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Autore: bruciato    23/06/2013    1 recensioni
Third Sun è un romanzo in fase di scrittura, narra delle vicende della Terra in un lontano e imprecisato futuro. Guerra, devastazioni, e nuovi modi di concepire la società si affollano in un variopinto ambiente futuristico.
Genere: Azione, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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La Sesta Via

 

L'olodisco aveva un volume decisamente troppo alto. Ma nessuno si era alzato per andare ad abbassarlo. Horace stava seduto sulla solita sedia di legno; in una mano la birra, nell'altra un pacchetto di Martex. Ma non beveva ne mangiava, in quel momento. Era troppo preso da ciò che quell'ologramma stava trasmettendo. Maria, invece, era dietro di lui. Aveva le mani poggiate sopra le grasse spalle del marito. Quasi a cercare un conforto, quasi a sperare che quella notizia fosse un falso trasmesso dalla Sesta Via; magari da qualche infiltrato alla TV nazionale.

Ma sapeva, in cuor suo, che quel gruppo non c'entrava nulla. Reks era in prima fila, seduto a terra. Più che altro perché l'altra sedia l'aveva presa Raiden, accanto a lui.

«...e siamo quindi giunti a ritenere l'invasione di Terra 2 come l'unica soluzione. Non ci saranno ripensamenti! » urlava il presidente.

«...e infine, dichiaro la leva militare obbligatoria per tutti gli uomini tra i diciotto e i trentacinque anni! Inizieremo i preparativi all'istante! »

Reks sapeva che quel momento sarebbe arrivato. Lui era già nell'esercito da tre anni, e conosceva qualcuno abbastanza in alto. Ma lui era così patriottico, così coraggioso, che Raiden ogni volta lo guardava con ammirazione.

« Immagino che tu sia in prima linea...» sussurrò Maria, guardando preoccupata Reks.

Il ragazzo guardò in un angolo della stanza.

« Lo sai che devo farlo. »

Horace si alzò dalla sedia, quasi in modo goffo, e si avvicinò a Raiden lentamente.

« Toccherà anche a te, figliolo. »

Gli occhi dell'adolescente stavano luccicando. Sarebbe dovuto andare in guerra, non ve n'era scampo. Annuì, tirando su col naso.

« Ci penserò io a lui.» disse Reks, voltandosi verso il fratello. « Intanto premerò per far sì che abbia l'addestramento avanzato, e non quello di base...»

Raiden allora era un ingenuo. Nemmeno sapeva quale differenza ci fosse tra i due tipi di addestramento. Guardò quindi con aria interrogativa suo fratello.

«Non andrai in prima linea, se te lo stai chiedendo. Ti addestrerai per un bel po'. Può darsi anche che quando avrai finito, la guerra sarà già conclusa.»

« Ma io voglio stare con te al fronte!» esclamò Raiden.

« I primi ad andare al fronte sono gli ufficiali come tuo fratello e la carne da macello.» puntualizzò Horace. « Ringrazia Dio che Reks è tra i primi, e ti permette di non essere tra i secondi. »

Reks annuì guardando in basso. Era un ufficiale di basso rango, ma guadagnava abbastanza da poter permettere a tutta la famiglia di non mangiare carne di ratto o di essere in mezzo alla strada. Tra l'altro, erano passati dal trentaquattresimo al ventesimo livello, sulla Terra. Era una cosa insignificante per quelli dal decimo livello in su, era come passare da una stalla piccola a una grande. Ma per quelli come Reks e Raiden, il ventesimo livello era come il paradiso. Non c'erano più gli scarafaggi dentro casa, non c'erano più i teppistelli della via pronti ad accoltellarti per uno screzio. Il ventesimo livello era comunque un brutto posto, ma c'era di peggio. Molto di peggio. Più in basso di tutti c'era il cinquantesimo. Lì non esisteva nemmeno il concetto della società e della legalità.

La costruzione di tante città sopra ad altre aveva prodotto una forbice economica tra i ricchi e i poveri sempre più ampia.

Maria andò ad accendere una candela, vicino a un dipinto del Cristo. “La disperazione porta a leggere i Vangeli...” pensò Raiden.

Reks si alzò e uscì fuori, nel balconcino della cucina. Raiden lo raggiunse.

Soltanto quelli del primo livello avevano il privilegio di vedere il cielo. Dal secondo in poi, di notte la città era illuminata quasi a giorno dai potentissimi riflettori posti sopra le loro teste, a qualche centinaio di metri di altezza. La città era piena di luci, rumori, grida... New York non dormiva mai. Una sonda sfiorò i due di qualche metro. Le sonde giravano spesso quel periodo, forse a causa della Sesta Via.

«Da quanto lo sapevi?» gli chiese il biondo.

«Due settimane. Ci hanno messo in pre-allerta da quattro.» rispose Reks.

Raiden cercò di contenere la rabbia.

«Perché non ce l'hai detto?» gli chiese poi, stringendo i pugni.

«Ho sperato fino all'ultimo che fosse un falso allarme. Ma a quanto pare è tutto vero» spiegò il fratello, guardando improvvisamente all'orizzonte.

Una luce rossa aveva illuminato gli occhi di Reks.

Raiden se ne accorse, e volse lo sguardo nella stessa direzione. C'era stata una grande esplosione, diversi chilometri più in là. Un boato scosse il cuore di Raiden, e Maria e Horace uscirono affannati.

