dunque» continuò l’elegante:«abbiamo fatto fra tutti qualcosa di male? Io, per me, non credo di averne mai fatto, ma sentendo le opinioni degli altri magari potrei accorgermi che qualche mio comportamento è stato in realtà abominevole senza che io lo sapessi …».
La rossa, che era timida, disse con voce flebile:
« Io non credo di aver mai fatto niente di male. Sono arrivata quest’estate … »
Le gemelle si guardarono, come chiamate in causa, e aggiunsero:
« È  vero! Anche noi siamo arrivate da poco! Da marzo a oggi non possiamo aver fatto alcunché!»
«Potrebbe essere che siamo tutti qui da poco?» concluse la rossa, anche se questo non aveva alcun senso nemmeno per lei.
« Che cosa strana, sarebbe …» aggiunse la signora elegante.
Quello che era più basso di tutti insieme al biondo dissentirono: «no, non è possibile, perché noi siamo qui già da tempo …»
 «convengo quindi che questo non possa essere un motivo valido, che dite tutti?»
Tutti assentirono dolorosamente, perché l’acqua che avevano stava cominciando a scarseggiare e temevano tutti la morte che sicuramente prima o poi sarebbe avvenuta.
Il silenzio era snervante, tutti si sentivano stretti in quella scatola dura e chi li aveva legati aveva anche avuto il cattivo gusto di fare un bel fiocco sul davanti della scatola.
Si sentivano tutti come imbalsamati da quella stretta malefica e quell’acqua che gli bagnava i piedi era poco piacevole da un punto di vista fisico, nonostante fosse la loro  unica speranza di vita.
Le gemelle iniziarono a disperarsi e poco dopo iniziò anche la rossa, che da quanto era esile sembrava si potesse spezzare da un momento all’altro sotto il peso di quella bellissima chioma rossa.
« Suvvia, non disperatevi, signore ..» convenne il biondo, che era il più anziano di tutti insieme a quello basso.
« Se penso che non potrò mai più vedere la mia famiglia!» disse una delle gemelle col capo chino.
Tutti tacquero.
Era un momento estremamente triste.
« Secondo me chi ci  ha presi non ha usato alcun criterio: è andato in giro a prendere chi gli è capitato a tiro»
«Ma a qual fine, di grazia?»
« Non vedete che siamo infiocchettati? È un gioco perverso! Siamo in una bella trappola, è un sadico che si diverte a vederci morire in una scatola ben adornata »
« È una cosa davvero pessima ».
Silenzio di nuovo.
Si trovavano in una stanza, dove da una finestra penetrava un piccolo raggio di luce.
D’un tratto la signora elegante si volse con un sorriso amaro ai suoi compagni e disse:
« Signori,visto che dovremo morire insieme, perché non ci raccontiamo un poco della nostra vita? Dove vivevate?».
Tutti accolsero la proposta con triste consenso.
L’esile rossa si fece un pochino di coraggio e drizzò la testa compiendo una pericolosa curva con la sua schiena sottile, alla quale tutti si preoccuparono.
« Io abitavo in campagna. Era un posto bellissimo, c’era un grande campo di grano …»
« Anche io vengo dalla campagna, abitavo in un vecchio rudere che un tempo doveva essere di persone ricche, ma ormai andato allo scatafascio» ammise quello piccolo.
« Io sono un cittadino, invece; abitavo in una strada molto frequentata, vicino a un lampione che era rotto e non funzionava mai. Si accese solo una volta, quando lo inaugurarono insieme a tutti gli altri della via, poi quando si spense decise di non riaccendersi più».
Questo era i biondo e nel dirlo si notò la sua espressione  nostalgica.
Le gemelline decisero che era il loro turno di parlare: « Anche noi avevamo dei lampioni vicino a casa nostra, però non erano bizzarri, si accendevano regolarmente. Da noi venivano spesso bambini a giocare sulle altalene, c’era una specie di parco, lì intorno. Ci abitavamo noi e tutta la nostra famiglia,  eravamo molto numerose».
Fu la volta della signora elegante, che parlò per ultima: « Io ero circondata da persone che si prendevano cura di me, pensate un po’ che mi portavano di che vivere proprio in bocca. Abitavamo nello stesso luogo io e un altro paio di signore con cui chiacchieravo spesso. Era bello sentirsi le più esibite e le più ammirate».
Dopo qualche giorno di agonia, dopo essere tutti e sei diventati magri e sfiniti, morirono tutti.
Fu una fine molto indegna, perché vennero gettati in un semplice cassonetto della spazzatura. Nessuno si accorse della loro assenza, nessuno sapeva come si chiamavano.
Questa è la triste storia di un mazzo di fiori.
  
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