«Che cazzo è successo ?!» urlò Horace.

«La Sesta Via..» sussurrò Raiden. Inizialmente, infatti, la nuvola di fumo era..una nuvola di fumo. Informe. Ma pian piano, quella massa oscura prese forma di diverse lettere, fino a formare una frase. “La Sesta Via non dorme mai.”

Le sonde antincendio erano già lì, intente a spegnere i fuochi che l'esplosione aveva creato. Il gigantesco pannello laser posto sopra la base del Diciannovesimo livello si illuminò. Tra i tanti valori che erano mostrati, uno era salito vertiginosamente. Quello dei decessi del mese. Da centoventidue a trecentocinquantasei.

La Sesta Via aveva ucciso più di duecento persone. Raiden sperava che non ci fosse qualcuno di sua conoscenza. Per fortuna Monil abitava dall'altra parte del livello.

Tra poco avevano anche un appuntamento.

«Papà, devo andare da Monil. Ci vediamo dopo.» disse, voltandosi verso il padre.

« Non se ne parla! Non dopo che questi bastardi hanno colpito il Ventesimo! »

Esclamò Maria.

«Tra poco dovrà andare in caserma.» La ammonì Horace. «Lasciamogli questi ultimi giorni di libertà, Maria.»

Raiden nemmeno aspettò l'assenso della madre. Si infilò la giacca di pelle e si catapultò fuori di casa.«Ma vedi di non fare tardi!» urlò suo padre, per farsi sentire. Raiden stava già scendendo le scale di corsa.

Non aveva voglia di ricordarsi del fatto che tra poco sarebbe andato ad addestrarsi per la guerra.

Scese in strada e si guardò attorno circospetto.

Forse un ricordo del Trentaquattresimo, ma era sempre bene controllare chi ci fosse agli angoli della strada. Iniziò a camminare, e decise di passare prima al bar che di solito era frequentato da lui e dai suoi amici. Magari per rilassarsi bevendo un po' di vodka.

Si accese una sigaretta, e aspirò a pieni polmoni. I suoi non sospettavano che fumasse, ma Reks probabilmente lo aveva intuito. A Reks non la si faceva. Mai. Raiden attraversò la strada, e arrivò al Kristy Bar. Il led azzurro dell'insegna si spegneva e riaccendeva spesso, ma sembrava quasi fatto apposta. Mark, il proprietario, un omone grasso e poco pulito, gli fece un cenno cogli occhi. Stava spazzando il cortile appena fuori il suo locale. Raiden rispose facendo un cenno con la mano, scostò le tendine e guardò a destra, verso i tavolini che i suoi amici solevano occupare.

« Ehi Raiden! Come stai, bastardo?» Lo salutò Jack, seduto assieme agli altri.

«Tutto bene figlio di puttana. E tu?» rispose Raiden sorridendo. Prese una sedia e si mise tra gli amici.

«Non mi lamento. Ma hai sentito della Sesta Via?»

«Quei bastardi hanno fatto esplodere un palazzo!» Esclamò Marcus, guardando verso l'olodisco del bar. Tutti si voltarono lì. Un condominio era stato praticamente disintegrato. Vi erano solo macerie al suo posto. Il trucco del fumo che prendeva forma poi, era vecchissimo. Lo usava anche Raiden a volte, a scuola.

Il biondo chiese della leva obbligatoria, quasi a volersi togliere un peso dallo stomaco.

«Io mi invento qualche malattia. Al limite gli dò il piscio di mio cugino, che ha l'intossicazione...» disse Marcus. «Non è la mia guerra questa.»

«E' vero! Io non ci vado!» gli fece eco Simon.

Mark arrivò come un fulmine. Non ci si sedeva mai al Kristy senza prendere qualcosa. Raiden non aspettò nemmeno la domanda, si limitò a voltarsi ordinando una Vodka 23.

«E te, Raiden?» gli chiese Jack. «Seguirai tuo fratello o te ne resti a casa?»

Raiden rimase muto per qualche secondo. Cercava di capire se dietro gli occhiali scuri di Jack ci fosse uno sguardo di sfida.

«Io ci vado, devo farlo. E' la patria che chiama.»

Sbottarono tutti a ridere. Neanche Raiden credeva a quello che aveva detto.

«Quale patria? Quella che ci stà facendo scivolare sempre di più verso la merda?» chiese Simon, sarcastico.

Raiden prese un'altra sigaretta dal suo pacchetto. Era agitato, e quelli che chiamava “amici” non lo capivano.

Jack si tolse gli occhiali, e li poggiò sul tavolo. I suoi occhi verdi brillarono, illuminati dalla tiepida luce bluastra del bar.

«Piantala Simon. Se Raiden vuole andare, è giusto che sia così. Anche io ci andrò.»

Il gruppetto rimase quasi sbalordito. Jack li osservò uno ad uno. Sembrava sorpreso dalle loro facce. Raiden non se lo sarebbe mai aspettato da Jack. Gli era sempre sembrato una persona superficiale, un buon amico sì, ma superficiale.

«Provo vergogna. Se perderemo e saremo invasi, la colpa sarà vostra e di quelli come voi.» Si alzò e si rimise gli occhiali da sole. Jack li portava sempre. Dal Secondo livello in giù il sole non si era mai visto. Ma lui li portava comunque.

«Ci vediamo, Raiden.»

Poi si dileguò, facendosi avvolgere dal crepuscolo che stava fuori il bar.

  
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